Elezioni amministrative 25 - 26 maggio 2003

Da queste amministrative un segnale politico rilevante

Per le provinciali la valutazione positiva è legata al risultato di Roma, nei capoluoghi il successo è delle liste progressiste

Non è facile esprimere un giudizio sintetico sul risultato elettorale delle amministrative del 25 e del 26 maggio e questo per l'esiguità delle amministrazioni chiamate al voto (specie per quanto riguarda le province) e per la dislocazione territoriale del voto (molto sbilanciata al sud). Alcuni elementi di valutazione tuttavia sono possibili. Consideriamo separatamente il voto per le provinciali (certamente quello che più si avvicina al voto politico) e quello per i comuni (molto condizionato anche da fattori locali). Il limite del voto alle provinciali è rappresentato, oltre che dal numero limitato di realtà coinvolte, dalla forte incidenza della componente territoriale, giacché su 12 province chiamate al voto ben 10 sono collocate al sud e di queste 8 in Sicilia. Prima del voto le due coalizioni si spartivano equamente i governi locali di queste province. Dal punto di vista dei governi assegnati il centro sinistra riconferma la presenza al governo a Massa Carrara, a Benevento, Enna, Foggia, e, fatto decisivo, strappa Roma al centro destra. A sua volta, il centro destra vince al primo turno a Catania, Messina, Palermo, Agrigento. Parteciperanno ai ballottaggi: Caltanissetta e Trapani. Solo dopo il secondo turno sarà quindi possibile verificare se l'equilibrio istituzionale è significativamente mutato. In generale, dal punto di vista dei comportamenti elettorali si conferma una tendenza già verificatasi nelle amministrative dello scorso anno: mentre nel centro nord e in alcune province del mezzogiorno (Foggia e Benevento) si rafforza il centro sinistra, in Sicilia si consolida il centro destra. Nelle recenti elezioni provinciali, quindi, il risultato complessivo non evidenzia tendenze nettamente favorevoli a questo o a quello schieramento, tuttavia il segnale politico che viene, in particolare dalle elezioni di Roma, è di grande rilevanza.

Le tendenze

Per capire effettivamente le tendenze che si sono prodotte nel voto dei comuni occorrerebbe un'analisi complessiva almeno per tutti i comuni al di sopra dei 15000 abitanti (considerando per la Sicilia quelli che superano i 10000, visto il diverso sistema elettorale). Si tratta purtroppo di un'analisi che nell'immediato non è possibile fare. Limitiamoci a considerare i comuni capoluogo. Prima del voto vi era un sostanziale equilibrio nei governi locali fra centro destra e centro sinistra: Brescia, Sondrio, Massa, Pisa governati dal centro sinistra e gli altri cinque (Treviso, Vicenza, Ragusa, Messina, Pescara) dal centro destra. A differenza delle provinciali vi è stato un maggior equilibrio nel primo turno, dato che solo Pisa e Messina sono state assegnate alle coalizioni che già le governavano. Anche in questo caso un giudizio fondato si potrà esprimere solo alla fine del secondo turno, dato che sette comuni ne sono coinvolti e per almeno tre di questi vi è una grande incertezza sul possibile esito. La differenza con le elezioni provinciali è del tutto evidente se si considera la collocazione territoriale delle amministrazioni coinvolte nel voto. Nel caso dei comuni capoluogo solo due sono collocati al sud. Forse anche per questa ragione, gli andamenti per quanto riguarda i risultati elettorali appaiono molto più omogenei che nelle provinciali e, significativamente, vedono quasi dovunque un aumento percentuale della coalizione del centro sinistra e di Rifondazione Comunista rispetto alla precedente tornata amministrativa. Se quindi per le provinciali la valutazione positiva è in larga misura legata al risultato di Roma, ma in un quadro di sostanziale equilibrio, ben diversa appare la situazione per i comuni capoluogo, dove, al di là di quale sarà il risultato finale dei ballottaggi, è del tutto evidente già da ora l'affermazione elettorale delle coalizioni progressiste.

