A proposito della candidatura di Dario Fo a sindaco di Milano.
Cosa dovrebbe fare un buon sindaco.

L'idea di candidarsi come sindaco ha sollevato un bel polverone e gia' questo e' un ottimo risultato. Finalmente si e' iniziato a parlare del massacro causato dall'inquinamento, della necessita' di convertire subito almeno i mezzi del comune a bio-diesel, limitare pesantemente il traffico, ridare dignita' civile alle periferie...

Siamo perfino riusciti a essere ascoltati al senato sulla questione della liberalizzazione della coltivazione della colza e della vendita dell'olio di colza ai privati... Neanche fosse marijuana...

Ma molti hanno detto:"Un programma per Milano non puo' basarsi solo sulla lotta all'inquinamento e al vuoto culturale". Verissimo. Eccovi allora che da queste pagine iniziamo a fissare quali dovrebbero essere gli obiettivi immediati di un sindaco della capitale dell'economia italiana.

Non scopro di certo niente affermando che l'anima della ricchezza nazionale sono le piccole e le medie imprese ed e' indiscutibile che la pressione fiscale sia eccessiva e costituisca un freno all'economia.

Ma in questo campo un sindaco puo' fare ben poco e non sarebbe realistico ne' sostanziale ridurre la tassa sulla Nettezza Urbana in un momento in cui sarebbe necessario invece dotare finalmente Milano di un impianto di depurazione delle acque fognarie del quale e' scandalosamente sprovvista.

Ma un sindaco ha modo comunque di dare slancio all'economia alleggerendo il peso che grava sulle imprese. Giusto in questi giorni un gruppo di ricercatori della Harvard University, coordinati da Andrei Shleifer, ha presentato uno studio su 75 paesi confrontando la quantita' di adempimenti burocratici e i tempi di attesa necessari per ottenere l'autorizzazione a fondare una nuova impresa.

Ne risulta che, mediamente, sono necessari una decina di adempimenti burocratici e circa 60 giorni di attesa "se tutto va bene" nonche' pagamenti per un terzo del reddito annuo medio.

Nella Repubblica Slovacca bisogna attendere 110 giorni. L'Italia e' tra le ultime della classifica con 120 giorni.

Ma ci sono anche paesi come il Canada dove i tempi sono minimi.

In Francia c'e' addirittura un unico ufficio pubblico che e' in grado di sbrigare tutte le pratiche per l'imprenditore, dalla licenza edilizia, al contratto per la fornitura elettrica, alla nuova azienda. Entro 30 giorni o ti dicono che la tua attivita' e' vietata dalla legge o hai tutti i permessi.

Rudi Dornbusch, docente di economia presso il Mit e ex consulente della Banca Mondiale e del Fmi, su Repubblica di venerdi' 24 novembre, si chiede se tutti questi controlli a cui il cittadino e' sottoposto servano davvero a garantire la legalita' o siano invece proprio un modo per incentivare irregolarita' e corruzione.

E' un discorso che facciamo da anni. Una regolamentazione caotica e prolissa fa si che nessuno mai possa essere perfettamente in regola e questa situazione e' il terreno fertile per l'arbitrio dei funzionari che possono applicare piu' o meno alla lettera le postille e i codicilli. E se ti vogliono bloccare hanno sempre modo di farlo perche': "Le piastrelle della cucina di un ristorante devono raggiungere l'altezza di metri 1,80... e qui mancano 2 millimetri". La logica dei regolamenti e' di per se assurda e irrazionale: 2 millimetri o 10 centimetri non trasformano una cucina igienica in una cucina sporca, ma nella logica dei regolamenti la linea di confine tra il bene e il male e' meccanica, assoluta. In sostanza stupida.

La soluzione e' semplice: aboliamo tutti i codicilli e sostituiamoli con il buon senso. Il funzionario comunale deve appurare se la cucina di quel ristorante e' igienica o no.

A prima vista parrebbe che si dia mano libera all'arbitrio ma e' proprio il contrario.

I funzionari corrotti usano proprio la rigidita' dei regolamenti, si nascondono dietro i numeri perfetti e indiscutibili per vietare e ottenere cosi' la tangente da chi ha bisogno di lavorare. Se devono dire che una cucina pulita ed efficiente al loro buon senso appare sporca e inadatta, devono prendersi la responsabilita' totale del loro giudizio. E il fatto che dicano sciocchezze salta agli occhi.

Non possono piu' dire: "Mi dispiace, e' il regolamento, non posso farci niente, io eseguo solo gli ordini". E ovviamente, in questo cambiamento bisogna prevedere l'istituzione di un gruppo di controllo autonomo e altamente qualificato al quale ci si possa rivolgere per eventuali contestazioni. Ma come si fa a mettere insieme un simile cambiamento? Alle nostre orecchie l'idea di abbattere le leggi scritte pare una follia.

Ma i paesi anglosassoni non hanno mai avuto leggi scritte come le intendiamo noi e campano benissimo. I giudici amministrano la giustizia sulla base della consuetudine stabilita dal cumulo di sentenze emanate nel passato e questo garantisce al contempo continuita' e maggiore elasticita'. Infatti un giudice che voglia decidere una sentenza in modo vistosamente diverso dai suoi predecessori si assume una responsabilita' grande e risulta immediatamente visibile e quindi esposto alle critiche e alle verifiche degli organismi di controllo.

