Nuovo ordine di arresto per Massimo Guarischi, finisce agli arresti domicialiari anche Milena Bertani.
Tempesta sul Pirellone.
Formigoni difende i suoi assessori, Berlusconi sta zitto.

Il silenzio di Silvio Berlusconi fa quasi più rumore della parole scomposte di Roberto Formigoni. In un giorno che la Lombardia del centro destra vorrebbe cancellare dal calendario, la gara di insulti contro le toghe rosse perde il suo primo attore. Il proverbio recita che due galli in un pollaio sono troppi, e il cavaliere sembra conoscerlo bene. Tant'è che il presidente lombardo si ritrova da solo nel denunciare la persecuzione della magistratura contro gli amministratori del Polo.

Al Pirellone c'è aria di tempesta. Come 1121 settembre scorso, quando la Guardia di finanza di Milano arrestò nove persone, con l'accusa di corruzione e frode negli appalti per le opere di riassetto idrogeologico in Lombardia. Tra i personaggi finiti sotto inchiesta, c'era anche il consigliere regionale Massimo Gianiuca Guarischi, 36 anni, forzista doc con trascorsi nel Psdi e nel Psi. Già allora le cronache parlarono di un ritorno di Mani Pulite, per un'inchiesta che toccava l'operato di alcuni vertici regionali. L'indagine dei pubblici ministeri Napoleone e Gittardi non si era ancora conclusa. E' andata avanti in questi mesi, e ieri ha portato all'arresto dell'assessore Milena Bertani, già indagata dal tempo dei primi ordini di custodia cautelare, e del direttore delle Opere pubbliche della Regione, Mario Giovanni Sfondrini. A tutti e due sono stati concessi gli arresti domiciliari. A settembre, su ordine del Gip Alessandro Rossato, le metaforiche manette scattarono ai polsi oltre che di Guarischi (che accusò un malore e venne subito portato in ospedale), del vice commissario per l'emergenza della Regione Lombardia, Mario Catania, del direttore dei lavori del Consorzio per la bonifica della Baraggia Vercellese, Domenico Castelli, del funzionario regionale agli appalti Emilio Galli, e di cinque imprenditori, responsabili di società per lo più collegate al padre di Guarischi. Tutti a vario titolo avrebbero avuto a che fare con un giro di tangenti, su appalti che riguardavano opere per un totale di 50 miliardi, stanziati dallo Stato, destinate al riassetto idrogeologico in seguito al danni provocati dalle alluvioni del 1996 e del 1997.

L'elenco delle ipotesi di reato parla di frode nelle pubbliche fomiture e turbativa d'asta: per sei degli arrestati (Guarischi, Galli e gli imprenditori Cogni, Cominetti, Capra e Lambria) l'accusa era ed è anche di associazione per delinquere. Secondo gli investigatori le tangenti andavano dai 40 al 250 milioni. Massimo Guarischi venne indicato dagli inquirenti come titolare effettivo delle imprese coinvolte, e come tale

- fatto anomalo per un politico sotto inchiesta - non corrotto, ma corruttore di pubblici funzionari assieme al defunto padre.

La seconda puntata dell'inchiesta racconta ora gli arresti di Bertani e Sfondrini, e un nuovo ordine di custodia per Guarischi. Nei confronti di Milena Bertani (Ccd), coinvolta nell'inchiesta come ex assessore al Lavori pubblici, i Pm avevano chiesto in settembre la misura interdittiva della sospensione dalla sua attuale carica di assessore al Bilancio. Anche per Sfondrini era ancora pendente una richiesta di sospensione. Numerose le perquisizioni fatte in concomitanza con questi ultimi arresti. Secondo l'accusa, la Bertani, nella sua qualità di assessore al lavori pubblici, e Sfondrini, come direttore generale delle opere pubbliche presso la Regione e presidente della commissione aggiudicatrice degli appalti, in concorso con Guarischi (il quale si sarebbe anche accordato con altri imprenditori) avrebbero turbato le gare d'appalto attraverso accordi collusivi. Accordi fraudolenti, che consistevano, tra l'altro, nel suggerimento dei ribassi d'asta da presentare. Le indagini della Procura e del Nucleo provinciale di polizia tributaria delle fiamme gialle, hanno subito una svolta dopo il rinvenimento, durante iprimi arresti del2l settembre, di documenti ritenuti interessanti. Sono stati anche ascoltati molti testimoni. Dall'aprile del 1995, quando venne eletta per la prima volta consigliere, Milena Bertani, nata a Milano nel 1960, ha fatto parte del Consiglio e della Giunta regionale della Lombardia. 1127 giugno 1995 venne nominata assessore al Lavori Pubblici e all'Edilizia Residenziale, incarico durante il quale si sarebbero consumati i reati di cui è accusata e che hanno portato al suo arresto.

Il Pirellone difende a spada tratta i suoi uomini. Il presidente Roberto Formigoni parla di un "inaccettabile atto di intimidazione". "11 provvedimento assunto appare sproporzionato, anzi del tutto ingiustificato alla luce della legge vigente - sbotta

- L'assessore Bertani ha oggi una delega diversa rispetto a quella dell'epoca dei fatti contestati, non c'è pericolo nè di fuga nè di inquinamento delle prove dopo mesi e mesi di indagine, e sarebbe ridicolo pensare a una pericolosità sociale dell'assessore stessa".

Dopo l'arresto di Massimo Guarisci, quello di ieri è il secondo esponente della maggioranza del Pirellone che finisce in manette. Davvero niente male per gli amministratori della regione più ricca d'Europa. A pensarci bene, la carta igienica con cui gli studenti "per niente buoni" avevano avvolto il palazzo della Regione Lombardia poteva servire a nascondere qualche problema. Ma Roberto Formigoni non si arrende. Proprio lui, l'inventore dei "buoni scuola", potrebbe essere il successore di Berlusconi alla guida di Forza Italia. Sempre che il Cavaliere arrivi a palazzo Chigi. Ora però la tempesta sul Pirellone rischia di rallentare la corsa dell'ambizioso presidente azzurro.

Frida Nacinovich
Milano, 13 dicembre 2000
(da "Liberazione" 13 dic 2000)