Chi è Sergio De Gregorio

ITALIANI NEL FONDO

Un percorso politico un po' troppo disinvolto

Il fondo, da milioni di euro, è la dotazione finanziaria di due sigle impegnate da qualche anno a gestire i business collegati alla comunicazione con i nostri connazionali nel mondo. Fanno capo ad un neo parlamentare dell’Unione, quello stesso Sergio De Gregorio che, dopo il repentino passaggio da Forza Italia a Di Pietro, è risultato decisivo per l’elezione dei senatori esteri.

Sergio De Gregorio.

Photo by La Repubblicainfo

Santo subito. Suona così, beffardo, uno degli striscioni innalzati dal popolo del centrosinistra per festeggiare la vittoria. Il “Santo” è naturalmente lui, Mirko Tremaglia, quello stesso ministro per gli italiani all’estero che ora non sa più darsi pace, dopo il risultato a sorpresa che ha regalato all’Unione i cinque senatori su sei capaci di “fare la differenza” e cambiare il cammino della storia italiana. Lui, l’anziano parlamentare nazional-alleato che alla battaglia per portare al voto i milioni di connazioonali sparsi tra i continenti aveva dedicato tutta la sua vita, prima tuona contro l’ipotesi di brogli («ci sono state ben 48.277 schede votate che sono state poi distrutte perché giunte in ritardo ai consolati, perché molti dei nostri italiani all’estero che dovevano iniziare a votare il 22 marzo non hanno potuto farlo a causa delle schede inviate in ritardo dai consolati»), poi lancia l’idea di ripetere il voto all’estero («io non ho la volontà di far rifare le elezioni, ma, se si conclude così, è difficile non farle rifare»), infine, rassegnato ma non abbattuto, si abbandona ai buoni propositi per il futuro («proporrò che si costituisca una Bicamerale per lavorare sui problemi delle comunità italiane all’estero»).

Qualcosa, insomma, secondo Tremaglia e soprattutto secondo la Casa delle Libertà, che attraverso gli eurodeputati Antonio Tajani, Alfredo Antoniozzi e Stefano Zappalà ha presentato un duro esposto alla Procura della Repubblica della capitale, decisamente non è andato come ci si aspettava, soprattutto riguardo a quella stessa lista civica messa su dall’ex ministro Tremaglia, che avrebbe dovuto fare il pieno di consensi e invece ha eletto, alla fine, un solo parlamentare. E così a destra sono in tanti a chiedersi se qualcuno ha adottato il vecchio metodo della compravendita di suffragi, specialmente dopo il servizio di Striscia la notizia, andato in onda lo scorso 13 aprile, su un giro di migliaia di schede ancora “vergini” abbandonate nel seggio di Bruxelles, che potrebbero poi essere state votate direttamente dai partiti prima dello scrutinio.

GLI ALTOLÀ SUL SIMBOLO

La sensazione che quei milioni di neo-elettori potessero avere un peso determinante era stata alla base, fin dal mese di gennaio, della contesa avvenuta in casa Unione, quando il leader dell’Italia del Valori Antonio Di Pietro arrivò a scrivere, tramite i suoi avvocati, una lettera agli uomini di Romano Prodi per ribadire la «tutela giuridica del marchio “Italiani nel Mondo”», invitandoli «ad evitare atti di pirateria». Fu proprio in quella occasione che l’ex pm rese pubblica la sua intesa con l'associazione denominata appunto Italiani nel mondo, creatura del giornalista partenopeo Sergio De Gregorio, «che ne detiene “il marchio” a livello mondiale già da dieci anni». «Il simbolo da noi prescelto - dichiarò Di Pietro - è la fusione tra il nostro dell’Idv e quello di De Gregorio. Noi avevamo chiesto all’Unione di lavorare insieme ma loro preferiscono fare da sé». «Dopo aver atteso invano una vostra apertura ad una concreta e fattiva partecipazione dell'Italia dei Valori all'esperienza comune delle elezioni per gli italiani all'estero - rincarano la dose i rappresentanti di Di Pietro nella missiva rivolta all’Unione - attesa vostra indisponibilità a riconoscere il giusto peso e ruolo che IdV ha tra i cittadini italiani all'estero, abbiamo il dovere di informarVi che in data di ieri, 30 gennaio 2006, Italia dei Valori e Italiani del Mondo, un movimento politico, oltre che un'Associazione Internazionale con propri delegati, sedi e strutture stabili in tutto il mondo, hanno concluso un accordo per la presentazione di proprie liste comuni alle elezioni politiche del 9 aprile p.v. nelle circoscrizioni estere».