Il risultato del Prc

In questo quadro va collocato il risultato di Rifondazione Comunista. E' noto che a differenza degli anni scorsi in questa tornata elettorale Rifondazione Comunista ha stretto intese con il centro sinistra in molte realtà locali. E' questo un fatto che rappresenta un'indubbia novità politica che è stata resa possibile non solo dall'evidente necessità di battere il centro destra, ma anche da un indubbio miglioramento dal punto di vista degli accordi programmatici sottoscritti. Non tutto, comunque, è andato per il meglio, pesano ancora i mancati accordi di Pisa, Massa (comune e provincia) e Brescia. Nel complesso si deve riconoscere che la coalizione che si è formata è stata essenziale ai fini dei risultati ottenuti. Nel caso di Roma è del tutto evidente, ma si potrebbero estendere gli esempi. Ad esempio, se a Brescia vi fosse stato un atteggiamento meno settario da parte del centro sinistra e si fosse concluso un accordo, il candidato del centro sinistra avrebbe avuto buone possibilità di vincere al primo turno. Ma veniamo al merito dei risultati ottenuti da Rifondazione. Nelle elezioni provinciali subiamo una flessione dell'1,3% dei voti rispetto alle precedenti elezioni provinciali e dello 0,3% rispetto alle politiche. Osservando con attenzione i dati elettorali si coglie come il risultato di Roma e, in misura molto inferiore quello di Palermo, compensino in larga misura la flessione delle altre province almeno rispetto alle elezioni politiche. Per comprendere la contrazione che si registra rispetto alle precedenti provinciali bisogna tener conto del fatto che tutte le province siciliane andarono al voto nella sessione primaverile del ‘98 e quindi prima della scissione dei Comunisti Italiani. Il risultato complessivo di Rifondazione Comunista, almeno per quanto riguarda le elezioni provinciali, può essere letto quindi sostanzialmente come una tenuta rispetto al voto delle politiche, pur in presenza di difficoltà nel radicamento del partito.

Il voto comunale

L'analisi dei risultati di Rifondazione nel voto comunale offre la possibilità di introdurre altre chiavi di lettura. Come è già stato richiamato, nove comuni capoluogo hanno partecipato a questa tornata elettorale, ma a questi se ne sono aggiunti molti altri al di sopra dei 15000 abitanti (o 10000 per la Sicilia). Per fare un confronto generale si è dovuto necessariamente isolare fra questi quelli dove Rifondazione Comunista era presente anche nella precedente tornata amministrativa con il proprio simbolo. Ne è risultato un quadro significativo. In primo luogo, va notata l'evidente differenziazione territoriale del dato. Al nord nei comuni superiori Rifondazione Comunista avanza rispetto alle precedenti amministrative dello 0,3%. Rispetto alle politiche il risultato è inferiore dello 0,8%. Al centro si ha una flessione rispetto alle precedenti amministrative dell'1,2% e del 2,8 rispetto alle politiche. Nel sud, escludendo la Sicilia, si ha una sostanziale riconferma del dato delle precedenti amministrative (+0,1%) e un calo rispetto alle politiche del 2,2%. Infine, per quanto riguarda la Sicilia, il confronto rispetto alle precedenti amministrative evidenzia un calo del 1,4% e dello 0,8% rispetto alle politiche. Nel complesso, considerando l'insieme di questi comuni, si ha a livello nazionale una flessione dello 0,5% rispetto alle precedenti amministrative e dell'1,7% rispetto alle politiche. Esiste quindi una componente territoriale del voto, ma esiste anche una componente altrettanto significativa. Mi riferisco alla scelta della collocazione o meno in coalizione. Almeno per quanto riguarda il nord, il centro e il sud esiste una correlazione fra scelta del tipo di presentazione e risultato elettorale. In generale, dove ci presentiamo in coalizione otteniamo una crescita rispetto alle precedenti amministrative o quantomeno teniamo elettoralmente, dove ci presentiamo da soli spesso subiamo una flessione. Unica eccezione la Sicilia dove tale correlazione appare scarsamente rilevante. A margine di questa riflessione si possono segnalare alcuni aspetti specifici. Esperimenti di liste con simboli anomali o biciclette hanno dato in genere risultati deludenti. Le coalizioni sono state tanto più credibili quanto più erano rappresentative. Infine, in alcuni casi, anche se molto limitati, un'eccessiva conflittualità nel partito ha certamente nuociuto al risultato.

Gianluigi Pegolo
Roma, 28 maggio 2003
da "Liberazione"