La destra presenta e approva un emendamento che accoglie e sostituisce il ddl Cirami sul "legittimo sospetto".

Operazione "mani sporche"

Le opposizioni insorgono, fuori dal Senato sono in migliaia: «Vergogna»

«Documenti prego». «Come?». «Documenti». I senatori della Repubblica non possono entrare a palazzo Madama, o meglio devono passare l'esame di un poliziotto. Di fronte a piazza Navona ci sono più agenti che turisti. Il palazzo del Senato è circondato, nemmeno fosse la casa fiorentina di Vittorio Cecchi Gori. Un cronista ancora non ci crede: «Mi hanno controllato il tesserino perfino mentre entravo nella farmacia qui accanto». E se gli autorizzati devono far fatica, i pericolosi girotondini sono stati ammucchiati dietro le transenne, guardati a vista da agenti in tenuta antisommossa che salgono e scendono da una decina di blindati. Una giornalista Rai va a sbattere sul muro dei poliziotti. No accredito, no party. Il tesserino Rai non è sufficiente, chissà forse con quello Mediaset...

Fuori fa un caldo che toglie le forze. I tutori dell'ordine sudano maledettamente, chi li comanda ha pensato al look e non al sole di agosto. Cinturoni, giubbotti e pantaloni pesanti, anfibi. Una tortura. Di fronte a loro casalinghe consapevoli, padri di famiglia, bambini e militanti di partito. Soffrono il caldo anche loro, e sì che sono vestiti ai minimi termini. Insomma, dei rivoluzionari pronti all'assalto della Bastiglia. Va a finire che anche gli agenti si vergognano un po' a fare la faccia dura.

Fuori c'è una commedia all'italiana, dentro un autentico dramma. Con punte di involontaria farsa. Ecco un rappresentante del popolo, uno che dovrebbe dare l'esempio di compostezza. «Li abbiamo fregati. Siamo più furbi di loro», annuncia Renato Schifani. Se la canta e se la ride il capogruppo forzista. Ha buttato sul piatto del poker truccato l'emendamento Carrara, che riassume in un solo articolo l'intero ddl Cirami sul legittimo sospetto. Da Firenze Piero Fassino gli risponderà: «Shifani ha fregato gli italiani». Con l'approvazione dell'emendamento Carraro, cadono praticamente tutte le proposte di modifica al testo del disegno di legge. Si tratta di un vero "uovo di colombo", come ammette lo stesso Schifani. Soddisfazione maggiore, quindi, anche perché è stato proprio il capogruppo azzurro a «studiare per due notti» e a trovare la soluzione. «L'asso nella manica di Schifani...», conclude sorridendo. Oltre al danno, la beffa: Valerio Carrara è stato eletto in Senato con la Lista Di Pietro, e subito dopo è passato fra i berluscones. Potenza del maggioritario.

I volti della destra sono maschere ghignanti. Ecco l'elegante dichiarazione di voto di Francesco D'Onofrio: «Siete rimasti in mutande, altro che togliervi la giacca». Che classe. E allora facciamo un passo indietro. Il diessino Antonello Falomi si toglie la giacca in aula, resta in maniche di camicia. Renato Cambursano e Alberto Maritati lo imitano. Marcello Pera è più rapido di un gatto: «Onorevoli, quello che state facendo è vietato dal regolamento». Niente da fare. Ancora il presidente del Senato: «Prima che vi togliate qualche altro indumento, sospendo la seduta per 10 minuti».

Silenzio, parla il presunto padre della legge salva Previti. Melchiorre Cirami si alza in piedi e succede un quarantotto. Alla presidenza c'è Domenico Fisichella, ma il risultato non cambia: seduta sospesa per 5 minuti. Spunta un cartello, «un Cirami al giorno leva il giudice di torno». Si riparte e subito ci si ferma, per altri tre minuti. Ma le scritte aumentano. Si tratta degli stessi cartelli usati nei giorni scorsi per le manifestazioni di fronte al Senato. «Naturalmente - spiega il senatore della Margherita Cavallaro - in formato ridotto per l'aula». «Il prossimo che espone cartelli lo butto fuori», sbotta Fisichella.