Di Pietro, in pratica, cerca di far valere nei confronti degli alleati quel “valore aggiunto” che gli deriva dall’accordo con De Gregorio. In caso contrario, «Vi segnaliamo che la tutela giuridica del marchio verrà esercitata nelle sedi opportune, invocando un provvedimento interdittivo di qualsivoglia utilizzo “pirata” con procedura d'urgenza. Pertanto Vi diffidiamo ufficialmente dall'utilizzo di detto simbolo che appartiene legalmente al Movimento Politico Italiani nel Mondo e al suo Presidente dott. Sergio De Gregorio».

QUANDO DE GREGORIO PREMIAVA TREMAGLIA

Ma chi è l’artefice di quel “partimonio” difeso ed esibito con tanto accanimento dall’ex pubblico ministero di Mani Pulite? E’ lo stesso De Gregorio a snocciolare le cifre del suo “tesoro”. Lo fa, in dettaglio, in occasione delle Regionali 2005, dopo il brusco voltafaccia di Forza Italia che, pur in presenza di una massiccia campagna di manifesti già partita con l’immagine a tutto campo del giornalista-imprenditore sotto il tricolore forzista, gli aveva rifiutato all’ultimo momento la candidatura. «L’arroganza dimostrata dalla dirigenza campana di Forza Italia - scrive il 7 marzo 2005 De Gregorio, nel frattempo balzato sul carro di Gianfranco Rotondi e della sua Dc - ha mortificato le aspettative di un’organizzazione che conta 12 sedi già attive nella sola provincia di Napoli e altrettante programmate entro l’anno, e una popolazione di almeno 20.000 tra iscritti e simpatizzanti». «La nostra organizzazione - chiarisce poi, lanciando uno sguardo lungo sul pianeta - pur rivendicando con orgoglio le sue radici campane, è da tempo proiettata in una dimensione internazionale grazie anche alle sedi dell’Associazione Italiani nel Mondo, già operative, a Roma, Nizza, Sofia, Londra, Zurigo, Mosca, New York, Buenos Aires, Tehran e Tunisi».

Insomma, non certo uno scherzo. Lo aveva capito in tempi non sospetti, del resto, lo stesso Tremaglia, che nel corso degli anni ha intrattenuto con De Gregorio quanto meno un gentlemen agreement in più d’una occasione, durante la sua lunga permanenza al vertice del dicastero per gli italiani all’estero. Il 21 giugno del 2005 l’agenzia di stampa internazionale NIP (News Italia Press) dà il lieto annuncio della avvenuta intesa De Gregorio-Tremaglia in occasione del lancio di Italiani nel Mondo Channel, la corazzata societaria (e satellitare) messa su dal giornalista & soci con la forza di un capitale sociale pari a 2 milioni di euro. «Il progetto - si legge nel comunicato della NIP - ha già ottenuto il patrocinio del ministro per gli Italiani nel Mondo, Mirko Tremaglia e del vice ministro alla Pubblica Istruzione, Università e Ricerca, Nanni Ricevuto, nonché importanti intese con la Regione Sicilia per la valorizzazione del patrimonio culturale e turistico dell'Isola».

Solo un anno prima Tremaglia aveva ricevuto dalle mani di De Gregorio (nella sua qualità di presidente dell’associazione Italiani nel Mondo) il premio “Orgoglio italiano” durante un galà organizzato sull’isola d’Ischia per la festa dell’Avanti, lo storico quotidiano del Psi di cui il giornalista è stato a lungo - con alterne vicende - direttore editoriale. «Il premio al ministro Tremaglia - proclamò De Gregorio - rappresenta un doveroso riconoscimento ad un politico che ha speso un'intera vita di passioni sociali, civili e culturali al servizio dell'identità nazionale individuandola, con grande acume, proprio laddove essa poteva rischiare di smarrirsi, nei nostri connazionali. Non è un mistero che Tremaglia abbia fermamente voluto il dicastero che porta avanti con spirito di abnegazione».

