Dopo la strage di Madrid

20 marzo: «Un corteo ancora più urgente»

Il Forum arcobaleno rilancia la mobilitazione contro il terrorismo

Un motivo in più per scendere in piazza il 20 marzo. La strage terrorista di Madrid mette la sordina alle polemiche sulla presenza della Quercia alla manifestazione per il ritiro immediato delle truppe dall'Iraq, ma rinsalda il fronte pacifista. Ieri i parlamentari del Forum arcobaleno hanno fatto sentire la loro voce per esprimere «sdegno» e «orrore» di fronte agli attentati, senza rinunciare a una lettura politica degli avvenimenti. Senza dimenticare cioè che terrorismo e guerra si alimentano a vicenda. «Il terrorismo globale è l'altra faccia della guerra preventiva - dichiara il verde Paolo Cento - e di fronte a questo binomio si conferma la bontà della piattaforma politica pacifista». Per Oliviero Diliberto, segretario Pdci, la manifestazione del 20 marzo, acquista un significato ancora più importante:«fermare la violenza e ridare la parola alla politica». Fausto Bertinotti auspica, come risposta «all'orrore della violenza terrorista», una crescita nel paese «della coscienza pacifista».

Ecco allora che gli sguardi restano puntati sulla manifestazione organizzata a Roma dal comitato «Fermiamo la guerra», a un anno esatto dall'inizio dell'occupazione anglo-americana dell'Iraq. Una manifestazione dal titolo quanto mai attuale: «Mai più guerra. Mai più terrorismo. Mai più violenza».

Non c'è spazio in una giornata drammatica come quella di ieri per le polemiche tra sinistra radicale e riformista. Eppure i distinguo restano sul tappeto. La Quercia, dopo il non-voto finale sull' Iraq, sarà in piazza con una sua piattaforma autonoma. Una posizione «tollerata» con un certo fastidio dal comitato organizzatore. Sconfessati i «ceffoni umanitari» a Fassino, auspicati dal disobbediente Caruso, sono però probabili sonore contestazioni al gruppo dirigente della Quercia, che si sforza di non rompere i ponti con il movimento pacifista. L'incontro voluto due giorni fa dal capogruppo al senato Gavino Angius con Alex Zanotelli sta lì a dimostrarlo. Certo, le argomentazioni di Angius non potevano convincere Zanotelli («alle europee non avranno certo il mio voto»), ma si inseriscono in una precisa strategia: non spezzare il fragile filo del dialogo con il movimento pacifista, che non recede dalle sue parole d'ordine. «La piattaforma della manifestazione va rispettata - sostiene il verde Cento - e resta perciò l'incoerenza di chi ha votato in un modo e poi decide di scendere in piazza». Le contestazioni non dovrebbero però compromettere il clima sereno della marcia. «Ci sarà qualche fischio - prevede Cento - ma non sarà una tragedia». Quanto infine alle paventate (dall'Unità) infiltrazioni nel corteo pacifista di gruppi come i Carc (che non escludono la presa armata del potere), Cento chiosa così: «I Carc se ne stiano a casa. Sono un gruppo estraneo al movimento pacifista». Un appello «a non rovinare lo spirito unitario della manifestazione» viene da Famiano Crucianelli (correntone Ds), per il quale sarebbe opportuno tollerare posizioni, come quelle del gruppo dirigente diessino, «non del tutto coincidenti con quelle del comitato promotore».

Andrea Gagliardi
Roma, 12 marzo 2004
da "Il Manifesto"