Direzione Nazionale di Rifondazione Comunista

Il progetto di alternativa
Sintesi delle conclusioni di Fausto Bertinotti, segretario del PRC

Roma - 21 settembre 2004

Il punto più impegnativo della nostra discussione è senza dubbio l'analisi che andiamo proponendo della congiuntura attuale, quella che abbiamo chiamato il neoliberismo d'impresa, il tentativo, cioè, di riposizionare le politiche neoliberiste partendo dal livello microeconomico per risalire da esso a un ridimensionamento del sistema dei diritti e delle tutele sia nel lavoro che nei rapporti sociali. Per questo abbiamo parlato dell'obiettivo generale che si delinea attraverso questo attacco che parte dalle condizioni specifiche dei singoli comparti produttivi e che mira alla cancellazione del contratto nazionale di lavoro e abbiamo colto la connessione tra questo attacco e il processo messo in atto dalle riforme costituzionali che le destre intendono varare. Si vuole mettere in discussione il carattere universale dell'esigibilità dei diritti e del salario. E abbiamo anche colto l'insidiosità di questo attacco in quanto, dismesso l'attacco frontale e generale al sindacato in nome di una visione del mondo presentata come pensiero unico, con il tentativo di imporla dall'alto, oggi si cerca di mascherarlo con una finta oggettività, con quello che abbiamo definito il cappio al collo della competitività e della delocalizzazione.

Abbiamo anche detto come questo processo costituisca la base materiale su cui poggia un'operazione politica neocentrista che si propone di "ereditare" il governo, ovvero cambiare Berlusconi senza modificare il cuore delle politiche neoliberiste. Questa discussione, che andrebbe continuata e approfondita, anche tematicamente, soprattutto con l'inchiesta, è utile anche per svolgere tra noi un dibattito non ripetitivo.

Insomma, proponiamo un approfondimento che aiuti un aggiornamento sull'interpretazione della fase economica, sociale e politica in Italia e in Europa, partendo, quindi, dai processi materiali in atto. Trovo curioso che subito si ricominci con le interpretazioni stucchevoli che saremmo di fronte a chissà quale cambiamento di linea.

Si tratta, viceversa, di comprendere il contesto che muta per capire come rideterminare le condizioni di una ulteriore crescita dei movimenti e per uno sbocco della situazione nella direzione dell'alternativa. Precisamente, il quadro che muta, non ci chiede una modificazione della linea politica ma un in più di quella linea.

Ugualmente, torvo francamente incomprensibile come si possa parlare di una qualche differenza tra questa analisi e l'insieme dell'iniziativa che siamo andati sviluppando a partire dall'estate. Almeno che qualcuno pensi che occorra arretrare per salvare la propria casa. Questo sarebbe disastroso per tutti, a partire dai movimenti, e, alla fine, non consentirebbe neppure di ritagliarsi uno spazio di sopravvivenza. Con decisione e coraggio, quindi, occorre andare avanti sulla strada che abbiamo percorso. Ce lo chiede la condizione dei lavoratori, quella dei movimenti, quella più generale del Paese.

Mettere in campo una ipotesi vincente

Abbiamo detto come questa nuova fase del neoliberismo d'impresa può determinare il rischio di una interruzione nella crescita dei movimenti e dei conflitti sul lavoro e sul territorio. Il punto è proprio questo: come mettere in campo una ipotesi vincente che riesca a fronteggiare questa difficoltà. Qui c'è quella proposta che avanziamo e su cui occorre lavorare, nel concreto dei conflitti, per un incontro, una connessione dei movimenti. Insomma, il neoliberismo d'impresa e l'ipotesi neocentrista non si sconfiggono con l'arretramento in una difesa dei singoli pezzi. Questa è la strada della sconfitta. Questa ipotesi si batte se si è in grado di mettere in campo un progetto generale di movimento cui le singole lotte possono inscriversi. Un progetto generale che parta da un punto fondante, ovvero lo sviluppo di un processo di partecipazione di massa.

Ebbene, come non vedere, lo dico a chi vuole segnalare una distonia tra l'analisi che proponiamo e la nostra iniziativa di questi mesi, che c'è una continuità fondamentale nei nostri discorsi e nelle nostre iniziative che ruota attorno al tema della democrazia di massa contro il ripiegamento alla delega del confronto tra gruppi dirigenti? Come si fa a non comprendere questo punto decisivo? Quando abbiamo parlato delle primarie, in special modo sul programma per una alternativa di governo, quando abbiamo parlato di coalizione democratica per esprimere il punto fondamentale di costruzione della partecipazione, quando, a proposito della sinistra di alternativa, abbiamo battuto in breccia la riduzione di questa alla fusione di gruppi dirigenti, quasi lo scimmiottamento in piccolo della federazione del listone, cosa abbiamo fatto se non porre quel problema generale che è decisivo per connotare qualsiasi ipotesi di cambiamento? Come non vedere quanto la nostra iniziativa abbia inciso in questa direzione e come questo tema sia il centro del dibattito anche nella politica?

