Viaggio negli scritti inediti di Che Guevara - 3

Guevara e l’Urss, quel giorno a Praga da “clandestino”

Quando Castro scrisse: «Situazione inquietante, rientra». La lunga strada per la pubblicazione degli “inediti”.

Ritardi nelle pubblicazioni, omissioni, tagli negli scritti del Che. Al centro della censura i suoi giudizi sul ruolo di Mosca nello scacchiere internazionale e gli errori di Cuba dovuti al rapporto sempre più stretto con l’Urss di Breznev. Come anche le sue riflessioni sul carattere parassitario dei dirigenti dei movimenti di liberazione africani

Che Guevara

Che Guevara

MOSCA, NOVEMBRE ’64: CHE GUEVARA GUIDA LA DELEGAZIONE CUBANA PER IL 47° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE. IL TERZO ED ULTIMO VIAGGIO IN URSS

Photo by Liberazione

In realtà alcuni inediti di Ernesto Guevara alla fine sono stati pubblicati, a volte con anni di ritardo… Ovviamente soprattutto gli scritti giovanili, che pure hanno avuto vicende tortuose: il padre del Che aveva pubblicato parte dei quaderni dei viaggi giovanili, insieme a una parte delle lettere alla famiglia in due volumi (in Italia raccolti in un solo volume dagli Editori Riuniti col titolo “Mio figlio il Che”). Poi la vedova li aveva sistemati diversamente e in Italia sono stati pubblicati da Feltrinelli col titolo “Latinoamericana”. Erano in pratica i diari già pubblicati e curati dal padre, ma già allora cominciò la rivendicazione di un’esclusiva dei diritti, di cui beneficiò solo una parte della famiglia, senza che nulla toccasse alla figlia maggiore Hildita, ai fratelli del Che e alla vedova del padre, che si ritenevano peraltro vincolati alle indicazioni di Ernesto di non volere nulla di materiale per sé e la sua famiglia. Ma in quei testi (peraltro scritti dal giovane Guevara per la propria memoria, e non preparati da lui per la pubblicazione), come anche nell’altro quaderno di viaggio pubblicato - mal curato e mal tradotto - anche in Italia col titolo di Otra vez, non c’era nessun problema politico.

I problemi politici emergono invece soprattutto per il bilancio dell’esperienza fatta nel Congo nel 1965. In questo caso il Che, nella pausa forzata in Tanzania dopo il fallimento della spedizione, aveva preparato per la pubblicazione un dattiloscritto che - come aveva fatto per i suoi quaderni sulla lotta nella Sierra Maestra - rielaborava gli appunti scritti nel corso dell’impresa col titolo “Pasajes de la guerra revolucionaria: Congo”, che ricalcava quello dei “Passaggi della guerra rivoluzionaria”, usciti nel 1959-1960 come articoli e poi raccolti in volume. Il testo, come ormai si può vedere, è organico e ricco di riflessioni importanti. Ma è rimasto per 28 anni segreto. In quei decenni in Africa si sono fatti errori politici gravi, soprattutto appoggiando regimi che si autodefinivano “socialisti”.

Erano errori legati al rapporto sempre più stretto di Cuba con l’Urss di Breznev, ma sono stati facilitati dall’aver ignorato le critiche severe di Guevara ai dirigenti di molti movimenti di liberazione, compreso il futuro presidente della Repubblica democratica del Congo Laurent Kabila. Questo testo è uscito per la prima volta nel 1994, incompleto e con interpolazioni, grazie all’intraprendenza di Paco Ignacio Taibo II, che si era procurato una copia del dattiloscritto. Fu pubblicato subito in molti paesi tra cui l’Italia, ma non a Cuba, con il titolo di fantasia: “L’anno in cui non siamo stati da nessuna parte. Il diario inedito di Ernesto Che Guevara”. Era stato curato ufficialmente da Paco Ignacio Taibo II insieme a due giornalisti cubani, Froilán Escobar e Félix Guerra, che probabilmente erano i principali responsabili del lavoro, mentre la sua proiezione internazionale (quattordici edizioni contemporanee in tutto il mondo) era assicurata dal nome del popolare scrittore ispano- messicano.

In realtà circolavano altre copie del testo tra i collaboratori del Che, e una di esse mi era stata fatta arrivare e copiare. Era parzialmente diversa da quella pubblicata, ma non su questioni essenziali. Ciò vuol dire solo che c’erano diverse versioni. Su una di esse si è basato il generale William Gálvez per un suo libro, che ottenne già nel 1995 il premio Casa de las Américas, ma è uscito a Cuba solo nel marzo 1997, col titolo “El sueño africano de Che. Qué sucedió en la guerrilla congolesa”, presso le edizioni della stessa Casa de las Américas. Perché è passato tanto tempo dalla premiazione alla pubblicazione? Probabilmente per “limare” il testo, come era già avvenuto per un altro libro famoso, premiato dieci anni prima dalla giuria internazionale della Casa de las Américas ed elogiato più volte da Fidel Castro ma ugualmente sottoposto a tagli e censure varie: quello di Carlos Tablada sul pensiero economico di Guevara.

