Centro Congressi dell'Università della Florida - 30 settembre 2004

Il futuro dell'America

Dibattito tra John Kerry e George W. Bush

Buonasera dal centro congressi dell'Università di Miami Florida. Io sono Jim Lehrer del NewsHour e vi do il benvenuto al primo dei dibattiti presidenziali 2004 tra il presidente George W. Bush, candidato repubblicano, e il senatore John Kerry dei democratici. Questa sera il dibattito durerà 90 minuti, si parlerà di politica estera ma anche di sicurezza interna. I temi specifici e le domande però saranno scelti personalmente da me e i candidati non ne sono a conoscenza così come nessun altro. Per ogni domanda ci saranno solo due minuti di risposta e 90 secondi di replica a mia discrezione. Ed eventualmente un altro ulteriore minuto di replica. I candidati non potranno rivolgersi l'un l'altro domande e il pubblico presente dovrà essere silenzioso durante i 90 minuti di dibattito eccetto ora che si unirà a me nel dare il benvenuto al presidente Bush e al senatore Kerry. Come determinato dal lancio della monetina, la prima domanda va al senatore Kerry: Pensa di poter fare un lavoro migliore rispetto al presidente Bush nel prevenire un eventuale nuovo attacco terroristico sul modello di quello dell'11 settembre agli Usa?

KERRY: Sì, lo penso. Posso rendere l'America più sicura rispetto a ciò che ha fatto Bush. E credo che entrambi amiamo ugualmente il nostro Paese, ma abbiamo delle differenti convinzioni circa la sicurezza degli Usa. Credo che l'America sia più sicura e più forte quando noi possiamo garantirle delle forti alleanze. Io ho un miglior piano per la sicurezza interna e ho un miglior piano per poter combattere il terrorismo e rafforzare le nostre forze militari come anche l'Intelligence e le finanze. Ma per fare ciò abbiamo bisogno di nuove alleanze, riscattando per esempio il mondo musulmano, cosa che il presidente non ha minimamente fatto. So che posso fare un lavoro migliore in Iraq e ho pianificato un incontro con gli alleati, cosa che il presidente non è riuscito a fare e che non è in grado di fare.

BUSH: Anche io ringrazio l'università di Miami e prego per il nostro popolo che ha sofferto molto. L'11 settembre ha cambiato il modo in cui l'America guarda il mondo e da quel giorno la nostra nazione ha dovuto impegnarsi in una strategia per rendere il paese sempre più sicuro. I talebani, per esempio, oggi non sono più al potere e 10 milioni di persone hanno votato in Afghanistan durante le elezioni. Saddam Hussein ora è rinchiuso in una cella e l'America e il mondo sono più sicure. Noi continuiamo a seguire la nostra politica che mira a distruggere la proliferazione di armi di distruzione di massa. La Libia è stata disarmata e noi stiamo perseguendo una strategia di libertà in tutto il mondo perché capisco bene che le nazioni rigetteranno il terrore.

Lehrer: Pensa, signor Presidente, che l' elezione del senatore Kerry il 2 novembre prossimo possa incentivare in qualche maniera il fatto che gli Usa possano essere colpiti come l'11 settembre?

BUSH: No, non penso che ciò avverrà, penso che vincerò, perché gli americani sanno che so governare. L'ho dimostrato ampiamente: è un dovere solenne difenderci contro l'ideologia dell'odio e contro gruppi di assassini che non sono qui ma che anche in Russia e in Iraq stanno continuando ad uccidere. Abbiamo il dovere di sconfiggere questo nemico e il dovere di proteggere i nostri figli e i nostri nipoti; il modo migliore per farlo è non esitare mai, essere forti e usare ogni mezzo a nostra disposizione e sorpattutto rimanere sempre sull'offensiva. Ed è ciò che la gente sta verificando in Afghanistan. 10 milioni di cittadini hanno votato, è un dato fenomenale, il 41% di loro sono donne. Anche in Iraq avverrà lo stesso ma è un lavoro duro, incredibilmente duro. Il nemico sa che un Iraq libero sarebbe una sconfitta nell'ideologia dell'odio ed è per questo che noi lo stiamo combattendo così strenuamente. E solo se noi rimaniamo forti e risoluti potremo sconfiggere questo nemico.

