E' questo lo spirito che ha animato la costruzione della nostra organizzazione giovanile negli ultimi
due anni. Dall'evento di Seattle, passando da Praga, dalla frontiera di Ventimiglia, dalla partecipazione
alla marcia zapatista, fino alle straordinarie giornate di Genova, abbiamo inteso il salto del nostro
fare politica con la piena e forte internità alle articolazioni del movimento dei movimenti, stando
dentro i percorsi sin dall'inizio ed evitando di cadere nell'errore della relazione separata, come
fossimo altro rispetto alle forze che si stanno liberando nella contestazione alla globalizzazione
capitalistica. In questo agire abbiamo voluto interpretare e cogliere il nuovo linguaggio che ha posto
a ciclo le lotte, collegandole da parte a parte del pianeta.
Non solo per l'appuntamento genovese, ma anche successivamente si è verificato un aumento delle ragazze
e dei ragazzi che hanno deciso di condividere con noi il loro agire nel movimento attraverso le iniziative
che abbiamo prodotto in tutt'Italia.
Ed infatti i dati del tesseramento giovanile 2001 sono inequivocabili, siamo oltre 11mila, con un
aumento superiore al dieci per cento rispetto al 2000, e un rapporto con i tesserati del partito del
12 per cento.
Come negli anni precedenti, scontiamo ancora una difficoltà nelle regioni del nord piuttosto che in
quelle del sud, dove i numeri dell'organizzazione sono più alti (più precisamente oltre 5mila al sud
e isole, e intorno a 3200 rispettivamente sia al centro sia al nord).
In questo caso dobbiamo approfondire l'analisi (e l'inchiesta, anche interna) per comprenderne le
motivazioni a partire dalla nostra conferenza nazionale che svolgeremo dopo il congresso del partito.
La conferenza sarà un momento importante, dopo l'assemblea di Foligno dello scorso dicembre, nella
quale ci siamo confrontati sulla nostra iniziativa nel ' E movimento pure con posizioni discordanti;
sarà utile per fare un bilancio dell'attività svolta, anche nei livelli territoriali, e per porre
le basi in direzione del rafforzamento dell'organizzazione.
Dai dati risulta che essa appare più rafforzata in quelle realtà in cui maggiore è stato l'impegno
nel movimento, e in ben sette federazioni siamo oltre 300 iscritti, con Napoli che supera i 900. Insomma
il percorso di costruzione dei Giovani comunisti non prescinde dalla loro iniziativa nel movimento,
e in questo caso siamo riusciti ad reinventare (non in solitudine) percorsi di iniziativa, di forma
e contenuto (poiché attengono al fare politica) - come è quello della disobbedienza - che certamente
pongono ad un livello più alto il protagonismo giovanile nella politica.
Riteniamo che questi elementi debbano entrare nel dibattito del partito, in un momento impor tante
come quello della preparazione del congresso, rispetto alla questione dell'autoriforma, per evitare
di perdere completamente la capacità di leggere il nuovo linguaggio dei movimenti reali, anzi osando
la sfida di divenire noi stessi parte di quel linguaggio.
Interpretare e cogliere a fondo la voglia di mettersi in gioco, di contrapporre al principio di delega
quello della partecipazione e della cooperazione del lavoro politico sono aspetti che attengono ad
un nuovo orizzonte della politica e delle relazioni sociali.
Tutto questo dimostra che il pieno investimento nella costruzione del conflitto e dell'iniziativa-
relazione di movimento, lungi dal determinare un annacquamento della costruzione della nostra struttura
organizzata, ne costituisce invece elemento di forza e consolidamento del nostro essere Giovani comunisti.