Milano, un leader storico del sindacato contro Albertini
Il centro sinistra sceglie Antoniazzi, passa la proposta di Rifondazione

Finalmente. Dopo 11 mesi di discussione c'è il candidato sindaco da contrapporre alle destre unite a voto amministrativo di Milano.

La proposta del PRC

La proposta, messa in campo 2 mesi fa da Rifondazione comunista nella propria Conferenza metropolitana d programma per rompere con un colpo d'ala la girandola dei nomi che non si fermava più, ha retto alla grande prova del voto del centro sinistra milanese di domenica scorsa. Il candidato c'è: Sandro Antoniazzi, storico leader di quella Fim-Cisl di Milano, che, molti anni fa, fornì un forte impulso al "Sindacato dei Consigli", uomo oggi impegnatissimo nel campo sociale, uomo ieri e oggi di sinistra. Assolutamente.

Il tormentato percorso dell'Ulivo

E del resto, il discorso da lui svolto domenica dinnanzi al "parlamentino" dell'Ulivo milanese, era carico di contenuti e valori che, da tempo, non risuonavano in quegli ambienti e che un Veltroni, ad esempio, si sarebbe ben guardato dal richiamare. Per un quarto d'ora, nello stracolmo salone dell'Umanitaria, è riapparsa, nelle parole di Antoniazzi, la Milano aperta e solidale dell'antico sindaco Caldara, la Milano di Aldo Aniasi e del compianto Elio Quercioli, la città alta e ricca di una cultura operaia poi calpestata, prima dal craxismo, dopo dalla Lega e infine saccheggiata dal Polo. In quel discorso programma è riapparsa, in filigrana, la metropoli progressista e laica, pur essendo, chi lo pronunciava, un cattolico, assai vicino al Cardinale si dice e, forse proprio per questo, portatore di quei valori condivisi. In quei valori ci ritroviamo.

Ma è stato necessario arrivare al voto per ratificare l'investitura, in quanto i centristi dell'Ulivo e gli "ulivisti" dei Ds le avevano provate proprio tutte per "stoppare" il candidato proposto da Rifondazione. Quello, per loro, era il punto, il solito: «un'intesa con Rifondazione ci aliena la corsa al centro» dicevano. E rivestivano questo nocciolo con argomentazioni del tipo «Antoniazzi non rappresenta il nuovo». Dibattito risaputo ma lacerante, il loro. È intervenuto Fassino, dopo che Folena ha fallito, per ricomporlo, tentando (Fassino) la carta dell'ultima ora: la carta Guido Rossi, già presidente della Consob personaggio eminente del riformismo milanese e non solo. Niente da fare. Anche Fassino ha dovuto prendere atto di tre cose: la prima, la tenacia del candidato, che ha retto al fuoco di fila di critiche spesso ingenerose e pesanti; la seconda, la ribellione lei dirigenti periferici dei Ds, «basta con le polemiche, contiamoci!»; la terza, la nostra posizione determinatissima «o Antoniazzi o facciamo un'altra corsa e non aspettiamo più e, men che neno, tollereremmo il rinvio ulteriore per le primarie, vera e propria americanata.

Così si è andati al voto. Ma, prima, il candidato dell'Ulivismo spinto", Martinelli, si è fatto da parte. È invece rimasto in campo Gianni Rivera sostenuto la Nando Dalla Chiesa ma, entrambi, non hanno certo fatto una bella figura.

E così Sandro Antoniazzi è passato a larghissima maggioranza nel voto segreto.

Una riflessione

Ma, se ora rifletto su queste ultime settimane milanesi, è come si sia giocata tutt'altra partita che non quella per il candidato, in una città che il centro sinistra da tempo ha dato per persa.

È come si fosse giocato a Milano un confronto sui futuri assetti del centro sinistra e dei Ds, anticipato sul voto politico nazionale e senza il timore che questo contenzioso potesse compromettere, come sarebbe stato a Roma, l'esito del voto amministrativo. Antoniazzi come Martinelli, Fo come Veronesi, Moratti, Martinelli, Rossi erano dei"tramite". Almeno io ho tratto, schematicamente, questo convincimento.

Se questo era il gioco noi, Rifondazione, coscienti dei nostri limiti ben s'intende, siamo entrati, con il nostro gioco e l'autonomia del nostro Partito, dentro il loro, imponendo il dibattito su un candidato, uno solo ma espressione di una politica, e ricercando, per non isolarci (cosa che gli ulivisti ad oltranza avrebbero gradito molto),di tenere saldi i rapporti con Dario Fo, prima di tutto e poi con i Comitati e con le Associazioni, aggregati, soggetti e con il movimento dell'"Aria Pulita". Una prova alta che ha richiesto tanta pazienza.

Coalizione antagonista alle destre. La scelta assurda dei Verdi

Questo ci proponevamo: tenere saldi i rapporti insomma con quanti avevano avversato già la candidatura di Massimo Moratti, animando il movimento delle Stelline, sostenuto poi Dario Fo, dichiarato inline di sostenere Antoniazzi, quando noi due mesi fa ne avanzammo la candidatura e, infine, pensato - e li abbiamo consultati tutti - di costruire una coalizione antagonista alle destre e fortemente critica con il centro sinistra, qualora, giorni fa, il centro sinistra avesse abbandonato Antoniazzi per investire su Martinelli o Rivera o Guido Rossi. Espressioni di un'altra politica. In quella coalizione alternativa non ci sarebbero stati però i Verdi, come non ci sono oggi i Verdi con Antoniazzi in quanto (essi) scelgono di correre con la Milly Moratti. Che dire? Non ho parole. È, la loro, una scelta che non ha nulla a che fare con la politica.

Dario Fo con Antoniazzi

Con Antoniazzi c'è invece Dario Fo che si propone di esserne, particolarmente sto temi dell'ambiente, il "cantastorie del programma". È una presenza importante la sua perché può ripartire la coppia Antoniazzi candidato, Dario Fo banditore, che avevamo progettato due mesi fa. Un bel colpo per davvero. Obbiettivo: arrivare al ballottaggio. È ambizioso per Milano? Non lo so, so solo che, per ora, la Casa delle Libertà non ha ancora deciso il "suo" di candidato Sindaco e che Albertini è andato sì ad Arcore a "bere" l'accordo Polo-Lega ma, rientrato a Palazzo Marino, sta liquidando gli assessori e i consiglieri che non sono di stretta osservanza confindustriale. Questo ingenera bufera. Perché a Milano ci sono ancora grandi affari da concludere - la Sea, l'Amsa, il Garibaldi Repubblica, il 51% dell'Aem - e non ci può essere, per lor signori, il disturbo che può derivare né dalla Compagnia delle Opere, né dai "peones" del Cavaliere. Ma la bufera in corso nella Casa delle Libertà può dare una spinta per un progetto, una coalizione e un candidato di alternativa. Approfittiamone.

Ora tre obbiettivi immediati

Bruno Casati, segretario della federazione di Milano del Prc
Milano, 6 marzo 2001
da "Liberazione"