KERRY: Sì, credo anche io che bisogna essere risoluti e determinati, e io scoverò i terroristi e li ucciderò. Ma agire con forza non vuol dire spostare l'attenzione dall'Afghanistan - dove c'è la vera lotta al terrore contro Bin Laden - verso l'Iraq, dove la commissione ha già confermato l'inesistenza di connessioni con l'11 settembre e con le armi di distruzione di massa. Il Presidente, mi dispiace dirlo, ha fatto un enorme errore di valutazione, e la correttezza di valutazione è ciò che noi vogliamo da un Presidente degli Stati Uniti. Io voglio rafforzare la ricerca di Osama Bin Laden, ma sfortunatamente lui è scappato nelle montagne di Tora Bora, lo abbiamo accerchiato ma non abbiamo fatto uso di forze statunitensi, le più forti al mondo. Il presidente ha lasciato alle truppe afghane il lavoro da fare. E ciò è sbagliato.  

Lehrer: "Colossali errori di valutazione". Quali colossali errori di valutazioni ha fatto il presidente Bush in queste aree?

KERRY: Bene, da cosa vuoi che cominci? Prima di tutto ha fatto un errore nel dire che l'America stava costruendo una vera alleanza che avrebbe seguito le indicazioni delle Nazioni Unite e che avrebbe proceduto alle ispezioni. Infatti ha dimostrato subito che ciò non è stato. Avremmo dovuto continuare le ispezioni. Aveva promesso che gli Stati Uniti sarebbero ricorsi alla guerra solo come ultima istanza. In ultima istanza... Ma ora dovreste essere in grado di guardare negli occhi le famiglie e dire ai genitori: «Ho provato a fare tutto ciò che era in mio potere per evitare la perdita dei vostri figli e figlie. Io non credo che gli Usa abbiano fatto ciò». E inoltre per quanto riguarda le finanze, 200 miliardi di dollari sono stati investiti in Iraq quando invece potevano essere usati per la cura della salute, per le scuole, per le medicine agli anziani. Invece sono finiti in Iraq. E ribadisco, l'Iraq non è il centro della guerra al terrore. Il centro è l'Afghanistan dove sono caduti più americani quest'anno che l'anno prima. Il presidente ha inviato 10 volte più truppe in Iraq che in Afghanistan. Ciò vuol dire che Saddam Hussein era dieci volte più importante di Osama Bin Laden. Io non penso ciò.

BUSH: Sì, Saddam Hussein è una grande minaccia e il mondo è migliore senza Saddam ma spero che la diplomazia svolga il proprio compito. So bene quali sono le conseguenze nell'ingaggiare una guerra. E' la più pesante decisione che possa prendere un presidente, così mi sono rivolto alle Nazioni Unite. Non avevo bisogno di nessuno che mi dicesse di farlo, ma l'ho fatto di mia volontà. E quando ero lì, eravamo concordi che Saddam Hussein avrebbe dovuto ascoltare le nostre richieste. Le Nazioni Unite produssero una dichiarazione in cui si diceva a Saddam: o il disarmo o dovrai affrontare delle serie conseguenze. Credo che quando un corpo internazionale si esprima in questa maniera dovrebbe essere ascoltato. Saddam Hussein non aveva intenzioni di disarmo e perché avrebbe dovuto? Il mio oppositore parla degli ispettori che sono stati inviati ma il fatto è che lui sistematicamente li ha respinti.

Lehrer: Che cosa dice a proposito della priorità posta da Kerry nello scegliere come obbiettivo Saddam Hussein piuttosto che Osama Bin Laden?

BUSH: Jim, noi abbiamo la capacità di fare entrambe. Infatti, quello che stiamo affrontando è uno sforzo globale. Noi dobbiamo confrontarci con gruppi di persone che hanno l'odio nel loro cuore, un odio che potrebbe esplodere ovunque e con ogni mezzo. Per questo è importante stringere delle forti alleanze ed è ciò che stiamo facendo. Per questo è essenziale che le armi di distruzione di massa vengano tolte agli uomini di Al Qaeda. E' evidente che anche la caccia a Bin Laden sia una mia priorità. Ma lui è stato isolato e il 75% dei suoi uomini sono stati assicurati alla giustizia. La mente dell'attacco dell'11 settembre, Khalid Sheik Mohammed è in prigione, stiamo facendo progressi, ma la guerra è su più fronti. Sicuramente in Iraq c'è la parte centrale della guerra al terrore ed è per questo che Zarqawi e i suoi uomini stanno facendo di tutto per combatterci. La nostra speranza è di andarcene, il più grande disastro è che in Iraq falliamo, ma dobbiamo riuscire perché gli iracheni vogliono essere liberi. Ho avuto l'onore di incontrare il primo ministro Allawi. E' un uomo forte, coraggioso e crede nella libertà del popolo iracheno. Non vuole la leadership statunitense ma sa, come io so, che gli iracheni sono pronti a combattere per la loro libertà, ma hanno bisogno di essere aiutati a portarla avanti. Ci saranno le elezioni a gennaio. Stiamo spendendo molto denaro per la ricostruzione e per rendere la nostra alleanza sempre più forte. Questo è il piano per la vittoria. Quando l'Iraq sarà libero l'America sarà più sicura.

