Conferenza d’organizzazione del PRC - Brianza

Relazione iniziale della segretaria del PRC - Brianza.

Monza - 7 febbraio 2004

Concludiamo oggi la nostra Conferenza di Organizzazione. Un percorso di discussione deciso ed avviato dal nostro CPF nello scorso mese di settembre che ha visto impegnati tutti i nostri 16 circoli e la segreteria della Federazione che ha presenziato con un proprio componente a tutte queste conferenze, concludendole.

La partecipazione registrata dei nostri iscritti ed iscritte, possiamo senz’altro considerarla una buona partecipazione.

Hanno, infatti, presenziato, 157 compagni e 29 compagne per un totale di 186 pari al 37% dei nostri iscritti e iscritte al 31 di dicembre scorso, cheè stato di 516.

Di questi e queste coloro che hanno preso la parola sono stati 114 ossia oltre il 60%delle presenze.

Una scadenza quella di oggi e il percorso che la precede che avevamo già indicato nel nostro ultimo congresso due anni fa, con altrettanti obiettivi e impegni di lavoro che vanno oggi verificati per capirne le difficoltà di avanzamento o i risultati raggiunti.

Oggi quindi possiamo e dobbiamo trarre le conclusioni di questo dibattito, compiendo le necessarie verifiche degli obiettivi che ci eravamo dati, aggiornare quindi e assumere i conseguenti impegni di lavoro per la loro piena affermazione, se ancora li riteniamo validi, rispondendo concretamente alle questioni che questa nostra conferenza ha voluto porre, attraverso il documento licenziato dal CPF a tutti i nostri circoli, ai nostri iscritti/e, al loro gruppo dirigente ai contributi ed emendamenti giunti.

Dobbiamo cioè ridefinire piani e strumenti di lavoro accompagnati da un nostro rinnovato e unico agire interno ed esterno che punti al rafforzamento del Partito, a un suo maggiore radicamento nel territorio, nei luoghi di lavoro, nelle Organizzazioni sindacali, nei movimenti e nelle Istituzioni.

Per questo occorre ragionare criticamente ma allo stesso tempo costruttivamente, giacché, nonostante taluni positivi risultati, siamo ben lontani dal rispondere alle necessità di cambiamento sociale e di crescita nostra. Ciò che occorre quindi non è la responsabilità delle deficienze altrui ma delle nostre e superarle insieme.

Infatti, nonostante l’impegno che ognuno di noi ha quotidianamente espresso, su taluni terreni propri della nostra organizzazione non siamo avanzati mentre su altri siamo perfino arretrati.

Ciò significa che il nostro solo impegno non è più sufficiente, c’è bisogno un rinnovamento complessivo: dobbiamo aggiornare i nostri strumenti di lavoro e il nostro agire collettivo, se vogliamo perseguire sul piano politico e sociale quel cambiamento radicale di cui siamo portatori unici.

Un innovamento quindi organizzativo che non può essere a prescindere dalla situazione politica, sociale ed economica che complessivamente ci circonda e nella quale agiamo, nel Paese, in Europa e nel Mondo e quindi dalla strategia politica e dalle linee di lavoro che oggi, dopo il congresso e a fronte dei mutamenti intervenuti e delle necessità di cambiamento maturate, il nostro partito si è dato a tutti i livelli del sua agire.

A livello locale, a livello nazionale, a livello europeo e mondiale.

Credo che su tutto questo, sulle novità e sulle necessità politiche maturate che impegnano tutti noi, pur dentro le nostre diverse sensibilità, e anche in previsione delle prossime scadenze elettorali, dovrà essere dedicata la discussione di un prossimo CPF, unitamente alle conclusioni di questa conferenza, e nuovamente coinvolti l’insieme dei nostri compagne e compagne.

Ma oggi se vogliamo trarre qualche reale risultato e iniziare a lavorare per ciò che abbiamo chiamato: “ il rinnovamento della nostra Federazione”, dobbiamo concentrare il nostro sforzo di discussione e decisone sulle questioni per le quali ci siamo dati questo percorso di conferenze organizzative e il loro appuntamento finale.