Quella kermesse sull’isola verde fu l’occasione per festeggiare anche la prima edizione dell’Italiani nel Mondo Festival, la manifestazione organizzata dall’omonima srl che prevede, per i concorrenti, quote d’iscrizione pari a circa 900 euro. Sì, perchè «una tournée che tocca città come New York, Berlino, Sofia e altre località dove Italiani nel mondo ha una propria sede, non capita tutti i giorni», tiene a precisare il direttore generale della rassegna (nonché presidente della Associazione Italiani nel Mondo) Claudio Mele, 43 anni, napoletano del Vomero. Ma chi sono le “stelle” proiettate nel firmamento planetario dal Festival? Ecco qualche titolo dei brani più gettonati dell’edizione 2004, tutti eseguiti da aspiranti neomelodici: si va dalla struggente "Jamme a 'nce movere" al misticismo di "Va 'cu Dio", eseguiti da artisti come il non meglio identificato Gaetano Maschio o il gruppo etnico Capeccapa (in italiano: “testa a testa” o, se preferite, “muro contro muro”).

BUSINESS IN THE WORLD

La società a responsabilità limitata Italiani nel Mondo Channel rappresenta oggi la punta di diamante dell’autentico impero societario messo su negli ultimi quattro - cinque anni da Sergio De Gregorio. Fondata dal giornalista (che fa la parte del leone nell’azionariato) e dallo stesso Mele, la società vede in pista anche colossi come la Original Marines, abitualmente gemellata alle iniziative targate De Gregorio. Quartier generale fra Arzano e Mugnano, popolosi paesi a nord di Napoli, la sigla in onore dei militari Usa partecipa alla Italiani nel Mondo Channel srl attraverso la Imap della famiglia Pera. Anche qui, niente bruscolini: si tratta di una corazzata da quasi 100 milioni di euro come fatturato annuo e 17 milioni di euro in dote. Presenti inoltre nell’organigramma la Framon degli armatori siciliani Franza e Teleregione Campania spa, editrice dell’omonima emittente campana capitanata dal cinquantatreenne Giuseppe Giordano, un passato - e un presente - nelle televendite di abiti da sposa ed oggi iscritto nell’albo dei praticantiu giornalisti presso un’altra delle sue emittenti, Quarto Canale, amministrata dalla moglie Domenica Sarnataro. Inoltre «a Giuseppe Giordano - precisa il principale periodico di settore Millecanali - fanno capo le Tv campane Italiamia e Italiamia 2, più, via sat, Italiani nel Mondo Channel». Altri praticanti presso le reti televisive di Giordano sono stati giornalisti dello stretto entourage di De Gregorio, come Maria Lavitola, Massimo Iovane e Luigi Clarizia (quest’ultimo anche redattore dell’Avanti! e figlio di un dirigente socialista del fu Banco di Napoli).

Terzo partner giornalistico dell’arcipelago societario messo in piedi da De Gregorio è l’amico di sempre Giovanni Lucianelli: insieme si erano imbarcati nella breve avventura del Giornale del Sud, il quotidiano di stretta osservanza forzitaliota, ed attivati per il ritorno in edicola dell’Avanti. Oggi, quando la mole degli impegni glielo consente, il neo senatore dipietrista segue da vicino anche la non facile navigazione di Cronache di Napoli, il quotidiano targato Lucianelli con sede nella rituale via G. B. Marino a Fuorigrotta, quartier generale dello stesso De Gregorio. Il nome di Lucianelli - oggi anchorman di Italiamia e di Quarto Canale di Giuseppe Giordano (la seconda è diretta da sua moglie Emilia Velardi Colasanti Lucianelli) - rimbalzò nel corso dell’inchiesta giuziararia che nel 2003 aveva travolto il Corriere di Caserta.