KERRY: Il Presidente ha parlato solamente dell'Iraq come il cuore della guerra al terrore. Ma prima che il presidente invadesse il territorio iracheno, l'Iraq non compariva come obiettivo. Il presidente ha spostato le truppe in Afghanistan, per mandarle poi in Iraq prima che il Congresso gli desse il permesso. Io non so se lui sa cosa sta avvenendo ora lì, ma la situazione sta peggiorando giorno dopo giorno. A luglio sono stati uccisi più soldati di prima. Più a luglio che a giugno. Più ad agosto che a luglio. Più a settembre che ad agosto.

BUSH: Prima di tutto il mio oppositore cerca di dimenticare che lui ha votato per l'autorizzazione all'uso della forza e ora dice che la guerra è sbagliata, al momento sbagliato e nel posto sbagliato. Non so come possiamo portare il paese alla vittoria se diciamo che la guerra è sbagliata al momento sbagliato e nel posto sbagliato. Quale messaggio inviamo alle truppe? Quale messaggio inviamo agli alleati? Quale messaggio diamo agli iracheni? Loro vogliono vincere e potremo fare ciò solo seguendo i piani che vi ho elencato.

KERRY: Naturalmente non possiamo abbandonare l'Iraq nelle condizioni in cui è, ma ciò non vuol dire che il presidente non abbia sbagliato ad andare lì e abbandonare l'obiettivo che invece era Osama Bin Laden. Ora possiamo vincere ma non credo che lo possa fare questo presidente.

Lehrer: Torneremo a parlare dell'Iraq tra breve ma ora vorrei cominciare a discutere della sicurezza interna. Come presidente, senatore Kerry, che cosa farebbe in più o di differente per incrementare la sicurezza degli Usa rispetto a quanto fatto dal presidente Bush?

KERRY: Lasciatemi dire esattamente ciò che farò. C'è una lunga lista di cose. Prima di tutto, come può esserci sicurezza interna se sono utilizzati 500 milioni di dollari per le truppe di polizia in Iraq e il presidente sta tagliando i fondi al Cops program (programma di polizia di quartiere)? Il presidente non ha investito un soldo per la sistemazione dei tunnel e dei ponti e delle metropolitane. E' per questo che hanno dovuto chiudere la metropolitana quando ci sono state le Convention. Il 95% dei container che giungono nei porti qui in Florida non sono ispezionati. I civili salgono sugli aerei e i loro bagagli sono passati ai raggi X. Ma i cargo non sono sottoposti ad alcun controllo. Credi che ciò renda l'America più sicura? Questo presidente ha pensato che fosse più importante tagliare le tasse agli americani abbienti piuttosto che investire sulla sicurezza interna. Questi non sono i miei valori. Io penso prima di tutto a proteggere l'America. Io investirò nella sicurezza interna e farò sì che non siano tagliati i fondi ai Cops program.

BUSH: Non so proprio come farà a mantenere queste promesse, comunque ne parleremo in un altro dibattito. La mia amministrazione ha triplicato gli investimenti sulla sicurezza interna. La mia amministrazione ha lavorato con il Congresso per creare un dipartimento per la sicurezza interna. Così che potessimo coordinare meglio i confini e i porti. Stiamo facendo del nostro meglio per cercare i fondi. Ma il modo migliore per proteggere la sicurezza interna è stare all'offensiva. C'è un sacco di gente in gamba che sta lavorando per fare ciò. E durante gli ultimi tempi abbiamo lavorato per cambiare la mentalità dell'Fbi nella lotta al terrorismo in modo che questa battaglia divenisse la sua priorità. Comunichiamo meglio. Stiamo riformando i servizi di Intelligence in modo che agiscano nel modo più efficace possibile. Il Patrioct Act è di vitale importanza ed è importante che il congresso lo rinnovi affinché ci dia gli strumenti per distruggere le cellule terroristiche. Ma ancora, ripeto la migliore via per la protezione è stare all'offensiva.

KERRY: Il presidente dice che l'Fbi ha cambiato la propria cultura ma basta leggere sui principali quotidiani americani che ci sono oltre 100mila ore di nastro non ascoltate e in uno di questi nastri ci potrebbe essere la traccia di quello che potrebbe essere il prossimo nemico. E la questione non è come stiate spendendo più denaro. La questione è: state facendo il possibile per far sì che l'America sia più sicura? Non abbiamo bisogno di tagli alle tasse. L'America ha bisogno di essere salva.

BUSH: Certo, stiamo facendo tutto quello che è possibile per l'America, io mi sveglio ogni giorno pensando al modo migliore per proteggere gli Stati Uniti. Questo è il mio lavoro.

