Elezioni amministrative in Abruzzo

Nel disastro abruzzese la sinistra comunista tiene e Rifondazione avrà il consigliere regionale

Vanno gettate le base per far rinascere un forte, strutturato ed organizzato Partito Comunista moderno e rifondato, strumento possibile per fare fronte alla grave crisi politica; sia di valori sia di rappresentanza fiduciaria fra elettori ed eletti.

Anche se il test delle elezioni regionali abruzzesi non può avere un valore nazionale, per l’esiguità del campione e per tutta una serie di implicazioni locali, una per tutte la questione morale, non dobbiamo sottovalutare il valore del pronunciamento dei 640520 elettori che sono andati alle urne il 13 il 14 dicembre scorsi. Partiamo dai dati, fermo restando che con il 48% il candidato del PdL Chiodo è il nuovo Presidente della Regione Abruzzo. Nelle regionali del 2005 il candidato dell’allora Unione ottenne il 58% (DS 18,6%; Margherita 16,74%, IdV 2,45%; PRC. 4,91%; PDCI 2%; SDI 5,21%; UDEUR 4,73%). Nelle politiche il PD raggiunse il 33,5% e Idv 7%; Arcobaleno 3,2%.

I dati odierni sono drammaticamente chiari: PD 19,61%; IdV 15%; PRC 2,84% e PDCI 1,83%; SD+VERDI 2,22%; Inoltre ci sono 11846 schede bianche e ben 23481 schede annullate: cioè 35687 (7%) elettori sono entrati nel seggio per esprimere in questo modo il loro non voto.  Infine, ulteriore anomalia, è andato a votare il 53% contro il 68% del 2005.

Con questi dati appare difficile sostenere che l’astensionismo non abbia colpito principalmente, in minore o maggior misura le forze dell’ex Unione. Il tracollo del PD non è compensato dall’incredibile dato dell’IdV anche sommato a quello dei verdi e di sinistra democratica; infatti, DS e Margherita nel 2005 ottennero il 35% che insieme al dato di IdV e dello SDI si arriva al 43%. Oggi PD, IdV e SD raggiungono il 36,83%; IdV e SD guadagnano rispettivamente, dal tracollo PD, 13 punti e 2 punti.

Che fare?

Per quanto riguarda il PD mi pare chiaro che se non viene messa in discussione la scelta di fondo di essere una forza neocentrista, autosufficiente e autoreferente, sia la sconfitta delle elezioni politiche e queste potranno essere solo l’inizio del declino accelerato dalla evidente questione morale che sta dilaniando gruppi dirigente locali di mezza Italia e parte di quello nazionale. L’operazione trasversale “scontenti del PD” di Sinistra Democratica con i Verdi e qualche ex SDI (La Sinistra) non ha pagato, nonostante almeno un terzo degli elettori ex DS e ex Margherita e la scomparsa dello SDI (che era al 5,21%) potevano essere un bacino elettorale importante e sufficiente a battezzare l’iniziativa, ma questi hanno preferito astenersi o annullare la scheda.

Viceversa la chiarezza, la trasparenza e il coraggio di ripresentare dopo la batosta dell’Arcobaleno la lista del PRC. (nonostante il rischio di essere contaminati dalla questione morale visto che in quella giunta regionale ci siamo stati pure noi) e il generoso lavoro fatto dalle compagne/i abruzzesi per dare dignità e continuità al progetto neocomunista di Rifondazione ha pagato: 15.500 voti, il consigliere regionale. Risultato tutt’altro che scontato. Se a questo dato aggiungiamo anche il dato del Pdci che con quasi 10.000 voti prende il consigliere; fa sì che le due formazioni comuniste raggiungono il 4,7% molto oltre il 3,2% delle politiche dell’Arcobaleno. Questo fatto imporrebbe ai gruppi dirigenti locali e nazionali del PRC e del Pdci di iniziare un percorso per la riunificazione delle forze. Vanno gettate le base per far rinascere un forte, strutturato ed organizzato Partito Comunista moderno e rifondato, strumento possibile per fare fronte alla grave crisi politica; sia di valori sia di rappresentanza fiduciaria fra elettori ed eletti.  Forse la lezione delle elezioni abruzzesi, per quanto ci riguarda, ci può dire questo che non è poco; ma può essere una prospettiva credibile ed urgente per milioni di Comuniste e di Comunisti in Italia.

Marco Fraceti
Monza, 18 dicembre 2001