E infine l’avviso di garanzia a Roberto Formigoni è arrivato,
per corruzione con l’aggravante internazionale. Ieri, 25 luglio, la Procura di Milano ha dunque
formalizzato quello che tutti già sapevano e invitato il Presidente della Regione Lombardia
a presentarsi davanti i magistrati. Ma il problema non è solo giudiziario, anzi, è soprattutto
politico.
Le opposizioni chiedono elezioni subito. Non l'abbiamo già sentito
troppe volte?
In realtà è persino noioso ripetere oggi la richiesta di dimissioni di Roberto Formigoni.
Si tratta della stessa richiesta reiterata tutte le volte che diverse indagini lo [il suo entourage,
NdA] hanno coinvolto con accuse molto pesanti, per fatti di corruzione e anche per presunta
contiguità con la criminalità organizzata. Per non parlare dei suoi ex assessori indagati
per fatti accaduti nella legislatura 2005-2010.
L'avviso di garanzia cambia le carte in tavola?
L'avviso di per sé non rappresenta certo una sorpresa, lo sapevano tutti che era indagato,
il Corriere della Sera lo aveva anche sbattuto in prima pagina. L'unico a negare con forza era lui,
Formigoni, ma lo faceva solo per portarsi avanti con l'autodifesa e togliere forza all'effetto sorpresa.
Da settimane si discute di questa indagine e lui si è sempre difeso alzando il tiro, è arrivato
a dire che si tratta di un tentato golpe giudiziario. Tutto è già stato detto e non
credo che Formigoni cambi idea e strategia in proposito. Direi che oggi l'unica curiosità sta
nel capire come si muoverà la Lega, visto che sono dieci anni che i leghisti governano insieme
a lui al Pirellone.
Difficile che la Lega decida di sfidare le urne correndo il rischio di perdere
la regione più importante.
La Lega è sempre stata attaccatissima alle sue poltrone e oggi lo è ancora di più a
causa della gravissima crisi di consenso che sta vivendo, ma è anche vero che noi abbiamo
il dovere di incalzarla su un argomento così delicato visto che proprio blaterando di legalità e
scope per fare pulizia Roberto Maroni sta cercando di ribaltare la situazione. Ma il vero problema,
lo sappiamo, è un altro: sono le opposizioni.
Appunto. Al di là dell'atto giudiziario, il sistema di malaffare è sotto
gli occhi di tutti eppure non sembra che ci sia una alternativa politica qui in Lombardia.
Questa è la stessa domanda inevasa di sempre. Cosa fa la sinistra, cosa fa il centrosinistra?
In questi ultimi mesi è apparso evidente che l'unica vera opposizione a Formigoni è la
Procura della Repubblica di Milano, la quale, intendiamoci, fa solo il suo dovere. Ma dobbiamo avere
ben chiaro che anche la migliore procura non potrà certo risolvere il nodo del collasso del
sistema politico formigoniano. Questa impasse è un dramma per la Lombardia in un periodo di
forte crisi come questo.
Formigoni non di dimette. Allora come se ne esce?
Il centrosinistra deve avviare immediatamente un percorso che porti alla definizione di un'alternativa
di governo, con primarie vere e inclusive che allarghino la partecipazione ai tutti i movimenti e
alle associazioni lombarde. Solo con un dibattito aperto possiamo arrivare ad un candidato credibile.
Siamo all'anno zero o ci sono già rumors su chi potrebbe sfidare la
destra in Lombardia?
Nomi ne circolano anche troppi, ma non è il caso di dargli credito, il punto è che
fino ad oggi le opposizioni non hanno voluto giocare fino in fondo questa partita che è tutta
politica. Non è solo una questione di nomi.
Deboli o incapaci?
Diciamo che diciassette anni di formigonismo hanno fatto breccia anche nel campo delle opposizioni.
Non mi riferisco solo al caso di Filippo Penati, il potente uomo che del Pd del nord a sua volta
indagato con l'accusa di corruzione, parlo di una sudditanza di tipo culturale che riguarda anche
il modo di gestire il potere. Il nodo irrisolto è cosa dovrebbe esserci dopo Formigoni. Cambiamo
solo la guida del Pirellone o cerchiamo un'alternativa al cosiddetto modello lombardo? E come lo
ridefiniamo il rapporto tra pubblico e privato? Questo nodo non è stato sciolto dalla forza
politica più consistente, il Pd. L'unico modo per poterlo fare è consegnare ai cittadini
un processo aperto e partecipato per costruire un'alternativa.
Un conto è dirlo...
Non c'è tempo da perdere, bisognerebbe cominciare questo processo di definizione di un'alternativa
a partire da settembre, il centrosinistra dovrebbe lavorare come se le elezioni fossero domani mattina.
Sfido chiunque a sostenere che in questa situazione sia possibile trascinarsi fino al 2015. Siamo
già nell'era dopo Formigoni, ma più lenta sarà l'agonia più gravi saranno
i danni per una regione già colpita dai tagli del welfare, dalla disoccupazione e della crisi
delle attività produttive.
E l'idea che il Celeste se ne vada in parlamento approfittando delle prossime
elezioni del 2013?
In questo momento Formigoni, come quasi tutto il ceto politico del Pdl, è ostaggio della
crisi del centrodestra, e in assenza di sbocchi alternativi farà di tutto per aggrapparsi
alla poltrona. Proprio per questo il suo inarrestabile declino rischia di essere tutt'altro che breve.
Ma mettiamoci in testa che la magistratura non può bastare.