Lehrer: Quali saranno i criteri che determineranno il ritiro delle truppe dall'Iraq.

BUSH: Lasciami prima dire che il modo migliore per ottenere la sicurezza dell'Iraq e del popolo iracheno è di guidarli nel lavoro. Non potremo mai ottenere dei buoni risultati se gli iracheni non prenderanno nelle loro mani la difesa del loro paese. Io credo che lo vogliano. Il primo ministro Allawi. E così riporteremo le truppe a casa quando avremo raggiunto l'obiettivo di permettere agli iracheni di gestire la responsabilità del cambiamento. Quindi la risposta alla tua domanda è: il più presto possibile. Ma so che darsi delle scadenze in questo momento non sarebbe produttivo. Il mio oppositore una volta ha detto: «Eleggetemi e io porterò via le truppe dall'Iraq in sei mesi». Se lo fai poi non puoi aspettarti di vincere la guerra al terrore. Il mio messaggio alle truppe è «Grazie per ciò che state facendo. Vi sosteniamo con forza. Vi daremo tutto l'equipaggiamento necessario e vi porteremo a casa non appena la missione sarà ultimata. Ricordate che è una missione vitale». Un Iraq libero sarà un messaggio potente per quella parte del mondo che è alla ricerca disperata di libertà. Un Iraq libero aiuterà la costruzione di uno stato di Israele sicuro. Un Iraq libero rafforzerà le speranze e le aspirazioni dei riformatori che si trovano in Iran. Un Iraq libero è essenziale per la sicurezza del paese.

KERRY: Anche il mio messaggio alle truppe è grazie per il lavoro che state svolgendo ma credo che i nostri militari potrebbero essere utilizzati meglio di quanto stia avvenendo oggi. In Iraq in realtà non c'è la sensazione di una guerra per la libertà ma c'è la sensazione che quella americana sia solo un'occupazione. Io credo a questo punto che le nostre truppe abbiano bisogno di alleati. Sto organizzando un summit. Io vi porterò una nuova credibilità, una nuova partenza e faremo in modo che il lavoro venga svolto nel migliore dei modi.

BUSH: Mi domando quale messaggio il mio oppositore voglia lanciare alle truppe dicendo: «Guerra sbagliata, posto sbagliato, tempo sbagliato». L'aiuto ai militari sta per essere inviato ma credo che per lui non sia facile ammettere di aver votato contro gli 87 miliardi di dollari stanziati per consentire l'invio di nuove equipaggiature ai nostri soldati. E se lui dice che oggi è favorevole ad un aiuto a questi uomini si ricordi che tempo fa ha votato contro questo stanziamento.

KERRY: Se io ho sbagliato rispetto agli 87 miliardi di dollari il presidente ha senza dubbio sbagliato nell'invadere l'Iraq. Cos'è peggio? Io credo che quando ti rendi conto che qualcosa sta andando di traverso devi cercare di recuperare. Questo è quanto meno ciò che ho appreso in Vietnam. Quando sono tornato dal fronte ho detto sì, era una guerra sbagliata. Molti erano contrari che io lo dicessi ma io non ho esitato. E questo è ciò che ho cercato di fare anche in questa occasione attraverso il voto.

Lehrer: A proposito di Vietnam tu parlasti al Congresso nel 1971 dopo il tuo ritorno dal fronte e dicesti «Come potete chiedere ad un uomo di morire per un errore (per una ragione sbagliata)?». Ora in Iraq gli uomini stanno morendo per un errore?

KERRY: No, e non deve avvenire. Su questo, tanto io che il Presidente siamo concordi e sin dall'inizio io ho dato il mio consenso perché pensavo che Saddam Hussein fosse una minaccia. In questo momento nel paese però sono in corso varie scommesse. I paesi arabi rischiano lo scoppio di una guerra civile, quelli europei la disfatta delle loro truppe. Quando il segretario delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha dato la propria disponibilità, il Presidente ha risposto «No, faremo tutto da soli». E di fronte ad una vittoria del conflitto ha chiarito: «Se non siete con noi in guerra non provate a chiedere di poter partecipare ad una qualsiasi ricostruzione». Questo non è di sicuro il modo per crearsi alleanze.

BUSH: Questo è totalmente assurdo. Senza dubbio l'Onu è stata invitata e il suo supporto per noi è importante. Il mio oppositore dice che non avevamo degli alleati in questa guerra. Ma allora come spiega Tony Blair, il polacco Alexander Kwasniewski? Non potete sperare di costruire un'alleanza quando denigrate i contributi di quelli che si stanno impegnando al fianco delle truppe statunitensi. Il messaggio sarebbe questo: «Per favore unitevi a noi per la guerra in Iraq nonostante questa sia una guerra sbagliata, in un posto sbagliato, al momento sbagliato». Per quanto riguarda il rapporto con gli stati arabi sto provvedendo all'organizzazione di un summit e Colin Powell mi sta aiutando nella riuscita di questo incontro.