Iniziative in continuità

Rivendico appieno la continuità tra questa iniziativa e le decisioni che a maggioranza abbiamo assunto nell'ultimo Comitato Politico Nazionale di luglio. Anzi con la nostra iniziativa siamo riusciti ad attualizzare quell'impostazione, ad inserirla dentro il movimento reale della politica e dello sviluppo della condizione economica e sociale del Paese. Abbiamo parlato di due processi costituenti, uno con tutto il variegato campo delle opposizioni per la costruzione di una alternativa programmatica al governo delle destre, uno, assieme politico e programmatico, per la costruzione della sinistra di alternativa aperto a tutte le forze politiche, sociali, di movimento disponibili a porsi in quella direzione. Anche qui non abbiamo mai parlato di un prima o di un dopo ma di due processi paralleli e tra loro connessi per il contributo determinante che la sinistra di alternativa può dare alla definizione del programma di governo per cambiare le politiche delle destre. Nel confronto con le opposizioni, abbiamo posto la questione della democrazia della partecipazione come condizione essenziale per la costruzione di un profilo programmatico riformatore. Abbiamo tutti noi ben presenti quali e quante sono le ipoteche moderate dentro il centro sinistra e quanto, anche l'ipotesi neocentrista lavori dentro i settori moderati dello schieramento della lista unitaria. Ma il punto è che siamo dentro una partita aperta e che il nostro compito non è vedere le differenze ma intervenire attivamente, assieme ad altri, per determinare una egemonia. Per questo, abbiamo posto il tema del rapporto democratico tra la coalizione e il popolo delle opposizioni e abbiamo detto che, in caso di divergenza, la soluzione non è nella mediazione verticistica dei gruppi dirigenti. ma nel coinvolgimento democratico. Tutto il contrario di rinchiudersi in una statica trattativa tra stati maggiori. Quella partita l'abbiamo già giocata nel 1996. Oggi ripeterla staticamente non ha senso. E' cambiato tutto: il quadro di riferimento, la dislocazione delle forze politiche e sociali, lo stato dei movimenti. Oggi, il nostro compito è tutt'altro: immettere quell'elemento propulsivo e dinamico della costruzione della democrazia della partecipazione come elemento discriminante dei due processi costituenti. E non si può certo dire che, in questo quadro, non abbiamo posto grandi discriminanti programmatiche. Abbiamo posto il tema del ritiro delle truppe, parlato di abrogare le leggi delle destre impedenti qualsiasi ipotesi riformatrice e di riforme di rottura dell'impianto neoliberista e così via. Il punto è che dobbiamo inserire tutto questo dentro un processo, nella determinazione di un profilo riformatore e in una relazione con il popolo delle opposizioni e il Paese. Il punto di ulteriore riflessione, di cui anche il prossimo CPN può essere un momento importante, deve consistere nel contribuire all'individuazione di quegli obiettivi concreti e unificanti dei movimenti che possano costituire l'intelaiatura di una risposta che favorisca una crescita e una incidenza dei movimenti anche nella nuova fase.

Guerra, terrorismo e ostaggi

Sulla vicenda della guerra, il terrorismo e la questione drammatica degli ostaggi.

Il valore della vita è indissolubile e uguale per tutti ma la possibilità di salvare la vita, anche di una sola persona, introduce una differenza nella politica perché hai contribuito a salvare il valore della vita. Si poteva decidere cinicamente di non andare a Palazzo Chigi e di ripetere, con le stesse parole, le nostre proposte. Noi abbiamo detto anche altre parole affinché irrompesse nella politica quell'umanità irriducibile che la scalata dell'orrore della guerra e del terrorismo propone ogni giorno di più. Altrimenti, la politica diviene muta e viene spiazzata dal sentire più profondo della gente. Al contrario, se hai la capacità di esprimere quell'umanità profonda, allora sei in grado anche di riproporre con più forza le tue proposte. Così abbiamo parlato per una azione di tutti per la salvezza degli ostaggi e chiesto al governo una iniziativa di dialogo e di riconoscimento dei Paesi e delle comunità arabe (presentandoci con un documento inequivoco contro la guerra e la presenza militare con tutte le opposizioni) e abbiamo svolto una iniziativa analoga in Europa e assieme ad altri avanzato la richiesta della cessazione degli inumani bombardamenti e riproposto con forza la questione del ritiro delle truppe.

E' grazie a quell'iniziativa complessiva che abbiamo potuto battere in breccia, anche nella consapevolezza generale, le parole infamanti di Fini o quelle del Presidente del Senato. Il 17 ottobre con tutto il movimento a Londra ribadiremo la piattaforma che il movimento per la pace pone a tutta Europa e ai suoi governi.

Infine, sul contributo proposto per il Congresso con le 15 tesi. Si tratta di un documento di cui il segretario si assume la responsabilità, un contributo offerto a tutto il Partito, uno stimolo per un dibattito aperto e fuori dagli schemi. Liberamente si possono determinare consensi e dissensi e si può organizzare una discussione aperta e senza reticenze. Il prossimo CPN potrà fornire l'ulteriore contributo per un avvio del percorso per il prossimo congresso del Partito.    

Fausto Bertinotti
Roma, 21 settembre 2004
da "Liberazione"