Lo scorso dicembre Il PdCI ha abbandonato il tavolo dell’Unione sulla politica estera proprio per denunciare le ambiguità del testo che riguarda il ritiro delle truppe dall’Iraq e quindi siamo oggi felicemente sorpresi che anche altri partiti (PRC e Verdi) segnalino grandi difficoltà. E’ chiaro che il testo proposto sull’Iraq non impegna in alcun modo il nostro partito che si batterà sempre per un ritiro immediato e non concordato delle truppe.
Più in generale però l’intero impianto programmatico, pur con pregevoli eccezioni, è condizionato pesantemente da una impronta moderata. Questo è il risultato composto della spinta verso la nascita del Partito Democratico e della folle frammentazione a sinistra conseguente al rifiuto delle altre forze della sinistra di accogliere la proposta del PdCI di una confederazione della Sinistra e di una lista unica alle elezioni politiche, lista che, è oggi ancora più evidente, avrebbe catalizzato enormi energie e speranze.
Ora emerge il grande problema di come raggiungere un nuovo accordo sul programma comune dell’Unione che nella cui forma attuale non è complessivamente sottoscrivibile dal PdCI. Ad aprile però sarà il popolo dell’Unione a stabilire, con il voto, i rapporti di forza tra Sinistra e futuro partito Democratico nell’ambito della coalizione e quindi anche il definitivo assetto programmatico della stessa.
Per questo rilanciamo la nostra iniziativa unitaria proponendo a Verdi e PRC di stabilire da subito, prima del voto, un patto di legislatura tra i nostri partiti su questioni fondamentali come : ritiro delle truppe e missioni all’estero, diritti dei lavoratori, scuola, diritti civili e laicità, sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibile. Faremmo così capire al nostro popolo che “marceremo divisi per colpire uniti” in nome dei valori e degli interessi materiali che la sinistra deve continuare a rappresentare.