Muore Davide Cesare, un giovane del centro sociale O.R.So, accoltellato per strada da tre balordi fascisti, subito presi. I suoi amici e compagni, in ospedale, vengono poi massacrati di botte dai carabinieri

Polizia e carabinieri come alla Diaz di Genova

Le reazioni. Cortei e assemblee a Milano, Brescia, Roma

Già visto: traffici e pratiche malavitose, bande legate alla destra estrema, un'aggressione a freddo in un locale pubblico. E poi le cariche di polizia e carabinieri nel pronto soccorso di un ospedale che diventa la Diaz di Genova. «Una notte che riapre ferite mai rimarginate in questa città», scrivono quelli del Leoncavallo ricordando l'omicidio, ancora impunito, di Fausto e Iaio, come oggi ma venticinque anni fa. Anche quel 18 marzo '78 l'assassinio maturò in un impasto di neofascismo, malavita e clima di repressione sociale.

In città, poco dopo le 18, almeno duemila persone si muovono in corteo verso il luogo dell'omicidio. Poco prima, in via Gola, dove c'è l'O.R.So (il centro sociale che Davide Cesari frequentava) in una breve assemblea, i ragazzi e le ragazze testimoni dell'aggressione e delle brutali cariche di polizia e carabinieri, confermeranno tutto - i caroselli delle volanti, la caccia all'uomo, la mazza da baseball in alluminio con cui un carabiniere si sarebbe recato in servizio, la gravità delle ferite - gettando un'ombra sulla versione che poco a poco viene lasciata trapelare dalla questura circa una "guerra tra bande a proposito di cani". Il "solito" gioco sulle periferie violente che non spiega nulla ma serve a distogliere l'attenzione dalle responsabilità delle polizie. Al contrario, il fatto che uno dei tre fermati avesse denunciato nei giorni scorsi un'aggressione scaturita dal fatto che possedesse un rotweiller di nome Rommel, confermerebbe l'ipotesi della spedizione punitiva.

Il corteo milanese è «lucido e incazzato», come lo definisce a Liberazione, un militante del Leoncavallo. Gli organizzatori invitano a «respirare con calma». Ad ogni incrocio - tra via Gola e via Brioschi - decine e decine di persone si aggiungono allo sfilamento. L'unica decisione del movimento è che i funerali, ancora da fissare, siano un momento di partecipazione dell'intera città.

«E' necessario far luce sull'aggressione e sui fatti accaduti all'ospedale S. Paolo che rischiano di far piombare questa città in un clima di tensione altissima alla vigilia della sempre più probabile guerra americana», dicono in un comunicato congiunto i giovani comunisti e Augusto Rocchi, segretario cittadino di Rifondazione. Dello stesso parere Gigi Malabarba, capogruppo dei senatori del Prc, autore di un'interrogazione urgente al ministro degli Interni: «L'impressione è che sia un'operazione di pulizia e di vendetta nei confronti di aree antagoniste con metodi già visti alla Diaz di Genova». Nello stesso momento, anche a Montecitorio, Graziella Mascia e Giuliano Pisapia, deputati del Prc, hanno interrogato il Viminale per sapere le dinamiche notturne, le responsabilità e la matrice politica dell'aggressione. Al dolore e al cordoglio per l'accaduto e alla solidarietà con parenti e compagni di Davide, Luciano Muhlbauer, del Sin. Cobas, aggiunge l'invito a «quanti si stanno mobilitando contro la guerra, a farsi protagonisti di una mobilitazione ampia per tenere aperti gli spazi del conflitto sociale e della partecipazione democratica a Milano». La Cub (cui è iscritto Alex, ferito grave con Davide) denuncerà anche il ritardo dei soccorsi.

La versione del questore

Da Venezia, il disobbediente Luca Casarini definirà la vicenda «tragica, assurda, dolorosa e anche inquietante» mentre da Roma, Piero Bernocchi, leader dei Cobas, rivede «i fascisti in azione, come accaduto di recente (e con effetti meno gravi) nell'assalto al Forte Prenestino ma soprattutto rivediamo la Diaz. E' questo il modello di ordine pubblico in vista della guerra imminente? Ce lo siamo chiesto proprio oggi pomeriggio nella riunione del comitato "Fermiamo la guerra"». La Camera del Lavoro milanese condanna la «provocazione omicida» e invita magistratura e forze dell'ordine a «fare chiarezza» consapevole di un clima che richiede «la più ampia vigilanza a difesa della sicurezza e della convivenza civile». Un ex leader milanese come Mario Capanna ipotizza alle agenzie che «frange minoritarie potrebbero coltivare un disegno di aggressività per inquinare il clima sociale e politico».

Seppure criptico e burocratico, il comunicato del S. Paolo spiega che «l'intervento delle forze dell'ordine ha determinato lesioni traumatiche sia a carico degli agenti sia a carico dei giovani». Ovvia la constatazione del questore di Milano quando giura di «non avere mazze da baseball in dotazione», meno ovvio quando aggiunge «che non potevamo non opporre una forte resistenza a comportamenti turbolenti» e contro chi avrebbe voluto «portar via la salma del loro amico». Tra i feriti ci sarebbero anche 8 agenti e tre cc. Letteralmente "incolore" la dichiarazione di Pisanu che suggerisce di «non guardare al colore politico di aggressori e aggrediti». Ombretta Colli, l'ex cantante presidente della provincia per Forza Italia, dividerà equamente la propria solidarietà tra Davide e i «giovani in divisa pesantemente colpiti». Il Siulp, sindacato di polizia, si dice preoccupato per le conseguenze sull'ordine pubblico nell'immediato futuro e un'associazione di poliziotti (Api) legata a un parlamentare di An bollerà come «stillicidio di menzogne» le denunce degli antifascisti.

Oggi per Fausto e Iaio

Presidi e assemblee ieri a Brescia (dove Cesare aveva vissuto), Torino, Bergamo, Catania e a Roma dove centinaia di persone sono partite, in un clima molto nervoso, da Via dei Volsci verso il Viminale deviando per l'Esquilino e Piazza Indipendenza. Qui, purtroppo, qualcuno troverà la voglia di devastare la pizzeria gestita da un egiziano.

E oggi sarà una nuova giornata di mobilitazione a Milano, in via Mancinelli dove furono uccisi Fausto e Iaio e dove alle 20.30 suoneranno i Gang. Anche a Verona (ore 18 in piazza Bra) e a Reggio Calabria (dalle 17 in Piazza Italia davanti la Prefettura). «In tutta Italia stiamo diffondendo parole d'ordine antifasciste e pratiche non violente - commenta Gianluca Schiavon, delle'esecutivo nazionale dei Gc - per riaprire i varchi di democrazia che, dal parlamento alle città, si stanno chiudendo in vista della guerra globale».

Checchino Antonini
Milano, 18 marzo 2003
da "Liberazione"