Polo e Ulivo votano a favore, mentre solo Rifondazione comunista si oppone. Dopo tanto clamore, Bossi si astiene
Carta dei diritti, vince l'ecumenismo liberista

Un bel clima di concordia sovranazionale, tra popolari e socialisti, ha salutato l'approvazione da parte dell'Europarlamento della Carta dei diritti, già varata dai 15 governi dell'Ue e che al prossimo vertice dell'Unione a Nizza, dovrà essere ratificata definitivamente (ma è poco probabile che sia inserita nei Trattati e quindi assuma efficacia immediata). Le polemiche che hanno appassionato il parlamento italiano, quindi, si sono spente di colpo sull'altare dell'ecumenismo liberista che caratterizza la politica italiana quando si sposta sul piano internazionale.

Forza Italia e An, infatti, hanno votato a favore della Carta, la prima in sintonia con il proprio gruppo di riferimento - il Ppe, che però ha dovuto scontare l'opposizione netta dei conservatori inglesi, su posizioni antieuropeiste - la secondaspaccando a metà il gruppo dell'Unione dle Nazioni.

Anche la Lega di Umberto Bossi ha preferito smussare il proprio profilo nazionalista, limitandosi all'astensione, insieme dai radicali. Per quanto riguarda i parlamentari italiani, quindi, solo Rifondazione ha votato contro, mentre va segnalata anche l'astensione di Lucio Manisco (Armando Cossuta invece a votato a favore), in un contesto che ha visto il Gue, il gruppo della sinistra unita di cui fa parte anche Rifondazione, diviso in tre: 18 hanno votato a favore, 10 contro e 6 astenuti.

Giuseppe Di Lello, parlando in aula, ha accusato la Carta dei Diritti fondamentali di «subordinazione alle scelte sociali dell'Unione, condizionate dalle politiche economiche e monetaristiche, dalle compatibilità di bilancio, dai patti di stabilità, dalla flessibilità e dalla precarietà del lavoro subordinato». «Questa Carta - ha aggiunto Di Lello - segna un arretramento rispetto alle legislazioni di molti stati membri e, proprio per quel gioco di rinvii, servirà da strumento per modificarle e peggiorarle.

Sembra che il secolo che si chiude, con tutte le sue lotte per l'emancipazione delle classi sociali svantaggiate, sia passato invano e non ci abbia insegnato nulla». Ovviamente il chiacchiericcio politico del dopo voto si è incentrato sulle beghe italiane con accuse reciproche tra Polo e Ulivo, tra Berlusconi e Veltroni, come se entrambi non avessero votato lo stesso testo solo qualche minuto prima. L'attenzione ora si sposta a Nizza, quando il 6 e 7 dicembre prossimi si riunirà il Consiglio europeo e si ridiscuterà del tentativo di inserimento della Carta nei Trattati che regolano la vita in comune dell'Unione.

E' una tentazione di gran parte della socialdemocrazia non blairiana - Germania innnanzitutto - ed è anche la posizione con cui la Confederazione europea dei sindacati intende manifestare il 6 dicembre. Una ragione in più per organizzare una partecipazione massiccia su un'altra ipotesi e per un'altra Europa.
Salvatore Cannavò
redattore di Liberazione
Roma, 14 novembre 2000