Una possibile spiegazione delle guerre attualiocchiello

Proliferazione nucleare, retroscena della guerra?

Poche analisi della guerra americana prendono in considerazione un fattore decisivo nelle relazioni internazionali e nel "disordine" del mondo attuale: le conseguenze della proliferazione nucleare e l'aspra lotta dei paesi che vogliono conquistarsi una posizione di potenza regionale grazie al possesso dell'arma nucleare.
Due opere della giornalista Dominique Lorentz (1), che qui riassumiamo, tracciano una storia impressionante della proliferazione, che fa luce su avvenimenti e alleanze a prima vista incomprensibili.
Potrebbe essere una delle chiavi per capire gli attentati dell'11 settembre e gli obiettivi della guerra in corso.

Ritorno sulla storia della danza macabra delle bombe

A partire dalla guerra di Corea, gli Stati Uniti, non potendo impiegare il loro potenziale di distruzione reciproca nei conflitti regionali, decidono di armare alcuni alleati.
La Francia viene scelta come socio privilegiato sul continente europeo.
Con gli ingegneri israeliani, che avevano concepito la bomba americana nel 1945, e con i tecnici americani, viene elaborato il programma nucleare di De Gaulle.
Le prove effettuate nel 1960 in Algeria sono franco-israeliane, gli Stati Uniti spingono la Francia a trasmettere alla Germania la conoscenza della tecnologia dell'industria nucleare.
Anche se De Gaulle abbandona formalmente la NATO, la Francia ha una funzione di subappaltatrice degli Stati Uniti, dato che tutte le centrali vendute da Framatom sono sotto licenza della Westinghouse, che detiene il 45% delle azioni di Framatom fino al 1975.
Insieme, essi danno poi inizio a una politica di proliferazione che risponde alla logica della guerra fredda: mantenere nel campo occidentale potenze medie che cercano dall'URSS la tecnologia nucleare, tenere in equilibrio due paesi vicini moltiplicando le "dissuasioni regionali", ma evitare al contempo che queste medie potenze possano accedere alla posizione dei cinque supergrandi del Consiglio di Sicurezza.
Poiche' e' impossibile spiegare alle opinioni pubbliche che si organizza la disseminazione dell'arma atomica ai quattro angoli del pianeta, questa si fara' in modo clandestino, con circuiti opachi, sostenendo che si vendono centrali per usi "civili".
Lo si fa con il Sud Africa dal 1963, grazie a una collaborazione tra la Francia, Israele e la Germania.
Dopo il conflitto sino-indiano del 1962, sara' la volta dell'India, poi del Brasile della dittatura militare.
Gli Stati Uniti si riavvicinano alla Cina nel 1971 e rilanciano la cooperazione nucleare iniziata [e poi sospesa] dall' URSS.

Una proliferazione organizzata dai paesi occidentali

Nel 1976 la coppia franco-tedesca assicurava il 45% delleesportazioni nucleari, e con gli Stati Uniti il trio ne copriva l'85%.

Restava per l'URSS il15%.
In tal modo il numero dei paesi definiti "di soglia", vale a dire che hanno la capacita' di sviluppare un'arma atomica senza aver effettuato prove sul proprio territorio, non ha smesso di crescere.
Nel 1991, R.
Cheney, segretario americano alla difesa, riconosceva che: "entro la fine del secolo da 15 a 20 paesi del Terzo Mondo intorno al Mediterraneo, nel Medio Oriente e in Asia saranno in grado di lanciare missili balistici e la meta' di essi potrebbe avere la bomba atomica".
Oltre all'India, a Israele a al Pakistan, di cui era noto lo stato avanzato dei lavori, si trattava del Sud Africa, dell'Argentina, del Brasile, delle due Coree, Dell'Iraq e della Libia "gia' in grado di fabbrlcarla".
L'Iran, la Siria, l'Algeria, e Taiwan "saranno ben presto in grado di realizzare la fabbricazione della bomba".