Solo nel 1999 è uscita una edizione “ufficiale” dei “Pasajes”, curata dalla seconda figlia del Che Aleida, che ammette candidamente nell’introduzione «la revisione dello stile, l’aggiunta di osservazioni e l’eliminazione di alcuni appunti».

Perché? Probabilmente per mettere le mani avanti rispetto a chi aveva in mano altre versioni, di cui Aleida dice che corrisponderebbero «alle prime trascrizioni (?) redatte dal Che».

Non è possibile capire quali fossero i passi eliminati; invece nella lettera di Fidel a Guevara del giugno 1966 riportata nella stessa introduzione i tagli sono almeno indicati con il segno […] in diversi punti. La lettera, pur mutilata, è molto interessante: Fidel si rivolgeva al Che che stava a Praga in incognito dopo aver lasciato la Tanzania, invitandolo a «prendere in considerazione la convenienza di fare un salto fin qui», cioè a Cuba, «data la delicata e inquietante situazione in cui ti trovi laggiù». Cosa c’era di inquietante? A Praga, dove pochi anni fa hanno tradotto un mio libro su Guevara, ho incontrato molti economisti che erano stati a Cuba con il Che come consiglieri, rimanendo per questo fedeli alle idee rivoluzionarie, e ho avuto la conferma che nel 1966 le autorità cecoslovacche non erano informate del suo soggiorno “clandestino” in quella città. Ma si può immaginare cosa preoccupava Castro, tenendo conto del giudizio sprezzante e ostile sul Che di tutti i partiti comunisti legati all’Urss. Va detto che più volte una parte della famiglia negli ultimi anni ha minacciato processi a chi come Carlos Tablada aveva pubblicato qualche brano del Che inedito senza autorizzazione, ma poi non ha fatto nulla. Non c’è stato neppure un processo a Paco Ignacio Taibo II, e neppure ai due giornalisti cubani che gli avevano fornito il testo sul Congo. Perché? Probabilmente per ridurre lo scandalo… La pubblicazione era avvenuta in molti paesi ma non a Cuba e quindi il processo avrebbe dovuto svolgersi in un tribunale messicano o italiano, che avrebbe ovviamente permesso ai denunciati di spostare la discussione sulle indifendibili ragioni del divieto, e sulle esplicite dichiarazioni del Che contro la riscossione di diritti sulla sua opera, col risultato di far risaltare quanto siano oggi lontani dai suoi ideali quelli che si appellano a un tribunale per tutelare il proprio monopolio. Ora che abbiamo letto, sia pure con tanto ritardo, questi Passaggi della guerra rivoluzionaria-Congo, appare chiaro che dietro la censura non c’era nessuna ragione di “sicurezza dello Stato”, ma solo la difficoltà a spiegare - in primo luogo ai cubani - perché Guevara anche sull’Africa non era stato ascoltato.

Comunque da questa vicenda emerge che a Cuba si considera “normale” tenere nascosto per tanti anni uno scritto già preparato per la pubblicazione dallo stesso Guevara, nascondendo le sue riflessioni sul carattere parassitario dei dirigenti dei movimenti di liberazione africani, che già prima di arrivare al potere mantenevano un livello di vita scandaloso e che utilizzavano per succhiare soldi la concorrenza tra la burocrazia sovietica e quella cinese! D’altra parte le censure a Guevara a cui allude anche il “Canto intimo” di Celia Hart, si sono avute su molti piani: ad esempio il documentario curato da Roberto Massari in coedizione con la casa editrice Abril dei giovani comunisti per anni non è stato fatto circolare a Cuba, perché l’autore aveva rifiutato dei tagli a discorsi del Che (editi, questi, in altri tempi…), ma è stato poi rivenduto dalla stessa Editorial Abril in vari paesi dell’America Latina. E capiremo meglio la logica delle censure esaminando più dettagliatamente le Note critiche al Manuale di Economia politica dell’Accademia delle Scienze dell’Urss, rimasto per tanto tempo testo obbligatorio di studio per gli studenti cubani.

Indice:

Introduzione, Parte 2, Parte 3, Parte 4, Parte 5, Parte 6

Antonio Moscato
Lecce, 9 ottobre 2005
da "Liberazione"