Referendum sugli Elettrodotti

Informazioni contro la censura dei mezzo di informazione

Un referendum non troppo conosciuto

Il 15 giugno saremo chiamati a votare anche per un secondo referendum che chiede l’abrogazione della servitù coattiva di elettrodotto, cioè la cessazione dell’obbligo per i cittadini di lasciar installare tralicci e cavi dell’alta tensione nella proprietà privata. Il referendum abroga una norma del tutto anacronistica: se l’obbligo di passaggio era giustificabile nella prima metà del secolo scorso quando lo Stato procedeva all’elettrificazione dell’Italia, oggi questa norma rischia di essere un abuso di potere a favore delle centinaia di società che a seguito della liberalizzazione dell’energia si sono messe a produrre elettricità, con il rischio che ciascuna di esse realizzi nuovi tralicci che attraverseranno l’Italia in lungo e in largo.
Inoltre, secondo quanto riportato dalla Corte Costituzionale nel giudizio di ammissibilità sul referendum, è da escludere che l'abrogazione della servitù di elettrodotto si traduca in un impedimento insuperabile alla elettrificazione e dunque al progresso. Inoltre bisognerebbe considerare che la normativa di cui si chiede l'abrogazione ha favorito un modello di sviluppo energetico basato sulla concentrazione dei centri di produzione dell'energia elettrica e sul trasporto e la distribuzione dell'energia attraverso una rete di elettrodotti di centinaia di migliaia di chilometri, addirittura sovradimensionata rispetto alle effettive esigenze del Paese.
L'affermazione di tale modello - dovuta principalmente alla bassa incidenza del costo di utilizzo del suolo su cui sorgono gli elettrodotti ­ ha di fatto impedito lo sviluppo delle tecnologie innovative e l’interramento. Infine, in base ad una consolidata interpretazione giurisprudenziale, per la vigente normativa l’installazione di nuovi elettrodotti non necessita di autorizzazione edilizia, mentre l'abrogazione della normativa interessata dal quesito referendario avrebbe l'ulteriore effetto di restituire agli enti locali il pieno controllo del territorio.

Un esito positivo del referendum comporterà inevitabilmente una nuova revisione delle leggi in materia che dovranno tener conto delle motivazioni dei promotori. Questo significherà andare in direzione della razionalizzazione ed ottimizzazione dei tracciati esistenti, dell’interramento delle linee, del risanamento delle tratte non a norma. Questi aspetti sono particolarmente importanti in Lombardia laddove esistono numerose criticità dovute alla notevole densità abitativa e all’elevata presenza di elettrodotti. Secondo quanto pubblicato dall’ARPA nel “Rapporto sullo stato dell’ambiente 2001”, nel 1998 la rete regionale dell’alta tensione comprendeva circa 10.000 Km di linee e 230 cabine primarie. Nel 1999 l’ARPA ha compiuto 276 istruttorie di cui 48 hanno rilevato situazioni non a norma rispetto al DPCM del 23 aprile del 1992, cioè rispetto ad una legge che prevede limiti di esposizione elevatissimi (100 microtesla contro gli 0,5 microtesla suggeriti dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’ISPESL).

Il referendum è un’occasione importante anche perché richiama inevitabilmente il problema della “servitù da antenne” introdotta dal famigerato decreto Gasparri (cioè l’impossibilità per i cittadini di rifiutare la localizzazione dell’impianto nella proprietà privata) e già presente in forma larvale in nella legge regionale lombarda laddove non riconosce esplicitamente agli enti locali il potere di localizzare i siti idonei.

Pochi sono informati dell’esistenza di questo referendum ed ancor meno ne comprendono l’importanza. E’ del tutto evidente la censura esercitata dai mass media e dalla maggioranza dell’establishment politico alla mercé delle lobby dell’industria elettrica. Da qui la necessità di fare controinformazione e di costituire i COMITATI PER IL SI’ in tutto il territorio.

A livello regionale si è costituito il Comitato Promotore Regionale della Lombardia (AMICI DELLA TERRA, ASSOCIAZIONE CONSUMATORI UTENTI, ATTAC, CONACEM, FEDERCONSUMATORI, FORUM AMBIENTALISTA, FORUM DIFESA DELLA SALUTE, GREENPEACE, MEDICINA DEMOCRATICA, MOVIMENTO CONSUMATORI, VAS, PRC, VERDI, PARTITO UMANISTA, ecc.). Abbiamo predisposto il testo unitario di una petizione che vi chiediamo di scaricare e di diffondere al fine di raccogliere l’adesione delle associazioni, degli enti e delle personalità più significative del vostro territorio, dandoci comunicazione alla seguente e-mail: comitatopromotore@referendumelettrodotto.org oppure simona.colzani@consiglio.regione.lombardia.it

Per ulteriori informazioni visitate il sito del Comitato lombardo per il sì: www.referendumelettrodotto.org ed anche quello nazionale: http://www.elettroreferendum.it/

Simona Colzani (Responsabile Ambiente e Territorio del PRC - Lombardia
Milano, 25 marzo 2003
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