Stragrande maggioranza per l'estensione dei diritti

Voto storico: la Cgil unita per il Sì

I cosiddetti "cofferatiani" non partecipano al voto

Centoventisette volte Sì. Sono questi i numeri con i quali il Comitato direttivo nazionale della Cgil ha approvato l'adesione al referendum per l'estensione dell'articolo 18. "Un Sì per le riforme", come torna a sottolineare il segretario Guglielmo Epifani, che aveva firmato personalmente la proposta davanti al parlamentino del più grande sindacato italiano dei lavoratori. Un risultato che sono in molti a definire storico. E per varie ragioni. Innanzitutto, perché mette in evidenza un fatto: attraverso questo voto Epifani diventa a tutti gli effetti il segretario della Cgil con una maggioranza fortemente ancorata a sinistra. E poi, perché i cosiddetti "cofferatiani" hanno deciso di ritirarsi in tutti i sensi, riprendendosi i documenti alternativi e non partecipando nemmeno al voto. Un atto grave al limite del paradosso, come viene sottolineato da molte parti, perché denuncia un atteggiamento di sostanziale deresponsabilizzazione rispetto a scelte prese collettivamente. Anche grottesco, se vogliamo. Uno degli slogan con il quale la Cgil scenderà in campo sarà ritagliato su una canzone di Gaber che ad un certo punto dice "libertà è partecipazione".

Fa bene, quindi, Epifani a sottolineare la continuità del voto di ieri con la mobilitazione del 23 di marzo del 2002. Lì, di partecipazione, se ne è vista davvero tanta. Ma come, è proprio la truppa del Cinese a prendere le distanze dai tre milioni del Circo Massimo? In giro, c'è molta incredulità. L'eccessiva pressione delle "ragioni politiche" in un momento in cui il sindacato tenta di fare il proprio mestiere viene vissuta male. Un brutto segnale, soprattutto se letto dopo l'invito fatto dallo stesso segretario generale a tenere il fronte unito in un momento in cui, grazie a una "accorta regia" arriva anche la tegola dell'accordo separato dei metalmeccanici. «Un fatto di grande gravità», commenta Epifani aprendo la conferenza stampa in cui presenta i risultati del voto sul referendum.

Ma più che verso l'esterno il segnale dei "cofferatiani" va letto per le conseguenze nella vita interna della Cgil. Gli uomini che sono usciti dal direttivo al momento del voto non sono certo personaggi di secondo livello. Ghezzi, per esempio, è il responsabile dell'organizzazione. Staremo a vedere cosa succederà.

Epifani assicura che, pur nell'ambito dell'autonomia la Cgil scenderà in campo in campo come si deve. Certo, i dubbi sullo strumento del referendum rimangono tutti. Ma non si può fare finta che il 15 giugno non esista. Anche perché la vittoria del Sì viene letta come propedeutica alla "via maestra" della legge e in continuità con quanto seminato dal 23 marzo. E poi, i risultati utili a ben vedere sono tanti. Anche quello di un quorum sfiorato per un soffio, o per una spanna. «L'adesione della Cgil - sottolinea Epifani - non è fatta in base a un calcolo di convenienza». «Infatti - aggiunge - penso che sarà difficile raggiungere il quorum». «Vogliamo caratterizzarla - conclude - nel senso dell'apertura ai soggetti sociali e ai cittadini».

Ovviamente, a sinistra c'è molto entusiasmo sulla scelta sancita dal direttivo della Cgil. Per Giampaolo Patta, membro della segreteria nazionale, la continuità della Cgil parte dal congresso di Rimini. «La scelta di una dozzina circa di membri del direttivo di non partecipare al voto non inficia comunque la grande compattezza della Cgil». Commenti positivi anche da Ferruccio Danini e da Carlo Baldini che in una dichiarazione congiunta, pur con qulache critica, parlano di relazione importante e di respiro politico. Piero Bernocchi, dei Cobas-Confederazione, mette l'accento sulla «sconcertante dicvaricazione» tra la decisione di una parte del gruppo dirigente (quelli che non hanno preso parte al voto, ndr) «e la spinta che viene dal paese e da dentro la Cgil». «C'è una fortissima pressione politica», aggiunge. «La realtà - conclude - è che la Cgil non poteva fare altrimenti». «Il Sì è positivo, ma occorre vedere il grado dell'impegno».

Infine, il Forum Sociale Europeo che esprime apprezzamento per il sÏ della Cgil e ricorda che «una eventuale vittoria costituirà il terreno per far avanzare le lotte a tutte le forme del lavoro precario».

Mentre era in corso la votazione del direttivo un impacciato Giovanardi era costretto a rispondere ad una interrogazione del deputato del Prc Alfonso Gianni che faceva notare un errore madornale comparso sulla Gazzetta Ufficiale: il titolo del referendum estensivo è stato mutato in "referendum abrogativo dell'articolo 18". Un lapsus perfettamente comprensibile. E forse non l'ultimo degli errori che potrebbe commettere il governo da oggi.

Fabio Sebastiani
Roma, 8 maggio 2003
da "Liberazione"