Elezioni Europeee 2004

Il programma di Rifondazione Comunista

11 punti dal salario all'ambiente, dalla sanità alla scuola per costruire una nuova Europa che può sconfiggere la guerra e il liberismo

SALARI

Uguali in tutta Europa

Siamo di fronte a un gigantesco processo di impoverimento delle masse popolari, il più grave e rilevante dal dopoguerra in poi. In Italia, la quantità della ricchezza prodotta che va ai redditi da lavoro si aggira ormai solo al 40% del Prodotto interno lordo, più di dieci punti in meno degli altri Paesi europei più sviluppati. I rapporti di lavoro sono diventati per lo più precari.

La proposta del PRC

CI battiamo per una forte crescita dei salari. Ci proponiamo l'obiettivo di un salario europeo, ovvero di una retribuzione c egualitaria commisurata sui livelli più alti raggiunti dalla contrattazione: Chiediamo una estensione dei diritti dei lavoratori anche attraverso la ripresa dei progetti di riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario. I periodi di non lavoro dei precari, vanno protetti garantendo la continuità della protezione sociale e la maturazione dei diritti pensionistici. Proponiamo un salario sociale, connesso con la fornitura di servizi formativi e sociali gratuiti, ai giovani in cerca di lavoro e ai disoccupati di lunga durata.

PENSIONI

Cominciamo da 525 euro

La spesa sociale rapportata al Prodotto Interno Lordo in Italia è inferiore di due punti rispetto alla media europea (24,3% contro 26,2%). Per la spesa previdenziale, invece, i dati sembrerebbero dimostrare una maggiore esposizione dell'Italia (16,8% contro il 14,3%). Ma i raffronti non sono omogenei. In Italia, nella spesa pensionistica, sono indebitamente conteggiati i trasferimenti di fine rapporto (incidono per 1,3 punti) e non si è distinta l'assistenza dalla previdenza e, quindi, il sostegno al reddito dei lavoratori in cassa integrazione e i prepensionamenti, vengono conteggiati nella spesa previdenziale e non, come negli altri Paesi, nella fiscalità generale. In realtà anche la spesa pensionistica in Italia è inferiore alla media europea.

La proposta del PRC

I processi di controriforma pensionistica vanno contestati in tutta Europa. Rifiutiamo l'aumento dell'età lavorativa e la privatizzazione della previdenza, con il trasferimento ai fondi privati. Ci battiamo per un aumento delle pensioni. Vogliamo portare almeno a 525 euro al mese tutti i trattamenti inferiori a quella cifra. Vogliamo l'adeguamento delle pensioni all'andamento reale delle retribuzioni.

PATTO DI STABILITA'

Uscirne da sinistra

Il trattato di Maastricht e il cosiddetto Patto di stabilità costituiscono un sistema di controllo delle rivendicazioni sociali. Il fallimento di questa linea di politica economica è dimostrata dal fatto che importanti Paesi non riescono a rispettare quei vincoli e, soprattutto, dalla recessione che investe, in forme più o meno acute, tutti i Paesi dell'Unione dove anche la disoccupazione è tornata a crescere, raggiungendo ormai valori prossimi al 9% della forza lavoro europea.

La proposta del PRC

La nostra proposta cardine è la rottura da sinistra dal Patto di stabilità. Una politica di aumenti salariali connessa con una maggiore spesa sociale può rappresentare il volano per una uscita dalla crisi e dalla recessione. Accanto alla ripresa dei salari è essenziale una ripresa dell'intervento dello Stato nell'economia, sia nel senso del sostegno pubblico all'economia privata, sia nel senso dell'espansione della proprietà pubblica e delle imprese pubbliche. Va arrestata e rapidamente invertita la tendenza alle privatizzazioni. Occorre prevedere un rilancio della funzione statale nel settore della ricerca e dello sviluppo, in particolare nei Paesi in più palese ritardo come l'Italia.

AGRICOLTURA

Rinegoziamo le quote

La revisione della Pac (politica agricola comunitaria) presentata dalla Commissione europea favorisce un ulteriore abbandono delle campagne. Ogni giorno 600 le aziende agricole tra i 5 e i 20 ettari dovranno chiudere a vantaggio delle aziende sopra i 50 ettari. I compromessi raggiunti tra i vari ministri sulle quote di produzione e i finanziamenti penalizzano l'agricoltura mediterranea.

La proposta del PRC

E' necessaria una profonda rinegoziazione in sede europea delle politiche delle quote di produzione. L'Ue deve impegnarsi fortemente per progetti legati al territorio, alla produzione di qualità e alle coltivazioni ecocompatibili.

