Divide et impera, la strategia Usa di frammentazione del Vecchio Continente

Europa "balcanizzata"?

Una Europa "estesa" geograficamente ma "diluita" politicamente.

Le modalità della costruzione europea dipendono dall'idea che ci si fa dell'unità dell'Europa e del suo ruolo nel mondo. Dopo avere pilotato la creazione dell'Unione per stabilizzare l'Europa occidentale e sottrarla all'influenza sovietica, ora gli Stati Uniti ne incoraggiano, a un tempo, l'estensione geografica e la diluizione politica.

L'Unione potrebbe allora assorbire la Russia e frammentare gli Stati membri in una miriade di aree regionali, per trasformarsi in una vasta zona di libero scambio protetta dalla potenza militare statunitense. Contrariamente a quel che diffusamente si pensa, all'interno della stessa Europa si trovano numerose forze in grado di promuovere questo stesso progetto, come risulta dalla cartina ufficiale, che riportiamo.

Tavola delle regioni d'Europa

Essa è stata elaborata in seno all'Are (Assemblea delle regioni d'Europa) nel 2002. Creato nel 1985 dai francesi, dagli spagnoli e dai portoghesi, questo istituto è stato ripreso nel 1987 dai tedeschi, che vi hanno immesso principi federalisti, regionalisti, di carattere etnico, il tutto in collegamento con organismi europei quali il Comitato delle regioni (Cdr), il Congresso dei poteri locali e regionali d'Europa (Cplre) o il Consiglio dei comuni e delle regioni d'Europa (Ccre). L'interesse principale della cartina consiste nel fatto di rivelare il significato recondito dell'attuale forma di regionalizzazione europea, che non riguarda soltanto l'Unione presente, ma è concepita per estendersi all'intera Eurasia. Tutti gli Stati dell'Europa centrale, gli Stati baltici, l'Ucraina, la Russia - con un confine a Est che arriva fino alla Siberia - gli Stati del Caucaso e la Turchia rientrano già in quel progetto europeo, o meglio euratlantico.

L'adesione all'Unione non sarebbe più lo strumento per realizzare l'unità europea ma, al contrario, quello per smembrare il continente, garantendo in tal modo il trionfo pacifico dell'iperpotenza statunitense, secondo il classico principio del "divide et impera". La regionalizzazione, presentata come mezzo per riavvicinare i cittadini ai luoghi delle decisioni, si ridurrebbe a un semplice artificio per prevenire l'emergere di una potenza-Europa, in applicazione della "dottrina Wolfowitz".

Poco prima di lasciare la Casa Bianca, il presidente Clinton ha presentato la concezione statunitense dell'Europa in un discorso che magnificava il blocco transatlantico. Egli inoltre sottolineava, in modo nettissimo, che "[…] l'unità dell'Europa sta per generare qualcosa di veramente nuovo sotto il sole: istituzioni comuni più ampie degli Stati nazionali, parallelamente alla delega ai dell'autorità democratica livelli inferiori. La Scozia e i Paesi del Galles hanno i loro parlamenti. L'Irlanda del Nord, da cui proviene la mia famiglia, ha ritrovato il proprio governo. L'Europa è piena di vitalità e tornano a risuonarvi i nomi di antiche regioni di cui si riparla (la Catalogna, il Piemonte, la Lombardia, la Slesia, la Transilvania, ecc.), non all'insegna di un qualsiasi separatismo, ma in uno slancio di sana fierezza, e di rispetto della tradizione. La sovranità nazionale si arricchisce di voci regionali piene di vita, che trasformano l'Europa in un luogo che meglio garantisce l'esistenza della diversità […]".

La "simpatia" americana per questa forma di regionalizzazione si spiega con il trasferimento del potere politico dagli Stati alle regioni. Ormai, la regione-Stato si fregia di una crescente autonomia politica nei campi che riguardano l'amministrazione, la giustizia, i sistemi bancari e postali o l'istruzione, che sta sempre più diventando - checché ne dicano le autorità ufficiali - un'istruzione regionale.

Le istanze politiche regionali sono spinte a trattare direttamente con le istanze soprannazionali di Bruxelles, scavalcando l'autorità nazionale. Questo non può che fare piacere ai dirigenti politici ed economici degli Stati Uniti i quali, tramite le loro potenti lobbies massicciamente presenti a Bruxelles, potranno stringere contatti direttamente con la Lombardia, l'Alsazia, la Catalogna, ecc. Tra la considerevole potenza politica, economica e militare degli Stati Uniti, da un lato e, dall'altro, una qualsiasi regione d'Europa, è facile indovinare il vantaggio che Washington trarrà da tutta questa faccenda.