In questa tradizione culturale si e' inserita in modo non traumatico la scelta dello stato della Florida dove, ormai da anni, sono stati aboliti tutti i regolamenti di attuazione. Piu' di 20 mila codicilli sono stati cancellati con un bel decreto. Il tutto e' stato sostituito da una serie di principi generali: "Le cucine dei ristoranti devono essere pulite. Fatele come le volete. Se non ci sembrano pulite le chiudiamo immediatamente. " Meno scartoffie prima e piu' controlli veri (e costanti nel tempo) dopo.

Un cambiamento simile a Milano creerebbe migliaia di nuove piccole imprese, moralizzerebbe l'amministrazione, ridurrebbe il giro delle tangenti e abbasserebbe anche i costi burocratici dell'amministrazione comunale. Centinaia di funzionari potrebbero essere impiegati altrimenti in settori piu' produttivi. Nuovi posti di lavoro (questa volta sul serio!), maggiori introiti fiscali, nuove energie messe in circolo, minor spesa pubblica. Stupendo! Ditemi chi puo' sostenere che questo non sarebbe un elemento fondamentale dentro il pacchetto di un efficiente programma politico per Milano. E perche' nessuno ci ha mai pensato?

E gia' che ci siamo, potremmo anche cercare di arginare un'altra malattia che colpisce le piccole e medie imprese. Alcune statistiche dicono che c'e' una tassa del 10% che si aggiunge al prelievo fiscale: la tassa dei furbi. Assegni a vuoto, lavori non pagati, fallimenti organizzati per fregare i fornitori... Certo servirebbe l'autorita' di un capo di governo che volesse modificare la legge sulla truffa, quella sui debiti e sui fallimenti e tanto d'altro...

L'Italia non possiede una legge che punisca in modo reale gli imbroglioni. Non sono considerati veri delinquenti, piuttosto dei furbastri che in fondo danno lustro all'immagine dell'italiano che, comunque, non e' mai fesso. Ecco perche' all'estero dicono che noi siamo "bizantini". Ma questa non e' la tradizione di Milano. Nel gioco dei bambini, ancora oggi a Milano, c'e' un'espressione: "Fa no i fulcit!" che significa non fare imbrogli. Guarda caso nelle leggi di Rotari, re longobardo del settimo secolo dopo Cristo, e' dedicato un intero capitolo al "FULK" che vuol dire " truffa".

Questa truffa era punita come delitto grave contro la societa'.

Proprio l'opposto di quanto succede nelle leggi italiane. Gli accordi internazionali sull'estradizione non prevedono il reato di truffa che da noi e' punito con meno di 4 anni di reclusione...Che poi nessuno sconta un solo giorno grazie agli aggiustamenti e ai patteggiamenti e alla fine il truffato (e mazziato) non ha indietro i suoi soldi dal truffatore condannato. No, se vuole riaverli deve fare una causa civile. In Italia non esiste la possibilita' di vedere risarciti con decenza i danni materiali e morali e c'e' tutta un'industria della pirateria commerciale che malvessa consumatori e imprenditori onesti. Sfruttano anche in questo caso tutte le sottigliezze verbali dei codici prolissi e burocratici.

Ma non sono regole, dicevamo, che un sindaco possa cambiare. Pero' un sindaco puo' creare dei gruppi di osservazione, dei meccanismi di comunicazione tra aziende oneste e dei marchi di garanzia e qualita' in collaborazione con le associazioni di categoria. Si possono istituire sistemi di certificazione reciproca tra le aziende, consultabili rapidamente via internet e servizi di assistenza legale e tecnica alle aziende con lo scopo di prevenire, grazie all'informazione, l'attivita' commerciale disonesta e aiutare i truffati a dar battaglia legale ai truffatori.

Immaginate soltanto l'impatto psicologico che si avrebbe sapendo che Milano si e' dotata di un fondo di solidarieta' che aiuta i piccoli imprenditori a far causa ai disonesti e che la citta' si costituisce parte civile e chiede i danni insieme ai truffati. Perche' il danno alla singola impresa si ripercuote su tutta la citta' e crea un ambiente negativo. Alla lunga potrebbe anche essere redditizio, perche' molti furbi dovrebbero alla fine pagare il maltolto e i danni (morali e materiali collaterali e aggiunti).

Sicuramente si riuscirebbe ad alleggerire da subito la pressione truffaldina sull'economia della citta'. E troveremo anche un posto di lavoro socialmente utile a tanti ottimi funzionari che oggi fanno il lavoro ingrato di vestali della burocrazia.

Ci sarebbero cosi' anche meno brogli ai danni dei consumatori. L'economia e tutto il clima civile della citta' ne trarrebbe vantaggio enorme.

E anche qui c'e' da chiedersi perche' nessuno abbia inserito nel suo programma la possibilita' di usare la capacita' di comunicazione e di coesione degli onesti per fronteggiare il malaffare. Forse gradivano maggiormente questa situazione da giungla, ci pasturano dentro sguazzandoci felici.

Dario Fo e Franca Rame
Milano, 26 novembre 2000