Pericolose modifiche alla legge 185
L'imbroglio che i parlamentari non conoscono

«Fermiamo un commercio di morte»

Giulio Marcon, presidente dell'Ics, interviene in difesa della 185: «Una legge che limita la guerra»

«Contro i mercanti di armi difendiamo la 185». E' questo l'appello lanciato In Italia da numerose organizzazioni non governative impegnate in prima persona per la pace. Tra queste il Consorzio italiano di solidarietà. Giulio Marcon, presidente dell'Ics, interviene nel dibattito in corso per la difesa della 185 mentre in aula si sta chiedendo la sua parziale modifica.

Perché tante organizzazioni non governative si sono impegnate nella difesa della legge 185?

Perché si tratta di una legge che vieta di inviare armi a dittatori e nazioni in guerra. Prima di questa legge era possibile vendere armi italiane a paesi in guerra, già martoriati da situazioni di miseria e di fame, come molti dei paesi in via di sviluppo. Poi, perché prima di questa legge l'Italia ha esportato nel mondo il made in Italy bellico. E soprattutto perché si tratta di una grande conquista di civiltà. E' la lobby delle armi che la vuole cambiare.

Quali sono gli effetti del ddl 1927?

Intanto si tratta di effetti devastanti. Viene oltrepassato tutto lo schema di difesa previsto dalla legge e questo significa di fatto la cancellazione di uno strumento indispensabile per la difesa della pace. L'industria bellica italiana avrebbe a disposizione uno strumento potentissimo per vendere le armi in tutto il mondo. Soprattutto, dopo la tanta retorica di questi giorni sulla necessità di combattere il terrorismo, si darebbe di fatto il via libera a una produzione e a una vendita di armi che inevitabilmente finiranno anche ai gruppi terroristici perché si verificherà la situazione paradossale che non vi sarà alcun modo di combattere il flusso delle armi.

In che modo le modifiche apportate alla 185 bloccherebbero di fatto i controlli sul commercio di armi?

Qualche esempio rende meglio l'idea. Nel testo di modifica alla 185 a «violazioni dei diritti umani» si vuole aggiungere l'aggettivo «gravi». In riferimento a quei paesi ai quali dovrebbe venire vietata la vendita. Nella legge 185 non c'è l'aggettivo gravi. Il fatto che si stabilisca una valutazione sulla gravità o meno dei paesi in cui vengono violati i diritti umani è già di per sé assolutamente scandaloso.

Siete contrari anche alla ratifica dell'accordo europeo sul commercio di armi...

Anche l'accordo europeo sul commercio di armi ci preoccupa molto. Si tratta anche qui di uno degli altri strumenti messo a disposizione dell'industria bellica. A livello europeo non esistono ancora strumenti legislativi adeguati per evitare che le armi vengano vendute a paesi a rischio. Esiste un codice di condotta che viene assunto nei vari paesi ma si tratta di una dichiarazione di intenti. Di carattere generale e oltretutto largamente disattesa da vari paesi dell'Unione europea.

Quali saranno le vostre prossime mosse?

Certamente non ci fermeremo a promuovere solo campagne. Prevediamo già una serie di mobilitazioni. La prossima sarà proprio a Brescia dal 13 al 14 aprile prossimi contro la fiera di armi dell'Exa.

Cos'è l'Exa?

Si tratta di un'esposizione che secondo gli organizzatori promuove l'uso delle armi a scopo ludico e sportivo, di difesa. In realtà è una vera e propria fiera di armi. Un'ottima vetrina per mostrare i marchi delle imprese del settore e una vera e propria occasione di incontro e di affari per vari tipi di armi ad uso bellico e antisommossa.

Cosa accadrà a Brescia in occasione della fiera?

Saremo presenti con un forum per chiedere di fermare questo terribile commercio di morte. E lanciamo un appello a tutti i cittadini mossi da buona volontà di essere presenti alla nostra iniziativa.

Castalda Musacchio
Roma, 26 marzo 2002
da "Liberazione"