A questo proposito e per sgombrare subito il terreno da “false” e negative retrospettive o dietrologie, concentrandoci quindi sulle cose reali e vere da fare, voglio ricordare a tutti noi che tale scadenza organizzativa era già indicata nella relazione congressuale, riaffermata con insistenza ad ogni riunione del nostro CPF che ne è seguita e per la quale avevo affermato allora e sempre riconfermato poi, la mia disponibilità e volontà di mettere a disposizione, del CPF, il mandato ricevuto.

Ero e sono tuttora convinta di due fondamentali principi che devono guidare ogni dirigente chiamato a svolgere questo ruolo:

  1. la necessità di costruire quadri nuovi e quindi possibilità di reale alternanza di direzione, (la chiamo alternanza e non alternativa perché questa deve sempre essere rispettosa delle linee che il partito si dà),
  2. che il rinnovamento non è solo il cambio della segretaria e della segreteria, per il quale è sufficiente la convocazione del CPF, ma che esso fosse e sia un processo più profondo che deve investire ogni nostro circolo, una verifica e rinnovamento quindi anche degli stessi circoli, senza forzature ovviamente ma con obiettivi impegnativi si, (cosa che finora è stata in molti casi e per motivi diversi disattesa), lo stesso CPF, le sue discussioni e strumenti di lavoro.

Cioè un rinnovato impegno di presenza, discussione, e lavoro per ognuno di noi, nessuno escluso, tanto meno dalle conseguenti verifiche che ci devono sempre impegnare e rispetto alle quali dobbiamo renderci disponibili.

Viceversa non si sa bene a chi tocca cosa e quali sono state le difficoltà per compiere il lavoro affidatoci e misurarne i risultati.

C’è poi, (non in senso temporale ovviamente), il rispetto delle regole che ci siamo dati.

Dì tutte le regole, regole che abbiamo dibattuto, approvato e scritto nel nostro statuto: dal luogo dove deve avvenire la nostra iscrizione, alla formazione quindi dei circoli laddove ci sono le condizioni numericamente previste per formarli, alla convocazione periodica degli iscritti/e da parte del circolo, al rapporto e raccordo, per le varie iniziative, con le istanze superiori del partito.

Che non sono istanze censorie, ma di coordinamento e aiuto, oltre che avere il diritto e dovere di discutere dell’iniziativa con i compagni e le compagne che la propongono, così come di sollecitarle laddove queste non si facciano.

Il rispetto delle regole che ci siamo dati e la loro applicazione sono condizione indispensabile, per ogni organizzazione o associazione, che pur nella diversità di coloro che scelgono di farne parte, ne condividono i valori fondativi e gli obiettivi per il loro avanzamento.

Infatti, senza regole e senza il loro rispetto non credo possiamo continuare a definirci una comunità di uomini e donne e giovani che tendono tutti assieme alla Rifondazione Comunista, in questo paese e al suo cambiamento e oltre.

Saremmo un’altra cosa. A volte perfino in lotta tra noi stessi e con noi stessi: dei separati in casa in attesa dei passi dell’uno o dell’altro.

Osservare ed applicare le regole è quindi prima di tutto garanzia di unità e di avanzamento, quantomeno garanzia di impegno unitario per tutti gli obiettivi che ci diamo.

Applicare quindi le regole dello statuto e farle applicare sarebbe oggi già un inizio di quel rinnovamento che abbiamo deciso e che continuamente, i più invocano.

Un’altra questione, lo dico sempre per sgombrare la nostra discussione da inutili e deleterie tensioni, è il rispetto che vi deve essere fra di noi.

Vorrei e dovrei parlare di fratellanza, visto che nonostante tutto continuiamo a considerarci e a voler essere considerati comunisti.

Un rispetto che deve riguardare sia le nostre diverse opinioni, quando ci sono, sia ognuno di noi, cioè le nostre stesse persone e ruoli.

Lo abbiamo scritto nel nostro documento finale del congresso, votandolo all’unanimità, ed è anche contenuto in taluni arricchimenti giunti a questo nostro dibattito: le nostre diversità, quando vi sono, non possono essere assunte come avversità”, occorre cercare ed essere capaci di fare sintesi.

Occorrerebbe inoltre, aggiungo io, non fare delle diversità delle costanti a prescindere dai fatti, dalle ragioni, dai cambiamenti necessari, evitando cioè la formazione di posizioni o gruppi di cristallizzazioni che bloccano il confronto, la necessità della sua apertura a tutte le opinioni, la realizzazione di una convinta e condivisa sintesi finale.

