Il segretario Fiom della Lombardia nelle liste del Prc

Zipponi: «Mi candido per dare voce agli operai»

C’è proprio una esigenza specifica del mondo sindacale: quella di poter avere una rappresentanza, una voce, una presenza nelle istituzioni»

Maurizio Zipponi

Maurizio Zipponi

Non è Caruso, non è Luxuria, è Zipponi. Maurizio Zipponi, segretario generale della Fiom lombarda, sindacalista da una vita Persino ex operaio figlio di operai. Uno di quelli che stanno alla testa dei cortei operai-operai, i cortei con i tamburi, le bandiere che sventolano e gli slogan che fanno arrabbiare moltissimo i padroni e i governi amici dei padroni. I cortei di quelle tute blu che hanno combattuto 13 mesi per un contratto e non si sono lasciati piegare. Zipponi, uno tosto, insomma, uno “speciale”. Candidato di Rifondazione per il Parlamento. «Sì - ci dice - ho accettato l’offerta di Bertinotti. Ci sto».

Lo intercettiamo al volo sul cellulare subito dopo che le agenzie hanno dato la notizia. E’ a Montesilvano, dove sta seguendo un congresso Fiom. Allora, dov’è il problema?

Ci ride su.

«Il problema è che non c’è problema, per fortuna. Nessun problema. Solo una nuova “avventura”. La partecipazione a un inizio. Intendo la sezione italiana della Sinistra europea».

Per arrivare da Milano a Montesilvano ha fatto sette ore di pullman, dice. «Niente affatto tempo sprecato. Nella mia vita di sindacalista, sai quante discussioni, quante “chiacchiere” ho fatto, con operai, impiegati, dirigenti e tanti altri. Ma la decisione di accettare la candidatura l’ho presa su quel pullman, insieme agli operai. L’ho chiesto a loro, che ne pensavano. E loro mi hanno detto: le cose “di fino” ce le dirai dopo, in un secondo momento. Adesso devi tener presente questo: che è importante che uno di noi vada là, che uno di noi sia là. Non soltanto l’avvocato, l’ingegnere, il dottore, il professionista. Ma uno di noi. Allora ho deciso. Su quel pullman».

A pagina 10 di un suo libretto che uscì allegato a Liberazione - copertina rossa con titolo “Ci siamo! ” - Zipponi rievoca un episodio, tra i tanti della sua vita di sindacalista. «Una scena ottocentesca: il sindacalista in piedi su un palchetto di un metro quadro al centro di uno spazio enorme, il microfono che funziona a intermittenza, attorno un migliaio di operai e impiegati, sullo sfondo macchine imponenti». Beh, diciamo, il tuo prossimo sfondo cambierà parecchio...

«Lo sfondo. Non la sostanza, il senso. Appunto partiamo da lì, dal libretto, come dici. Nella lunga storia dei metalmeccanici, le fasi sono state tante. Da quel “Ci siamo! ”, al “Si Può”, dalla solitudine del periodo buio incominciato con l’80 (la sconfitta alla Fiat), e via via, fino a questo contratto nazionale, che è costato 13 mesi di lotta. Questo contratto nazionale che ha un valore enorme, perchè significa che i metalmeccanici si sono riappropriati di una soggettività che era stata cancellata. 100 euro sono pochi? Ma anche chi è critico verso i risultati raggiunti, deve però ammettere proprio questo: che i metalmeccanici non hanno piegato la testa.

Che sono rimasti a testa alta. Che sono rientrati in fabbrica con la loro dignità intatta, consapevoli della loro ritrovata “soggettività”. Ecco dov’è il punto di incontro, tra quel palchetto e il seggio parlamentare: «riuscire a dare rappresentanza, diritto di cittadinanza per così dire, a questa nuova soggettività operaia nelle istituzioni. E devo aggiungere che c’è una richiesta, una esigenza precisa, in tale direzione. Per questo ho accettato. Ecco, vorrei riuscire, sia pure con tutta la mia modestia, a “trasportare” il lungo cammino dei metalmeccanici, quel lungo cammino lì, dentro la pratica politica».

L’offerta della candidatura di Rifondazione (Zipponi non ha la tessera Prc in tasca, ex Pci, dopo il Pds non si è iscritto a nessun altro partito) può dunque essere letta come una felice combinazione, una bella coincidenza. Insomma la cosa giusta. Sì. Lui lo ri-spiega.

«Se proprio vuoi il “distillato” di quello che intendo, accettando di fare il deputato, la metto così: intendo usare l’esperienza metalmeccanica come moneta di scambio per così dire, come materia possibile, come mezzo utile ai fini della battaglia che si deve pur intraprendere, speriamo al più presto, per una trasformazione della società in senso più equo, per la conquista di un vero governo di alternativa. Intendo dire, lo ripeto, che c’è proprio una esigenza specifica del mondo sindacale: quella di poter avere una rappresentanza, una voce, una presenza nelle istituzioni».

Insomma, per non dimenticare di essere un metalmeccanico. «Sarò sempre un metalmeccanico. E da metalmeccanico guardo anche al nuovo partito che si affaccia all’orizzonte, quello che dovrebbe chiamarsi Partito Democratico. Un partito che, almeno per quello che ci vedo io, dalla mia parte di metalmeccanico, tra le altre lacune sembra proprio avere un grande buco, un immenso zero quanto a rappresentanza del mondo del lavoro. Partecipare alla creazione di un nuovo soggetto politico con Rifondazione, può allora essere utile, molto utile, anche sotto questo aspetto. Ecco perchè ci sto».

Alla ex tuta blu Maurizio Zipponi non piace la “vaselina”. Confessa di sentire il «disagio di una sinistra che ha perduto il contatto con la gente che lavora». E rimprovera ai governi di centrosinistra di «non essere stati all’altezza». E se, metti, Zipponi, di non essere all’altezza, succedesse anche all’eventuale governo di centrosinistra prossimo venturo?

«Semplice, in questo caso sai che faccio? Me ne vado, torno a casa. In questo caso non ci sarà più un operaio in Parlamento».

Maria Rosa Calderoni
Milano, 11 febbraio 2006
da "Liberazione"