Monopoli, monopolisti e governi amici

UMTS: l'ennesima farsa all'insegna del libero mercato

C'era una volta un sogno chiamato libero mercato ...

Potrebbe essere l'inizio di un volume sui miti del passato. Anzi, no, dovrebbe essere, e basterebbe raccontare la storia di un certo Gates per convincersene: il monopolista per eccellenza, padrone assoluto del mercato mondiale del software, inutilmente condannato a dividere la creatura da lui fondata. Una condanna arrivata troppo tardi, quando il danno per l'intero mercato mondiale del software è ormai divenuto irreparabile; al che si deve in ogni caso aggiungere che questa condanna verrà eseguita, forse, quando sarà ... troppo tardi.

Nel nostro paese ci sono stati casi analoghi: basti pensare al monopolista televisivo divenuto tale grazie ad una legge anticostituzionale (a che servono sentenze così tardive, a danno ormai fatto?) e ad un decreto di un Governo amico che bloccò i giudici che applicavano le leggi che venivano violate.

Certo, in questo caso c'è stato lo zampino del governante amico, ma probabilmente, in un sistema di "libero" mercato dove gli standard s'impongono e gl'interessi s'intrecciano, le cose non sarebbero andate diversamente. Ultimamente abbiamo infatti assistito alle multe per le assicurazioni e le compagnie petrolifere, ree di aver costituito una sorta di cartello, forti della fornitura di servizi divenuti essenziali, al fine di non pestarsi i piedi a tutto danno dei consumatori.

Come dire, la scoperta dell'acqua calda: per quale motivo avrebbero dovuto farsi la guerra di fronte ad una richiesta di beni e servizi di fatto incomprimibile? Ma il paradosso delle leggi o delle regole che non riescono ad impedire, in tempi utili, che le situazioni "anomale" (che di fatto costituiscono la norma) si consolidino, lo si è raggiunto con l'asta per le concessioni dei telefonini di ultima generazione. Il Governo ci ha fatto sapere che l'asta è stata regolare e che, quindi, non può essere annullata; al tempo stesso, però, l'asta si è risolta con un forte danno per le casse dello Stato a causa del comportamento, ritenuto scorretto, del Gruppo Blu, che ha di fatto falsato l'andamento dell'asta.

Comportamento così scorretto che si è deciso d'incassare anche i 4.000 miliardi di fideiussione del Gruppo Blu ... e chi ci capisce qualcosa è bravo! Sui motivi del comportamento del Gruppo Blu, infatti, non ci sono dubbi: perché partecipare ad un'asta particolarmente onerosa per tutti i partecipanti quando "potrebbe" esserci, c'è!, la possibilità di entrare nell'affare acquisendo quote degli altri gruppi (riconoscenti per non aver dissanguato le casse con un'asta all'ultimo sangue)? O magari avendo avuto le certezze di campo libero in altri settori della comunicazione?

Insomma, come per le compagnie petrolifere, le banche e le assicurazioni, anche per la vicenda dell'asta ci troviamo di fronte alla costituzione di un cartello: alla luce del sole e prima ancora (l'evoluzione della specie che trova sempre nuove soluzioni) di essere in grado di fornire il servizio.

Ma come detto, chi ci capisce è bravo: di fronte a tanta spregiudicatezza, chiaramente denunziata nel momento stesso che si è decisa la penale di 4.000 miliardi per il gruppo che avrebbe falsato l'asta (a tutto vantaggio anche dei gruppi rimasti in gara), si è però deciso di dichiarare valida l'asta. E del resto, a che potrebbe servire annullare un'asta per la quale si è già formato un cartello in grado di fissare il prezzo al livello più basso?

Il libero mercato dei produttori che s'impone al libero mercato che si favoleggia essere a vantaggio dei consumatori. E tra qualche anno, con ogni probabilità, dopo il danno arriverà anche la beffa di una sentenza che dirà ufficialmente quello che già tutti sanno. Sarà, come sempre, troppo tardi.

Franco Ragusa
25 ottobre 2000