KERRY: Le Nazioni Unite hanno offerto il loro aiuto dopo la caduta di Baghdad. E noi non abbiamo mai chiesto il loro supporto per trasferire l'autorità al popolo. E' tutto compito americano. Secondariamente, quando siamo andati in Iraq c'erano solo due paesi a sostenerci: la Gran Bretagna e l'Australia. Questa non è una grande coalizione. Potremmo fare di meglio.

BUSH: Bene, attualmente ha dimenticato la Polonia. E ora sono trenta le nazioni coinvolte che combattono fianco a fianco con gli Stati Uniti. Io onoro il loro sacrificio e non apprezzo che il candidato alla presidenza denigri i contributi di questi soldati coraggiosi. Non puoi guidare il mondo se non onori i contributi di quelli che stanno con noi. Questo non è il modo per creare alleanze.

Lehrer: Senatore Kerry, lei ha ripetutamente accusato il presidente Bush, non questa sera ma altrove, di non dire la verità sull'Iraq. Essenzialmente di mentire agli americani rispetto alla questione irachena. Ci dia alcuni esempi di ciò che considera non dire la verità.

KERRY: Bene, io non mi sono mai rivolto con questi termini che lei mi attribuisce al Presidente Bush, credo solo che non sia stato completamente candido nel rapporto con i cittadini americani. Le dico esattamente come. Prima di tutto sappiamo bene che il presidente ha detto al Congresso di armi nucleari che non esistevano, poi ha promesso agli Stati Uniti che avrebbe potuto contare su una coalizione. Ho già descritto come questa coalizione non sia mai esista o quanto meno non è di certo la coalizione che ci fu descritta quando ci fu chiesto di votare la mozione di invio delle truppe in Iraq. Il Presidente ha detto che avrebbe chiesto il supporto delle Nazioni Unite durante tutto il processo. Non l'ha fatto. Li ha tagliati fuori arbitrariamente. Lui ha tradito il popolo americano nel suo discorso quando ha detto che avrebbe agito con moderazione. Ovviamente non l'ha fatto. Ha tradito gli americani quando ha detto «Ricorreremo alla guerra solo come ultima istanza». Io penso che sia importante dire la verità al popolo americano. Abbiamo bisogno di costruire nuove alleanze. Io credo che Ronald Reagan, John Kennedy ed altri lo avrebbero fatto in modo molto più pertinente e io cercherà di seguire le loro orme.

BUSH: Io effettivamente ho detto che il luogo giusto per l'azione era l'Iraq. Il mio oppositore dice che è un errore ma non era un errore. Io non penso che lui sia un traditore quando ha detto che era possibile il ritiro delle truppe durante la primavera del 2003. Credo piuttosto che lui menta quando dice che può condurre e vincere in Iraq pur sostenendo la necessità di cambiamento di posizione nella guerra.

KERRY: Di sicuro non mentivo quando dicevo che c'era una minaccia. Non ho mentito neppure quando il Presidente, avendo deciso di scendere in guerra, non aveva provveduto a garantirsi delle forti alleanze e che avrei preferito agisse con maggiore diplomazia. Avevo una posizione, ero convinto che Saddam Hussein fosse una minaccia, per disarmarlo c'era una buona via ma il presidente ha scelto quella peggiore.

BUSH: L'unico dato consistente circa la posizione del mio oppositore è che è stato inconsistente. Kerry cambia sempre posizione. E non puoi cambiare posizione in una guerra al terrore che speri di vincere.

Lehrer: La guerra in Iraq è valsa la perdita di 1.052 vite americane?

BUSH: Sai bene che ogni vita è preziosa. Ogni vita è importante. Sai che la parte più dura del mio lavoro è sapere che io invio delle truppe in guerra sapendo che dovrò fare tutto ciò che mi è possibile per proteggere i loro cari al momento di un'eventuale perdita di un figlio o di una figlia di un marito o di una moglie. Penso a Missy Johson. Lei è una donna fantastica che ho incontrato in Charlotte, North Carolina. Lei e suo figlio Brian, sono venuti per incontrarmi. Suo marito P. J. è stato ucciso in Iraq. E' duro parlare con lei nonostante sapessi che la decisione che io avevo preso aveva causato la morte del suo amato. Dopo aver pregato e pianto con lei le ho detto quanto nobile fosse il sacrificio del suo e di altri mariti. Dobbiamo confrontarci con minacce prima che si materializzino. E Saddam Hussein era una minaccia. E noi dobbiamo portare avanti questa battaglia per la libertà che è molto lunga per sconfiggere l'odio e la tirannia affinché la libertà si possa esprimere. Missy l'ha capito ed è ciò di cui suo marito era ben consapevole. Così ti dico che ogni vita è preziosa ma questo è ciò che distingue noi dal nostro nemico. A noi importa di ciascuno.   