Dentro parlare di democrazia ha ben poco senso, fuori è la stessa cosa. E allora Gigi Malabarba, Rifondazione comunista, scopre le carte: «Si impone con la forza e stracciando i regolamenti una legge ispirata al codice fascista sul legittimo sospetto, si fa circondare provocatoriamente il Senato dalla polizia con manganelli Tonfa: siamo al regime». Il vicepresidente del Senato roberto Caldaroli avverte che «il presidente Pera si è messo in contatto con il ministro dell'Interno Pisanu per chiedere spiegazioni». Non c'è che dire, nel gioco delle tre carte la destra è abile. Attenzione, Giuseppe Ruvolo denuncia che alcuni senatori della maggioranza sono stati minacciati. Replica subito il capogruppo della Margherita Willer Bordon. «Se ho capito bene, alcuni senatori della commissione Giustizia sono stati minacciati fisicamente». Fosse vero (e vero non è) sarebbe davvero grave.

Seduta sospesa, seduta sospesa, seduta sospesa. Si riprende, con i commessi schierati come bodyguard. Il nervosismo porta uno di loro ad intervenire per sequestrare un foglio bianco che un senatore aveva preso per scrivere. Siamo al caos, e allora ecco spuntare Massimo D'Alema. Il presidente Ds striglia i senatori e i girotondini. Un conto è la protesta contro il disegno di legge Cirami, dice, un conto sono gli insulti alle istituzioni, al Senato della Repubblica. «Dobbiamo schierarci in difesa del Parlamento e far sì che la legittima protesta popolare non sia rivolta contro le istituzioni». Che tempismo. L'unico ad apprezzarlo è il nazional alleato Gustavo Selva. Piero Fassino seduto accanto a D'Alema fa finta di niente, ma si vede benissimo che è imbarazzato. Come diceva Nanni Moretti? «Continuiamo così, facciamoci del male..».

In aula siamo alla frutta. Ecco l'urlo di Achille Occhetto: «Il parlamento è fuorilegge». E poi il diessino Stefano Passigli: «L'emendamento è stato scritto da uno studio di avvocati». Finisce che anche Ottaviano Del Turco fa la sua figura: «Non partecipo a una votazione che offende il parlamento». E ora Dalla Chiesa: «Non posso votare in un Senato trasformato nello studio di Previti». Willer Bordon: «Pera somiglia troppo a Don Abbondio, per il suo coraggio». Alla fine i senatori dell'opposizione si appuntando alla giacca una rosa bianca. Tanti anni fa lo fecero anche i loro colleghi del parlamento tedesco. Contro il nazismo.

Intanto aumenta sempre di più il numero delle persone in piazza Madama. Alla fine sono qualche migliaio, raccolti dietro alle transenne sistemate fin dalla mattina dalle forze dell'ordine. Cartelli di ogni tipo e slogan accompagnano i lavori dell'aula, mentre cominciano a scendere i primi politici. Tra questi Massimo Brutti, senatore Ds, Tana de Zulueta, Stefano Boco dei Verdi, Loredana De Pretis. C'è anche Patrizia Sentinelli e con lei gli altri compagni di Rifondazione comunista. «Sarà un grande autunno di confronto sociale, bisogna rompere gli indugi - dice il capogruppo alla camera del Prc Franco Giordano - e mi stupiscono le affermazioni di Massimo D'Alema che prende le distanze da queste piazze».

L'aula del Senato approva il ddl Carrara sul legittimo sospetto con 162 voti favorevoli, 9 contrari, un astenuto. Le opposizioni non partecipano al voto finale e per protesta occupano l'emiciclo. Domenico Nania (An) si dice «violentato e coartato da quella presenza». Al momento dell'approvazione, i girotondini davanti a Palazzo madama gridano: «Vergogna, vergogna, vergogna».

Cesare Previti e Silvio Berlusconi possono essere soddisfatti, anche questa volta è andata. Con tanti saluti alle regole democratiche e alla Costituzione della Repubblica. Ora i blindati della polizia possono andarsene.

Frida Nacinovich
Roma, 2 agosto 2002
da "Liberazione"