La proliferazione ha preso un corso particolare con i paesi produttori di petrolio del Golfo Persico.
La loro richiesta di tecnologie nucleari puo' avere solo obiettivi militari e non la produzione di elettricita', visto che sono seduti su riserve di petrolio che assicurano loro l'indipendenza energetica a basso costo.
Il capitale finanziario arabo-iraniano investe massicciamente nelle economie imperialiste, e da' a quei paesi i mezzi per finanziare costosi programmi nucleari.
Essi aspirano a costituire il loro proprio blocco regionale a fianco del blocco sovietico e di quello occidentale.
Ma le grandi potenze fanno in modo da rendere irrealizzabile questo copione, ricorrendo di volta in volta al bastone e alla carota.
Programmi nucleari saranno iniziati, poi interrotti, o non saranno condotti a termine.
Si comincia con l'Iran dello Scia' che porta i suoi petrodollari e vuol fare del suo paese: "la quinta potenza militare del mondo, dotata di installazioni atomiche", vuole essere al centro di "un mercato comune dei paesi rivieraschi dell'Oceano Indiano" e "far pagare il petrolio al suo giusto prezzo".
All'inizio gli occidentali non resistono ai mirabolanti contratti per impianti e armamenti procurati dai petrodollari dello Scia'.
Viene firmato un contratto per la consegna di quattro centrali (due vendute dai Francesi, due dai Tedeschi) e l'Iran entra con il 10% nel capitale del consorzio Eurodif, che assicura la produzione di uranio arricchito in Francia, con la partecipazione italiana, spagnola e belga.
L' Iran ha il diritto di prelevare il 10% della produzione.
Quando scoppia la rivoluzione iraniana che porta al rovesciamento dello Scia', Francesi e Americani fanno di tutto per favorire Khomeini: in quanto islamista sara' pur sempre un nemico dell'URSS.
Alleato dell'occidente egli schiaccia le forze politiche e sociali di sinistra che hanno fatto la rivoluzione.
E' una costante della politica americana, dall'Arabia Saudita ai talebani: meglio gli islamisti al potere che regimi con velleita' nazionaliste.
Ma l' Iran di Khomeini si ritorce contro gli Stati Uniti...

Ricatto terroristico per il nucleare iraniano

Americani ed Europei riarmano allora l'Iraq e lo trascinano in una guerra con il suo vicino, che armano a sua volta, affinche' i due paesi si esauriscano reciprocamente in una guerra di otto anni che ha fatto tre milioni di morti.
Si fornisce all'Iraq un inizio di un potenziale nucleare (la Francia costruisce una centrale, bombardamenti israeliani la distruggono, la Francia la ricostruisce, viene ancora distrutta dalle bombe della guerra del Golfo...) Ma l'Iran degli ayatollah reclama il rispetto dell'accordo nucleare sottoscritto con lo Scia'.
La Francia e gli Stati Uniti rifiutano, non volendo un "bomba islamica" ne' permettere che l'Iran disponga del 10% dell'uranio di Eurodif.
Il libro Affaires Atomiques dimostra che la serie di attentati dal 1984 al 1990 ha origine da un incredibile ricatto esercitato dall'Iran: i numerosi attentati a Parigi, da Tati ai Champs E' lise's , il caso Gordji, i kamikaze contro i soldati francesi e americani a Beirut, le prese in ostaggio di giornalisti francesi e americani da parte degli hezbollah libanesi al servizio degli iraniani.
In seguito, gli attentati di Lockerbie e del DC 10 Brazzaville-Parigi, esploso in volo, attribuiti falsamente dalla DST e dall'FBI alla Libia di Gheddafi.
Il tutto acquista un senso se si presta attenzione alle rivendicazioni degli attentati che comprendono sempre, tra l'altro, "la chiusura del contenzioso Eurodif con l'Iran".
Seguono poi le uccisioni di personaggi chiave del nucleare francese: Michel Baron, da sempre al centro dell'"avventura atomica" della Francia, Georges Besse, fondatore di Eurodif e del CEA, il generale Audran, figura centrale del nucleare militare francese.
Alla fine gli Stati Uniti e la Francia cedono.
Mitterrand conclude l'accordo con l'Iran nel 1991 sullo sfondo dell'implosione dell' URSS.
Gli attentati cessano.
A questo punto gli europei si impegnano in un "dialogo costruttivo" con l'Iran sostenendo quelli che definiscono i "moderati" attorno a Khatami, per rimettere in gioco l'Iran, con l'accordo degli Stati Uniti, pur mantenendo sanzioni di facciata.
Oggi l'Iran dispone di parecchi reattori, e' tuttora azionista di Eurodif e ha il diritto di prelevare la sua parte di uranio arricchito.
Da questa storia si impara che le grandi potenze possono cedere di fronte a un ricatto terrorista.