La vicenda, riassunta in un’interrogazione parlamentare al calor bianco del senatore antimafia dei Ds Lorenzo Diana, comincia con l’ordine di custodia cautelare in carcere eseguito in quel periodo a carico di Maurizio Clemente, «ritenuto editore occulto della testata giornalistica Il Corriere di Caserta e gravemente indiziato di estorsione continuata in concorso, per avere indotto, mediante la minaccia di pubblicazione di articoli diffamatori, politici, imprenditori e professionisti della provincia di Caserta, a stipulare contratti pubblicitari ovvero ad avvalersi della consulenza della società Eurobic, da lui controllata». In seguito, però, la «Editoriale Corriere srl - ricorda ancora Diana - ha dichiarato ai sindacati di non avere più i mezzi per editare le due testate quotidiane e di cessare pertanto l'attività. Tutto il personale, giornalistico, poligrafico ed amministrativo, è stato licenziato e posto nelle liste di mobilità; contestualmente, i fratelli Clemente e la Editrice La Stampa (il quotidiano casertano usciva “in panino” col quotidiano di casa Fiat in terra di Lavoro, ndr) hanno affidato le due testate, a titolo gratuito, alla Cooperativa Libra di Caserta, di proprietà di tre dipendenti dei fratelli Clemente, tra cui la loro segretaria personale e il direttore dei quotidiani, tale Giovanni Lucianelli, il quale è attualmente sotto processo a Napoli per il reato di tentata truffa sui fondi Pop della Regione Campania per una precedente iniziativa editoriale, ed è anche citato in giudizio con un'azione di responsabilità per il fallimento della sua Videoprogetti». Cominciato nel 1999 su unput dell’allora pubblico ministero partenopeo Laura Triassi, quel processo si è poi avviato verso il limbo della prescrizione.

AHI AHI, ALITALIA ...

Anche ai tempi del sodalizio De Gregorio-Lucianelli nell’organo ufficiale del Psi non erano mancati i momenti difficili. Nel 2002 se ne occupano l’irriverente Dagospia in un’inchiesta tuttora presente sul visitatissimo sito di Roberto D’Agostino, e il Barbiere della Sera: «Accipicchia. E chi se lo sarebbe figurato l'Avanti, glorioso organo del Partito socialista italiano, oggi ridotto a dimensioni ed importanza ben minori di quelle dei tempi aurei, nelle vesti di un giornale d'attacco, votato alle inchieste più "dure" e scomode?», è l’esordio. Poi spiega: «Il 23 gennaio 2002 il quotidiano ha avviato una serie di articoli sferzanti, a firma Sergio De Gregorio, dedicati all’Alitalia. Non c'è neppure bisogno di leggerli, per capirne il tenore, basta scorrerne titoli e occhielli: «Sotto accusa i dirigenti riciclati - Alitalia ancora nel caos"; "Crac Alitalia - indagare sugli sprechi" (24 gennaio); "La crisi della compagnia di bandiera nasce da sprechi ed incapacità - Alitalia: un valzer di miliardi" (25 gennaio); "Chi interviene sulle spese dell'Alitalia?" (29 gennaio)». Che succede? «Giù: quasi ogni giorno una mazzata. C'è da immaginare quanto abbiano masticato amaro i dirigenti dell'azienda e il suo ufficio delle relazioni esterne, diretto da Gennaro Schettino. Anche perché, in chiusura di ogni articolo pubblicato dall’Avanti, tra le canoniche parentesi, compariva un minaccioso "segue", corredato da numerazione progressiva. Oddiomamma. Segue? E fino a quando? Per quanto ancora? L'inchiesta anti-Alitalia dell'Avanti non è andata avanti oltre la quarta puntata. Come mai?». Dagospia risponde riferendosi al senatore Renato Meduri di An, firmatario di una dura interrogazione parlamentare riguardante anche «l’inchiesta sull'Alitalia che si è fermata alla quarta puntata, risalente al 29 gennaio scorso». «E qualche settimana più tardi - conclude il Barbiere della Sera - sull’Avanti è apparsa una mezza pagina pubblicitaria della compagnia aerea. Che è successo veramente? C'è da supporre che i responsabili dell'ufficio stampa dell'Alitalia abbiano presentato le loro rimostranze all’Avanti. Interpellato dal Barbiere della Sera, tuttavia, il collega Sergio De Gregorio, autore dell'inchiesta ha preferito non commentare l'accaduto».