Respingo pertanto e nel modo più assoluto quanto contenuto nella premessa di un “contributo” scritto, giunto a questa nostra discussione, da parte di alcuni nostri iscritti, dirigenti del loro circolo e anche di questa federazione, essendo membri del CPF.

Respingo quella premessa in quanto non corrispondente al vero, prima di tutto, offensivo poi del mio impegno a dirigere questa federazione, quando e fin quando mi è stato chiesto e riconosciuto.

Offensivo, sempre per i suoi contenuti, anche nei confronti di altri e altre compagne che con me stanno condividendo tale impegno di direzione.

A questi compagni, voglio dire che il pane me lo guadagno, ogni giorno, sotto padrone, come la maggioranza di tutti noi e come la maggioranza di tutti noi, dando poi il proprio tempo libero, mezzi di comunicazione e di trasporto al partito.

Certo, tutto con le capacità che mi sono proprie, che possono anche risultare talvolta e a taluni inadeguate, ma con tutta la disponibilità di passione politica di cui dispongo.

L’unico interesse mio, è quindi quello di spezzare le catene dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, o meglio di “cambiare lo stato reale delle cose”. Anche questo credo condiviso interamente da tutti voi e quindi con tutti voi.

In ogni caso nei prossimi giorni ogni compagno/a del CPF sarà consultato per la formazione del nuovo gruppo dirigente, potrà quindi esprimere il proprio giudizio e proposta.

Se giungiamo “solo oggi” come sempre scrivono questi compagni ed anche altri a questa conferenza di organizzazione sottintendendo che vi era una volontà mia a ritardarla, occorrerebbe con onestà riconoscere come con pochi altri compagni e compagne del CPF abbiamo voluto prima di altri tale percorso, o ce lo siamo scordati? A chi va allora la critica del ritardo con il quale vi giungiamo? Lo imputiamo alla decisione, giusta, perché quella è stata la scelta del partito, di impegnarci su iniziative di carattere sociale di massa come è stato nei mesi scorsi? Di aprire prima di tutto la discussione fra i nostri iscritti/e sulle scelte del CPN del settembre scorso?

Così come mi paiono più ispirati ad aumentare la rissosità interna, anziché il confronto, i giudizi ingenerosi e non veri, (come dimostrano invece i risultati raggiunti), che taluni compagni danno su altri circoli.

Guardate non dico questo per “togliermi qualche sassolino dalla scarpe”, ma per dirci le cose come stanno veramente, altrimenti non ci capiamo e ciò non perché parliamo linguaggi diversi ma perché abbiamo deciso di non capirci.

Ma così non si cresce, non avanza nessun cambiamento, disperdiamo forze, capacità e intelligenze che potrebbero essere meglio impegnate e messe a disposizione per creare un forte, unico e unitario collettivo di lavoro.

Ho voluto subito sgombrare la discussione da tali giudizi perché se sono frutto di equivoci, come spero, possiamo recuperare il clima necessario alla discussione che ci siamo imposti nella convocazione di questa conferenza, avviando oggi una sua conclusione che ci deve portare a impegnative decisioni di lavoro, che non potranno e non dovranno esonerare nessuno di noi e per le quali oltre che il rispetto delle regole che ci siamo dati, fondamentale sarà il rispetto e la stima fra di noi.

Un rinnovato patto di solidarietà fra noi tuttiche ci consenta cioè di tenere assieme e valorizzare le nostre diversità e perseguire quindi in modo efficace ed efficiente gli obiettivi che ci daremo sul piano organizzativo, per fare avanzare quelli politici di cambiamento, presuppone questi fondamentali elementi di rispetto: rispetto delle regole che ci siamo dati, rispetto per ogni nostra opinione e per ognuno di noi.

Viceversa avremo sprecato del tempo e soprattutto non avremo creato quelle condizioni per un reale rinnovamento dell’insieme di questa Federazione e il suo rafforzamento.

Nel merito delle questioni poste dal documento, licenziato dal CPF e discusso in ogni Circolo, non voglio e non ritengo necessario ripercorrerne tutti i punti, analisi e proposte.

Gli arricchimenti, i contributi e gli emendamenti giunti, oltre alle discussioni realizzate nei circoli dimostrano, nella stragrande maggioranza dei casi una sua attenta lettura, reale discussione e impegno per un avanzamento delle questioni poste.

