Direzione Nazionale di Rifondazione Comunista

La replica del segretario del PRC

Roma - 28 gennaio 2004

Abbiamo svolto una riunione della nostra Direzione complessa e con alcuni toni che segnalano una distorsione del dibattito. Non si possono lanciare fendenti e aspettarsi il fioretto. Le parole e i toni sono importanti e non elementi secondari di un confronto che, al contrario, andrebbe auspicato serrato ma sereno e rispettoso.

Quando si afferma che noi siamo stati protagonisti dell'iniziativa di Berlino per il Partito europeo della Sinistra si afferma il vero. Effettivamente noi siamo stati protagonisti di quell'evento e lo mettiamo a nostro merito e su questo non solo riteniamo giusto ma auspichiamo che si sviluppi un dibattito ampio e articolato nel Partito, a partire dai circoli, dai comitati federali, regionali e dal Comitato Politico Nazionale che è convocato per i prossimi 6 e 7 marzo.

Proponiamo, anzi, che questo dibattito sul partito europeo venga intrecciato con una discussione sulla necessità di una qualificazione dell'opposizione sociale e politica al governo delle destre.

Le espressioni e i propositi di Berlusconi non vanno affatto irrisi o, peggio, sottovalutati. Al contrario, esprimono una pericolosità reale che va presa terribilmente sul serio.

Il problema politico che abbiamo di fronte, invece, è proprio quello dell'impotenza di questa opposizione.

Basti prendere due esempi: Rutelli che fa proposte sulle pensioni in sintonia con quelle del governo e D'Alema che prospetta l'astensione sul ritiro dei militari italiani dall'Iraq. Due posizioni che non solo rendono impervio il confronto con le sinistre ma che recidono il rapporto vitale tra le opposizioni e i movimenti che innervano il tessuto civile del Paese.

Per questo, è nostro compito promuovere una grande iniziativa di discussione e di movimento per la qualificazione dell'opposizione alle destre.

Perché il partito europeo

Si è detto che le elezioni europee hanno determinato una accelerazione all'iniziativa per il partito europeo.

Possiamo rispondere semplicemente: e perché no? Non possiamo legittimamente ritenere che la convergenza europea di forze della sinistra di alternativa possa rappresentare un'attrattiva politica? E se ciò è vero, non è utile quest'accelerazione?

Dobbiamo chiederci il perché del Partito europeo, ovvero quale è la sua importanza nella fase attuale.

Come non vedere che si è acuita la necessità di superare un ritardo politico grave?

Anche qui, bastino due esempi.

Sulla guerra, abbiamo più volte detto come sia mancata la capacità di una risposta adeguata a livello europeo.

E, per andare a un altro tema che è cruciale oggi nello scontro sociale in Europa ovvero quello delle pensioni, non si vede anche qui che a lotte imponenti che si svolgono sul terreno nazionale dei singoli paesi manchi, però, la capacità di una risposta comune?

La sostanza è che, mentre diciamo che l'Europa è il terreno minimo per svolgere un'adeguata iniziativa al livello dei conflitti aperti (sulla guerra, sul lavoro, sul welfare, ecc.) nella realtà mancano campagne europee. Noi pensiamo che questa mancata capacità derivi anche dal fatto che non c'è un adeguato strumento politico in grado di cominciare a dare questo respiro e questa cornice.

Il rapporto con i movimenti

Allo stesso tempo, dobbiamo vedere i rischi connessi al perdurare dell'assenza del soggetto politico europeo.

Senza una sponda politica unitaria che connetta i soggetti della sinistra alternativa, il rischio è di rimanere schiacciati dentro la logica bipolare dei due grandi colossi del Partito Conservatore e del Partito Socialista Europeo.

Allo stesso tempo, è un'opportunità per dare una risposta adeguata alla crescita dei movimenti.

Come facciamo a non preoccuparci seriamente dell'acuirsi della dicotomia tra crescita dei movimenti e assenza di un soggetto politico che ne interpreti le istanze?

Senza imprimere una accelerazione a quel processo aggregativo, si avviterebbe ancora di più la separatezza tra lotta sociale e la politica.

Il punto è precisamente quello di avviare un processo che possa dare ai movimenti un interlocutore credibile per scala, dimensione, prospettive.

Ancora un breve cenno su un altro punto. Come costruire una convergenza di forze in una critica radicale al progetto di costituzione europea non contro l'Europa ma in nome di un'altra Europa?

Ecco, la pregnanza del soggetto politico europeo e la necessità di un'accelerazione per la sua fase costituente.

L'altra Europa è la stella polare della nostra iniziativa e la stessa costruzione della sinistra di alternativa da qui può prendere l'abbrivio.

Un processo unitario

Quando si parla della costruzione del soggetto politico europeo non si può pensare a ripercorrere la strada che ha portato alla formazione dei partiti nazionali. Ciò semplicemente per il fatto che si parte da soggetti politici già esistenti, quindi, con culture politiche, linguaggi, pratiche consolidate.