KERRY: So bene di che cosa parli il presidente perché conosco cosa vuol dire perdere degli uomini durante la guerra. Anzi questa cosa mi ricorda quando fui io a tornare dal campo di guerra. E mi ricorda quanto vitale fosse per noi non confondere la guerra con coloro che combattono. Questa è una delle ragioni per cui credo di poter svolgere bene il ruolo di presidente perché io sono determinato a sostenere quei soldati e quelle famiglie e quei giovani che hanno messo le loro vite in gioco. E' nobile. E' la più nobile cosa che qualcuno possa fare. Ora abbiamo una possibilità. Credo che potremmo uscirne vincitori dall'Iraq ma solo agendo nel rispetto delle Nazioni Unite e delle future elezioni. In sostanza credo che il mio piano sia il migliore. Non abbandonerò mai le truppe ma cercherò e sconfiggerò i terroristi.

Lehrer: Puoi dirci quale, secondo te, dovrebbe essere il tempo massimo per il ritiro delle truppe statunitensi dall'Iraq?

KERRY: Anche in questa occasione voglio smentire quanto il presidente ha detto rispetto alle mie presunte dichiarazioni. Non ho detto che avrei portato fuori le truppe in sei mesi. Ho detto, se riusciamo a far sì che le cose evolvano con successo potremmo iniziare a far muovere le truppe in circa sei mesi. E credo anche che un discreto successo in Iraq convincerebbe gli iracheni e il mondo arabo che gli Stati Uniti non vogliono protrarre la loro presenza più a lungo in quel territorio. Qualora io vincessi le elezioni cercherei di render chiaro che gli Usa non vogliono rimanere in Iraq per più tempo. Solo così potremo ottenere la pace conducendo rapidamente gli iracheni verso l'autogoverno.

BUSH: Ci sono 100mila uomini in Iraq tra poliziotti, guardie, corpi speciali e polizia di frontiera e ce ne saranno 125mila prima della fine dell'anno. So che è un lavoro duro, ma so anche che il nemico sta cercando di sconfiggerci. Il mio oppositore dice che vorrà cambiare le dinamiche in corso in quel territorio ma il primo ministro Allawi è lì ed è il leader di quel paese. E' un uomo coraggioso e da quando è arrivato al potere il mio oppositore non ha fatto altro che mettere in dubbio la sua credibilità. Non puoi cambiare le dinamiche dal basso se hai sempre criticato il coraggioso leader dell'Iraq. Durante la sua campagna elettorale Kerry ha cercato di sminuire Allawi ma non è il modo giusto per trattare qualcuno che coraggiosamente sta cercando di guidare il suo paese. L'unico modo che abbiamo per poter vincere è inviare agli iracheni un messaggio chiaro dicendo che siamo di parola e che vogliamo essere vicino a loro per renderli liberi e sappiamo che loro vogliono lo stesso.

Lehrer: E' vero che l'esperienza in Iraq preluderà ad una nuova azione militare?

BUSH: Spero proprio che ciò non debba avvenire. So quanto è difficile inviare delle truppe. Non ho mai voluto mandarle. Quando nel 2000 concorrevo per le elezioni non mi sarei mai sognato di fare ciò. Ma il nemico ci ha attaccato e avevamo un dovere solenne di proteggere gli americani, di fare tutto ciò che era possibile. Abbiamo utilizzato la diplomazia ogni qualvolta abbiamo potuto, e non avremmo mai voluto ricorrere all'uso della forza. Guarda alla Libia. La Libia era una minaccia ma ora sta pacificamente smantellando i propri programmi nucleari.

KERRY: Nel suo dibattito il Presidente ha rivelato qualcosa di straordinariamente importante. Ha detto «il nemico ci ha attaccato». Saddam Hussein non ci ha attaccato, è stato Osama Bin Laden e Al Qaeda. Questo è il nemico che ci ha attaccato, quello che dobbiamo cercare di scovare nelle montagne. Il nemico che ora è in 60 paesi, incredibilmente rafforzato.

BUSH: So bene che il nemico è Osam Bin Laden. Abbiamo provato prima con la diplomazia, abbiamo fatto il nostro meglio.

KERRY: Trentacinque-quaranta paesi al mondo avevano capacità molto più grandi di rifornirsi di armi di distruzione di massa piuttosto che Saddam Hussein. La Corea del nord aveva armi nucleari e perciò poteva essere più pericoloso. L'Iran stesso ne era in possesso. Credo che io avrei fatto una scelta migliore.