Le supergrandi, con la loro teoria della dissuasione, hanno in realta' moltiplicato la proliferazione, che cercano di organizzare ma senza riuscire a porvi fine.
Nel suo libro E'conomie de l'Apocalypse, Jacques Attali, incaricato di redigere un rapporto sulla questione, riconosce che "l 'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica non serve a niente", "la sua azione e' derisoria, inesistente", anzi, "funziona a rovescio, come un centro di apprendimento per la proliferazione".
Allo stesso tempo, le grandi potenze cercano sempre di garantirsi un grado di superiorita' tecnologica riservata a se' stesse ed eventualmente a qualche alleato "sicuro": armi nucleari miniaturizzate utilizzabili sui campi di battaglia dei conflitti regionali, missili e antimissili, simulazioni su calcolatori di cui solo gli Stati Uniti hanno la padronanza.
Durante qualche anno, dopo la caduta del muro di Berlino, ci si e' accordati per distruggere vecchie armi intercontinentali inutili, aiutando soprattutto la Russia a diminuire il suo arsenale, in grado comunque di distruggere il pianeta alcune centinaia di volte.
Poi la corsa e' ripresa, inesorabile.
Prima di modernizzare l'arma atomica e' necessaria un'ultima serie di prove.
Nel 1995 questa parte e' assegnata a Chirac che rilancia una campagna in proposito.
Si tratta di prove franco-americane.
"Le prove che abbiamo effettuato hanno raggiunto la perfezione, ripeto la perfezione...
Posso dirvi che gli Americani sono rimasti stupefatti".
dichiara il rampollo del gollismo nazionale.
Subito dopo la Francia firma con gli Stati Uniti un accordo, tuttora in vigore, sullo scambio di dati di prove, di simulazioni, di variazione di potenza.
In cambio gli Stati Uniti forniscono i programmi di calcolo estremamente potenti.
Aperta la via, la Cina segue con altre prove.
Nel 1998, l'India, con l'aiuto di Israele, ne effettua a sua volta.
Due settimane dopo, il Pakistan procede alle sue prime prove.

Iran, Pakistan, India, una "polveriera" nucleare

La Francia partecipa al programma nucleare del Pakistan fin dal 1976.
La Cina vende una prima centrale e Mitterrand nel 1990, in occasione di una visita a Benazir Bhutto, accetta la vendita di una seconda centrale e un accordo di cooperazione nucleare, ufficialmente, come sempre, "per obiettivi pacifici".
Nello stesso tempo la Francia fornisce due reattori all'India.
Nel 1994 la Cina sottoscrive un accordo con l'Iran e il Pakistan per la fornitura di missili.
Il programma del Pakistan e' finanziato con il concorso dell'Arabia Saudita e della Malaysia (in quanto il Pakistan non e' un ricco stato esportatore di petrolio ed e' anzi oberato dai debiti).
Nel 1998 il Pakistan procede alle sue prime prove.
"Cariche da 35 kiloton, cioe ' due volte la bomba di Hiroshima, e quattro altre cariche tattiche, montate su piccoli missili, che possono essere utilizzate sul campo di battaglia contro concentrazioni di truppe".
Un armamento nucleare della migliore qualita'.
Le prove erano state effettuate nel Belucistan, a qualche chilometro dalla frontiera iraniana.
A chi chiedeva se ci fosse un' intenzione ostile verso l'Iran il governo rispose che "l'Iran e' stato consultato prima delle prove e si e' offerto di aiutare il Pakistan a far fronte alle sanzioni.".
L'Iran rispondeva che "in tutta questa regione il Pakistan e' il nostro migliore interlocutore".
"Una perfetta complicita' nucleare", conclude l'autrice di Affaires atomiques.

In seguito l'india e il Pakistan rifiutano di firmare il trattato di non proliferazione, malgrado le pressioni occidentali.
L'amministrazione Clinton cerca di fare accettare un disarmo indiano in cambio di una reciprocita' con il Pakistan, ma l'India rifiuta se la Cina non entra nel negoziato e non smette di usare il Pakistan come pedina nel grande gioco nucleare attorno all'India.
In questi anni, dopo le prove del Pakistan e gli attentati del Kenya e della Tanzania, gli Stati Uniti cominciano a fare marcia indietro sulla loro politica di sostegno ai talebani.
Il Presidente pakistano, che iniziava a prendere in considerazione la firma del trattato di non proliferazione, e' rovesciato da un colpo di Stato della frazione radicale islamica dell'esercito capeggiata da Musharraf.
I servizi segreti pakistani (ISI) e i militari rafforzano il loro sostegno a Bin Laden e ai talebani, impegnati nella loro Jihad e ormai nemici degli Stati Uniti, e assieme a loro riaccendono la guerra nel Kashmir, dando vita a una guerriglia che compie attentati alla cieca, non rivendica l'indipendenza del Kashmir ma l'unione del Kashmir indiano al Pakistan.