Acqua passata. Soprattutto oggi che De Gregorio dovrà trovare il modo di coniugare i nuovi incarichi istituzionali con la gestione delle imponenti attività finanziarie connesse alla sua holding. Tanto per cominciare, la galassia Italiani nel Mondo che, oltre alla già citata srl da 2 milioni di euro attiva sul canale satellitare, comprende l’astro di Italiani nel Mondo Reti Televisive srl, che di milioni di euro come carburante ne ha 3 e vede il giornalista titolare del capitale sociale quasi al 100 per cento, dopo una articolata serie di donazioni. Sempre nel 2005 nasce poi Italiani nel mondo servizi immobiliari, altra srl, per ora solo con 115 mila euro nel motore. Siamo appena all’inizio, perché ora a scendere in campo sono le sigle storiche fondate a Napoli dal giornalista-senatore (Broascast Video Press, Aria Nagel Associati, Edi City, Gesiconsult e Solverfood, tutte srl con capitali sociali che vanno dai 10 mila ai 100 mila euro), senza contare la partecipazione nella Banca dei Comuni Nolani, nel cui parterre De Gregorio siede fin dal 1996 con 2.263 azioni.

QUESTIONE DI IDEAZIONE

E poi c’è Ideazione, editrice dell’omonimo mensile nato con l’ambizione di diventare il pensatoio della destra italiana. Qui De Gregorio, che è tra i fondatori del giornale, figura insieme a partner come i gruppi parlamentari di Forza Italia, o come l’uomo ombra del Cavaliere Ennio Doris, senza contare l’ex vertice del Calcio Napoli Luis Gallo, l’ex deputato forzista Sergio Iannuccilli (patron di imprese di pulizia nel Napoletano ed ora passato in orbita Clemente Mastella), la spa Energas e, soprattutto, l’europarlamentare di F. I. Domenico Mennitti, direttore della rivista, presente attraverso i figli Barbara e Pierluigi.

Particolare interessante: nella nomenklatura societaria di Ideazione editrice srl fanno capolino due nomi significativi anche sul piano politico. Si tratta di Alessandro Rasini e Giorgio Viganò. Oggi i due imprenditori gestiscono semplicemente una delle più accorsate sigle assicurative italiane (fra i clienti, al primo posto Fininvest e poi Mediolanum, Mediaset e Mondadori, tanto per capirci). Ma ieri? Sì, avete capito bene. Alessandro è congiunto di Carlo Rasini che fondò l’omonima Banca, il cui nome ricorre in tutte le inchieste giudiziarie sul passato di Berlusconi. Incorporata dalla Popolare di Lodi ad opera del pluriinquisito Giampiero Fiorani, la Banca Rasini rappresenta il primum movens dell’impero Edilnord, grazie alla presenza decennale fra i suoi ranghi di Luigi Berlusconi, papà di Silvio.

Nel 1958 Alessandro Rasini dà vita con Viganò al potente gruppo assocurativo RVA che, forte dell’ascesa realizzata dalla banca di famiglia, acquisirà un portafoglio clienti di primissimo piano. A cominciare dalla galassia targata Berlusconi. Ed oggi eccoli qui, Alessandro Rasini e Giorgio Viganò, soci di De Gregorio in Ideazione. Un particolare che trascina con sè tutta una serie di interrogativi per il futuro prossimo della coalizione di centrosinistra.

Con un passato (ed un presente) così tenacemente radicato tra gli azzurri, quale peso bisogna dare alle recenti affermazioni pubbliche del senatore dipietrista De Gregorio, quando dichiara di essere stato oggetto «di avances da parte di Forza Italia». E poi, quanto sarà stato incisivo quel primo pressing dei forzisti, se solo il 6 maggio scorso, alla vigilia del voto per eleggere il nuovo capo dello Stato, Antonio Di Pietro ha dovuto rilasciare alle agenzie un fermo comunicato in cui afferma che IDV si impegna «a sostenere la candidatura espressione di tutto il centrosinistra», ribadendo che «con questo appello di dialogo e condivisione, assicuriamo che rispetteremo le indicazioni che ci saranno date, perché non è il momento dei colpi di testa e dei giochi di potere, ma semmai dobbiamo pensare ad essere uniti»?