Per rafforzare la completa presa americana sul vecchio continente, gli Stati Uniti hanno presentato al solo governo tedesco una vera e propria mappa per l'espansione a Est dell'Ue e della Nato. Secondo il Financial Times Deutshland del 24 ottobre 2002, l'obiettivo di una "Europa libera e unita" deve articolarsi secondo le seguenti modalità. Dopo l'inserimento nell'Ue di dieci Stati nel 2004 (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Lituania, Lettonia, Estonia, Cipro e Malta), le trattative per l'adesione dell'Ucraina alla Nato dovrebbero avviarsi nel 2004, seguite da quelle per la Serbia nel 2005, per la Croazia e l'Albania nel 2007. Secondo questa rotta tracciata, inoltre, gli Stati Uniti auspicherebbero l'adesione all'Ue della Turchia per il 2007. Infine, lo stesso giornale aggiunge che l'inserimento completo dei Balcani e dell'Ucraina nelle istituzioni euratlantiche dovrebbe concludersi nel 2010.

Perlomeno, conosciamo la data di scadenza degli obiettivi statunitensi. In questa parcellizzazione europea, che fornisce alle regioni il primato politico a spese delle nazioni, in stretta connessione con le lobbies finanziarie di Bruxelles, la Germania svolge un ruolo decisivo. Al momento di avvio della regionalizzazione in Europa (Raccomandazione n. 34/1997 del Congresso dei poteri locali e regionali d'Europa), infatti, essa subordina il continente alle concezioni istituzionali che le hanno imposto i britannici e gli americani alla Conferenza di Postdam (11 luglio - 2 agosto 1945) e al momento della creazione della doppia zona d'occupazione (2 dicembre 1946). All'epoca, il ruolo riservato ai Länder puntava sia a restituire le libertà soppresse dalla dittatura del III Reich, sia a privare la Germania dello statuto di grande potenza. Il dispositivo era stato approvato dalla Francia che, per riprendere la frase di Mauriac sulle zone d'occupazione, amava tanto la Germania da preferire che ve ne fosse più d'una. Tra l'altro, gli anglosassoni hanno irrigidito queste istituzioni rendendo sacra la Costituzione tedesca e creando una Corte costituzionale indipendente a Karlsruhe.

In ogni caso, la dipendenza dell'Europa dagli Usa non ha più ragion d'essere dopo il crollo dell'Unione sovietica e lo scioglimento del Patto di Varsavia. La classe dirigente tedesca, da parte sua, si trova divisa tra coloro che vagheggiano una potenza indipendente e si sono espressi con il rifiuto di associarsi all'aggressione all'Iraq, da una parte, e coloro che preferiscono minimizzare i rischi e svolgere il ruolo di governatore delegato dell'Impero per l'Europa, dall'altra. Costoro si sono affrettati a svolgere una funzione suppletiva nello smembramento della Jugoslavia e nella guerra del Kosovo. Dopodiché, tali contraddizioni si potrebbero risolvere sbarazzandosi della tutela statunitense per essere i soli capitani a bordo, secondo il buon vecchio "criterio di Iznogud" (essere califfo al posto del califfo). Tutto il problema sta nella capacità degli anglosassoni di convincere gli strati dirigenti tedeschi a svolgere il ruolo assegnato loro nel nuovo ordine mondiale.

In ogni caso, la frammentazione dell'Europa così come la presenta la cartina dell'Are è ancora transitoria. Infatti, l'iniziale emergere delle regioni è la premessa, prima di passare a un altro livello: il ritocco dei confini regionali in funzione di criteri economici ed etnici. Nel quadro dell'interregionalità sono possibili numerosi raggruppamenti, ad esempio tra le entità basche francese e spagnola, oppure tra l'Alsazia e il Baden. E' la posta in gioco della cartina elaborata dalla Commissione europea nel 2002. Poiché infatti l'obiettivo è quello di creare un vasto mercato economico di libero scambio transatlantico, i tecnocrati di Bruxelles hanno proceduto a ritocchi territoriali, per creare raggruppamenti economici secondo quanto previsto dai testi ufficiali: "Interreg IIIB" raggruppa ormai tutte le iniziative di collaborazione transnazionale che coinvolgono le autorità nazionali, regionali e locali e gli altri soggetti socio-economici. L'obiettivo è quello di promuovere l'integrazione territoriale in seno a grandi gruppi di regioni europee, anche al di là dell'Unione dei Quindici, nonché tra gli Stati membri e i paesi candidati o altri paesi vicini, favorendo in tal modo uno sviluppo stabile, equilibrato e armonioso dell'Unione. Si concede un'attenzione particolare soprattutto alle regioni ultraperiferiche e insulari.

Questa rivoluzione politica, geopolitica e sociale in Europa sta per compiere un passo decisivo con il riconoscimento di una personalità giuridica all'Ue. Quel che può sembrare la conclusione di un sogno di unità ha in sé alcuni elementi che, in questo particolare contesto e in mancanza di parapetti, possono sfociare nell'incubo della jugoslavizzazione generalizzata.

Pierre Hillard (www.reseauvoltaire.net), Titti Pierini (traduzione)
Parigi, 7 settembre 2003
da "Liberazione"