Quindi solo alcuni punti che mi paiono taluni urgenti, altri fra i più importanti.

Il tesseramento:

inizio dal basso dalle fondamenta della nostra organizzazione giacché sono gli iscritti e le iscritte che danno continuità di azione, la fanno agire la rafforzano, permettono lo sforzo per il raggiungimento dei suoi obbiettivi. La loro crescita e partecipazione è quindi determinante.

Il partito si fonda su di loro. Se questi non crescono, non cresce il partito, non avanzano i nostri obiettivi.

Al 31 dicembre dello scorso anno abbiamo raggiunto i 516 iscritti. Fra questi 384 uomini e 132 donne. I giovani e le giovani sono 26. Questo dato ci indica un preoccupante arretramento.

Rispetto all’anno 2002 segniamo, infatti, la perdita di 51 iscritti e iscritte. Ma se pensiamo che i nuovi iscritti sono 32, la perdita di compagne e compagni è ancora superiore.

Perdite che, salvo due circoli, Vimercate che tiene e segna anche un piccolissimo avanzamento e Monza dove l’avanzamento è più grosso con ben 18 nuovi iscritti, si distribuiscono sull’insieme della nostra federazione. Talune in modo molto marcato come ad Arcore con 15 iscritti in meno, mentre scompare del tutto l’unico circolo aziendale che avevamo, quello dell’Alcatel.

Ma se guardiamo un po' più indietro, c’è oggi perfino un abisso tra il massimo raggiunto nel 1996, con 789 iscritti e l’obiettivo che allora ci demmo dei 1000 iscritti.

Possiamo ancora imputare questo fortissimo delta negativo alla scissione cossuttiana avvenuta nel 1998? Io credo che non era corretto allora, tantomeno lo può essere oggi.

Infatti, pochi furono allora coloro che abbandonarono il partito per andare nel PDCI, e alto, da sempre, è il ricambio annuale dei nostri iscritti.

Credo che la verifica deve essere più profonda e più ampia. E deve riguardare anche la diminuzione della quota tessera che oggi si attesta su una media di 34 euro, una media più bassa del passato, con la punte più basse a Meda con 21 euro, (circolo con 17 iscritti), a Ceriano con 24 euro, (74 iscritti), Lentate-Seveso, con 27 euro, (23 iscritti), e le punte più alte a Vimercate con 55 euro, (37 iscritti), a Nova con 45 euro, (31 iscritti), a Monza, (50 iscritti) e Sovico, (33 iscritti) con 42 euro.

E’ del tutto evidente che questi dati: iscritti e quote tessere se non vengono rapidamente recuperati verso l’alto mettono a rischio la sopravvivenza della Federazione, la sua possibilità e necessità di iniziativa e maggior presenza sul territorio.

Occorre avviare quindi un’efficace verifica, realtà per realtà. Una verifica che indaghi innanzi tutto sulle motivazioni degli abbandoni, (non vi è, infatti, recupero di vecchi iscritti/e) e sulle ragioni dell’ampio ricambio.

Questi fenomeni non sono solo indici di perdite organizzative. Il più delle volte è anche un allontanamento dalle strategie del partito, dal suo modo di agire, dalla politica, dal voto anche.

Un grosso rischio sul piano civile e sociale che compromette le necessità di cambiamento che proponiamo.

Dobbiamo anche interrogarci sul delta che segna la nostra presenza fra i giovani, i lavoratori, i movimenti e la loro adesione al partito, oltre che il delta di voto.

Va infine ripresa un'azione specifica, complessiva, coordinata dalla Federazione a livello di zone e in ogni singola realtà: ma il circolo deve affermarsi come centro di intervento prioritario sull’insieme del territorio che abbraccia.

Non può continuare ad esserci un centro, dove ha sede il circolo o risiede la maggioranza degli iscritti e poi le periferie, dove c’è qualche nostra limitata presenza, a volte siamo perfino presenti anche a livello istituzionale, ( all’opposizione o al governo) ma la nostra azione non c’è.

Recuperare gli iscritti e farne di nuovi, superando nel 2004 la quota 600, deve diventare il nostro obiettivo.

Un obiettivo realistico.