UNA KERMESSE ANGELICA

Ben al di là delle ideologie, il sodalizio De Gregorio-Berlusconi affonda le sue radici (vedi pezzo principale) in una serie di iniziative che vedono da anni la holding del Biscione promuovere le più diverse iniziative lanciate dal navigato giornalista partenopeo. Risale ad anni lontani, per esempio, la decisione presa dai vertici di Rete4 di trasmettere in diretta le serate del Festival della Canzone Napoletana, ripescato dalla naftalina proprio da De Gregorio in compagnia dell’impresario siciliano Giuseppe Angelica. «L’inedito gemellaggio - raccontano in ambienti delle tv private isolane - potrebbe risalire agli anni in cui Silvio Berlusconi affidava a Marcello Dell’Utri il compito di stabilire intese fra il suo gruppo televisivo e le reti locali». In quel periodo Angelica, proprietario di un ristorante nel Ragusano, era amministratore della catanese Tele Sud.

Assurto nel 2005 addirittura alla direzione editoriale del Radiocorriere TV, Angelica non rinuncia ad organizzare sempre nuove edizioni del Festival canoro partenopeo (in passato più volte finanziate con fondi della Regione Campania): preso dai nuovi impegni, oggi lo fa attraverso la figlia Lina Maria Angelica, 46 anni, titolare del pacchetto di maggioranza della F.D.N. srl, con sede nella zona ospedaliera di Napoli.

Lui però, l’anziano patron, dal ponte di comando del Radiocorriere non dimentica il cuore generoso di Napoli e sponsorizza, con il prestigioso settimanale, la partita Campioni nel cuore tra insegnanti delle scuole medie campane ed emergenti dello star system neomelodico nostrano, disputata ai primi di maggio al San Paolo di Napoli. Il match è stato patrocinato dal Comune di Rosa Russo Iervolino ed inserito nel Maggio dei Monumenti. Fra gli organizzatori dell’incontro di beneficenza, anche il “degregoriano” di ferro Angelo Tramontano (vedi box nella pagina accanto). Né si fa mancare, Angelica, la partecipazione a rassegne come il recentissimo Premio Ciociaria, o a sfilate di Miss, dal concorso La Stella d’Europa, svoltosi a Pompei sotto i benevoli auspici di Italiani nel Mondo, all’elezione di Ragazza Cinema OK, che ha visto nuovamente riunita ad Eboli, l’estate scorsa, la coppia Angelica-De Gregorio, entrambi chiamati al delicato compito di eleggere la vincitrice, incoronata dalla madrina della serata Loredana Lecciso.

Quanto al Festival di Napoli, le sorti dell’edizione 2006 risultano ancora incerte. Il sito della manifestazione - risalente al 2005 - avverte che il consulente artistico Gianni Bella è alla ricerca di nuovi talenti. Ma nessuno si è finora preoccupato di aggiornare le notizie on line. Colpa, probabilmente, dei nuovi, impegnativi incarichi assunti negli ultimi tempi dai due originari promotori della kermesse, Sergio De Gregorio e Giuseppe Angelica.

VENTO DI TRAMONTANO

Se il socio di una vita Sergio De Gregorio scala il cursus honorum delle istituzioni italiane (qualcuno, addirittura, visto il peso decisivo del voto degli italiani nel mondo, arriva ad immaginare per lui una poltrona da sottosegretario), non se ne sta certo a guardare Angelo Tramontano, patron di scuole private per ripetenti in zona Fuorigrotta-Vomero (altro che Cepu: “tre anni in uno”, era il conosciutissimo slogan) che oggi troviamo candidato sindaco di Napoli con la salvifica Salvanapoli, una lista fai-da-te, ma non per questo meno agguerita ed intenzionata a spuntare, per il suo leader, almeno uno scranno in consiglio comunale.

