Iniziata la raccolta firme

UNA BATTAGLIA DI LIBERTA’

Sei referendum per difendere i diritti fondamentali dei cittadini, la dignità dei lavoratori, e per vivere in un ambiente sicuro

ART. 18, UNA TUTELA DA ESTENDERE

Perché chiedere l'estensione dell'articolo 18?
Berlusconi e Maroni, in compagnia di Confindustria, vogliono modificare l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Quello che prevede il diritto al reintegro sul posto di lavoro per chi venisse licenziato senza giustificato motivo.
Quindi ingiustamente.
Noi, invece, vogliamo respingere questo attacco intollerabile ai lavoratori, estendendo l'insieme dei diritti previsti dallo Statuto dei Lavoratori anche alle aziende con meno di 15 dipendenti.
Estendere l'articolo 18 vuol dire resistere all'offensiva ultraliberista del governo, aprendo allo stesso tempo una nuova stagione dei diritti.
Affermare che “a stesso lavoro devono corrispondere stessi diritti”.
Già nel 1970, quando, dopo le straordinarie lotte del mondo del lavoro culminte nell'autunno caldo del '69, veniva varato lo Statuto dei Lavoratori, i diritti e le tutele in esso previste escludevano una par te significativa di lavoratori, quelli, appunto, della piccole aziende.
Oggi più della metà dei dipendenti sono impiegati in aziende con meno di 15 occupati, e un numero sempre maggiore di donne e uomini viene privato di un diritto di civiltà.
Quello di non essere sottoposti al ricatto costante del licenziamento.

I LAVORATORI VANNO REINTEGRATI

Cosa prevedono i due referendum per l'estensione di diritti e tutele dello Statuto dei Lavoratori?
I due referendum popolari che intendiamo presentare prevedono l'abrogazione delle norme che attualmente limitano l'applicazione degli articoli 18 e 35 dello Statuto dei Lavoratori, per le aziende con meno di 15 dipendenti.
L'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, infatti, come approvato nel 1970, è così formulato: «Reintegrazione nel posto di lavoro.
(...) Il giudice, con la sentenza con cui dichiara inefficace il licenziamento (...) o annullla il licenziamento intimato senza giusta causa o giustificato motivo ovvero ne dichiara la nullità a norma della legge stessa, ordina al datore di lavoro di reintegrare il lavoratore nel posto di lavoro».
Mentre l'articolo 35, in merito alle norme di applicazione dell'articolo 18, prevede che «Per le imprese industriali e commerciali, le disposizioni dell'articolo 18 (...) della presente legge si applicano a ciascuna sede, stabilimento, filiale, ufficio o reparto autonomo che occupa più di 15 dipendenti».
I due referendum che, attraverso la raccolta di 500mila firme di cittadini e cittadine, intendiamo presentare, quindi, prevedono l'abrogazione dell'intero articolo 35 e di quelle parti dell'articolo 18 che ne limitano l'applicazione alle aziende con più di 15 dipendenti.

LE NOSTRE VITE NELLE NOSTRE MANI

Cosa avverrebbe una volta presentati e approvati i Referendum?
Dal punto di vista strettamente legislativo, una volta raccolte le 500mila firme necessarie alla presentazione del referendum popolare, e vinta la battaglia per l'approvazione nelle urne del quesito referendario, ogni lavoratore, a prescindere dalla dimensione dell'azienda che lo impiega, avrà diritto di ricorrere in giudizio e chiedere l'annullamento di un licenziamento avvenuto senza giustificato motivo, ottenendo il reintegro sul proprio posto di lavoro.
Più in generale, però, la campagna referendaria si pone l'obiettivo di respingere il complesso dell'offensiva di governo e Confindustria contro il mondo del lavoro, affermando, invece, la necessità di un'estensione dei diritti e delle tutele a tutti i lavoratori che oggi ne sono privati.
Vincere la battaglia per l'estensione dell'articolo 18 significa affermare che non siamo più disposti a tollerare la precarietà come legge suprema delle nostre vite, a subordinare i diritti di tutti i lavoratori alle variabili del mercato e dei profitti.
Significa riprendere il controllo delle nostre vite.

CONTRO L'ELETTROSMOG...

