Direzione Nazionale di Rifondazione Comunista

Il progetto di alternativa
Sintesi della relazione di Fausto Bertinotti, segretario del PRC

Roma - 21 settembre 2004

Siamo in un passaggio della vita internazionale e del Paese indubbiamente difficile, abbiamo ben presenti le preoccupazioni per le difficoltà e i rischi che occorre affrontare ma, al tempo stesso, non possiamo non vedere le potenzialità che si dischiudono di fronte a noi e quanto le idee e le iniziative portate avanti da Rifondazione Comunista abbiano incontrato in questi mesi un'attenzione e guadagnato un'influenza veramente grandi, in particolare dentro il popolo delle opposizioni. Un dato questo segnalato anche dalla straordinaria partecipazione alle Feste di Liberazione e, in questi giorni, alla Festa Nazionale di Roma che, forse mai in passato, ha visto una partecipazione popolare così intensa e partecipata come dimostrato anche ieri nel confronto avuto con Prodi. Vogliamo che anche la manifestazione del 25 settembre rappresenti un momento significativo di questa crescita di consenso e di attenzione nei confronti di Rifondazione Comunista, della sua capacità di innovazione politica e culturale, della sua iniziativa. Una manifestazione che inaugura una nuova stagione di lotte sociali e per la pace.

Un cambio di fase che suscita preoccupazione

Vogliamo proporre all'attenzione del dibattito un supplemento di analisi della situazione reale per segnalare un cambio di fase che deve suscitare una preoccupazione. A luglio, la fase era caratterizzata dalla crescita esponenziale dei movimenti e dalla contemporanea crisi verticale delle politiche neoliberiste che determinava una condizione di impotenza che si traduceva in una crisi verticale della compagine di governo. Oggi questa crisi strategica è del tutto non risolta ma assistiamo a un riposizionamento delle politiche neoliberiste che, in tal modo, cercano di liberarsi dall'impotenza. Dismesse le promesse delle magnifiche sorti dello sviluppo senza crisi (il livello macroeconomico), il neoliberismo si riorganizza a livello specifico di impresa e la competitività di impresa diviene la punta di lancia con la quale viene riproposta sostanzialmente identica la ricetta delle medesime politiche. La pericolosità di questa politica consiste nel fatto che si presenta sotto le mentite spoglie di una presunta oggettività: lo stato di necessità della competitività internazionale.

In questo quadro, il rischio di una interruzione nella crescita dei movimenti e nella loro capacità di incidenza è reale. La lotta di Acerra ha caratteristiche analoghe a quella di Scanzano ma, come si vede anche in questi giorni, è molto più difficile. La vicenda dell'Alitalia è naturalmente ben diversa ma, alla fine parla la stessa lingua. Puoi avere tutte le ragioni sugli sperperi e i guasti che hanno portato alla degenerazione di una situazione ma, alla fine, il conto viene presentato ai lavoratori e alle popolazioni. In tutti e due i casi, in nome di uno stato di necessità presentato come oggettivo e ineluttabile.

D'altra parte, i casi della Bosh e della Siemens parlano chiaro: delocalizzazione e competitività come cappio al collo per costringere i lavoratori ad accettare un ridimensionamento del sistema dei diritti e del salario. E non possiamo non vedere come, in questo contesto, si eserciti una pressione dura sul sindacato. Anche qui c'è un passaggio arduo: la stagione dei contratti di lavoro può farsi drammatica. L'obiettivo di questo attacco è, infatti, quello di cancellare il contratto nazionale di lavoro come sistema universale di tutela generale. E non è un caso che si determini un collegamento con l'affondo che il governo sta portando con le modifiche costituzionali. L'uno e l'altro hanno il medesimo obiettivo: rompere l'unitarietà del sistema dei diritti, sia del lavoro che sociali.

Una linea di marcia

Qui è il cuore del problema che abbiamo di fronte, ovvero quale capacità si ha di intervenire per sconfiggere questo nocciolo duro. Noi individuiamo una linea di marcia: non si risponde a questo attacco semplicemente con la resistenza dei singoli pezzi separatamente ma con una risposta generale con i "simili" e i "diversi". Intendiamo dire che si ha una possibilità di sconfiggere questo progetto se si è in grado di determinare una connessione tra le diverse realtà di lavoro che subiscono l'attacco (i simili) e tra queste e le nuove battaglie per la difesa e la valorizzazione dei territori (i diversi), quindi, in altre parole, se si determina attraverso una connessione dei movimenti, un progetto di movimento come quadro generale di riferimento cui inscrivere le singole lotte e la loro stessa capacità di incidenza. Al tempo stesso, può proporsi questo obiettivo ambizioso se si riesce a scalare almeno la dimensione europea. Insomma, si incontra qui il vero nodo di quello che abbiamo chiamato nuovo movimento operaio. Anche l'iniziativa contro la legge finanziaria che il governo si appresta a varare deve trovare in questa prospettiva un impegno e una iniziativa che segnino uno scarto anche rispetto al passato.