Si trova qui una parte della spiegazione della rivolta di questi vecchi alleati degli Stati Uniti contro il loro padrone.

Un certo "ordine del mondo", tenuto bloccato dagli Stati Uniti e dall'URSS durante la guerra fredda, non c'e' piu', nel bene e nel male.
Gli Stati Uniti, da soli, non riescono piu' a controllare tutto, in particolare le ambizioni regionali di queste potenze "nuclearizzate" o che cercano di diventare tali, e hanno bisogno di negoziare "una nuova Jalta" con la Russia e la Cina.

Una guerra gravida di obiettivi e di rischi nucleari

L'11 settembre non e' un ricatto sul nucleare come furono gli attentati iraniani, ma molte questioni nucleari stanno sullo sfondo della guerra attuale.
Le settimane successive all'11 settembre hanno visto il grande gioco nucleare riprendere i suoi diritti: da mesi era cresciuta la polemica sul progetto di scudo antimissile, caro a Bush, specialmente con la Cina che forniva missili al Pakistan.
Prima dell'11 settembre l'India era favorevole al progetto di scudo, Israele anche, la Francia abbandonava le sue prevenzioni iniziali .
Per ricostruire le alleanze occorrera' conservare lo "scudo" o modificarne la concezione e i paesi beneficiari? Questo e' gia' oggetto dei negoziati in corso: il 1° novembre il capo della diplomazia russa discuteva a Washington su: "l'Afghanistan, la riduzione degli arsenali militari e la difesa antimissili" .
"Stiamo facendo notevoli progressi", dichiarava Condolezza Rice per gli Stati Uniti.

Per agganciare l'Iran alla coalizione si sono dovute soddisfare le sue richieste.
Pertanto la Russia ha concluso a fine settembre un accordo con l'Iran per la consegna di armamenti per 300 milioni di dollari (missili, aerei.),e di una seconda centrale nucleare.
E' la Russia, ormai nel campo dei "buoni", ad aver ereditato l'aiuto all'Iran, il tutto, non c'e' dubbio, con l'accordo degli Stati Uniti.
La Russia porta a termine, con una tecnologia made in USA, la centrale di Busher che era stata iniziata negli anni '70 dalla Franca, continuata dalla Germania, dall'Argentina e poi dalla Cina.
E' il prezzo che le grandi potenze sono disposte a pagare per ottenere dall'Iran la cooperazione, staccare il paese dalla collaborazione nucleare con il Pakistan e l'Arabia Saudita, tentare di integrarlo, di controllarlo e evitare che assuma una posizione di pericolosa ostilita'.
Nell'ottobre 2001 si e' svolta una stupefacente riunione dei servizi segreti americani, turchi e iraniani, segno della creazione di una nuova alleanza.
Segno supplementare, l'ONU ha ammesso in ottobre un nuovo membro non permanente al Consiglio di Sicurezza: la Siria, che passa dalla posizione di "Stato canaglia" a quella di onorevole membro del Consiglio.

A fine ottobre, Colin Powell ha effettuato una tourne'e prima in Pakistan, poi in India, e continuata poi in Cina, per il vertice Asia-Oceania.
Seguire il suo percorso indica senza dubbio dove erano i problemi urgenti da sistemare.
Powell ha dapprima rassicurato i militari pakistani che la bomba atomica pakistana non era in discussione.
Nella settimana successiva agli attentati dell'11 settembre gli Stati Uniti hanno tolto le sanzioni che avevano deciso contro il Pakistan in seguito alle prove nucleari del 1998, e hanno scaglionato nel tempo milioni di dollari del debito pakistano (contratto per le spese militari e nucleari): di che comperare i militari al potere affinche' accettino di collaborare con gli Stati Uniti.
Nei giorni successivi all'inizio dei bombardamenti in Afghanistan, Musharraf ha estromesso i suoi principali generali e il capo dei servizi segreti, poi ha contattato il primo ministro indiano per scusarsi degli attentati commessi in Kashmir la settimana precedente, e ha riannodato il dialogo.

