Regione Lombardia 2000 - 2002:

Due anni di governo autonomistico - mercantile

"come trasformare i diritti sociali in occasioni di mercato"

Due anni fa, affrontando le impegnative elezioni regionali, affermavo che la Lombardia era interessata da un tale terremoto istituzionale-sociale e perfino culturale che, se non contrastato con successo, avrebbe partorito un ordine nuovo in questa regione fondato su un modello di società mercantile con una formidabile propensione autonomista capace di rovesciare tutti i presupposti costituzionali riferiti alla cultura dei diritti.

Un mix micidiale di mercantilismo ed autonomismo

I fatti di questi due anni hanno confermato le previsioni, compresa quella di una destra con una grande capacità mediatica e in grado di costruire intorno ai suoi progetti un consenso trasversale a tutti gli strati sociali.

Per la verità il terremoto istituzionale è stato servito su un piatto d’oro dal precedente Governo nazionale di centro-sinistra che, con atteggiamento autolesionista di rara efficace, ha regalato con la legge costituzionale 1/99 e poi con la modifica del Titolo V della Costituzione un tale potere personale a Formigoni ed un tale dirompente peso all’azione amministrativa regionale (resa libera perfino da qualsiasi controllo su quanto produce) che assistiamo oggi all’imbarazzante spettacolo di un Governo nazionale di destra impegnato ad arginare il tripudio autonomista lombardo.

Quello tra il Governo nazionale e il Governatore lombardo è uno scontro di potere non certamente uno scontro sul modello sociale da realizzare.

Il modello lombardo viene addirittura esportato

Anzi, la Lombardia ha fatto scuola: è stata antesignana ed ha esportato il suo modello nel Paese, ed oggi, più che mai, intende consolidarlo qui, rivendicando il diritto alla massima libertà d’azione.

E’ così nel campo della sanità e dei diritti sociali: in quattro anni il diritto alla salute è stato trasformato in un colossale mercato offerto ai privati.

La mistificazione della "libertà di scelta"

La “libertà di scelta” è stata la grande suggestione mediatica che ha accompagnato l’accredito di decine di cliniche private che hanno occupato, consumato lo spazio pubblico producendo una concorrenza pesantissima nei settori sanitari più redditizi. 40 milioni di prestazioni erogate in più, spesso inutili, sovente perfino dannose; 3000 posti letto in più tutti nelle cliniche private. Un esempio per tutti: in una Regione dove servono 11 cardiochirurgie, ve ne sono ben 24.

In sostanza è stato rovesciato il presupposto fondativi del rapporto tra diritto alla salute e servizi erogati: non più i bisogni del cittadino determinano la programmazione dei servizi, bensì l’offerta di prestazioni (in concorrenza tra loro) produce la richiesta da parte del cittadino. E’ il trionfo del mercato!

Le conseguenze sono dirompenti quanto le cause. La spesa è esplosa, incontrollata, ed ora bisogna aumentare le tasse e tagliare: si chiudono i servizi territoriali, si privatizzano i servizi sociali delle ASL, si chiudono ospedali pubblici sostituiti da nuovi ospedali privati con 5400 posti letto in meno.

Stessa sorte per i servizi riferiti alle sofferenze sociali: disabili, anziani cronici, minori in difficoltà. I servizi pubblici non vengono più finanziati, vengono accreditati operatori privati che erogano le stesse prestazioni “acquistate” dalle famiglie con i buoni e i voucher. La qualità e la continuità del servizio sono a discrezione.

Ancora, la “libertà di scelta” è stata il corredo mediatico che ha accompagnato il più consistente finanziamento alla scuola privata in questa regione: 140 miliardi in due anni andati a meno di 70 mila ragazzi frequentanti le scuole private, a fronte di 14 miliardi che da anni vengono erogati per il diritto allo studio per tutti gli studenti della Lombardia (più di un milione!).

Il finanziamento della scuola privata

Una manovra trapuntata da episodi sconcertanti, perfino immorali (15 miliardi erogati a famiglie molto ricche, quasi 7 miliardi ad “evasori fiscali”) che tuttavia non ha incrinato l’obbiettivo che questa destra si propone: ridurre fortemente l’incidenza della scuola pubblica a favore di quella privata, portare nell’arco di qualche anno la frequenza alle scuole private dai 70 mila allievi attuali a qualche centinaia di migliaia!

La mobilità: privatizzazioni e grandi opere autostradali

Un terzo settore sul quale in questi due anni di legislatura si è concentrata l’azione “liberista” di questa destra è quello della mobilità, sia nel settore trasportistico che in quello infrastrutturale.

Diciamo subito che in questa regione il diritto alla mobilità non esiste assediati, come siamo, dal traffico, dalla scadentissima qualità dei trasporti pubblici, da uno sviluppo fondato su asfalto e gomma.

Non occorre essere dei naturisti impenitenti, per capire che questa situazione insostenibile può essere modificata solo cambiando radicalmente il modello di trasporto in questa regione, nella direzione di sviluppo della rotaia, di potenziamento dei servizi pubblici!

Al contrario, con una determinazione quasi maniacale, la maggioranza approva due leggi strategiche: la Legge n. 9 del maggio 2001 per confermare e potenziare nel sistema viabilistico la centralità della realizzazione di infrastrutture autostradali; l’altra, la Legge 1 del gennaio 2002 per accelerare le gare per la privatizzazione dei servizi di trasporto pubblico, non prima di aver determinato incrementi tariffari consistenti soprattutto nel trasporto ferroviario (mediamente intorno al 20% negli abbonamenti mensili-annuali).

Ogni commento è superfluo perché la direzione di marcia di questo governo regionale è di una chiarezza sbalorditiva.

Anche i parchi sono sotto tiro: il Parco del Ticino

Voglio concludere questa rassegna per difetto di quanto sta accadendo in questa regione con la denuncia fatta dal Presidente del più grande parco regionale, quello Ticino.

Poche settimane fa il Presidente dello stesso si è dimesso da suo incarico per non essere complice di uno scempio, dichiarandosi impotente di fronte all’assalto a quel territorio fatto da parte di società private regolarmente autorizzate dai poteri pubblici ed in sintonia con le nuove disposizioni regionali – Legge regionale 11/2000 – che, avendo ristretto ai soli “parchi naturali” più ristretti le tutele ambientali, consegnano i parchi regionali (più estesi) all’assalto edificatorio.

E’ un altro segno dei tempi, è un altro pezzo di Lombardia consegnato agli affari!

Lavoriamo per un'altra Lombardia

Qualcuno, Edoardo Galeano, ha detto che il “pessimismo va lasciato per i momenti facili” e non mi paiono questi tempi facili, perciò non possiamo concederci il lusso di essere pessimisti.

Anche perché mi pare di scorgere nelle decine e decine di iniziative sorte in tutta la regione, come risposta a tanta determinazione liberista, una concreta reale volontà di non rassegnarsi a questo stato di cose. C’è un pezzo consistente di Lombardia che non ci sta e noi siamo parte di questo popolo, lo siamo in Consiglio regionale quando, insieme a tutto il Centro-sinistra, abbiamo contrastato con forza queste nuove frontiere del mercato privato, dobbiamo esserlo sempre più nella società lombarda con l’entusiasmo e la convinzione che un progetto per un’altra Lombardia – la Lombardia dei diritti per tutti, della solidarietà, del rispetto -  non è solo necessario, ma è anche possibile.

Gianni Confalonieri
Capogruppo regionale lombardo del PRC
Milano, 20 giugno 2002