La lotta contro lo Scià e la repressione Khomeinista.

La lunga marcia dei "Mujaheddin del popolo"

Organizzazione di orientamento di sinistra islamica con connotazioni di tipo marxista e con una larga base popolare

IranUn altro militante del Mujaheddin del popolo iraniano si è dato fuoco ieri davanti all'ambasciata francese a Londra, malgrado l'appello lanciato dalla prigione dalla moglie del loro leader, Maryam Rajavi, a continuare la protesta ma a non immolare la propria vita. Maryam Rajavi è stata designata dai Mujaheddin del popolo - e dal Consiglio nazionale della resistenza iraniana, del quale essi sono l'asse portante - come futuro presidente della Repubblica dell'Iran dopo il rovesciamento del regime, designazione peraltro non condivisa da altri gruppi di opposizione, anche di sinistra; quanto a Masud Rajavi, leader affettivo del movimento o del Consiglio, che faceva base prevalentemente in Iraq, dopo l'invasione americana del marzo scorso è passato nella completa clandestinità e non si sa ovviamente dove si trovi, anche per evidenti ragioni di sicurezza.

I reparti armati del movimento, che costituiscono il cosiddetto Esercito nazionale di liberazione iraniano, si trovano acquartierati nelle loro basi in Iraq, nella regione a ridosso del confine iraniano; scontratisi in un primo tempo con le truppe americane, che li avevano attaccati, hanno poi raggiunto con il comando Usa un accordo di cessate il fuoco che ha comportato la consegna delle armi pesanti.

L'Organizzazione dei Mujaheddin del popolo dell'Iran (questo il loro nome ufficiale) nacque all'inizio degli anni '70, caratterizzata per un orientamento di sinistra islamica con connotazioni di tipo marxista e con una larga base popolare. Ha partecipato attivamente alla lotta per il rovesciamento del regime dello scià, ma è poi entrata in radicale contrasto con le autorità khomeiniste (e con Khomeini personalmente) perché si opponeva alla involuzione dittatoriale e integralista della Repubblica islamica.

Dopo un periodo di repressione strisciante, il regime khomeinista ha sferrato l'attacco contro il movimento il 20 giugno 1981, facendo aprire il fuoco contro una imponente manifestazione popolare a Teheran; da quella data i Mujaheddin hanno dato inizio alla resistenza armata all'interno dell'Iran, promuovendo poi anche la costituzione del Consiglio nazionale della resistenza, dapprima con una base molto ampia che però si è poi andata riducendo per il successivo distacco di qualche organizzazione.

Nel 1987 c'è stata la svolta organizzativa, con la formazione del già citato Esercito nazionale di liberazione, resa tecnicamente possibile anche dall'offerta di Saddam Hussein di ospitarne le basi di addestramento, logistiche ed operative sul territorio iracheno.

E' così che il quartier generale dei Mujaheddin si è trasferito in Iraq e che ha avuto inizio una serie di operazioni "militari" e di infiltrazioni attraverso il confine. Tuttavia questa scelta, di accettare l'ospitalità del regime che nel 1980 aveva aggredito ed invaso l'Iran, è stata fortemente criticata da altre forze politiche e intellettuali di opposizione, secondo le quali l'influenza effettiva dei Mujaheddin all'interno del Paese si è proprio per questo fortemente ridotta; ieri peraltro sempre contestata dai diretti interessati.

Da allora comunque l'organizzazione ha vissuto un processo di "militarizzazione", o piuttosto di accentuazione degli aspetti e delle connotazioni militari della lotta.

Adesso la presenza delle forze Usa in territorio iracheno, intorno ai loro campi, e l'ondata di arresti in Francia mettono i Mujaheddin in una situazione di obiettiva difficoltà e di incertezza sul futuro, che spiega anche l'adozione di forma di protesta estreme e tutto sommato estranee alla loro tradizione politica e culturale.

Giancarlo Lannutti
Roma, 21 giugno 2003
da "Liberazione"