Come riprendere il controllo di questo paese che puo' cadere tra le mani di una frazione fondamentalista dell'esercito, che difende con le unghie e con i denti il suo programma nucleare, sostiene i talebani e Bin Laden e alimenta con questi la guerra nel Kashmir? Qui, senza dubbio, e' il cuore di questa guerra.
L'operazione e' rischiosa, l'esito non e' garantito.
Come afferma Faruk Tariq, segretario del Labour Party (Partito Socialista) del Pakistan: "L'India e il Pakistan sono scesi in guerra nel Kargil (Kashmir indiano) alla fine del 1998, cioe' dopo le prove nucleari.
Il possesso di armi nucleari nelle mani delle classi dirigenti dei due paesi ha messo in pericolo la sicurezza del pianeta.
Nei due campi, le forze religiose fondamentaliste sono molto potenti: se queste forze riusciranno un giorno o l'altro a mettere le mani su quelle armi si presentera' una situazione nuova, mai vista ed estremamente preoccupante"(2).
Piu' il Pakistan sara' destabilizzato, piu' diventera' possibile un colpo di Stato contro Musharraf.
Per sostenerlo, gli Stati Uniti devono accettare le esigenze minime del regime, che Musharraf ha riaffermato nel suo discorso alla nazione: "la ripresa economica; la nostra dotazione strategica nucleare e i nostri missili; la causa del Kashmir".
Ma il 2 novembre, tre responsabili del programma nucleare pakistano venivano arrestati come collaboratori dei talebani.
E il New Yorker rivelava che, nel caso in cui la situazione fosse precipitata, commandos della CIA con la cooperazione di un'unita' speciale israeliana, avrebbero condotto un'operazione per assumere il controllo delle 30 testate nucleari pakistane.
La vicina India "si prepara a qualsiasi eventualita'".

Infine, dopo che gli attentati del World Trade Center hanno dilatato i limiti del possibile, azioni terroristiche che utilizzino il nucleare diventano una minaccia reale che i governi non possono ignorare.
I traffici di materiali nucleari potrebbero permettere ai terroristi o a qualche Stato marginale, di disseminare scorie nucleari in attentati classici anche senza fabbricare una bomba, e si sa ormai che un aereo di linea lanciato su una centrale nucleare provocherebbe l'equivalente della catastrofe di Cernobil.
Al pari degli Stati Uniti, il governo francese e' costretto a dispiegare missili terra-aria a La Hague e intorno a vari siti nucleari, ammettendo in tal modo i pericoli della sua smisurata industria nucleare.
L'8 novembre, Bin Laden dichiara: "noi potremmo rispondere con armi nucleari e chimiche".
Dal canto loro, gli Stati Uniti fanno salire la pressione per far capire che potrebbero eventualmente usare la "Mininuke", una bomba miniaturizzata lanciata da un bombardiere B2 contro bunkers sotterranei.
Si tratta probabilmente di propaganda "dissuasiva", ma la possibilita' di una deriva nucleare non e' mai stato tanto forte.

Da cinquant'anni le potenze imperialiste fanno gli apprendisti stregoni con il nucleare.
Ora continueranno ad agire nel loro modo abituale, non arrestando la proliferazione, ma consolidando una cerchia di paesi che esse sperano "alleati" e intervenendo militarmente la' dove la situazione sembra sfuggire al loro controllo.

La lotta per il disarmo nucleare in tutti i paesi e per l'uscita dal nucleare civile sono questioni vitali per l'avvenire dell'umanita', che devono essere integrate negli obiettivi dei movimenti che lottano contro le guerre di questo inizio del XXI secolo.

Note

(1) Dominique Lorentz: Une guerre, ed. Les Are'nes, Paris 1997, Affaires atomiques, ed. Les Are'nes, Paris 2001
(2) Intervista di Faruk Tariq in Rouge N° 1940 dell'11 ottobre 2001
Alain Mathieu
membro dell'Ufficio Politico della Ligue Comuniste Révolutionnaire e del Comitato Esecutivo della IV Internazionale
Parigi, dicembre 2001
da "Inprecor" n° 465, ripreso da "Bandiera Rossa"