Nel 60mo anniversario della Resistenza, corteo a Milano da Porta Venezia alle ore 15:00

Un 25 aprile arcobaleno

Attesi in oltre 100 mila per l'anniversario della Liberazione e la pace

A chi fa politica lontano da Milano - «la capitale della resistenza in Italia», sottolinea il partigiano Tino Casali - è complicato spiegare perché non è il caso di imporre «parole d'ordine» alla manifestazione del 25 aprile. E' come se fosse una questione di tatto, anche se il movimento per la pace e l'avvilente centrosinistra in questi giorni si siano incartati su una questione molto importante: caratterizzare ufficialmente, o non caratterizzare affatto, la giornata in chiave pacifista per chiedere il ritiro delle truppe italiane dall'Iraq. Forse non ce n'era bisogno. Perché il 25 aprile, a Milano, si trasforma sempre in uno di quei rari momenti in cui le speculazioni politiche non riescono a intralciare un percorso che ogni anno riesce a esprimere più il presente che il passato. Guardando a domenica prossima, ormai è inutile perdersi in polemiche e spaccare il capello in quattro. Tutti sanno che il 60esimo anniversario della resistenza diventerà un'altra grande giornata di mobilitazione contro la guerra e - a qualcuno potrà pure dispiacere - anche per chiedere il ritiro dall'Iraq; come testimonia l'adesione del Comitato fermiamo la guerra, cui verrà la parola sul palco dopo gli interventi ufficiali: «Per chiedere il ritiro immediato dei soldati dall'Iraq e per l'autodeterminazione del popolo iracheno», spiega un suo rappresentante.

A Milano (partenza alle 15 da Porta Venezia) si aspettano più di 100 mila persone, e in tutta Italia sono già state organizzate altre 157 manifestazioni. «Tutte le organizzazioni democratiche che vogliono dare la loro adesione sono graditi», spalanca la porta Tino Casali. Del resto non bisogna fare salti mortali per sostenere che il 25 aprile, oltre a celebrare la liberazione dal nazifascismo, ha sempre espresso sentimenti di pace e di avversione alla guerra. Di più è impossibile chiedere a Casali, il rappresentante del comitato provinciale dell'Anpi cui è toccato il compito di non scontentare nessuno illustrando il programma ufficiale della manifestazione milanese, «che quest'anno cade in un momento estremamente importante per la vita democratica del nostro paese e in un quadro internazionale estremamente complesso». La svolta di Zapatero, ovviamente, è argomento su cui gli organizzatori preferiscono sorvolare, «bisogna parlare con partiti e gruppi diversi, che al loro interno hanno diverse ramificazioni...». Comunque, condannato il terrorismo, scrivono che «le coscienze libere non possono neppure riconoscersi in linee politiche che non si affidano alla comunità internazionale e scelgono le guerre unilaterali e preventive per la presunta esportazione della democrazia con le armi». Gli stessi concetti, con più forza, verranno ribaditi sul palco anche da Guglielmo Epifani, il segretario della Cgil che chiede il ritiro delle truppe dall'Iraq pur continuando a considerare una scivolosa «forzatura» la trasformazione in chiave pacifista della giornata dedicata alla memoria della resistenza. E c'è da giurarci che ad infiammare piazza Duomo ci penserà il «compagno», ex presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro - con gran dispiacere del sindaco di Milano che non parteciperà al corteo e rimarrà nascosto sul palco.

Dunque, senza aver bisogno di disposizioni ufficiali, sono diversi i soggetti che spingono per una giornata contro la guerra. Anche prendendo strade diverse, con l'intento di sottolineare l'importanza dell'antifascismo militante oggi, in un contesto dove «la guerra globale ha delle ricadute sul fronte interno traducendosi in una gestione sempre più autoritaria di ogni forma di conflitto sociale». Questa è l'idea dello spezzone antagonista che invece sfilerà a partire da piazzale Loreto, «contro l'aggressione imperialista al popolo iracheno e contro la repressione dei movimenti». Dettagli e percorso sono ancora da discutere - se ne discute stasera alle 21 al centro sociale Vittoria di Milano - anche se la destinazione ha già messo tutti d'accordo: sotto le finestre del consolato americano.

Luca Fazio
Milano, 21 aprile 2004
da "Il Manifesto"