Otto per mille per l'arte (della guerra)

Rubati i soldi a cultura e ambiente e regalati alla guerra in Iraq

Si tratta di circa 80 milioni di euro

Una vera e propria truffa realizzata per finanziare la guerra in Iraq. Questo è successo nella scorsa legislatura quando una parte dell’8 per mille, normalmente destinato a finanziare associazioni di solidarietà, ambientaliste o impegnate nella tutela dei beni culturali, è stata invece stornata a favore di una delle missioni militari più sciagurate mai organizzate dal Belpaese. La denuncia della presidente del Fai (Fondo per l’ambiente italiano) Giulia Maria Crespi è arrivata ieri in una sede autorevole, quella della Confindustria all’Eur, che ospitava appunto il convegno nazionale dell’ associazione intitolato “La riscossa del patrimonio”. «Sono rimasta strabiliata - ha detto Crespi aprendo la conferenza - che l’8 per mille dato dai cittadini italiani per l’arte, la cultura e il sociale sia andato in gran parte per la guerra in Iraq e, solo in minima parte, per la fame nel mondo. A rivelarmelo è stato Enrico Letta il quale a suo tempo lo aveva riferito in una conferenza stampa ma la notizia era stata riportata solo in un trafiletto di giornale». Insomma era stata, e forse non a caso, dimenticata, o non gli era stata data quella giusta enfasi anche dall’attuale esecutivo. Tirato in ballo, il precedente governo, nella persona dell’ex vice-ministro dell’economia Giuseppe Vegas, è stato costretto ad ammettere il misfatto: «L’8 per mille - ha detto l’esponente di Forza Italia - originariamente doveva essere devoluto tutto agli aiuti al terzo mondo, alla cultura e a cose di questo genere. Poi una parte, circa un terzo, equivalente a ottanta milioni, venne utilizzata per le missioni all’estero e anche per l’Iraq».

Pietro Folena, esponente di Rifondazione e presidente della Commissione cultura della Camera, non usa mezzi termini nel commentare l’episodio: «Si tratta di un fatto gravissimo - ha detto l’ex esponente diessino - che non può essere tenuto sotto banco. E credo che il governo debba riferire quello che è successo. Perché se fosse vero che vi è stato questo uso di quei fondi, e qualche notizia in questo senso uscì già qualche mese addietro, i responsabili di questo fatto dovrebbero essere perseguiti». Una posizione condivisa anche da Alfio Nicotra, responsabile pace del Prc, per il quale «il governo deve aprire un’inchiesta per accertare le responsabilità e le eventuali ipotesi di reato», mentre per Roberto Della Seta, presidente di Legambiente, si tratta di «un atto gravissimo non solo per l’effetto diretto, e cioè i soldi sottratti ai beni culturali, ma anche per quello indiretto che si traduce nell’aumento della sfiducia dei cittadini verso le istituzioni.»

Come dicevamo la denuncia è arrivata nel corso di un’importante iniziativa, quella appunto del Fai, realizzata alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, del ministro della Cultura Francesco Rutelli, del Presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo e del sindaco di Roma Walter Veltroni. Tutti hanno così potuto ascoltare con le proprie orecchie che cosa è successo con il precedente governo, e tutti hanno riascoltato, anche questa volta con le proprie orecchie, in quale stato versa la tutela dei beni culturali in Italia, come hanno spiegato con dovizia di particolari Salvatore Settis e Roberto Cecchi. Sovraintendenze prive di poteri, burocratismo, conflitto di interessi tra governo centrale e regioni, fino al paradosso di un sito tutelato dall’Unesco e proprio per questo più facile oggetto di speculazione, insieme ad una vera e propria malattia del mattone che continua ad affliggere l’Italia. Ci mancava solo la guerra in Iraq, bella ciliegina su una torta marcia da tempo. Tanti auguri, Belpaese.

Vittorio Bonanni
Roma, 11 novembre 2006
da "Liberazione"