Uniti e spesso sovrapposti pagani neonazisti e integralisti cattolici si sono ritrovati sullo stesso fronte.
Neofascismo e integralismo cattolico:
storia di un'alleanza.

L'appartenenza di un militante neofascista come Andrea Insabato, accusato di tentata strage per la bomba del 22 dicembre scorso alla redazione de Il Manifesto, a gruppi integralisti cattolici, interni al variegato mondo della destra radicale, non è un fatto isolato. E' un fenomeno che viene da lontano e mette a fuoco uno dei caratteri da sempre più significativi del neofascismo italiano. Un carattere che chiarisce non solo le ragioni di antiche solidarietà, ma anche il senso di una “cultura comune”, di canali e legami che attraversano e collegano ancora oggi l'insieme delle destre.

La tradizione

Nella storia del neofascismo italiano, fin dai primi gruppi dell'immediato dopoguerra, si sono spesso fra loro mescolate correnti anticlericali e cattoliche tradizionaliste. Nei FAR ( Fasci di Azione Rivoluzionaria) che si resero responsabili di una serie impressionante di gravi attentati dinamitardi tra il 1950 e il 1951, a fianco dell'ala pagana e dichiaratamente razzista rappresentata da Pino Rauti e Julius Evola, troviamo non a caso figure di accesi cattolici-tradizionalisti come Fausto Gianfranceschi. E' indubbiamente la mistica della “tradizione” il denominatore comune delle diverse anime del neofascismo, capace di unire e dare un senso a tutte le sue diverse componenti. La “Tradizione” come “riconoscimento trascendente di un ordine naturale e immutabile della cose” è in questo quadro assunta come terreno unificante per legittimare miti e modelli sociali del passato. Un'alleanza politica e culturale in nome del rifiuto del “mondo moderno”, del “mito democratico ed egualitario” e della “civiltà borghese”, ha dunque unito e spesso sovrapposto pagani neonazisti e integralisti cattolici nello stesso fronte, nelle stesse riviste, nelle stesse organizzazioni. Questa “fusione”, tra estrema destra cattolica e neofascismo, è bene dire, non fu nel tempo un fatto solo italiano ma certamente europeo, favorito nel suo svilupparsi, nei primi anni '60, dal coagularsi, in occasione del Concilio Vaticano II, di una minoranza ultraconservatrice di “padri conciliari”. Tra gli altri, accanto ai cardinali brasiliani filogolpisti De Castro Meyer e De Proenca Sigaud e agli italiani Siri e Ottaviani, monsignor Lévebvre, ispiratore di un modello “nazional-cattolico” che fece scuola anche in Italia.

Léfevbre: “il combattente della fede”

Marcel Lèfebvre, divenne negli anni a cavallo del 1960, al tempo dell'ascesa al potere del generale De Gaulle, uno dei principali animatori in Francia de “La Cité Catholique”, un movimento rigidamente integrista e anticomunista predicatore dell'“l'instaurazione del regno di Dio sul mondo contro il naturalismo moderno che costituisce il trionfo di Satana”. Sostenitore di dottrine razziste, già arcivescovo a Dakar, monsignor Léfebvre fu tra l'altro, come oppositore del Concilio Vaticano II, portavoce intransigente della tradizione contro la riforma del culto, fedele alla messa tridentina di Pio V. Fondò anche nel 1970, a Econe in Svizzera, la “Fraternità sacerdotale San Pio X”, un seminario “ribelle” che ordinò anche vescovi e sacerdoti, dando vita ad un movimento scismatico successivamente scomunicato. Ma i suoi trascorsi come “combattente della fede” sono soprattutto legati alla “guerra santa” per un'Algeria francese. Avallò il terrorismo e la tortura praticata dai guerriglieri dell'Oas ( Organisation Armée Secrète) divenendo un riferimento fondamentale per tutte le correnti tradizional-cattoliche della destra europea.

All'Hotel Parco dei Principi

Di questo vescovo ribelle si parlerà molto nel famoso convegno sulla “guerra rivoluzionaria” che si tenne a Roma nel maggio del 1965, dove accanto a militari e ad esperti delle tecniche della “guerra psicologica”, a neofascisti come Pino Rauti, Guido Giannettini ed Edgardo Beltrametti, assunsero un ruolo di tutto rilievo alcuni dei più noti difensori dell'“ortodossia religiosa” come Fausto Gianfranceschi, Enrico De Boccard e soprattutto Alfredo Cattabiani, di lì a poco futuro direttore delle edizioni Rusconi che terrà in quel convegno una relazione dal titolo assai significativo: “Un'esperienza controrivoluzionaria dei cattolici francesi”, dilungandosi proprio sulle vicende della “Citè Catholique” di Léfevbre come modello teorico ed operativo di resistenza alla sovversione marxista. Enrico De Boccard, ( cattolico-evoliano, aderente anni prima alla Guardia Nazionale Repubblicana di Salò) dal canto suo, teorizzò in chiave anticomunista il “terrorismo preventivo” invitando a superare tentennamenti e riserve di tipo “umanitario”. Addebitò, fra l'altro, proprio ai dubbi sull'uso della tortura il fallimento dell'Oas. “Il colpo di Stato - concluse - non può reggersi solo sulle uniformi, ma ha bisogno dell'apporto diretto delle forze civili che garantiscano una rete di consenso e la libera azione dei militari”.