La crescita dei movimenti

Noi consideriamo il ruolo di governo in funzione della crescita dei movimenti. Questo vale sia per i livelli regionali e territoriali che per quello nazionale. Il rigore nei contenuti è l'altro elemento costitutivo di questa modalità di concepire quel ruolo. Il caso della Campania è emblematico. Il nostro investimento in quell'esperienza di governo è stato forte come la valorizzazione di alcuni risultati, si pensi al salario sociale. Ma quando avvertiamo una contraddizione tra la crescita dei movimenti e la funzione di governo, la nostra scelta è nella direzione della coerenza con quell'ispirazione generale. Anzi, noi consideriamo la costruzione della democrazia come cruciale nel sistema delle alleanze, specialmente in quella per il governo nazionale. Per questo motivo, abbiamo insistito nel chiamare "democratica" la coalizione da costruire per un governo alternativo alle destre. Non semplicemente per il riconoscimento ovvio del carattere delle formazioni che vi concorrono ma per sottolineare il rapporto che deve intercorrere tra la coalizione e il suo popolo. Tutta la discussione, suscitata a partire dall'estate sul tema delle primarie sarebbe non comprensibile se non dentro quella prospettiva. Noi proponiamo di muoverci con determinazione e coraggio in questo percorso. Siamo avvertiti dei rischi grandi che sono di fronte a noi. La medesima difficoltà dei movimenti può creare le condizioni per una penetrazione e un avanzamento dell'ipoteca neocentrista che punta ad "ereditare" il governo Berlusconi. E' una ipotesi insidiosa perché, come abbiamo cercato di analizzare, poggia su un processo materiale in atto, che penetra dentro le forze politiche moderate delle opposizioni e che pone difficoltà fin dentro il movimento sindacale confederale e la medesima CGIL. Noi dobbiamo celermente sviluppare una riflessione su questa nuova fase e saper adeguare la nostra iniziativa superando i punti deboli che abbiamo. Il principale riguarda l'inadeguatezza, anche nostra, nell'individuazione di quegli obiettivi immediati che possano costituire l'intelaiatura della connessione delle lotte necessaria per affrontare in maniera vincente lo scontro sociale e di classe. Se l'incertezza e la precarietà sono le caratteristiche prevalenti di questa fase dura della globalizzazione neoliberista, dobbiamo opporre obiettivi di sicurezza, del lavoro e sul lavoro, sociali, del territorio. Dobbiamo interagire con la sinistra di alternativa, con le forze interessate al progetto della sua costruzione, per proporre un programma e una iniziativa comuni. Troviamo sintonia importanti con forze politiche, la sinistra DS, realtà sindacali, associazioni. Questo mese di settembre deve servire già per determinare i primi momenti di questa impresa e dell'ambizione di riuscire a connettere conflitti di lavoro, del territorio, opposizione alla finanziaria e rapportarli alla scala europea.

Guerra e terrorismo

Anche sulla guerra e il terrorismo siamo stati in grado di affrontare le novità intervenute anche con scarti e rischi. D'altra parte, non possiamo non essere avvertiti del pericolo di un'eclissi della politica determinata dall'escalation dell'orrore. Siamo riusciti a trovare le parole per cogliere quell'irriducibile risorsa dell'umanità che chiede di irrompere nella politica e di connettere questo nella pratica dell'obiettivo: la liberazione degli ostaggi. Abbiamo chiesto una discontinuità, rispetto a episodi anche recenti, al governo italiano, tenendo questo terreno distinto dalla nostra radicale opposizione alla guerra e alla nostra richiesta di ritiro delle truppe che rimane inalterata. Così abbiamo fatto nel voto europeo: abbiamo contribuito a un voto unanime sugli ostaggi, contribuito a una iniziativa congiunta con tutte le opposizioni per una richiesta forte di sospensione dei bombardamenti e per il cessate il fuoco, abbiamo votato la nostra posizione sul ritiro immediato delle truppe. Una posizione nitida che ci consente di incontrare un sentimento popolare e di interloquire con esso. Senza di ciò la politica rimarrebbe muta ed estranea. Grazie a questa capacità, siamo stati in grado di battere, nella coscienza generale del Paese, il messaggio di odio che Fini e altre cariche istituzionali hanno rovesciato sui pacifisti e sul movimento. Così, dobbiamo essere in grado di condurre una battaglia anche sul terreno culturale e delle relazioni contro la barbarie che si insinua anche nella comunicazione e nei linguaggi.

A Londra, nel social forum europeo e nella grande manifestazione che si annuncia per il 17 ottobre, questa nostra posizione contro la guerra e il terrorismo e per il ritiro delle truppe acquisterà ancora più forza.

La dimensione europea della costruzione di alternativa accumula energie. Cresce il Partito della Sinistra Europea, aumentano le occasioni di incontro di elaborazione e di iniziativa, il successo della PDS nelle elezioni in Sassonia e Brandeburgo ne rappresenta un ulteriore segnale.

Per noi si apre una stagione, come dicevamo, difficile ma densa di possibilità. La nostra iniziativa dovrà collegarsi anche con la discussione per il congresso. Il prossimo Comitato Politico Nazionale avrà all'ordine del giorno l'istruzione di questo grande appuntamento di dibattito.

Abbiamo avanzato una riflessione e l'abbiamo proposta a tutto il partito con la pubblicazione su Liberazione di 15 tesi. Lo abbiamo fatto per offrire un contributo di discussione a tutto campo e favorire una discussione libera, fuori da steccati di appartenenze. Con spirito aperto e costruttivo, dovremo farne una discussione aperta anche su Liberazione che rappresenta uno strumento essenziale per il Partito e sul cui progetto di rilancio discuteremo anche oggi.      

Fausto Bertinotti
Roma, 21 settembre 2004
da "Liberazione"