Elezioni presidenziali USA - 2004

Dieci modi per battere George Bush

La campagna elettorale di Kerry dovrebbe distinguersi nei contenuti da quella di Bush

La campagna Kerry/ Edwards non riesce a distinguersi abbastanza da quella di Bush/ Cheney. Il duo democratico non propone soluzioni esplicite per soddisfare le necessità quotidiane del popolo americano, non offre una politica estera efficace in alternativa alla guerra preventiva di Bush e non mette in discussione in modo abbastanza tagliente i fallimenti di Bush.

1. Il fallimento del presidente George W. Bush mostra che è un conservatore senza senso della solidarietà.

In politica interna, così come in politica estera, il Presidente Bush ha deluso gli Stati Uniti. In economia, il suo mandato è caratterizzato da 694 vari record, dal deficit, alla perdita di posti di lavoro, fino alla creazione di posti di lavoro dequalificati. Non è riuscito a elaborare un budget che metta le esigenze della gente davanti all’avidità delle aziende. Ci ha resi meno sicuri nel nostro paese, ha trasformato gli alleati in avversari e ci ha intrappolati in un ginepraio deprecabile e illegale. I quattro anni di presidenza di George W. Bush illustrano l’incoerenza della sua retorica di fine millennio con l’impatto della sua politica, che ha incrementato la povertà, ha creato posti di lavoro sottopagati, ha tolto l’accesso alla sanità a molte persone, ha diminuito la tutela contro l’inquinamento, le malattie e gli incidenti sul lavoro, mietendo anche molte vittime, sia tra i civili, sia tra i militari.

2. Bush non ci fornisce tutte le informazioni sulle vittime in Iraq, né sul probabile ritorno della coscrizione obbligatoria né sulla sfida della pace in Israele/ Palestina.

Coerentemente con le invenzioni e gli inganni che ci hanno trascinati in guerra intrappolando gli USA in un ginepraio, l’amministrazione Bush sminuisce il numero delle vittime in Iraq non facendo parola dei soldati feriti o infortunati, probabilmente a migliaia, in situazioni non strettamente legate a contesti di combattimento. L’amministrazione non informa gli americani neanche sul probabile ripristino della coscrizione obbligatoria: ma dove trovare, altrimenti, le truppe necessarie all’escalation in Iraq, quando già il 40% dei soldati attualmente in campo proviene dalla Guardia Nazionale e dai riservisti? Serve anche un piano di pace decisivo per Israele e Palestina, in luogo della passività e del servilismo mostrati finora dall’amministrazione Bush. Il 70% degli americani di fede ebraica vuole la pace in Israele e Palestina, attraverso un vero processo di pace, con un piano risolutivo che comprenda due Stati. Ciò di cui non vi è alcun bisogno è l’accettazione automatica delle politiche del governo militare di Ariel Sharon. Bisogna ricercare la pace in Medio Oriente dando voce all’ampio e radicato movimento pacifista israeliano – che conta al suo interno anche ex ufficiali, rabbini, funzionari governativi nazionali e locali, parlamentari e docenti universitari – e ai suoi omologhi palestinesi e statunitensi.

3. Tutela ambientale e misure per il mutamento climatico globale.

E’ giunto il momento di affrontare la crisi ambientale che abbiamo di fronte. Continua la violenza silenziosa perpetrata ai danni dell’ambiente. Tra le emergenze ambientali, si conta anche la morte di 65.000 americani ogni anno a causa dell’inquinamento, di altri 58.000 a causa dell’esposizione a sostanze tossiche e il crudele razzismo ambientale che lascia i poveri e i loro bambini a vivere nell’inquinamento nei pressi di discariche ad alto rischio. Le prove del riscaldamento globale aumentano in Alaska, sulle Ande e in Antartide. Minacciamo infatti l’ambiente a livello globale continuando ad utilizzare combustibili fossili, che non rappresentano solo una minaccia ecologica, ma anche un terribile rischio economico per tutta l’umanità. Il riscaldamento globale allarma l’industria delle assicurazioni, provoca la diffusione di malattie tropicali, causa massicci danni ecologici e provoca condizioni atmosferiche sempre più preoccupanti e imprevedibili: tutto questo ha un impatto significativo sui commerci, sull’agricoltura e sulle comunità di tutti gli USA e del mondo.

4. Lotta contro i crimini delle aziende, la privatizzazione del welfare e il controllo delle aziende sullo Stato.

E’ giunto il momento di porre fine ai programmi di privatizzazione del welfare che svuotano le tasche dei contribuenti; occorre perseguire penalmente i crimini commessi dalle aziende, come la frode e l’abuso di potere, conferendo il controllo ai veri proprietari delle aziende, ossia agli azionisti. Inoltre, occorre un impegno a non porre mai più imprenditori a capo delle agenzie governative che regolano le loro aziende.

5. Estendere i diritti dei lavoratori attraverso la stesura di una Carta dei Diritti e garantendo reddito dignitoso e sanità pubblica a tutti SUBITO.

I diritti dei lavoratori sono in costante diminuzione: il rapporto tra retribuzioni e PIL è ai minimi storici dal 1929, quando si iniziarono a raccogliere dati in tal senso. È il momento di invertire questa tendenza e di garantire ai lavoratori i diritti che meritano. I lavoratori hanno bisogno di un reddito dignitoso per sé stessi e per le loro famiglie a causa della continua diminuzione del reddito familiare, della possibilità di accesso alla sanità e dei contributi previdenziali e pensionistici sia per la popolazione attiva, sia per i pensionati. Gli ostacoli all’attività sindacale vanno rimossi. Gli USA devono recedere dagli accordi commerciali che mettono a repentaglio i diritti dei lavoratori, la tutela dell’ambiente e i diritti dei consumatori, ponendo i profitti delle grandi aziende davanti alla sovranità nazionale.