Napoletano della Ferrovia, classe 1942, dopo la messa in liquidazione della srl Istituto scolastico Nobel Tramontano si è dedicato anima e corpo ad affiancare Sergio De Gregorio nei più arditi e recenti business. A cominciare dal Centro Studi Italiani nel Mondo, di cui è presidente. E poi quella stessa Italiani nel Mondo Channel srl, che vede nuovamente riuniti il neo senatore (in qualità di procuratore plenipotenziario della società) e l’aspirante sindaco di Napoli (vicepresidente del cda). Con loro, anche l’editore di Italiamia Giuseppe Giordano (vedi articolo principale) ed il nuovo acquisto di Antonio Di Pietro Bruno Turrà. Due vite, un unico destino. Come De Gregorio, anche Turrà era stato per anni apertamente schierato con Forza Italia - che lo aveva candidato in più d’una tornata elettorale sotto le sue insegne tricolori - prima di scoprirsi nel petto un’insopprimibile cuor di sinistra e passare, armi e bagagli, all’Italia dei Valori. Con la casacca di Antonio Di Pietro Turrà - titolare dal mirabolante parco acquatico Magic World, nel Giuglianese - punta oggi ad un seggio sicuro nell’assise di Palazzo San Giacomo.

Non abbandona comunque, Tramontano, l’istinto di guidare la crescita delle nuove classi dirigenti. Oggi lo fa in sella alla ARC, che sta appunto per Associazione Culturale Regionale ed è pronta ad intercettare le consistenti provvidenze elargite dall’Europa attraverso la Regione Campania per progetti formativi. Organizza infatti corsi per ottici e per operatori socio-sanitari regolarmente autorizzati dalla Regione e non dimentica l’Istituto scolastico Nobel, tornato a nuova vita grazie ad ARC. Ma nell’accorsato sito internet dell’associazione by Tramontano spiccano anche link che rimandano a creature nate dalla comune passione con Sergio De Gregorio, a cominciare da Dossier Magazine, storico periodico edito e diretto dal giornalista partenopeo, di stretta osservanza socialista negli anni ottanta, al tempo in cui De Gregorio militava nell’entourage dell’ex sottosegretario alla giustizia, il craxiano doc Antonio Carpino.

Oggi che Dossier Magazine è diventato un quotidiano on line, l’intraprendente editore e neo senatore non poteva far mancare il suo sostegno al nuovo amico Di Pietro anche attraverso il mondo della comunicazione. L’annuncio è del 3 aprile, in piena vigilia della competizione elettorale che lo ha visto entrare a vele spiegate a Palazzo Madama: nasce il quotidiano Italia dei Valori. «Alla base della nostra iniziativa - ha dichiarato Sergio De Gregorio, che nel giornale vestirà i panni del direttore editoriale - c'è un progetto che vedrà una maggiore compiutezza nell'immediato futuro, sia dal punto di vista dei contenuti che da quello della struttura». La testata è stata affidata alle cure del fedelissimo di De Gregorio Antonio Lavitola, lo stesso giornalista che con lui e con Giovanni Lucianelli aveva risuscitato - per un breve periodo - l’Avanti di craxiana memoria.

TUTTI DA MIMMO A MIAMI

L’idea che quello degli italiani all’estero potesse essere un formidabile bacino di consensi e iniziative commerciali non è, naturalmente, patrimonio esclusivo di Sergio De Gregorio. Qualche anno fa un altro giornalista partenopeo, l’ex inviato del Mattino Mimmo Porpiglia, si è infatti lanciato anima e corpo nello stesso settore, anche se finora non si hanno notizie di sue aspirazioni politiche. Dalla redazione di Miami, in Florida, Porpiglia guida fin dal 2003 la Porps Inc. (di chiare origini allusive al suo cognome), in compagnia delle figlie Francesca e Margareth.

La società edita a sua volta il quotidiano Genti d’Italia, affermatosi fra gli organi di stampa più conosciuti fra i nostri connazionali soprattutto nel Nord e, da qualche mese, anche Sud America. A riprova del peso assunto dal suo giornale, era stato proprio Porpiglia ad attivarsi presso le autorità locali lo scorso anno in occasione del rapimento ad Haiti di Gigliola Martino. Senza contare la visita ufficiale del presidente dell’Uruguay Tabarè Vazquez in alcuni stati europei organizzata lo scorso anno dalla Fondazione Italia nelle Americhe, presieduta dallo stesso Porpiglia e patrocinata da istituzioni come la presidenza del Consiglio, il ministero degli Esteri, l’ambasciata d’Italia in Usa, l’Istituto Italo-latinoamericano e l’Istituto Italiano di Cultura di New York.

