Se esplode la polveriera planetaria: scontri fratricidi, tregue violate, guerre vere e proprie.

Anno nuovo vecchie guerre

La mappa di un globo senza pace
Il giro del mondo in ventiquattro conflitti

Il mondo globalizzato brucia, e lo fa (quasi) ovunque. Provate a scorrere la mappa politica del pianeta, ci vuole molto, moltissimo ottimismo per immaginare un 2004 diverso dal 2003. Dal Medioriente all’America latina, dal Caucaso, all’Asia centrale, dal ginepraio africano ai Balcani: guerre nazionali, locali, etniche, religiose, economiche, commerciali. Scatenate per esportare la democrazia e “civilizzare” i mori. O per rivendicare uno scoglio, un pezzetto di terra, la supremazia della propria comunità, della propria religione, della propria stucchevole parte. Sono spesso conflitti decisi altrove, la cui “ragione”, detto molto rozzamente, è direttamente proporzionale alla ricchezza delle risorse presenti sul campo di battaglia. Se la pecunia non olet, in certi luoghi l’odore di benzina è diventato insopportabile e non lo distingui da quello della polvere da sparo. E’ anche un mondo omogeneo, dove i piccoli spietati satrapi regionali sono i gemelli diversi dei grandi condottieri democratici. Dove l’unica legittimità nel rapporto tra le nazioni è costituita dalla forza che queste ultime sono in grado di dispiegare sul terreno. E a un simile gioco è ovvio che s’impongano i più forti. Non solo militarmente, ma anche per la capacità di determinare i comportamenti altrui, di egemonizzare culture tradizionalmente miti orientandole verso l’etica guerriera del terzo millennio. La “guerra infinita” dichiarata unilateralmente dall’amministrazione Bush a un nemico invisibile, non è solo una patologia della destra statunitense (che ne coltiva i precetti da molto prima dell’11 settembre), ma un modello concreto e funzionale di relazioni tra gli Stati, che sbriciola la cosiddetta comunità internazionale trasformandola in una corte di piccoli vassalli, protagonisti della rappresentazione a seconda del grado di vicinanza dal Principe. E chi non ci sta, (vedi la crisi dell’Onu) viene relegato in terza classe, dove può assistere impotente al rogo planetario.

AFGHANISTAN

Afghanistan Due anni dopo l’offensiva americana, i talebani riguadagnano terreno. La sicurezza interna è talmente deteriorata che le Nazioni Unite hanno minacciato (dopo l’Iraq) di ritirarsi dal Paese. Al confine con il Pakistan intanto i marines sono impegnati nella ricerca di Osama Bin-Laden. Per ora è una caccia ai fantasmi.

ISRAELE - PALESTINA

IsraelePalestina Dopo cinquant’anni di guerre e violenza, il conflitto israelo-palestinese è ancora segnato dai bollettini di morte, mentre sul fronte diplomatico non si vedono i segni di una ripresa dei negoziati. I Territori palestinesi che Israele occupa dal 1967 (guerra dei sei giorni) insieme alle alture del Golan, sono ancora sotto la morsa dell’esercito e delle colonie.

SIRIA

Siria Bush ha firmato il 12 dicembre una legge che istituisce sanzioni contro Damasco, accusata di favorire il passaggio di ribelli iracheni. Misura approvata anche da Israele che accusa il Paese di ospitare gruppi radicali palestinesi come Hamas e la Jihad e di sostenere gli Hezbollah libanesi. E minaccia di replicare il raid aereo dello scorso ottobre, quando l’aviazione di Tel aviv bombardò un campo militare.

ARABIA SAUDITA

Arabia saudita Accusata da Washington di complicità negli attentati dell’11 settembre (gli attentatori erano quasi tutti sauditi), il regno wahhabita moltiplica retate, perquisizioni e arresti nei confronti delle organizzazioni islamiche armate. Senza essere riuscito a ristabilire i rapporti con gli Usa, né a sdradicare le reti terroriste

TURCHIA

Turchia Gli ultimi attentati suicidi contro la sinagoga di Istambul, rivendicati da al- Qaeda e dall’affiliata Ibda-c, mettono in luce l’instabilità del Paese. Il governo islamico moderato di Ankara deve fronteggiare quest’ondata terrorista proprio mentre sta tentando di convincere l’Europa ad aprire le porte alla Turchia. Compito quasi proibitivo.

CECENIA

Cecenia Malgrado le ultime elezioni politiche, la piccola repubblica secessionista s’inabissa nelle guerra. Alle imboscate e agli attentati della guerriglia, le forze militari russe rispondono con arresti sommari, torture e violenze sulla popolazione, in un conflitto che, dal suo inizio, ha ucciso circa il 5 per cento dei ceceni.

GEORGIA

Georgia Dopo la detronizzazione il 23 novembre del presidente Shevardnandze (sostenuto da Mosca) la Georgia ha subito un brusco cambio di regime, con la nuova classe “liberalnazionalista” (sostenuta da Washington) che si appresta a vincere le prossime elezioni. Gli Stati Uniti hanno chiesto al Cremlino di non intervenire. La Russia per ora sta a guardare.

INDIA - PAKISTAN

India e PakistanPakistan Le due potenze nucleari, che hanno rischiato di entrare in guerra nel 2002, recentemente aumentano i segnali di dialogo sul conflitto frontaliero del Kashmir, una piccola regione dell’Himalaya a maggioranza musulmana, divisa in due dopo la ripartizione dell’impero britannico delle Indie nel 1947.

NEPAL

Nepal La rottura dei negoziati tra governo e ribelli maoisti ha provocato una ripresa delle violenze: mille morti dal mese di agosto. Il ristabilimento di un processo democratico e la nomina di un governo pluralista vede ancora il rifiuto del Re del Nepal, che non accetta di cedere una parte dei suoi poteri, revisonando la Costituzione.