SANITA'

Un servizio pubblico universale

E' cresciuto il divario negativo della spesa sanitaria tra l'Italia e il resto dell'Europa (6,3% contro il 7,2%). La spesa sanitaria privata, invece, è cresciuta dal 22% al 33% di quella complessiva, tanto da diventare la più elevata in Europa rispetto al Prodotto Interno lordo. Si sono accresciute le disuguaglianze tra le diverse aree del Paese e tra le diverse fasce sociali. Il grado di accesso per le cure specialistiche è minore per i pazienti con minore istruzione e nelle regioni meridionali.

La proposta del PRC

Dobbiamo elevare progressivamente la spesa sanitaria per portarla almeno al livello della media europea. Vanno contestati gli ulteriori processi di frammentazione determinati dalle riforme istituzionali che le destre vogliono imporre. Vanno potenziati i servizi sanitari a gestione pubblica e offerta universale, oltre i servizi di base verso un sistema integrato di prevenzione, cura e riabilitazione. Occorre finanziare la spesa sanitaria pubblica con sistemi fiscali o assicurativi obbligatori con criteri di progressività e avviare un processo per la costruzione di un servizio pubblico universale

LA CASA

Sfratti zero

Assistiamo in Italia e in Europa al fallimento delle politiche di privatizzazione degli immobili pubblici e di liberalizzazione degli affitti. In Europa sono stati rilevati 3 milioni di persone senza casa e 70 milioni di cittadini male alloggiati. Per l'alloggio e la lotta all'esclusione sociale, in Europa la spesa media è del 3,8%. L'Italia in questa graduatoria è miseramente l'ultima con lo 0,2%. Nel Regno Unito, gli alloggi sociali in affitto sono il 21% del totale degli alloggi, in Olanda il 36%, in Francia il 16%, in Italia, al contrario, rappresentano solo il 4,3%.

La proposta del PRC

Diciamo no alle politiche di privatizzazione dei patrimoni abitativi pubblici e chiediamo di inserire la casa come servizio di interesse generale sottratto ai criteri della libera concorrenza. Facciamo nostra la campagna lanciata al Forum Sociale Mondiale di Mumbai "sfratti zero". In Italia, in particolare, è necessario cancellare dalla leggi sulle locazioni il canale del libero mercato, lo sviluppo dell'edilizia residenziale pubblica con canoni sociali e la sospensione dell'esecuzione degli sfratti senza possibilità di un nuovo alloggio..

LA SCUOLA

In classe fino a 18 anni

La scuola pubblica in Europa è esposta, ormai da tempo, al vento delle politiche neoliberiste. Sono messi in discussione la natura pubblica del sistema scolastico, il loro essere spazio libero rispetto alle esigenze del mercato. Le spinte alla privatizzazione hanno lo scopo di colpire l'istruzione come diritto universale garantito dalle istituzioni pubbliche. In Italia, ma non solo in Italia, si arriva a voler reintrodurre rigide separazioni nell'istruzione secondaria tra istruzione generale e formazione professionale. Processi analoghi hanno investito le Università. La spesa per l'istruzione scolastica nel nostro Paese è di mezzo punto inferiore a quella della media europea, il numero di persone che completa l'istruzione secondaria è inferiore di un terzo rispetto la media europea, i lavoratori precari sono circa duecentomila, circa un quinto degli occupati dell'intero settore.

La proposta del PRC

L'Europa deve rispondere alle istanze che i movimenti di lotta nelle scuole e nelle Università pongono. L'obiettivo da realizzare consiste nello sviluppo qualificato dei sistemi scolastici pubblici nazionali che abbattano le barriere che impediscono l'accesso da parte dei ceti sociali deboli ai gradi più alti dell'istruzione. In questo quadro, proponiamo di innalzare l'obbligo scolastico in tutti i Paesi europei a 18 anni e che in tutti i Paesi dell'UE sia fissata una soglia di spesa rispetto al Prodotto Interno Lordo che ogni Paese membro deve rispettare. L'organizzazione delle carriere degli insegnanti, sia per le funzioni svolte, sia per l'evoluzione retributiva, vanno riformate introducendo maggiori elementi di dinamicità.

IMMIGRAZIONE

Tutti regolari

In Europa vivono 15 milioni di migranti e sempre più pressante è la richiesta di ingresso nei Paesi europei di donne e uomini che fuggono dalla fame, dalle guerre e dalle persecuzioni. L'Europa ha risposto fino ad oggi considerando i migranti sotto la doppia veste di potenziali nemici da respingere e di mano d'opera facilmente sfruttabile. Gli accordi di Schengen coniugano il tema delle migrazioni non con l'universalità dei diritti ma con le leggi del mercato e impongono un'idea securitaria di un'Europa fortezza. Questo trattato va radicalmente trasformato.