Comunque necessario e per il quale occorre predisporre piani specifici a partire dalle iniziative rivolte ai luoghi di lavoro, (fabbriche e servizi), presenti sul nostro territorio, taluni fra i più grandi della regione, e fissare scadenze certe per la verifica dei risultati raggiunti.

C’è qui anche tutta la questione dei giovani, della loro presenza e del loro impegno, generoso sempre verso le problematiche sociali ma perennemente in discussione il loro stare insieme, quindi l’efficacia del loro lavoro senza assorbire la rissosità che a volte affiora nel partito.

La Federazione dovrà quindi essere impegnata con loro per superare le difficoltà e le divisioni che dopo un avvio promettente ne hanno segnato il declino.

Il rafforzamento organizzativo strutturale al quale puntiamo.

Il circolo.

Nei nostri 16 circoli vi sono tutte le capacità e le intelligenze di cui dispone la nostra Federazione, essi sono quindi il motore della Federazione, del partito, il centro della sua azione, e alcuni risultati politici non mancano.

Risultati che ancor più fanno risaltare il delta con la mancata crescita organizzativa che richiamavo.

Il loro rafforzamento passa innanzi tutto dalla capacità di coinvolgere continuamente i propri iscritti, all’informazione, alla presenza costante sul proprio territorio, al rapporto con i cittadini, i giovani, gli anziani, i lavoratori.

Ma, in questo caso, il proverbio “chi fa da se fa per tre” non regge.

Le zone.

Occorrono quindi strumenti e raccordi nuovi se vogliamo rendere più efficace e efficiente la nostra azione.

Troppo spesso mancano strumenti, mezzi e compagni disponibili. Deficienze che annullano lo sforzo profuso o ne riducono il risultato atteso.

Occorrono, “sinergie”. Occorre trovare/provare come lavorare assieme, contribuendo al rafforzamento di ogni realtà, e quindi a un rafforzamento di presenze e intervento complessivo, senza privare la stessa della sua specificità, capacità e responsabilità.

Abbiamo già sperimentato, con risultati diversi, le zone e le riproponiamo.

Nella discussione che abbiamo fatto in ogni circolo, per questa conferenza, non vi è stata opposizione di principio.

Ci sono opinioni nel merito della loro costruzione, funzionamento e compiti, diverse, frutto io credo di esperienze e risultati passati diversi e in qualche caso di “incompatibilità caratteriale”.

Il documento individua quattro ambiti territoriali, ne indica le specificità, maggiori problematiche presenti e le loro sinergie di servizi.

Per noi sono luoghi, momenti e strumenti di elaborazione, lavoro e verifica fra i circoli che le compongono, nella loro totale autonomia operativa, supportate dalla elaborazione del CPF e dalle scelte che esso compie e indica all’insieme del partito.

Non vi è qui nessun calare nulla dall’alto né tanto meno volontà di espropriare i circoli delle loro decisioni e della loro azione, ma di rafforzare le possibilità di risultati, a tutto campo, della nostra azione, se gli obiettivi sono gli stessi.

Ma su questa proposta occorre essere chiari.

O si fanno o non si fanno. Il CPF da tempo ha votato per la loro costruzione.

Se si fanno, come io credo, devono essere momenti e luoghi certi con una loro continuità di lavoro e certezze di coordinamento.

Non si possono paventare rischi inesistenti per bloccare la loro costruzione o lasciarla al caso, per poi, di fatto, operare nel proprio circolo e con il proprio circolo a dimensioni sovra comunali senza confronto con nessun altro.

Noi riteniamo che le zone possano contribuire ad aumentare la nostra complessiva capacità di elaborazione in primo luogo e di intervento poi sulle questioni di carattere sociale, del lavoro, dei servizi e di contribuire a superare la crisi di militanza presente in molti circoli, con la ripresa di un'azione sul territorio, supportata da un collettivo più efficace.

Il CPF.

Le deficienze che abbiamo registrato in questi due anni, assenze e disimpegni nella discussione, ci deve far riflettere su ciò che richiamavo all’inizio a proposito di regole e rispetto, e sulla sua composizione, che non è oggi ovviamente in discussione salvo le doverose sostituzioni che vanno compiute e per le quali abbiamo sollecitato il collegio dei garanti.

Se vogliamo che questo sia davvero il luogo delle decisioni e che come tale venga da tutti riconosciuto e partecipato allora dobbiamo rafforzare le capacità di elaborazione, e le dovute verifiche di risultati.

