Quando Walter Veltroni presentò il progetto del Partito Democratico si vantava di essere
l’unico politico che con questa scelta “coraggiosa” avrebbe movimentato e ammodernato
il sistema politico italiano: meno partiti, più chiarezza e maggior stabilità.
Per fare questo, quasi come un atto purificatore, rompeva a sinistra e virava al centro. “Corro
da solo” disse pomposamente.
Tutta una campagna mediatica incentrata sul voto utile che avrebbe battuto Berlusconi oppure provocato
un pareggio.
Risultato finale: la PDL dispone di 40 Senatori in più a Palazzo Madama e la maggioranza assoluta
a Montecitorio.
Inoltre nelle due camere non c’è più la Sinistra sia essa marcatamente Comunista
e di Alternativa Anticapitalista.
Il sindaco della capitale Roma è Alemanno, moderno uomo di destra sociale, dunque neofascista.
Così nel ventaglio delle possibilità Walter Veltroni è riuscito nell’impresa
peggiore: quella di consegnare il paese a Berlusconi, con una forte credibilità di Bossi
al nord e di Fini al centro sud e con la cappa inquietante dei “poteri forti mafiosi” che
attraversano le nervature decisionali del PDL al nord come al sud; e infine di dare la città di
Roma ad un fascista e di liquidare la Sinistra dal Parlamento.
Solo per aver consegnato il paese e la Capitale alla destra dovrebbe indurre Veltroni e il gruppo
dirigente del PD ha rivisitare con capacità autocritica tutto il percorso che è la
causa della sconfitta del PD e di tutta la Sinistra Italiana.
Ognuno ci ha messo del suo e il PRC sta cercando in qualche maniera di invertire la rotta.
Ma qualcuno molto più grande e con più responsabilità verso il paese deve rispondere
al Popolo che, sicuramente in buona fede, ha fatto voto utile pensando di battere la destra.
Un Popolo che ha manifestato con grande evidenza il disagio e la contrarietà (ad andare separati
alle elezioni politiche); dove aveva candidati presentabili ha riconfermato o fatto vincere il centrosinistra
(Vicenza e Udine), ma dove ha potuto ha manifestato questa contrarietà votando per un candidato
PD alle provinciali e farlo vincere (Zingaretti) facendo invece perdere l’uomo della rottura
a Sinistra e della discontinuità del PD con le radici della Sinistra, pur moderata, riformista
etc… (Rutelli).
Tuttavia anche nel dibattito del PD riecheggiano (anche in evidenza di fatti incontrovertibili come
le elezioni di Roma) modalità acritiche, struzziste e continuiste: ”... non è successo
niente ... ” ; ”... la proposta era giusta e gli elettori non l’hanno capita perché non
siamo stati capaci di farla capire ... ”.
Avanti così verso il baratro.
Piuttosto che ammettere il clamoroso errore politico di cestinare l’Unione e spaccare a Sinistra
ci si arrampica sugli specchi nel sostenere che una parte dell’elettorato di Sinistra ha votato
per Zingaretti alla provincia di Roma e Alemanno in comune.
Fare questo significa far finta di non vedere i dati e indicare il nemico dove non c’è.
Indicare il nemico per nascondere le cause vere cioè le scelte sbagliate di Veltroni e Co.
Infatti se si guardano per bene i dati di Roma città ci sono in libertà fra il primo
e il secondo turno ben 65.000 elettori che vanno ai seggi nelle comunali e in 25.273 rimettono la
scheda bianca nell’urna mentre 40.253 l’annullano.
Nel secondo turno c’è un calo di elettori alle provinciali di 160000 mentre alle comunali
sono 203.000votanti.
Alle comunali inoltre nel secondo turno sono in libertà “vigilata” 151.933 di
elettori di candidati sindaci della destra di Storace (55.384), dell’UDC (52.364) e della lista
Grillo (44185).
Con questa altalena di numeri si capisce il calo di voti per Rutelli e la crescita di Alemanno: il
primo è stato penalizzato dall’astensione e il secondo premiato dalla destra e dal centro
insieme al voto di protesta qualunquista.
Dati inconfutabili ed incontrovertibili che indurrebbero un dirigente politico serio a levarsi di
mezzo e lasciare che la base politica e culturale della Sinistra Italiana, Comunista, Socialista,
Altermondista ma anche quella cristiana e sociale che si riconnettano rapidamente con il Popolo per
ridare speranza a questo Paese nel quale sarà necessaria una forte e decisa opposizione nel
segno dell’UNITA’.
Questa è la sfida alla quale siamo chiamati e alla quale il Partito della Rifondazione Comunista
non può sottrarsi.