Lehrer: Pensate che la diplomazia e le sanzioni possano risolvere i problemi nucleari con la nord Corea e l'Iran?

BUSH: Io spero proprio di sì. Prima speravo di poter intraprendere un negoziato bilaterale con il nord Corea. E abbiamo sottoscritto un accordo che non è stato rispettato dai nordcoreani. Così abbiamo capito che la cosa migliore fosse di coinvolgere altri paesi accanto a noi. E che controllare e arrestare la produzione di armi nucleari in Nord Corea fosse un obiettivo di interesse mondiale. Così abbiamo cominciato un nuovo dialogo con la Nord Corea che ha incluso anche la Cina che ha su quel paese una grande influenza. Abbiamo incluso nel diagolo il Sud Corea, il Giappone e la Russia. E quindi ora sono cinque le voci a parlare a Kim Jong Il, non una sola. In Iran spero potremmo fare la stessa cosa, continuare a lavorare con il supporto dei mullah iraniani affinché vengano abbandonate le ambizioni nucleari. Abbiamo lavorato a stretto contatto con la Francia, Gran Bretagna e Germania. Anche la Iaea è coinvolta e un protocollo speciale ci autorizza ad effettuare le ispezioni. Spero che lo potremmo fare.

KERRY:Con rispetto degli iraniani, dei francesi e dei tedeschi che hanno collaborato con gli Stati Uniti, io credo che avremmo potuto fare di meglio. In Nord Corea avevamo ispettori e telecamere nei reattori nucleari. Il segretario Bill Perry iniziò il negoziato già sotto il presidente Clinton e già sapevamo all'epoca i limiti del loro potere nucleare. Colin Powell, il nostro segretario di Stato, ci annunciò già all'epoca che avremmo continuato il dialogo con i nordcoreani. Oggi ci sono tra i 4 e i 7 armamenti nucleari nelle mani del Nord Corea. Tutto ciò è avvenuto sotto lo sguardo del presidente Bush.

Lehrer: Vorrei che fosse chiaro al pubblico, voi volete continuare i colloqui multinazionali?

BUSH: Certo.

Lehrer: E lo state facendo?

KERRY: Io voglio colloqui bilaterali che evidenzino tutte le tematiche fondamentali, dall'armistizio del 1952, alle tematiche economiche, ai diritti umani fino alle questioni nucleari.

Lehrer: Chiaramente abbiamo sentito le maggiori differenze tra le vostre linee politiche. Cosa credi che potrebbe impedire al senatore Kerry di arrivare a capo degli Stati Uniti?

BUSH: Beh, è una domanda impegnativa. Prima di tutto ammiro tutto l'impegno del senatore Kerry verso il nostro paese e poi lo ammiro perché è un buon padre. Apprezzo il fatto che abbia servito il senato per vent'anni. Non vorrei sottolineare contro di lui che ha frequentato Yale. Non c'è nulla di sbagliato in questo. Ciò che gli rimprovero è che durante la campagna ho ascoltato attentamente ciò che lui ha detto e ha cambiato numerose volte posizione rispetto alla guerra in Iraq. Cambia posizione su una cosa fondamentale come la guerra. Insomma, credo che da parte del presidente degli Stati Uniti debbano arrivare messaggi chiari. Senza dubbio si può cambiare tattica ma mai cambiare gli obiettivi per proteggere il paese nel mondo.

Lehrer: Possiamo sintetizzare e dire che per entrambi, qualora chiunque di voi fosse eletto, la minaccia più grande è quella della proliferazione nucleare?

BUSH: Sì, nelle mani del nemico terrorista.

KERRY: Armi di distruzione di massa e proliferazione nucleare. Ma ancora la differenza tra me e il presidente è che nonostante Bush per anni abbia tentato di evitarla, il Nord Corea non ha fatto che aumentare le proprie armi. Lo stesso per l'Iran. Io cercherò al più presto di intraprendere colloqui bilaterali con il Nord Corea.

Lehrer: Qual è la sua risposta presidente?

BUSH: Non posso dirti quanto mi sembri grande l'errore di avere colloqui bilaterali con il Nord Corea. E' precisamente ciò che Kim Jong vuole. E se ciò sarà fatto la Cina uscirà immediatamente dal tavolo della discussione. Non credo che ciò sia un buon risultato.

Lehrer: Un'ultima domanda Presidente. Crede che ciò che Putin in Russia sta facendo in nome dell'antiterrorismo sia corretto? O che stia in qualche maniera alterando alcuni processi democratici?

