Dopo l'ottimo risultato di partecipazione delle primarie dell'Unione del 16 ottobre 2005

Lettera aperta sulle Primarie

Se non vogliamo che i nostri voti primari siano congelati dobbiamo costruire tutti insieme uno spazio di incontro, una sorta di cantiere, di costituente democratica di base

AGORA'

Al cuore e alla mente: una lettera aperta alle elettrici e agli elettori di domenica 16 ottobre, per far sì che i nostri voti non si “congelino” in un plebiscito contro il berlusconismo. Perché dobbiamo proseguire nell’esercizio di democrazia che abbiamo avviato in quei seggi e continuare a stupire con i “grandi numeri” della partecipazione. Ce lo chiedono appunto il cuore e la mente, la voglia di esserci e il diritto di partecipare, prima di tutto per porre fine a questo obiettivo scempio di governo, che nell’interesse di parte spaccia per fortuna di tutti la progressiva disarticolazione della politica, delle istituzioni, dello stato sociale.

É il momento di non lasciare soli i nostri politici, locali e nazionali. Non possiamo abbandonarli in una stanza a bilanciare le istanze del programma più vendibile sul mercato elettorale, preoccupati di accaparrarsi il voto di quell’x% di “indecisi” che nelle democrazie parlamentari decide le sorti del Paese. Perché anche se queste istanze fossero le nostre, il realismo della politica istituzionale le triturerebbe a seconda degli interessi di parte (a proposito: leggetevi l’articolo a pag. 2).

Rassegniamoci, quindi: una croce su un foglio non basta. Forse comodo, ma rischioso: già molte e molti di noi sanno - questa volta sì per diretta “partecipazione” - che cosa significa privatizzare i servizi, delocalizzare le imprese, esternalizzare le attività produttive, flessibilizzare il lavoro. Vuol dire portafogli più vuoti, disoccupazione, senso di precarietà, depressione, degrado di servizi sociali, beni pubblici, aria e acqua.

Noi crediamo che l’ostacolo principale alla partecipazione non sia tanto la disaffezione e la disiIlusione verso la politica: non si spiegherebbe questo exploit di voti, contro ogni previsione. Disillusione e disaffezione verso la politica sono gli effetti, non la causa, di un senso introiettato di impotenza di fronte a dinamiche più grandi di noi: che possiamo fare infatti, ad esempio, quando un’azienda mette in cassa integrazione metà dei suoi dipendenti e decide di spostare la sua produzione in Ungheria? Che possiamo fare quando i contratti a termine non vengono rinnovati per mancanza di fondi?

Nel breve periodo forse poco. Ma il respiro di un progetto che possa affrontare tali questioni - anche le più ampie - parte da noi. Parte dal nostro incontrarsi e capire, e capendo dal condividere soluzioni che coinvolgano livelli sempre più globali di rappresentanza. Il cuore e la mente ci dicono che solo se sapremo mantenere corta la cinghia di delega agli eletti, potremo innanzi tutto arrivare a distinguere chi fa politica solo per volontà di potenza personale o bieco interesse. Chi, in definitiva, è parte del problema, o - nel “migliore” dei casi - non concorre a trovare delle soluzioni.

Solo se saremo capaci di essere forza viva, propulsori dal basso di istanze negoziate, la politica - locale o nazionale che sia -saprà allora davvero porsi al nostro servizio. Solo così avrà l’energia per mantenere gli impegni presi con noi, corpo elettorale, e saprà impegnarsi in soluzioni all’altezza, con il respiro e le energie necessarie. Perché siamo noi, cittadine e cittadini, a dare quel respiro e quell’energia alla politica. E allora vale ancora la pena di occuparsene. Altrimenti, come si diceva una volta, la politica si occuperà di noi, e non nel nostro interesse.

Allora rinasce la necessità di incontrarsi e di dialogare, innanzi tutto per capire. Certo siamo tutti consapevoli del fatto che la gran parte dei votanti ha “altro da fare” e cara grazia che sia venuta a votare! Ma pensate: se solo uno su dieci dei votanti di domenica 16 volesse rimanere connesso, sconfessare la propria disaffezione, se solo facesse un passo secondario, allora le stanze della Politica dove si negoziano parole d’ordine e di potere sarebbero davvero anguste. Allora la vera causa di una mancata partecipazione alla cogestione della cosa pubblica diverrebbe la mancanza di luoghi in cui riconnettere società politica e civile, i suoi militanti e volontari, i semplici simpatizzanti, le cittadine e i cittadini che avvertono il valore inestimabile della democrazia.

Questa, dicevamo all’inizio, è una lettera aperta. Ma se è vero quanto detto, allora diviene anche un appello, in primo luogo ai rappresentanti dei partiti dell’Unione, ai suoi militanti e simpatizzanti, ai responsabili e volontari delle associazioni culturali e di utilità sociale: se non vogliamo che i nostri voti primari siano congelati dobbiamo costruire tutti insieme uno spazio di incontro, una sorta di cantiere, di costituente democratica di base. Un’agorà delle cittadine e dei cittadini che attraverso dibattiti pubblici si adoperino da subito per:

Come vogliamo insieme reagire al degrado della nostra società? Come declineremo sul territorio la sfida ambientale, le infrastrutture logistiche, rilanciando la produttività e l’economia, qualificando i circuiti della conoscenza? Che programmi pubblici vogliamo attuare per la promozione e la tutela sociale, per i servizi e per l’abitazione? Come intendiamo contrastare le nuove e le vecchie povertà, rinnovando e rafforzando le politiche di welfare? Come vogliamo integrare degnamente i migranti affinché la loro presenza sul territorio sia un arricchimento in energie e confronto con l’altro_da_sé - e non semplicemente una “risorsa” in biechi termini di manovalanza a basso costo? Ha buon senso questa proposta?! Chi ci sta?! Chi se la sente di formare un pensiero_azione collettivi su questi temi?! Diamoci un luogo e un appuntamento entro fine anno, finché i programmi sono ancora in cantiere, finché l’eco dei nostri “voglio” è ancora potente per raggiungere le stanze della politica. E invaderle pacificamente.

Redazione di Facciamo Il Punto
Vigevano, 8 novembre 2005
da "Facciamo il Punto" (notiziario dell’Associazione Culturale PUNTO ROSSO di Vigevano, Via Boldrini 1, Vigevano email: facciamo_ilpunto@libero.it )