“I girotondi sono un movimento della midle class urbana, i no global hanno composizione diversa, coinvolgono di più i movimenti giovanili. Detto questo, tutti i movimenti sono utili, purché ci sia una proposta politica che li unifichi”

Diversi, ma fianco a fianco su alcune battaglie

In un'intervista a “Liberazione”, Piero Fassino risponde a Fausto Bertinotti

Dopo aver cantato per anni "La canzone popolare" di Ivano Fossati, ora cercano di alzarsi davvero. Negli ultimi mesi i leader dell'Ulivo sono stati contestati da Nanni Moretti. Spronati dalla loro base a fare un'opposizione più decisa. Chiamati dai professori ad affrontare i problemi dello stato di diritto. Accusati dal movimento dei movimenti per non aver dato risposta alla globalizzazione ed ai suoi effetti pratici: guerra infinita, diritti negati agli immigrati, precarietà del lavoro. Piero Fassino è a Genova, si divide tra un'assemblea di lavoratori e un presidio in difesa dell'articolo 18. Lui, segretario "riformista" dei Democratici di sinistra, non ha preso bene il j' accuse ai dirigenti del centrosinistra. Dal congresso di Pesaro in poi i militanti Ds chiedono quasi ogni giorno di "dire cose di sinistra". Lui ci prova, e ha appena letto sull'"Unità" l'intervista di Fausto Bertinotti. Il segretario di Rifondazione comunista avanza «una proposta unitaria, per dare sponda politica al movimento di lotta e alle battaglie sindacali».

Cosa pensa Piero Fassino della proposta di Rifondazione comunista?

Parto da un apprezzamento per l'atteggiamento politico di Bertinotti, che tra l'altro ho incontrato proprio l'altra sera. Mi pare che ci siano due punti da cui iniziare i nostri rapporti: in primo luogo l'interesse comune per fare un'opposizione più efficace contro il centrodestra. In secondo, senza mascherare le nostre differenze, partiamo dalle cose su cui è più facile e possibile trovare una convergenza. Ad esempio un impegno comune contro il tentativo di modificare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, e poi in contrasto alle proposte del ministro Moratti sulla scuola. E ancora: un impegno comune a difesa dell'indipendenza della magistratura, un'azione comune contro la destra che vorrebbe mettere le mani sulla Rai, contro l'introduzione dei ticket nella sanità che alcune regioni governate dalla destra stanno già mettendo. E naturalmente un impegno immediato, insieme, in vista delle elezioni amministrative. Proporremo candidati sindaci comuni, realizzando convergenza elettorali che consentano di vincere in più città e Comuni possibile.

Rifondazione propone una piattaforma delle opposizioni, a partire dall'ostruzionismo parlamentare sulla modifica dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori a una «vera e propria stagione referendaria, non solo per difenderci dall'attacco della destra ma per contrattaccare». E' d'accordo?

Non mi convince l'idea di ricorrere al referendum per estendere l'articolo 18 anche ad aziende che hanno meno di quindici dipendenti. Credo che sia una strada pericolosa, che rischi di non essere seguita da un pezzo significativo di elettori di centrosinistra, artigiani, commercianti, piccoli e medi imprenditori. Penso piuttosto che ai lavoratori di aziende con meno di quindici dipendenti le tutele possano essere date estendendo anche a queste aziende ammortizzatori sociali quali, la cassa integrazione, una più alta indennità di disoccupazione, la contrattazione per la messa in mobilità, e altre forme di tutela.

Dall'inizio dell'anno il centrosinistra fai da te ha rotto gli indugi.

Io credo che in questi mesi abbiamo visto crescere un'opposizione in molte forme: basta pensare al successo delle iniziative sindacali, ai movimenti nella società, ai professori e ai girotondi, alla grande manifestazione dell'Ulivo a S. Giovanni. Anche le iniziative di partito hanno avuto una grande spinta, per noi Democratici di sinistra c'è stata un'esplosione di appuntamenti. C'è una crescita di movimento e di opposizione in varie forme, si tratta di riconoscerle tutte e di costruire una proposta politica che le unifichi.

Dice Salvi che la proposta di costruire una convergenza su basi programmatiche di tutte le opposizioni a Berlusconi in raccordo con i movimenti va raccolta, a partire dal direttivo dei Ds che si terrà domani. «I preannunciati appuntamenti dell'Ulivo vanno trasformati in sede di confronto e di iniziativa di tutte le forze del centrosinistra, della sinistra e dei movimenti». Lei invece insiste sulla Federazione dell'Ulivo...

Salvi ha tutto il diritto di fare proposte che io non condivido. Penso che il centrosinistra deve riorganizzare le proprie fila, dare corso rapidamente alla federazione dell'Ulivo che però non va concepita in modo chiuso e autosufficiente. Un Ulivo più unito e coeso deve ricercare convergenze con altre forze politiche come Rifondazione comunista e l'Italia dei valori, e con i movimenti di opinione per realizzare su singoli obbiettivi schieramenti larghi.

Cosa pensa dei movimenti?

I girotondi sono un movimento della midle class urbana, i no global hanno composizione diversa, coinvolgono di più i movimenti giovanili. Detto questo, tutti i movimenti sono utili, purché ci sia una proposta politica che gli unifica.

A proposito, sabato prossimo sarete davvero tutti insieme.

Noi Democratici di sinistra ci saremo, e ci saranno tanti. Il prossimo 23 marzo sarà un'occasione importante di incontro, poi bisogna andare avanti.

Uno sguardo all'Europa, la preoccupa l'asse politico liberista rappresentato anche a Barcellona non solo dal centrodestra di Aznar e Berlusconi, ma anche da Tony Blair.

La dialettica non è così netta come si rappresenta. Il documento approvato dall'Unione Europea a Lisbona e quello approvato oggi pomeriggio a Barcellona non parlano di riduzione dei diritti. Piuttosto di una flessibilità che va di pari passo con l'innovazione, la tecnologia, la ricerca, la formazione, una più alta modernizzazione. Silvio Berlusconi pensa che la flessibilità sia precarietà. Noi invece vogliamo una flessibilità che tenga dentro anche i diritti. Poi in Europa non siamo noi ad essere isolati, è isolato chi pretende di ridurre i diritti. Berlusconi ha cercato in ogni modo di usare Blair: parlare di flessibilità del lavoro e di una più alta qualità non si può ridurre alla modifica dell'articolo 18. Del resto Berlusconi ha due verità: una per l'interno ed una per l'estero. Il problema vero non è dire sì o no alla flessibilità, ma spiegare quale, come.

Frida Nacinovich
Roma, 18 marzo 2001
da "Liberazione"