Da alleanza cattolica...

Prenderà corpo in quel contesto, fra le altre, anche un associazione che durerà fino ai giorni nostri: “Alleanza Cattolica”. Nata a Piacenza per iniziativa di un estimatore di Franco Freda, nonchè frequentatore della sua libreria a Padova, Giovanni Cantoni (il cui fratello Pietro verrà ordinato sacerdote in Francia proprio dai lefebvriani) e Agostino Sanfratello (oggi gravitante come molti altri di questa associazione in “Forza Nuova”) si farà in particolare interprete in Italia del pensiero della associazione della destra cattolica brasiliana “Alleanza per la difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà” (“TFP”), una sigla tristemente famosa in tutta l'America Latina. “TFP” si alleò in Cile con “Patria e Libertà”, formazione di estrema destra, finanziata dalla Cia in preparazione del colpo di Stato contro Allende. Nell'ambito di “Alleanza Cattolica”, il cui simbolo è rappresentato da un'aquila con al centro il sacro cuore crociato della Vandea, figurerà anche il nome di Piero Vassallo, autore nel 1959 di un saggio in difesa dei nazisti processati a Norimberga. Vassallo diverrà nel 1975 segretario dell'“Associazione Internazionale Filippo II”, nel nome dell'“Imperatore cattolicissimo” dell'età della Controriforma. Oggi Vassallo è in “Forza Nuova”. In “Alleanza Cattolica”, davvero non casualmente, militano anche, tra gli altri, alcuni affermati avvocati: Benedetto Tusa e Mauro Ronco. Il loro passato è noto: l'uno si rese responsabile di alcuni sanguinosi episodi di squadrismo a Milano, l'altro fece parte di “Europa 70”, gruppo di giovani democristiani “presidenzialisti”, vicini alla “maggioranza silenziosa”. Oggi li ritroviamo ambedue nell'aula in cui si svolge il processo per la strage di Piazza Fontana: l'uno difende Giancarlo Rognoni, leader a Milano negli anni '60 di Ordine Nuovo, accusato di aver materialmente aiutato Delfo Zorzi nel deporre la valigia con l'esplosivo dentro la banca; l'altro Carlo Maria Maggi, massimo esponente di Ordine Nuovo nel Triveneto, considerato nell'ambiente il “teorico delle stragi”. Ma le sorprese non finiscono qui.

...Ad Alleanza nazionale

I personaggi che animano e popolano “Alleanza Cattolica” portano infatti lontano, fin dentro la destra ufficiale, in particolare Alleanza Nazionale. Il consigliere regionale lombardo di An Pietro Macconi, eletto a Bergamo, è di “Alleanza Cattolica”, ma lo è soprattutto l'On. Alfredo Mantovano, già coordinatore nazionale e dirigente di primissimo piano di questo partito. Moltissime le iniziative pubbliche sponsorizzate proprio da An. Impossibile elencarle tutte. Ne ricordiamo solo due: la presentazione di un libro di Giovanni Cantoni (“Aspetti in ombra della legge sociale dell'Islam”) il 22 novembre scorso a Roma, promosso direttamente dal gruppo parlamentare di An con la partecipazione dello stesso Gianfranco Fini, e la riunione della cosiddetta “componente cattolica di An”, tenutasi il 2 marzo di questo stesso anno, sempre con la partecipazione Fini, ma soprattutto di Piero Vassallo di “Forza Nuova”, il “difensore” dei criminali nazisti della seconda guerra mondiale. La pagina culturale de “Il Secolo d'Italia” è, d'altro canto, stabilmente diretta da un altro esponente di “Alleanza Cattolica”: Marco Respinti. A Milano, in compenso, il Circolo “Carlo Magno” di An ha nel passato spesso ospitato le iniziative dell'associazione. Recentemente in “Alleanza Cattolica” ha assunto un peso considerevole Massimo Introvigne, oggi aderente al Ccd, già monarchico e negli anni '90 articolista sul settimanale di destra “Il Borghese” con lo pseudonimo de “Lo Svizzero”. Il 19 gennaio del 1999 il Corriere della Sera lo menzionò nel comitato scientifico promotore della Fondazione “Nova Res Publica”, costituita da Forza Italia e presentata ad Arcore da Silvio Berlusconi in persona. Non male, tutto ciò, per un'associazione che all'articolo 4 del proprio statuto si muove nella “prospettiva dell'instaurazione della regalità di Cristo anche sulle società umane”. Il fatto è, in conclusione, che tentare di separare nettamente le diverse componenti della destra, spesso diviene un'operazione ardua se non impossibile, tanto più oggi. Ben più di un filo la unisce e la percorre tutta.
Saverio Ferrari
Milano, 28 dicembre 2000