G8 - Evian

Il successo di Evian, le sfide del movimento

Il movimento si ritrova non solo per contestare ma anche per dare vita a forum ed incontri che contribuiscono a gettare le basi dell'agenda e delle campagne future

Non era un fatto scontato. I servizi segreti francesi avevano fatto di tutto per isolare gli otto "grandi" dalle contestazioni. Il movimento francese e svizzero appariva ancora incapace di esprimere una mobilitazione di massa in grado di scalfire la gran kermesse. Invece le decine di migliaia di giovani che hanno animato il contro-summit sono stati una piacevole sorpresa, molto più matura di quello che, buona parte della stampa italiana, ha voluto descrivere soffermandosi sugli scontri e le vetrine infrante.

Intanto, si percepisce subito un mutamento: il movimento si ritrova non solo per contestare ma anche per dare vita a forum ed incontri che contribuiscono a gettare le basi dell'agenda e delle campagne future. Chi crede che i forum di Annenmasse e Ginevra, affollatissimi, siano solo un "bla, bla, bla" commette lo stesso errore di valutazione politica che spinse una parte del movimento italiano, nel Novembre scorso, a ritenere la Fortezza da Basso di Firenze un luogo burocratico e senza anima, rinchiudendosi in un asfittico ed isolato Ippodromo alla periferia della città.

La verità è più complessa e articolata e vorremmo dire anche più ricca delle tante caricature che a volte si fanno sul movimento europeo.

Più che strali e scomuniche contro i black serve un'identità di movimento

L'apertura di una più acuta conflittualità sociale contro la demolizione del welfare in Francia era evidente nel corteo, il più numeroso, che ha preso le mosse dalla cittadella di confine di Annemasse. In questa spinta alla radicalizzazione nuove generazioni scoprono la politica. Lo fanno nonostante gli storici limiti delle organizzazioni del movimento francese. La variegata moltitudine di giovanissimi che hanno animato i campi sul versante francese hanno avuto il pregio di rompere il dualismo tra una Attac Francia da una parte - sicuramente grande organizzazione ma troppo spesso prigioniera di una ottica istituzionale- ed il fascino nichilista dei black bloc. Guardare a ciò che è avvenuto in questi giorni con un'ottica italiana fondata solo sulla presa di distanza dalla violenza rischia di essere fuorviante. Se l'obiettivo è la costruzione di un movimento di massa anche Oltralpe è chiaro che le vetrine rotte non aiutano. Ma non per questo sono autorizzati parallelismi tra i fatti di questi giorni e quelli di Genova del 2001. Allora, i black bloc agirono utilizzando il movimento in modo parassitario, calamitando scientificamente la repressione della polizia sulla maggioranza pacifista. In Svizzera ed in Francia le loro iniziative - per nulla condivisibili - sono sempre state ben attente a non coinvolgere soggetti che rifiutano (la stragrande maggioranza) il ricorso a qualsiasi tipo di violenza.

Più che strali e scomuniche contro i black serve semmai un'identità di movimento che unisca la radicalità nei contenuti alla pratica della nonviolenza attiva e dell'azione diretta. Una "terza via" - che in Italia ha già assunto la forma dei forum sociali o della disobbedienza - tra una collocazione istituzionale e il suo speculare nichilista.

L'errore di Spam

Da questo punto di vista è più grave il fatto che una parte del movimento che si ritrova nella campagna Spam, abbia deciso unilateralmente di andare a consegnare ad Evian un documento al G8. Non condividiamo per niente questa iniziativa: per noi il G8 è il più antidemocratico degli organismi internazionali. Un organismo illegale che andrebbe sciolto oggi stesso. Se il successo delle mobilitazioni di questi giorni depone a favore di una piena riuscita del Forum Sociale Europeo del prossimo novembre a Parigi, la consegna di questo documento rischia però di ipotecarne il profilo politico. Per questo va fatto un chiarimento con il movimento francese.

La sottovalutazione di Evian da parte del movimento italiano

Una riflessione autocritica spetta anche al movimento italiano. Tutte le sue componenti, nessuna esclusa, hanno sottovalutato l'importanza della mobilitazione contro il G8 con il risultato di privarla di una delle sue esperienze più avanzate. Non serve scomodare una supposta stanchezza del movimento italiano sfinito dalla mobilitazione per la pace o, ancora meno, adombrare il sospetto di una burocratizzazione del suo gruppo dirigente che sarebbe ormai incapace di percepire il polso del movimento stesso. Si tratta, semmai, di essere consapevoli che il seme gettato a Genova ed annaffiato dallo straordinario forum di Firenze sta sbocciando ovunque. Basta vedere le migliaia di bandiere della pace ai balconi dei palazzi di Ginevra. Dobbiamo recuperare l'umiltà e la curiosità di conoscere ciò che si muove al di fuori dei nostri confini nazionali. A volte bisogna esserci anche per imparare.

Alfio Nicotra
Evian, 3 giugno 2003
da "Liberazione"