La proposta del PRC

E' necessario superare la logica delle sanatorie e costruire un percorso legale che porti alla regolarizzazione di tutti i migranti irregolari che, comunque entrati, risiedono in Europa da un lasso di tempo di due anni al massimo. Va proposta una direttiva europea sul diritto di asilo che si basi sull'articolo 10 della Costituzione italiana e che unifichi le procedure e le normative di accoglimento. Vanno aboliti i centri di detenzione amministrativa (i CPT) per i migranti. Proponiamo una cittadinanza europea fondata non sul principio di nazionalità o di provenienza bensì su quello di residenza.

COSTITUZIONE

Oltre lo Stato nazionale per una cittadinanza cosmopolita

E' fino ad oggi fallito il tentativo di approvare il trattato costituzionale europeo, paralizzato da veti reciproci e da profonde divisioni sulla natura istituzionale, sociale e sul ruolo internazionale dell'UE. Questo trattato sconta un vero e proprio deficit democratico: i governi europei pretendono di esercitare il potere costituente riducendo la partecipazione dei cittadini dai processi decisionali relativi ai diritti fondamentali.

La proposta del PRC

Dobbiamo costruire un'Europa che superi la sovranità degli stati nazionali e fondi una cittadinanza cosmopolita, si doti di strumenti di politica economica per una gestione democratica dei beni comuni e dei servizi pubblici universali, Un'Europa non più mercantile. Un'Europa ecologicamente e socialmente sostenibile.

PACE

Disarmati, denuclearizzati e neutrali

Il trattato costituzionale propone la costituzione di una non meglio precisata "agenzia per la difesa". Si tratta dell'avvio della costituzione di un esercito europeo. Le conseguenze sarebbero assai gravi. Questo esercito fatalmente cadrebbe nell'alveo delle attività belliche della NATO, pur non essendone una emanazione diretta. L'altro aspetto negativo è l'inevitabile incremento delle spese militari. L'ipotesi che questo esercito potrebbe funzionare da contrappeso a quello USA è assolutamente fuori da ogni possibilità, al contrario contribuirebbe all'ordine mondiale unipolare a guida USA.

La proposta del PRC

Noi vogliamo un'Europa disarmata, denuclearizzata e neutrale in cui i Paesi membri riducano la quota di bilancio destinata alla difesa a un ritmo costante e consistente. Anche l'azione di interposizione nelle situazioni di crisi non può essere affrontata con politiche di riarmo né tanto meno con la costituzione di une esercito europeo. A questa impostazione militarista, contrapponiamo la proposta di dispositivo di sicurezza e di intervento nelle crisi sotto l'egida dell'ONU, di tipo democratico e di aiuto alle popolazioni.

AMBIENTE

I beni comuni da difendere

La questione ambientale rappresenta una delle contraddizioni più evidenti del modo di costruire l'Europa. Si pensi alle difficoltà di attuazione del protocollo di Kyoto sulla riduzione del emissioni inquinanti, alla flebile resistenza agli OGM, alla privatizzazione dei beni ambientali come l'acqua, l'energia, il territorio. Emerge con nettezza la contraddizione di affidare i valori ambientali e il loro essere base di una diversa idea di economia e di società, al mercato, all'impresa, alle privatizzazioni e alle liberalizzazioni. Sul sistema dei trasporti e delle infrastrutture, si accentrano molti interessi. Il governo italiano ha cercato di esportare in Europa l'idea della costruzione di infrastrutture come sviluppo del Prodotto Interno Lordo e dell'economia: il keynesismo del cemento, dell'asfalto e delle tangenti. Queste opere, spesso inutili e dannose per il territorio e l'ambiente, incontrano l'opposizione delle popolazioni e si scontrano con l'esiguità delle risorse disponibili.

La proposta del PRC

Deve essere definito un ambito di beni comuni rispetto al quale devono prevalere le istanze sociali e ambientali. In particolare, l'acqua deve essere considerato un bene essenziale, diritto universale di tutti i cittadini garantito dalla gestione pubblica. Anche l'energia è un bene comune e per realizzare questo obiettivo, proponiamo la riduzione consistente dell'uso di combustibili fossili (petrolio, gas, carbone, ecc.), con la conseguenza di una forte riduzione dell'emissione dei "gas serra", un piano di uscita certa dal nucleare, lo sviluppo dell'impiego delle risorse rinnovabili a impatto zero (solare, termico, fotovoltaico, eolico ecc.). Sulla questione dei trasporti e delle infrastrutture, proponiamo la ripubblicizzazione dei principali vettori di trasporto: il sistema ferroviario, quello aereo e portuale.

PRC - Italia
Roma, 17 aprile 2004
da "Liberazione"