Inizia la guerra e le prime vittime sono i giornalisti

Inviati di guerra: militarizzati o ammazzati

Informazione prima vittima della guerra

"Embedded", inseriti o incastonati, è la definizione ufficiale data dal Pentagono agli inviati di guerra che hanno accettato di essere militarizzati e sottoposti al ferreo controllo degli ufficiali che li accompagnano o del quartiere generale Usa nel Qatar.

Chi non accetta la disciplina e la censura dei militari ovvero segue gli eventi da Baghdad e da altre località irachene non ancora "liberate" lo fa a suo rischio e pericolo: è molto più libero ma rischia di essere ammazzato, come è purtroppo accaduto ai tre giornalisti della "Itn" britannica uccisi a Bassora e ad un loro collega perito nel Kurdistan. Lo slogan antico sull'informazione prima vittima della guerra si è avverato al di là di ogni aspettativa del Pentagono: la propaganda ha schiacciato l'informazione più obiettiva, intimidazione e paura hanno paralizzato i giornalisti, "patriottismo" ed eccesso di zelo hanno completato l'opera.

Rare le eccezioni: Giovanna Botteri del Tg3 ha rivelato da Baghdad capacità professionali, indipendenza e obiettività fuori dal comune e così anche cinque suoi colleghi inglesi e francesi rimasti nella capitale irachena. La Cnn, malgrado l'imponente dispiego di personale e di mezzi, si è arruolata al servizio dell'Amministrazione Bush, ruba allegramente gli eccellenti servizi di "Al Jazeera" e per via delle telefonate dei suoi corrispondenti da Baghdad al Pentagono è stata cacciata via dalle autorità irachene. Pete Arnet della prima guerra del Golfo è un ricordo lontano e la sua espulsione dalla Cnn e dalle maggiori reti televisive americane è servita di monito severo ed efficace per chi ha preso il suo posto.

Per carità di patria non parliamo dei due corrispondenti del Tg1 da New York e da Londra, degli "esperti militari" chiamati a commentare sulle reti nazionali strategia e operazioni militari Usa, dei commentatori politici che vengono imbeccati dall'ufficio stampa dell'Ambasciata americana a Roma: il fatto che abbiano abbracciato la causa della guerra santa e giusta contro il sanguinario Saddam non è qui oggetto di contestazione; il problema è che non si informano, non leggono la stampa estera, non seguono o preferiscono non seguire la pur mediocre Cnn, la Bbc o la Zdf, infilano strafalcioni su strafalcioni, in altri termini lavorano male o non lavorano affatto. A pensarci bene è meglio che sia così perché la loro credibilità è zero, altrimenti non si spiegherebbe la straordinaria mobilitazione per la pace che riempie di moltitudini le strade e le piazze del bel paese.

Tra gli "embedded", tra i giornalisti americani militarizzati, in uniforme ed elmetto, c'è comunque chi li supera. Ad esempio Walter Rodgers della Cnn, inquadrato nella terza brigata del Settimo Cavalleria, che, secondo i suoi reportages, avrebbe già dovuto raggiungere e superare Baghdad nella sua travolgente, velocissima avanzata attraverso il deserto: i pesanti e temibili carri armati Abrahams viaggiano sulla sabbia a centotrenta chilometri l'ora, se si fermano per ore e ore la resistenza irachena non c'entra niente, perché le soste sono dovute alla necessità di ripulire i filtri dei motori o di attendere i rifornimenti di carburante e quando non ha null'altro da inventare si dilunga sui gas asfissianti irrorati una quindicina di anni fa dallo spietato Saddam sui poveri kurdi.

Sembra che sia il giornalista preferito dal Comandante in capo Tommy Franks, nella dizione texana "a foah staa Genral", un generale a quattro stelle, che nella sua prima conferenza stampa di ieri ha parlato di piani strategici con tutte le lettere dell'alfabeto, di flessibilità, duttilità, temibilità delle forze sotto il suo comando, che sono poi le forze di una grande coalizione. Per dimostrarlo si è fatto affiancare da alti ufficiali britannici, danesi e kuwaitiani, silenziosi ma compiaciuti per il grande onore. Burbanzoso ed evasivo su domande delle più innocue da parte degli "embedded", si è lasciato sfuggire due imbarazzanti verità: le sue truppe non entreranno a Bassora fino a quando incontreranno resistenza, non verranno cioè accolte a braccia aperte dalla cittadinanza liberata. E poi la pianificazione strategica Usa è così flessibile, complessa e temibile da aver richiesto preparativi e mobilitazioni durate un anno intero.

In altri termini Bush & Co. hanno deciso di attaccare l'Iraq nel marzo del 2002 e non a settembre come hanno raccontato al pubblico, all'inclita e alle Nazioni Unite.

Lucio Manisco
Roma, 23 marzo 2003
da "Liberazione" www.luciomanisco.com