Un agguato fascista innesca una spirale di scontri e repressione in tutta Italia

La notte nera di Milano

Muore Davide Cesare, un giovane del centro sociale O.R.So, accoltellato per strada da tre balordi fascisti, subito presi. I suoi amici e compagni, in ospedale, vengono poi massacrati di botte dai carabinieri

Piangono. «Hanno ucciso un compagno». Non è solo per questo che hanno le facce gonfie. «Siamo andati all'ospedale e la polizia e i carabinieri ci hanno massacrato, è stata una caccia all'uomo, rincorrevano la gente nei corridoi, pigliavano a calci in faccia gli ammanettati a pancia in giù». Davide è morto. Le parole si strozzano in gola. Nessuno ha voglia di consegnare alle cronache dettagli inutili per raccontare chi era il loro compagno, Davide Cesare, 27 anni, il militante del centro sociale O.R.So di Milano che domenica sera è stato ammazzato a coltellate davanti a un bar dei Navigli. Faceva il camionista, aveva una bambina di 4 anni, lo ricordano generoso, disponibile, determinato e sempre in prima linea, anche troppo.

Con Davide c'erano anche Giacomo e Fabio, sono rimasti feriti in un agguato che sa di vendetta. Le caratteristiche dell'omicidio sono diverse da quelle che ci riportano alla memoria la Milano degli anni `70, eppure chi conosce il quartiere è sicuro che gli assassini «sono riconducibili al magma dell'estrema destra». E proprio oggi - pesa tantissimo ricordarlo in un'occasione come questa - ricorre il 25esimo anniversario della morte di Fausto e Iaio, i due militanti del Leoncavallo uccisi dai fascisti in via Mancinelli.

Fabio, colpito alla spalla e alla schiena, racconta così l'aggressione fuori dal bar Tipotà di via Brioschi. «E' successo tutto rapidamente - ricorda - stavamo camminando quando a un certo punto sono saltati fuori due fascisti armati di coltello, uno sulla trentina e l'altro più giovane, quindi ne è saltato fuori un terzo più anziano. I primi due avevano la testa rasata e i bomber, è volata qualche parola e senza motivo ci hanno accoltellati». La polizia non ci ha messo molto a mettere le mani sui presunti aggressori: tre persone che non apparterrebbero ad alcuna organizzazione politica - due ragazzi di 29 e 17 anni e il padre di 54 - sono già state fermate dagli inquirenti. Facce note sui Navigli, spacconi a passeggio con un rottweiler di nome Rommel, fascistelli rissosi, balordi pronti a tirare fuori la lama, in casa il busto del duce. Sembra che uno dei tre avesse litigato proprio con Davide. «Non mi sono espresso per la premeditazione o per la casualità, so solo che sono fascisti», ha visto giusto un militante dell'O.R.So.

Ora tocca alla polizia ricostruire storie e percorsi dei tre arrestati; quanto al resto - i pestaggi all'ospedale San Paolo - sembra che in via Fatebenefratelli nessuno abbia voglia di spiegare una notte da incubo che ricorda quello che è successo nei locali della questura di Napoli, qualche mese prima della mattanza di Genova. Il questore di Milano, Boncoraglio, fatica a sdrammatizzare la gravità di un episodio che rischia, sono parole sue, «di interrompere un rapporto basato su fiducia e buon senso». Ieri però, e sono accuse pesanti, qualcuno ha addirittura parlato di carabinieri che rincorrevano i ragazzi e le ragazze con mazze da baseball in alluminio. «In dotazione non figurano mazze da baseball, lo escludo categoricamente - ha dichiarato il questore - i carabinieri hanno uno sfollagente chiamato tonfa, ma sicuramente non è come una mazza da baseball». E, per concludere, le «forze dell'ordine» contano i loro feriti: otto poliziotti e tre carabinieri. Secondo la polizia, le «turbolenze» si sono verificate perché i ragazzi avrebbero voluto prendere il corpo senza vita di Davide. Una spiegazione che ha dell'incredibile. Forse qualche poliziotto si è fatto prendere la mano? «Ho visto in televisione che ci sono i feriti anche dall'altra parte e ci dispiace - ha detto il questore - tutti vorremmo che le cose filassero lisce ma, come diceva un ragazzo dei centri, in queste situazioni le botte si danno e si pigliano».

Forse è un po' poco per spiegare quello che raccontano diversi testimoni - con la faccia spaccata - e anche il personale in servizio dell'ospedale San Paolo di Milano. Ci sono infermieri che parlano di muri con macchie di sangue (sono state fotografate), di adetti alle pulizie che ieri mattina hanno pulito altro sangue sul pavimento. Di un'infermiera che ha sottratto una ragazza da un'automobile della polizia e di cariche all'interno del dipartimento di degenza e accettazione. Uno scenario inquietante che ha spinto tutte le forze politiche della sinistra a esprimere solidarietà con la vittima e sconcerto per la condotta di polizia e carabinieri. Gigi Malabarba, capogruppo al senato del Prc, ha rivolto un'interrogazione al ministro degli interni, «ho l'impressione che si sia attuata un'operazione di pulizia e di vendetta nei confronti di aree antagoniste, con metodi già visti all'opera alla Diaz di Genova». Oliviero Diliberto (Pdci) chiede di indagare «a fondo» per scoprire chi ha tolto la vita a un ragazzo, e chiede di «fare luce su come si sono svolti i fatti all'ospedale». Fiorello Cortiana, senatore verde, preoccupato, chiede l'impossibile: «Occorre un intervento preventivo delle forze dell'ordine e della magistratura per difendere l'agibilità del mondo dei centri sociali dagli agguati naziskin». Il ministro dell'interno Beppe Pisanu ha risposto solo che «dobbiamo piangere una giovane vittima e quando ci sono vittime non è al colore degli aggrediti e degli aggressori che bisogna guardare, ma innanzitutto alla violenza che produce quelle aggressioni e combatterla con tutte le forze. Naturalmente - ha aggiunto - poi bisognerà anche guardare al colore politico, ma solo per provare a capire le ragioni che spingono certi giovani sulla via scellerata della violenza».

Ieri il movimento ha indetto presidi e manifestazioni in tutta Italia. A Milano, da via Gola sede dell'O.R.So, più di tremila persone, ragazzi, ragazze, uomini, donne, hanno sfilato fino al bar Tipotà, dietro lo striscione Non ti dimenticheremo mai.

Luca Fazio
Milano, 18 marzo 2003
da "Il Manifesto"