L'obiettivo per il quale abbiamo lavorato è stato quello del più ampio coinvolgimento possibile di forze.

Abbiamo avuto dei contrasti e scontato delle contrarietà.

Ci sono stati veti ideologici (per esempio quello del Kke greco), un no al partito europeo perché l'Europa è una costruzione borghese.

Ci sono stati dei no da forze (non solo comuniste) perché contrarie all'Europa.

Ci sono stati dei veti all'ingresso di partiti concorrenti sul terreno nazionale.

Noi siamo stati gli unici in disaccordo con questa ultima impostazione. Non abbiamo, infatti, posto alcun veto all'ingresso di forze italiane differenti dalla nostra.

Abbiamo lavorato alla ricerca di un'intesa, la più larga possibile, con pragmatismo, sulla base della reciproca accettazione. Il nucleo fondativo, infatti, si basa sul reciproco riconoscimento: è questa l'unica strada possibile per giungere a un risultato positivo. E a Berlino, quel risultato ha superato le attese della vigilia.

Due alternative sbagliate

Abbiamo avviato un processo unitario includente, ovvero aperto. Lavoriamo, quindi, per un'inclusione e non per esclusioni.

Si poteva percorrere un'altra strada? Bene, si dica quale, altrimenti si disvela che, in realtà, ciò che si vuole è rimanere così come si è. Una cosa chiara, infatti, è che o si imprime ora questa accelerazione o tutto il processo rimane fermo.

C'erano derivate da percorrere? Certamente almeno due, non le abbiamo percorse perché su quelle due strade non siamo d'accordo.

La prima è quella dell'internazionale comunista. Su quella strada non siamo d'accordo perché abbiamo scelto quella del Partito della Sinistra in cui si trovano anche i comunisti. La questione è semplice: l'omogeneità la si ricerca non nel campo dell'ideologia o dell'ortodossia ma in quella della politica: il no alla guerra e al neoliberismo. C'è un punto che è un discrimine ed è quello della rottura con lo stalinismo. Abbiamo, cioè, scelto di costruire il soggetto politico della sinistra europea sulla discriminante del rapporto con il movimento.

L'altra strada rifiutata è quella di una preclusione a partiti al governo nei vari Paesi, nel senso che quella preclusione non può essere posta come condizione.

L'appello fondativo del soggetto della sinistra europea è forse parzialmente generico ma è sicuramente inclusivo, cioè permette una adesione vasta, e, sicuramente, è in sintonia con le posizioni che Rifondazione Comunista ha assunto in questi anni, in particolare dall'ultimo congresso. E'un appello aperto alle culture critiche e in sintonia con il movimento.

Anche in forze importanti che non hanno per ora aderito, vi sono significative aperture di interesse.

Ma ciò che è significativo è l'interesse che questa prospettiva suscita nel dibattito esterno e nel movimento.

Organizziamo, quindi, con serietà e rigore questo dibattito.

Anche per rendere chiari i diversi livelli della discussione e delle relative posizioni è bene focalizzare i punti di approfondimento: Innanzitutto, il soggetto politico europeo, qualificato come tale, come esigenza largamente condivisa.

In secondo luogo, la discussione (e il dissenso relativo che alcuni compagni qui hanno motivato) circa le forze motrici di questo processo. Qui, questo tema va messo a confronto con la questione della praticabilità del processo e la coerenza con le nostre posizioni. Derivate da queste è l'opposizione alle due strade alternative della convergenza esclusiva dei partiti comunisti e della pregiudiziale antigovernativa come esclusione dal processo aggregativo.

La natura del soggetto

In ultimo, la natura del soggetto europeo così come si presenta dai dati oggettivi realizzati: l'appello e la platea delle forze promotrici.

Da qui si parte per continuare il percorso. Ad Atene, il 15 febbraio vi sarà la discussione sulla proposta di statuto.

Sono possibili due ipotesi: un coordinamento leggero o una vera soggettività politica. Noi siamo per questa seconda ipotesi, naturalmente con tutte le salvaguardie necessarie per garantire il pluralismo e l'autonomia delle forze presenti.

C'è poi la questione del carattere delle adesioni. Noi siamo per rendere possibili anche adesioni personali e di associazioni e movimenti (anche qui con opportune clausole di salvaguardia) per rispondere all'attenzione che da più parti si è mostrato nei confronti di questa nuova aggregazione.

Ma il punto fondamentale rimane quello di partire concretamente con questa esperienza. Per tali motivi, anche in questa fase, dopo Berlino, dobbiamo muoverci secondo il criterio pragmatico della massima adesione possibile.

Ciò che fa premio sul resto, infatti, è il fatto che tale approdo non è rinviabile.

Un'Europa senza un partito della sinistra europea, infatti, è contro di noi.

Fausto Bertinotti
Roma, 28 gennaio 2004
da "Liberazione"