PARTE MALE IL PARTITO DEMOCRATICO IN LOMBARDIA

NORDISMO E GRANDI OPERE?

Dichiarazione congiunta di Ezio Locatelli, segretario regionale, e di Mario Agostinelli, capogruppo in Consiglio regionale del Prc Lombardia

“A quanto riferisce oggi un quotidiano d’area come La Repubblica, il progetto milanese e forse lombardo di Partito democratico si coagulerebbe su “Nordismo e Grandi opere”, come attorno a una parola d’ordine programmatica.

E’ un po’ come voler raccogliere le gloriose bandiere abbandonate nel fango dal centrodestra padano. Noi invece crediamo che quelle bandiere debbano restare dove sono, perché rispondono a logiche non solo sbagliate, ma fallimentari e ormai superate.

“La costante crescita del centrosinistra in Lombardia, che speriamo sia confermata alle prossime amministrative, e la vittoria dell’Unione alle politiche, con la brillante affermazione di Rifondazione comunista, parlano di ben altri bisogni e ragionamenti. Ne segnaliamo due. Prima di tutto la situazione di emergenza sociale fatta di precarietà, bassi salari e nuove povertà che si generalizzano. Proprio in relazione a ciò, e al declino produttivo del settentrione che vi è connesso, dobbiamo discutere a fondo la qualità delle imprese e del fare impresa nel Nord anziché dare per scontata la bontà del sistema esistente.

“In secondo luogo, il problema delle infrastrutture. La politica delle grandi opere è insostenibile e insensata. Se l’obiettivo è quello di assicurare la mobilità dei cittadini e delle merci, le non molte risorse disponibili devono essere concentrate in via di priorità assoluta per ricostruire il sistema ferroviario locale e regionale, ridotti al collasso proprio dalla politica delle grandi opere e delle privatizzazioni. Scelta senza la quale, oltretutto, sarebbe impensabile migliorare lo stato dell’ambiente, riportando a livelli più ragionevoli il traffico dei veicoli privati.

“Ciò che non funziona oggi è tutto un modello di sviluppo, di priorità e di relazioni sociali. Per questo occorrono cambiamenti profondi e partecipati, non la ripresa di formule e ricette esaurite in Italia e in tutto l’occidente, sia in termini di efficacia che di consenso popolare”.

Roberto Porta
Milano, 5 maggio 2006