Che l'elettrosmog sia dannoso alla salute è ormai un dato acquisito che nessuno osa più negare.
Ciononostante ogni giorno migliaia di cittadini sono costretti a protestare, formare comitati, lottare faticosamente contro le fonti inquinanti sempre più vicine alle loro case, dalle antenne per la telefonia mobilie sui tetti delle case, a quelle ben più imponenti di Radio Vaticana, ai tralicci dell'alta tensione.
Il referendum popolare in materia di elettrosmog intende quindi abrogare il regio decreto n. 1775 del 1933, che stabilisce l'esproprio, anche senza autorizzazione, dei terreni su cui costruire gli elettrodotti.
Una legge di un lontano re del secolo scorso, quindi, scritta per l'Italia che costruiva la propria rete elettrica e la diffondeva nelle zone rurali, ancora oggi pesa “sulle nostre teste” e mette in pericolo la nostra salute.

... E CONTRO GLI INCENERITORI

Un mondo ricco, e segnato dal consumismo sfrenato, produce moltissimi rifiuti.
Se riciclati possono determinare ulteriore benessere per tutti e soprattutto rispetto e salvaguardia dell'ambiente in cui tutti viviamo.
La legge, invece, favorisce attraverso incentivi l'utilizzo degli inceneritori, altamente inquinanti per la diossina che producono e riversano nell'atmosfera, e permette la costruzione di impianti per i rifiuti urbani senza bisogno di chiedere autorizzazioni.
Il referendum ambientale in materia di trattamento dei rifiuti che insieme vogliamo presentare prevede, quindi, l'abrogazione delle procedure semplificate e degli incentivi per la costruzione degli inceneritori, previsti dal decreto legislativo n. 22 del 1997.
Perché quello che consumiamo oggi non distrugga il nostro ambiente e la nostra salute domani.

PER LA SICUREZZA ALIMENTARE

Il ministro della Sanità, con una semplice ordinanza, può oggi autorizzare, e lo fa sempre più spesso, l'uso di sostanze tossiche negli alimenti e la loro permanenza nei cibi sotto forma di “residui”.
In sostanza un ministro, in base agli interessi delle grandi di aziende del settore alimentare e delle multinazionali produttrici di pesticidi, può costringerci a mangiare sostanze tossiche, dannose per l'organismo.
Ancora una volta, quindi, i loro profitti calpestano le nostre vite, la nostra salute, il nostro diritto alla sicurezza alimentare.
Il referendum popolare in materia di sicurezza alimentare, quindi, abrogando la legge n. 283 del 30 aprile 1962 che attribuisce al ministro della Sanità questo compito, impedisce l'utilizzo dei pesticidi tossici e di tutte le sostanze nocive che lasciano tracce negli alimenti.

PER UNA SCUOLA PUBBLICA LAICA E ACCESSIBILE A TUTTI

Cosa significa un Referendum per la scuola pubblica?
La nostra Costituzione afferma il primato dell'istruzione pubblica su quella privata, autorizzando l'esistenza di scuole private “senza oneri per lo Stato”.
Invece, dopo una campagna durata anni che in nome della liber tà di scelta intendeva imporre allo Stato il sostegno diretto, economico e politico, agli istituti privati, la legge per la parità scolastica dell'allora ministro Berlinguer, approvata il 10 marzo del 2000, ha istituito i famigerati “buoni scuola”.
Ovvero soldi pubblici per la scuola privata.
Quando le nostre scuole pubbliche, come ogni anno ricordano studenti, docenti e genitori, spesso mancano di infrastrutture e personale.
Il referendum per la scuola pubblica, quindi, abrogando gli articoli più significativi della legge sulla Parità Scolastica, prevede l'abolizione di ogni forma di finanziamento pubblico alle scuole private, e della possibilità data a questi istituti di richiedere a un quarto del proprio personale di lavorare gratuitamente.
Affermare il primato della scuola pubblica, di una scuola di tutti e tutte per tutti e tutte, significa difendere il diritto a un'istruzione libera, laica, pluralista, contro ogni idea della libertà dei pochi e dei ricchi a scapito dei molti.
Significa rispondere alla moblitazione che in questi anni ha visto il protagonismo crescente di studenti e insegnanti per ristabilire un principio di giustizia universale, proprio per questo tutelato dalla Costituzione della Repubblica.

PER FARE UN TAVOLO.... CI VUOLE IL LEGNO.... BREVE MANUALE PRATICO DEL POPOLO DEI BANCHETTI.

Gemma Contin, Flavia D'Angeli, Flavia Fasano (disegno)
Roma, 12 maggio 2002
da "Liberazione"