Un gigante: «La Fondazione Italia nelle Americhe - viene spiegato in un comunicato ufficiale - ha tra i suoi obiettivi quello di mobilitare risorse intellettuali ed economiche italiane, facendole interagire anche attraverso convegni, incontri medico-scientifici, mostre, diffusione di giornali, libri». Nel suo comitato scientifico siedono, fra gli altri, l’oncologo-ovunque Umberto Veronesi e i Premi Nobel Rita Levi Montalcini e Renato Dulbecco. Anche dalle magiche atmosfere di Miami, Porpiglia non dimentica i colleghi rimasti nella madrepatria. Soprattutto quelli che un ponte commerciale con la Grande Mela hanno già provato a lanciarlo, utilizzando le aperture connesse alla sede newyorkese della Regione Campania: il chiacchierato palazzo sulla 54sima strada, tra Madison e la Quinta, prima di proprietà Banconapoli ed oggi passato nelle mani di Ciro Paone, arzanese, artefice del marchio di abbigliamento Kiton, cui vanno i lucrosi fitti pagati ogni mese da Santa Lucia.

Su queste basi è stata sancita fin dallo scorso anno la stretta alleanza fra le attività statunitensi di Porpiglia e Denaro TV, l’emittente satellitare finanziata a spese dei contribuenti (così come l’omonimo quotidiano partenopeo) grazie alla vecchia legge che attribuiva provvidenze pubbliche ai mezzi d’informazione che risultassero “organi” di un partito o movimento politico. A distanza di un anno da quella prima intesa, stenta ad affermarsi nell’etere locale e nazionale la programmazione dell’emittente campana. Forse l’audience andrà meglio oltre oceano. Ma l’occasione è buona per ricordare che a quell’incontro di New York prese parte la “crema” di Confindustria Napoli, con figli ed affini in prima fila per posizionarsi nel mondo della high technology targato Usa. Si comincia con Pietro Altieri, manager della napoletana ITS e in prima fila nella compagine di Denaro TV. E poi Fabio Lettieri, nipote del presidente degli industriali partenopei Gianni Lettieri. E ancora, Claudio Angelini, direttore dell’Istituto italiano di cultura, e Bernardo Paradiso, presidente della Camera di Commercio degli italiani in terra d’America. Tutti insieme per coltivare - Porpiglia docet - il grande affare che si chiama “Italiani all’estero”.

L’importanza strategica rivestita anche in questa tornata elettorale dalla carta stampata destinata agli italiani nel mondo è confermata dalla elezione fra i senatori della quindicesima legislatura di due personaggi provenienti proprio da questo settore. Si tratta del giornalista Nino Randazzo, origini siciliane, editore a Malbourne del Globo, e della venezuelana Maria Antonietta Bafile della dinasty editoriale fondata a Caracas da Gaetano Bafile. Sport, cronaca o attualità, insomma, le comunità dei nostri connazionali non rinunciano a tener vivo un canale di comunicazione con la terra d’orogine. «Dal Canada all’Australia, dal Sud Africa all’Argentina - spiega Roberto Secci, direttore dell’agenzia specializzata GRTV - sono quasi quattrocento, diffuse in 32 paesi, le testate giornalistiche che si rivolgono alle comunità italiane, e la parte del leone la fa, senza ombra di dubbio, la carta stampata». Secondo il censimento effettuato dal Dipartimento per l’Editoria della Presidenza del Consiglio, su 392 testate ben 213 sono giornali e riviste, che ogni anno contano oltre 100 milioni di copie in tutto il mondo. «La forma più diffusa - conclude Secci - è quella del mensile o del settimanale, ma non mancano esempi ben fatti di quotidiani». In ogni caso, i periodici italiani all’estero hanno una tiratura media di ben 15 mila copie a numero. E ad essi «comincia ad affiancarsi la realtà costituita da emittenti radiofoniche e televisive». Infine, il 60 per cento degli italiani all’estero è costituito da meridionali: ogni 10 italiani nel mondo 2 sono siciliani, uno è campano, pugliese e calabrese. Forse per questo proprio due giornalisti napoletani - Sergio De Gregorio e Mimmo Porpiglia - sono stati fra i primi a fiutare e mettere in campo ‘o businéss.

Rita Pennarola
Napoli, 10 maggio 2006
da "La voce della Campania"