Ciò passa attraverso l’individuazione di nuovi strumenti di lavoro, la riproposizione di vecchi facendoli funzionare davvero, ( le commissioni), la ripresa di momenti di studio e confronto, (i seminari), con esperti delle tematiche che si vogliono affrontare, e, a partire dalle prossime sostituzioni, la scelta di compagni e compagne, disponibili a tale rilancio e ne garantiscano il loro impegno.

Occorre cioè passare dalle parole, dalle raccomandazioni, ai fatti. Occorre quindi più che riscrivere ciò che già è scritto e ridire ciò che abbiamo detto, lavorare nel concreto e verificarne i risultati, ciò vale anche per la nostra comunicazione, che va ripresa e rilanciata anche a fronte delle prossime e importanti scadenze e quelle che sono meno prossime ma ancora più importanti, se verrà riconfermata la provincia e le nostre feste che sono non solo risorse ma momenti di presenza sul territorio.

I modi e gli strumenti li abbiamo indicati. Anche per questo abbiamo bisogno di misurarci sulle proposte di fattibilità, sulle capacità che devono sottendere a tutto ciò, perché, ciò richiede lavoro, impegno e continuità.

Le “sensibilità politiche” cioè devono essere accompagnate dalla disponibilità dei compagni e dal loro reale impegno.

Infine dentro la necessità che abbiamo di maggiore presenza sul territorio e sulle problematiche che lo attraversano credo abbiamo il bisogno di intervenire fortemente sui temi complessivi del lavoro e dello sviluppo che sottende alla sua crescita o meno, forme e diritti superando le carenze di conoscenza e di elaborazione che registriamo anche per l’assenza di una responsabilità specifica che va superata dandoci anche strumenti di indagine e coordinamento al più presto.

In tal senso sono venuti concreti contributi alla nostra discussione che ritengo vadano accolti e percorsi.

I livelli istituzionali nei quali siamo presenti e agiamo.

Come, d’altro canto si pone la necessità di un raccordo costante con e fra i nostri rappresentanti nelle istituzioni locali, che sono molti sia all’opposizione sia al governo, sulle varie problematiche prevedendo momenti di confronto anche con le nostre rappresentanze istituzionali a livello provinciale e regionale per un loro maggiore e reciproco coinvolgimento sugli aspetti che regolano l’agire dell’insieme di questi livelli istituzionali sulle condizioni di vita di salute di studio, di mobilità e di lavoro di quasi ottocentomila cittadini residenti sul nostro territorio.

Un punto, non il solo ovviamente ma che può essere un inizio per far avanzare tutto ciò è quindi il funzionario a tempo pieno che la federazione da tempo rivendica e al quale ormai dobbiamo giungere, accanto ad una maggiore agibilità della nostra sede.

Concludendo, riconfermo la necessità che questo percorso di discussione organizzativa, che si conclude oggi, non si svolge a prescindere dalla situazione politica e sociale che ci circonda e dalle linee di intervento per un suo positivo cambiamento assunte dal partito.

Il rinnovamento e il rafforzamento che proponiamo è in funzione del cambiamento a cui puntiamo e quindi al rafforzamento della linea del partito, nel nostro territorio, complessivamente assunto.

Ciò anche quando le nostre sensibilità politiche fossero diverse.

La sottoscritta ad esempio anche quando ha espresso opinioni diverse e le ha espresse non le ha nascoste, non solo non ha abbandonato questa forza politica nella quale si ritrova per i suoi valori fondativi e per gli obiettivi di cambiamento generale, ma ne ha assunto tutti i passaggi e dentro il rapporto democratico che ha sempre contraddistinto questa Federazione, ha sempre teso alla sintesi e assunto le decisioni a cui di volta in volta siamo giunti.

Questa non è solo una considerazione sulla quale si può ovviamente concordare o dissentire, provando il contrario, ma soprattutto un appello per il lavoro di oggi e per il lavoro che ci attende domani.

Un lavoro senz’altro più gravoso perché dobbiamo puntare a superare difficoltà e deficienze nostre e provare ad avanzare nel cambiamento che proponiamo, oltre che con la ragione per la quale lo proponiamo, anche in concreto.

Giovanna Casati (Segretaria del PRC - Brianza)
Monza, 7 febbraio 2004