Elezioni politiche 2013

Alcuni spunti di riflessione sul voto delle politiche

Le cause dell'insuccesso della sinistra.

Alfio Nicotra

Tre sono i fattori principali di queste (disastrose) elezioni politiche.

1) I partiti che sostenevano il governo Monti sono stati duramente penalizzati dall’elettorato. A beneficiare di questo voto di opposizione al montismo è il movimento 5 Stelle di Beppe Grillo che diventa il primo partito italiano con un quarto dei voti validi. Da zero a 8 milioni e 700mila voti è una performance che ha un solo precedente nella storia repubblicana italiana: la discesa in campo, nel 1994 del cavalier pidduista Silvio Berlusconi.

2) Sia il centrosinistra che il centrodestra sono ai minimi storici, sotto il 30% dei voti alla Camera. I commentatori esaltano la rimonta di Berlusconi e tacciono sullo spostamento di milioni di voti Pdl e Lega verso Grillo e l’astensione. Che Berlusconi si squagliasse come neve al sole era in verità una previsione incomprensibile. La destra è forte e radicata in Italia sia socialmente che culturalmente. Il miracolo di Berlusconi è semmai in buona parte da ascrivere al fatto che Bersani e Monti lo hanno fatto quasi passare come un partito di opposizione: all’Europa, all’Imu, alla politica dei tagli. Su tutto questo terreno il Pdl in verità è complice al pari del Pd e di Monti ed è paradossale che gli sia stata regalata una posizione critica sulla quale ha potuto recuperare una parte del suo elettorato. All’opposto il centrosinistra di Bersani è apparso in continuità con l’esperienza Monti e con i diktat europei.Le reiterate dichiarazioni di alleanza post elettorale con Monti stesso hanno ridotto pesantemente la forza attrattiva di Sel. A vederla oggi, le primarie che tanto fieno sembravano aver messo nella cascina di Italia Bene Comune, hanno finito per logorare in particolare il Pd. La fuga di candidati renziani verso la lista Monti da una parte (mal contenuta dal fatto di aver riempito le liste di esponenti della Confindustria) e più che altro la fuga di quella parte degli elettorii verso Grillo che avevano scelto il sindaco di Firenze semplicemente come protesta contro gli appartati e la nomenclatura del Pd.

3) La bocciatura drastica e senza appello della nostra proposta elettorale. Rivoluzione Civile non solo non ha attratto il voto di opposizione a Monti, ma è apparsa senza un profilo chiaro e ha scontato i limiti del suo schieramento eterogeneo. La generosa scesa in campo dell’ex pm antimafia di Palermo, pur portando una forte connotazione contro la corruzione della politica, non ha retto al risucchio, su questo terreno, del bulldozer Grillo. L’incapacità di dare alla lista un profilo sociale antiliberista chiaro,la ristrettezza dei tempi, la messa insieme eterogenea di soggetti politici (alcuni dei quali avevano partecipato alle primarie del Pd e fino all’ultimo hanno sperato di entrare in quella coalizione), la demenziale costruzione delle liste fatte in qualche luogo chiuso a Roma, con candidature calate poi sui territori che hanno finito per deprimere e disperdere il di più di entusiasmo e partecipazione che si era costruito – e non solo con Cambiare si può – in centinaia di assemblee in tutta Italia; il fatto di non aver inserito abbastanza novità e discontinuità nelle candidature stesse ha raggiunto il grottesco di essere state le liste più anziane in termini di età e con meno donne in posizione eleggibili. Mentre Grillo valorizzava nelle sue liste i protagonisti dell’unica vittoria antiliberista di massa del nostro Paese – il referendum per l’acqua pubblica – Rivoluzione Civile pensava bene di accartocciare e gettare nel cestino le candidature di quella esperienza e di non citare (quasi) mai quella vittoria e quel referendum nelle occasioni pubbliche in cui interveniva Ingroia. Neanche il Partito della Rifondazione Comunista – i cui militanti si sono spesi molto più degli altri nella campagna elettorale – è indenne da queste responsabilità. Dal ritiro dei “domatori di leoni di “Cambiare si può” che con la frusta, nel bene e nel male, tenevano lontano la politica di apparato, ha ceduto sul tutto il terreno nella modalità “altre” di formare le candidature, arrivando a candidare la segreteria nazionale vecchia e nuova senza neanche una consultazione aperta all’interno del partito.

La riflessione infatti riguarda Rifondazione Comunista. Il risultato di Rivoluzione civile è addirittura inferiore a quello della Sinistra Arcobaleno. L’agognato rientro in parlamento non c’è stato e questa cosa – visto che si è costruito un partito psicologicamente basato su questo obiettivo – rischia di avere effetti disastrosi. In questi anni il Prc ha cercato in ogni modo di costruire un fronte politico ed una massa critica che reggesse l’urto del voto utile e fosse in grado di superare lo sbarramento del porcellum. Non ci siamo mai nascosti la difficoltà dell’obiettivo ma pensavamo di potercela giocare. Lo spazio che in Grecia è stato ricoperto da Syriza in Italia è stato occupato da Beppe Grillo. Dal palco di piazza San Giovanni è stato esposto anche un pantheon della nostra storia : Pertini, Peppino Impastato, Pasolini, Vittorio Arrigoni. Per non parlare dei temi della pace, dell’antimilitarismo, del reddito di cittadinanza, dell’acqua e dei beni comuni. Probabilmente il fatto che in Italia fatichi ad emergere una sinistra di alternativa, oltre che per il settarismo, la vocazione minoritaria e l’incapacità di far convivere le differenze, è l’assenza di un sindacato di classe che faccia il proprio mestiere nei confronti delle politiche di austerity. La Cgil è addirittura arrivata a sostenere apertamente la coalizione Bersani ed ad osteggiare ogni nostra presenza nelle loro iniziative pubbliche. Ovviamente al netto delle enormi difficoltà (e del linciaggio sistematico subito da Ingroia) Rivoluzione Civile fin dal principio è apparsa non solo non in grado di conseguire l’obiettivo, ma anche di difficile decifrazione per quel 2,5/3% di elettori che hanno sempre votato il nostro simbolo. Sbagliato è stato non avanzare già 6 mesi prima una nostra candidatura di movimento (meglio doppia, una donna e un uomo anche per ribellarsi all’idea anticostituzionale del candidato a premier) con la quale chiamare gli altri soggetti al confronto. Questo ci ha messo totalmente nelle mani d’Ingroia e della sua inesperienza. Ora si tratta di discutere apertamente sulle nostre prospettive, sulla necessità di rivedere alla radice le modalità di funzionamento del partito e se e come questo partito deve mettersi in gioco per un progetto di aggregazione della sinistra di alternativa più largo. Avevamo detto in basso e a sinistra. Oggettivamente Rivoluzione Civile non è stato questo.

Alfio Nicotra
Roma, 26 febbraio 2013