Quando esiste un sindacato capace di osare

Contratto Zanussi vincono gli operai

La vicenda del contratto integrativo Electrolux-Zanussi dimostra che «quando esiste un sindacato capace di osare, in questo caso la Fiom Cgil, i risultati si possono portare a casa».

Nelle parole di Italo Zanchetta, operaio dello stabilimento di Susegana (Treviso), c'è tutta la soddisfazione di chi sa di avere vinto una battaglia dall'alto valore simbolico. Tra i punti dell'accordo siglato venerdì scorso da sindacati e azienda non c'è più infatti il famigerato “lavoro a chiamata”, contenuto nella precedente intesa contestata dalla Fiom e bocciata dagli operai nel referendum del luglio scorso. Sono stati introdotti inoltre miglioramenti contrattuali sia dal punto di vista normativo che salariale per tutti i circa 13mila dipendenti del gruppo, in particolare per i nuovi assunti.

Una vertenza che Italo Zanchetta, da 24 anni delegato Rsu a Susegana e membro del coordinamento nazionale della Fiom Cgil, ha vissuto dal primo all'ultimo momento.

Nell'esprimere «vivo apprezzamento» per l'accordo raggiunto, la federazione di Pordenone di Rifondazione comunista aggiunge: «E' tempo che le Rsu del gruppo verifichino la loro reale rappresentanza».

Sono d'accordo. Il mandato delle Rsu è ufficialmente scaduto nel settembre scorso, siamo a novembre e nessuno parla di rinnovo. L'unica cosa certa è che le nuove elezioni si terranno non prima del gennaio prossimo. E' dal gennaio scorso che noi di Alternativa sindacale chiediamo che vengano rinnovate le Rsu, a nostro avviso non più rappresentative non essendo state votate, per effetto del turn-over (pensionamenti, dimissioni, nuove assunzioni), da oltre il 50% dei lavoratori. Inoltre riteniamo che il delegato debba avere il coraggio di rimettersi in discussione e rassegnare il proprio mandato quando si accorge di esprimere posizioni che non coincidono con la grande maggioranza dei lavoratori. Come è successo alla Zanussi in occasione del referendum del luglio scorso sulla piattaforma, bocciata dal 70% dei dipendenti.

Hai partecipato alle trattative, condotte dai sindacati nazionali. Che opinione ti sei fatto dell'accordo raggiunto?

Se Fim e Uilm avessero accettato fino in fondo il risultato del referendum avremmo potuto portare a casa qualcosa di più. Tuttavia, ritengo l'intesa raggiunto soddisfacente. Prima di tutto perché questa vicenda dimostra che ci si può battere per migliorare gli accordi, a cominciare dal famigerato “lavoro a chiamata”, cancellato dalla precedente intesa. Già questa è per noi una grande vittoria.

Quali sono gli altri punti dell'intesa che giudichi in modo positivo?

Finalmente si è fissata una data a partire dalla quale saranno eliminati definitivamente i salari d'inserimento, introdotti nel '97 e contro i quali abbiamo dato battaglia fin da subito. Inoltre questi stessi lavoratori d'ora in poi riceveranno una parte dei premi aziendali dalla quale prima erano esclusi: circa 130mila lire in più al mese. Rispetto alla precedente intesa, inoltre, è stata cancellata la clausola che prevedeva un incremento annuo della produzione pari al 5% al netto degli investimenti. Il che si sarebbe tradotto in un semplice aumento dei carichi di lavoro. E' stato stabilito invece che gli aumenti di produttività dovranno essere contrattati a livello di stabilimento e che gli investimenti fatti dovranno concorrere alla realizzazione degli obiettivi fissati. La reperibilità dei manutentori, inoltre, viene subordinata ad accordi con le Rsu locali: in mancanza di accordo, nessuno sarà obbligato a rispondere alle chiamate dell'azienda.

I sindacati hanno concordato con l'azienda di estendere l'uso del part-time al fine di ridurre l'area della precarietà. Pensi che sia questa la strada giusta?

Sicuramente il part-time ciclico, con la possibilità di essere assunti a tempo indeterminato dopo aver goduto di un bagaglio di formazione, ha degli aspetti positivi. Non bisogna però dimenticare che si tratta sempre di uno strumento di flessibilità che espone il lavoratore alla precarietà.

Roberto Farneti
Susegana (Treviso), 11 novembre 2000