PAKISTAN

Pakistan Il terzo tentativo di assassinio del presidente Musharraf (al potere dal 2000 dopo un golpe militare) mette drammaticament e in luce i livelli di conflitto tra gli islamici radicali e il governo autoritario di Islamabad, che dopo l’11 settembre ha completamente sostenuto la crociata della Casa Bianca in Asia centrale.

FILIPPINE

Filippine L’arcipelago del sud-est asiatico, è scosso da decenni da tensioni sociali, etniche e religiose. Alla guerriglia marxistaleninista si è aggiunta negli ultimi anni, l’insurrezione armata islamica che reclama l’indipendenza del’arcipelago di Mindanao, nella parte meridionale del Paese

INDONESIA

Indonesia L’arcipelago che ospita la più grande comunità musulmana del pianeta è attanagliato da diversi conflitti locali (Aceh, Paupasia, Sumatra del sud). Il brutale esercito di Jakarta è in guerra anche con il potente gruppo Jemaah Islamiya, organizzazione implicata nei principali attentati terroristi che insanguinano il paese.

BIRMANIA

Birmania Nella sua ultima visita a Rangoon l’esponente speciale dell’Onu Paulo Pinheiro ha detto: «In Birmania vi è una forte degradazione dei diritti umani». La portavoce dell’opposizione e premio Nobel della pace, Aung San Suu Ki vive ancora agli arresti domiciliari dopo essere stata arrestata nel maggio scorso in un’operazione in cui sono stati uccisi 70 suoi partigiani

HAITI

Haiti Privo degli “aiuti internazionali” dopo le fredi elettorali alle legislative del 2000, Haiti rimane uno dei Paesi più poveri del continente. La recente aggressione di studenti universitari che chiedevano le dimissioni del presidente Aristide, da parte dei partigiani armati del governo, è di cattivo auspicio.

BOLIVIA

Bolivia Alta tensione dopo l’insurrezione popolare che nell’autunno scorso ha cacciato il presidente “el Goni”. Il nuovo governo ha solo sospeso il progetto di privatizzazione del gas che ha scatenato la rivolta. I movimenti sociali promettono nuove azioni nel caso in cui il piano non verrà annullato.

COLOMBIA

Colombia Si aggrava la crisi politica. La militarizzazione del Paese aumenta. Si moltiplicano le operazioni coperte dei paramilitari e dell’esercito mascherate da interventi contro il narcotraffico. Una furiosa guerra di propaganda accompagna ogni azione delle forze governative contro la guerriglia delle Farc e dell’Eln.

VENEZUELA

Venezuela L’opposizione al governo dichiara di aver raccolto più di 3 milioni di firme per convocare un referendum che revochi il mandato al presidente Hugo Chavez. Il governo ne contesta la validità e accusa gli antichavisti di aver organizzato una «megatruffa».

ALGERIA

Algeria In primavera ci saranno le elezioni presidenziali (il presidente Bouteflika non ha ancora deciso se candidarsi), che si terranno in un clima violenza appena minore. Il numero di attentati attribuiti agli islamici radicali del Gia è sceso da 1400 l’anno (2002) ai 900 del 2004. Numeri che comunque rimangono impressionanti.

SUDAN

Sudan Mentre i negoziati tra il governo e l’Esercito di liberazione popolare (Spla) potrebbero presto mettere fine a 20 anni di guerra civile, un nuovo fronte sembra aprirsi nel Dafour, nell’ovest del Paese, dove gli accordi con il Movimento di liberazione del Sudan (Mls) sono recentemente naufragati.

REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO

Congo Il governo di transizione (che ha insediato ai vertici militari molti ex capi della guerriglia) si scontra ora con diversi gruppi armati provenienti dal Rwanda e attivi nelle province orientali. Malgrado la presenza di una forza d’interposizione Onu (Monuc) la situazione nel Paese è assai pericolosa.

LIBERIA

Liberia Dopo sette anni di guerra civile e 200mila morti, e diversi milioni di profughi la situazione si stabilizza lentamente. Ma la missione dell’Onu (Minul) incaricata di accompagnare la pacificazione deve disarmare circa 50mila combattenti in un Paese devastato, dove il 55% degli abitanti vive sotto la soglia dell’indigenza

ANGOLA

Angola Un milione e mezzo di morti in un’interminabile guerra tra fazioni rivali ha distrutto uno dei Paesi più ricchi del continente africano. La tregua del 2002 è rispettata meglio degli accordi del ’91 e del ’94 e 2,5 milioni di persone sono rientrate nei villaggi. Ma la presenza di centinania di migliaia di mine e i soprusi del’esercito fanno dell’Angola un luogo ancora lontano dalla pace

COSTA D’AVORIO

Costa d'Avorio Dopo 30 anni di opposizione e tre di presidenza, Laurent Gbagbo regna su un paese diviso in due dal settembre 2002 e ancora oggi non applica interamente gli accordi di pace di Marcoussis. Circa 4mila soldati francesi della missione “Licorne” sono attualmente dispiegati sul territorio con compiti d’interposizione.

IRAQ

Iraq La cattura di Saddam Hussein non ha certo sopito l’intensità della guerriglia anti occupazione, che ogni giorno sferra terribili colpi contro i soldati americani. Al contempo nel Paese si moltiplicano gli scontri tra le diverse comunità. Una “libanizzazione” che al conflitto tra ribelli e occupanti sovrappone lo spettro della guerra civile.

Daniele Zaccaria
Roma, 31 dicembre 2003
da "Liberazione"