BUSH: No, non penso che sia una cosa giusta e l'ho detto pubblicamente. Credo che consolidare il potere nel governo centrale sia un segnale negativo rispetto al mondo orientale. Voglio dire, è un forte alleato nella guerra al terrore. Hanno vissuto una terribile situazione a Beslan dove i terroristi hanno sparato agli studenti. Questa è la natura del nemico, e ciò ci spiega perché dobbiamo essere risoluti nel consegnarli alla giustizia. Vladimir Putin lo sa bene, ho buoni rapporti con lui, è importante mantenerli perché ciò ci permette di discutere e prendere decisioni importanti. Credo che nel mondo sia importante intrattenere relazioni buone con la gente cosicché quando si è su posizioni divergenti lo si può esprimere liberamente. Così ho fatto con lui. La Russia è un paese in transizione. Putin dovrà fare delle scelte molto difficili, e credo che sia molto importante, per il presidente americano come per i leader asiatici, ricordare i grandi benefici della democrazia che è il miglior mezzo per poter realizzare le aspirazioni e i sogni della gente. Io continuerò a farlo nei prossimi quattro anni.

KERRY: Lasciatemi dire brevemente che ho avuto l'opportunità di constatare da vicino la grande transizione che la Russia sta vivendo perché io ero lì dopo la trasformazione. Ero uno tra i primi senatori ad essere lì. Mi dispiace per ciò che è avvenuto nei mesi passati ma non credo che l'atteggiamento di Putin di controllare tutte le televisioni sia corretto. I suoi oppositori politici finiscono tutti in prigione. Credo comunque che sia importante che gli Stati Uniti abbiano un buon rapporto con loro, è un paese importante che noi vogliamo sia nostro partner. Noi però dobbiamo alzarci in piedi in favore della democrazia. Vorrei tornare un attimo sulla questione del Nord Corea. Il fatto che rapporti bilaterali ci porterebbero a perdere il rapporto con la Cina non è una ragione sufficiente ad evitarli.

Lehrer: Avete due minuti finali per concludere.

KERRY: Miei cari concittadini americani, come ho detto all'inizio del dibattito sia il presidente che io amiamo davvero molto questo paese. Abbiamo solo differenti convinzioni su come rendere il nostro paese più forte all'interno e più rispettato all'estero. So che per molti di voi, seduti a casa, genitori dei ragazzi che stanno in Iraq, vorrete sapere chi sarà il leader adatto a riportare a casa i vostri figli e la pace. E a tutti gli altri genitori che si domandano in quale mondo i propri figli cresceranno vi dico che sarà un mondo che io difenderò quale Presidente degli Stati Uniti. Ma c'è una differenza ed è quella che io voglio creare delle forti alleanze. In Iraq possiamo riuscire, e non parlo di abbandonare il paese. Sto parlando di vincere. Abbiamo bisogno di un nuovo inizio, una nuova credibilità, un presidente che possa portare alleati dalla nostra parte. Ho anche un piano per la lotta al terrore, per il rafforzamento militare, per il taglio delle tasse e per la sicurezza interna al paese. Credo che il più bel giorno per l'America sta per avvenire e penso che il futuro dipenda dalla libertà non dalla paura. Vi chiedo di darmi l'opportunità di rendervi orgogliosi. Vi chiedo l'opportunità di condurre questa grande nazione così che noi si possa essere più forti all'interno e rispettati nel mondo. Grazie e Dio benedica l'America.

BUSH: Se in questi anni l'America dimostrerà incertezze, debolezze il mondo scivolerà verso la tragedia. E finché io sarò presidente ciò non avverrà. I prossimi quattro anni concorreranno a rafforzare la difesa interna, noi rafforzeremo gli stessi servizi di intelligence. Riformeremo l'esercito. Che diventerà un corpo formato da soli volontari. Continueremo a stare all'offensiva, combatteremo i terroristi in giro per il mondo cosicché non dovremmo affrontarli nel nostro paese. Continueremo a costruire alleanze. Credo nel potere che ha la libertà di trasformare le cose e che l'Iraq sia libero è nell'interesse della nazione. Lo stesso per l'Afghanistan. E credo che l'esempio di questi due paesi liberi servirà da guida per molti altri paesi del Medioriente. Abbiamo salito la montagna, ma ora io vedo la valle ed è una valle di pace. Restando forti e saldi mantenendo la parola data potremo ottenere la pace che vogliamo. Grazie per averci seguito, vi chiedo il vostro voto e possa Dio continuare a proteggere il nostro grande paese.

Lehrer: Questa è la conclusione del dibattito di questa sera, prossimo appuntamento sarà per l'8 ottobre alla Washington University.

Jim Lehrer (Traduzione di Giada Valdannini)
Miami, 30 settembre 2004
da "Liberazione"