Occorre una risposta di sinistra alla crisi ed all'attacco sferrato dal governo

Salario sociale e lista unitaria

Le proposte di Rifondazione Comunista

Lo sprofondo dell'economia statunitense segnala in questi giorni la pesantezza della crisi. Come diciamo da mesi la crisi è profondissima e sarà una crisi “costituente”, che cambierà il volto dell'Italia. E' una crisi del sistema capitalistico, ingenerata dalla finanziarizzazione dell'economia e dalla compressione della massa salariale.

Non è quindi la crisi della globalizzazione neoliberista ma il frutto legittimo - anche se avvelenato - di quella globalizzazione. Le politiche liberiste praticate per anni hanno portato al blocco del meccanismo di accumulazione capitalistico.

E' quindi una crisi di sistema da cui non è possibile uscire senza profondi sconquassi del sistema stesso. Negli Stati Uniti Obama sta dando una risposta che rompe decisamente con le politiche reaganiane e pone alcuni elementi di sinistra. Far pagare più tasse ai ricchi per costruire un sistema sanitario nazionale - per i poveri - non è solo un atto simbolico.

In Italia il governo, riproponendo in pieno il programma della P2, persegue una uscita da destra dalla crisi, sul piano istituzionale, sociale e culturale.

Sul piano istituzionale lavora - con contraddizioni - per scardinare la Costituzione: mette in discussione l'autonomia della magistratura e propone l'elezione diretta del Capo dello stato.

Sul piano sociale lavora per la distruzione del sindacato di classe, lo smantellamento del diritto di sciopero, la distruzione del contratto di lavoro e la conseguente ulteriore compressione salariale. Sul piano culturale propone un impasto di clericalismo integralista con il razzismo della lega e la guerra tra i poveri come orizzonte quotidiano. L'azione del governo ha contraddizioni al suo stesso interno ma ha il suo punto di forza nella incapacità dell'opposizione parlamentare di avanzare un'alternativa. Al di là della buona proposta di Franceschini sull'indennità di disoccupazione, la dice lunga sulla situazione il fatto che il piano anticrisi del Pd, messo a punto da Bersani, non contenga il tema della redistribuzione del reddito e si collochi così a destra di Obama.

In questo contesto noi abbiamo lavorato alla ripresa del radicamento sociale del partito, con iniziative di lotta, con la generalizzazione delle iniziative contro il carovita, partecipando al complesso delle mobilitazioni nazionali e locali. Detto questo, il motore di queste mobilitazioni è stato sin ora la Cgil, che ha costruito la spina dorsale dell'opposizione e delle lotte.

Si tratta ora di fare un salto di qualità su almeno tre piani.

1.

In primo luogo la quantità delle mobilitazioni. Ieri a Torino si è svolta una importante e partecipata manifestazione della Cgil contro la crisi; si tratta di generalizzare iniziative di questo tipo e di renderle più capillari.

Occorre organizzare una discussione sulle cause della crisi e sulle modalità di uscita dalla crisi su tutto il territorio, in ogni comune, sui luoghi di lavoro. Occorre organizzare e coordinare coloro che perdono il lavoro. Occorre costruire risposte collettive a drammi che altrimenti vengono vissuti come individuali. Mi pare che per ora la discussione tocchi soprattutto gli addetti ai lavori. Dobbiamo rapidamente fornire momenti di incontro, discussione, comprensione e organizzazione che tocchino larga parte di coloro che sono colpiti dalla crisi, non solo le persone politicizzate. Occorre estendere l'iniziativa al di fuori dei recinti di chi già fa politica.

2.

In secondo luogo occorre fare un salto di qualità nel conflitto. Posso sbagliarmi, ma alle iniziative di lotta nate dopo l'onda studentesca, partecipano soprattutto i lavoratori organizzati sindacalmente. I giovani, i lavoratori precari, a tempo determinato, che operano nelle piccole e piccolissime imprese, così come i disoccupati, sono sostanzialmente estranei a queste mobilitazioni. Stanno cioè scendendo in piazza coloro che hanno una rete di tutele mentre coloro che sono più esposti alla crisi sono abbandonati a se stessi e alla guerra tra i poveri. Occorre avanzare una proposta unificante, che dentro la crisi ricostruisca l'unità tra lavoratori e disoccupati, tra nord e sud del paese. Fino ad ora abbiamo proposto la generalizzazione della cassa integrazione a tutti coloro che perdono il posto di lavoro. Si tratta di una parola d'ordine giusta ma non sufficiente. Propongo di costruire da subito una campagna di massa per il salario sociale per i disoccupati. Generalizzazione della cassa integrazione e salario sociale per i disoccupati devono diventare una campagna di massa nel nord e nel sud del paese, coinvolgere i lavoratori che rischiano il posto di lavoro, i disoccupati, gli studenti. Il salario sociale ai disoccupati è la principale misura da rivendicare per evitare la guerra tra i poveri e per allargare il fronte di lotta.

3.

In terzo luogo occorre affrettare la costruzione di una lista unitaria per le europee che unifichi la sinistra anticapitalista e comunista su una proposta di uscita da sinistra dalla crisi. Abbiamo sempre detto che il terreno europeo è il terreno su cui agire la proposta dell'alternativa; questo è tanto più vero oggi, nella crisi; per questo diciamo che la lista deve rafforzare la sinistra anticapitalista in Europa e quindi il Gue, il gruppo unitario della sinistra in Europa.

Proponiamo di partire dal simbolo di Rifondazione Comunista e vogliamo - nel rispetto della dignità di ogni soggetto - aggregare tutti i partiti, le associazioni, i movimenti che su questa prospettiva anticapitalistica di uscita a sinistra dalla crisi vogliono spendersi. Non si tratta solo di fare un accordo tra partiti; i diversi progetti politici che legittimamente muovono le diverse forze politiche non possono diventare il centro attorno a cui costruire la lista o l'ostacolo per non farla.

La costruzione di una lista unitaria della sinistra anticapitalista e comunista, in cui tutti si possano riconoscere, è un progetto necessario e a portata di mano. Occorre farla e Rifondazione Comunista propone di farla rapidamente, evitando ogni settarismo e ogni inutile polemica.

Paolo Ferrero
Roma, 1 marzo 2009
da “Liberazione”