6. Porre fine alla guerra alle droghe. Ripristinare e ampliare le libertà civili e i diritti costituzionali.

Le libertà civili e la legalità si stanno riducendo a causa della “guerra al terrorismo” e delle nuove tecnologie che permettono di violare facilmente la privacy dei cittadini. Gli americani di origine araba e i musulmani americani sono sempre più vittime di questi metodi arbitrari e criminalizzanti. Occorre organizzare una campagna per il ripristino delle libertà civili, per l’abrogazione del Patriot Act, per porre fine alle detenzioni illegali, agli arresti extragiudiziali, al divieto di consultare un avvocato, all’uso di “prove” segrete, all’uso di tribunali militari per imputati civili, all’uso distorto dello status di “non combattente” e ai giudizi formulati secondo “probabilità”. Le libertà civili vanno ampliate, tutelando i diritti umani fondamentali sui posti di lavoro e garantendo la parità di diritti a prescindere dal sesso, dall’orientamento sessuale, dalla razza e dalla religione. Bisogna inoltre porre termine alla costosa e fallimentare guerra alle droghe, lasciando spazio, in questa società spersonalizzata, alla sanità pubblica e ai servizi sociali, e dedicando più tempo a un’assistenza di qualità ai tossicodipendenti, specialmente ai giovani. Il rispetto della legge dovrebbe trovarsi ai margini, e non al centro delle politiche contro la droga.

7. Introdurre un bonus fiscale sui redditi al di sotto dei 50.000 dollari, facendo pagare la loro parte ai più ricchi e alle grandi aziende.

Occorre tassare la ricchezza più del lavoro e introdurre imposte più elevate sui vizi che non sulle necessità. Il prelievo fiscale funziona a tutto vantaggio dei ricchi e delle grandi aziende, ulteriormente tutelati da scudi fiscali, controlli insufficienti e altre scappatoie. La percentuale delle entrate fiscali provenienti dalle grandi aziende diminuisce progressivamente da cinquant’anni e si assesta attualmente al 7,4% malgrado profitti da record. Un prelievo anche irrisorio su azioni, obbligazioni e transazioni in derivati permetterebbe di raccogliere decine di miliardi di dollari all’anno, riducendo le tasse sui salari e sui servizi essenziali. Un ripensamento generale delle politiche fiscali dovrebbe trarre spunto dal principio secondo cui vanno tassati innanzitutto i comportamenti e le situazioni meno accettate, come quelle legate alle industrie che producono sostanze che danno dipendenza (alcolici e tabacchi) e sostanze inquinanti, nonché a quelle che effettuano speculazioni, che gestiscono sale da gioco o che producono beni di lusso.

8. Creare più posti di lavoro investendo nelle infrastrutture, negli americani e ritirandosi dagli accordi commerciali che provocano una diminuzione dei posti di lavoro.

Da gennaio 2001, si sono persi 2 milioni di posti di lavoro e oltre il 75% erano impieghi ad elevata retribuzione e ad alta produttività nel settore industriale. Nel complesso, il 5,6% degli americani è disoccupato, un dato che sale al 10,5% prendendo in considerazione solo gli afro-americani. Inoltre, la disoccupazione tra i latinoamericani è aumentata di quasi il 30% rispetto al 20 gennaio 2001. Imponendo l’equità sia delle esportazioni sia delle importazioni, investendo in opere pubbliche necessarie e con elevata necessità di manodopera (ampliamento delle infrastrutture), elaborando una politica di efficienza per le energie rinnovabili, finanziando l’istruzione pubblica e tagliando la spesa per la burocrazia sanitaria in favore della sanità pubblica, sarà possibile invertire questa tendenza e creare milioni di posti di lavoro.

9. Annunciare una strategia per uscire dall’Iraq definendo la data del ritiro.

L’unico modo per arginare l’escalation di violenza in Iraq consiste nell’annunciare una strategia che preveda il ritiro, sia militare, sia aziendale, dall’Iraq, in modo che il popolo iracheno possa sapere che riavrà indietro il suo paese. Il ritiro degli USA deve essere preceduto da elezioni con la presenza di osservatori internazionali, per garantire la sostituzione del governo fantoccio da noi insediato. Continuare a pianificare una presenza militare e aziendale in Iraq alimenta la resistenza e impedisce l’affermarsi della democrazia e dell’autodeterminazione.

10. Affrontare l’aumento della povertà, specialmente quella infantile e impedire lo sfruttamento commerciale dei bambini.

La commercializzazione dell’infanzia non sembra avere limiti. I bambini sono spinti a consumare prodotti nocivi e a guardare programmi di intrattenimento dannosi per la loro salute fisica e mentale. Occorre esonerare le grandi aziende dai servizi all’infanzia, restituendo ai genitori tutti i loro ruoli. Dobbiamo anche far fronte all’aumento della povertà: secondo il Dipartimento dell’Agricoltura, 34,9 milioni di americani, tra cui 13 milioni di bambini, non hanno sicurezza alimentare o mancano di un’alimentazione regolare e sufficiente a garantire una vita attiva e sana. In generale, le famiglie con bambini registrano un tasso di insicurezza alimentare più che doppio rispetto alle famiglie senza bambini, con il 16,5% a fronte dell’8,1%. Il 47% delle famiglie con a capo una donna nubile con figli è interessato da insicurezza alimentare. Strappare tutti gli americani alla povertà è un obiettivo prioritario che va inserito all’interno di un pacchetto di misure ben note e sperimentate, molte delle quali sono state proposte da economisti, anche conservatori, già diversi anni fa.

Ralph Nader (trad.: Sabrina fusari)
USA, 7 ottobre 2004
da "Liberazione" (orig.: www.counterpunch.org)