Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista, 21 - 21 gennaio 2006, Roma

La sinistra europea nelle liste di Rifondazione.

Relazione iniziale di Francesco Ferrara

Il Cpn è chiamato oggi ad approvare le teste di lista, già avallate a maggioranza dalla Direzione nazionale con 14 voti favorevoli, 7 contrari e 4 astenuti.

La proposta che oggi avanziamo è stata oggetto di una discussione vera, in alcuni momenti anche aspra, dentro il partito. Tante volte, avendo ricevuto l’incarico dalla segreteria di gestire la composizione delle teste di lista, mi sono trovato a confrontarmi - anche duramente - con i segretari regionali, soprattutto sul tema delle candidature cosiddette territoriali, ovvero decise dai comitati politici regionali. Come vedrete più avanti, quando espliciterò la lista, molte delle sollecitazioni sono state raccolte, altre no, ma come sapete un lavoro come questo ha in sé un elemento di controvertibilità, da una parte e dall’altra ci sono sempre ragioni che si combinano in una complessità che va però ridotta ad una proposta di nomi e cognomi. Per questo è difficile che tutte le singole motivazioni ragionevoli si trovino perfettamente soddisfatte in una proposta finale, ma quello che è importante è lo spirito della proposta, che va sempre guardata complessivamente come frutto di un processo di discussione e confronto. Posso dire che mai questo partito ha discusso in modo così diffuso e serrato le liste dei nostri candidati alle elezioni politiche? E questa discussione, questo processo di definizione delle liste è stata assunto dal gruppo dirigente con senso di responsabilità, pur tuttavia - non lo dimentico - non senza difficoltà. Difficoltà politiche certo, frutto di diversi punti di vista che non riuscivano a conciliarsi perfettamente tra loro, ma in qualche caso frutto anche della deviazione del punto di vista, quando il “personale” è diventato centrale rispetto al progetto politico collettivo.

Dico questo perché dobbiamo mettere noi stessi in guardia dalla crisi della politica, perché non ne siamo immuni a prescindere. C’è ancora troppa autoreferenzialità nei nostri gruppi dirigenti, che si traduce in una minore disponibilità ad aprire il partito a I nuove esperienze. Una tendenza alla quale sin dal V congresso abbiamo risposto non chiudendoci a riccio nell’identitarismo, adeguando invece la nostra linea ad un percorso aperto, decidendo di stare nel movimento e avviando un processo di arricchimento delle nostre relazioni.

Eppure in fasi come queste, quando discutiamo delle candidature, ritorna il personalismo, per questo non siamo immuni a quella crisi, per questo dobbiamo continuare ad avere un atteggiamento più distaccato da certe dinamiche personali, altrimenti è alto il rischio di rimanere indistinti nella mischia della politica “che fa schifo”, che è tutta la stessa cosa, che si allontana dalle istanze popolari, ovvero che non riesce più a parlare un linguaggio autenticamente popolare.

Il percorso è stato articolato e trasparente. La Direzione nazionale ha prima discusso i criteri per la formazione delle liste, quindi la segreteria nazionale ha consultato i regionali e raccolto le osservazioni dei comitati politici regionali, dove anche le federazioni hanno potuto esprimersi.

Le proposte sono state nuovamente riportate in Direzione, quindi a questo Cpn.

L’individuazione del probabile gruppo parlamentare è stato articolato a partire da uno studio elaborato dalla Camera dei Deputati sulla base dei dati delle Regionali 2005 e delle Europee 2004, si tratta insomma di dati veri non sondaggi o altre previsioni, e da questa elaborazione risulta che verosimilmente il nostro Partito otterrà 62 tra deputati e senatori. A partire da qui abbiamo intrecciato i criteri stabiliti dalla Direzione nazionale. Primo, valorizzare il progetto politico della sinistra di Alternativa che, come discusso al precedente Cpn, si sostanzia nel processo di costituzione della sezione italiana del Partito della Sinistra Europea. Il nostro impegno sulla Sinistra europea è stato sin dal principio intenso (ricordo che abbiamo ospitato il congresso fondativo di questa nuova soggettività europea) ha attraversato con intelligenza il percorso delle primarie, stringendo una relazione ancora più forte e solidale con quelle soggettività che in questi anni hanno condiviso con con noi un percorso comune, nei movimenti sociali e contro la guerra ma anche nei mille rivoli dei conflitti territoriali. Valorizzare questa esperienza e queste relazioni del nostro partito, significa approcciare una nuova cultura politica in cui l’idea di società (l’altro mondo possibile dei movimenti globali) non parte da una reductio ad unum, ma al contrario si realizza a partire dalla partecipazione come fulcro della democrazia, e da nuove pratiche di relazione che intendono la diversità come espressione della libertà.

Tutto questo mantenendo aperta la ricerca di una rifondazione della politica in cui l’autonomia dei movimenti non è mai messa in discussione, perché essa è la possibilità che ciascuno dica quello che pensa. Le nostre liste quindi avranno una presenza del 20% di candidature esterne al Partito. Sono presenti esperienze che parlano i linguaggi del conflitto sindacale in particolare quello dei metalmeccanici con l’esperienza della Fiom, dell’ambientalismo e della tutela dell’acqua come bene comune, di Genova, dei migranti, della cultura delle differenze, ma sono anche direttamente coinvolte soggettività come Uniti a sinistra, l’esperienza del Sud Ribelle, quella dei centri sociali e con la candidatura di un compagno che tante e tante volte abbiamo inviatato a discutere con noi del dramma che vive il popolo palestinese. Ma nessuno di loro sarà “indipendente nelle liste del Prc”, al contrario con loro daremo vita in Parlamento ad un gruppo unico, che allude alla nuova soggettività politica della sinistra alternativa che interpretiamo nella sezione italiana della Sinistra Europea.

Il secondo criterio riguarda la riconferma dell’attuale gruppo parlamentare, chiedendo una deroga al Cpn secondo l’art. 57 del nostro Statuto, perché alcune compagne e compagni hanno già svolto due legislature. Perché chiediamo la deroga? Perché crediamo di trovarci, con l’aumento del gruppo parlamentare e con la concreta possibilità che nostre compagne e compagni impegnati in ruoli di governo, in una fase eccezionale per il nostro Partito. Per questo è importante l’esperienza accumulata e le capacità indiscusse di queste compagne e quei compagni per i quali chiediamo la deroga, proprio per affrontare la prossima legislatura che - diciamocelo francamente - sarà una legislatura difficile. Il Partito si appresta per la prima volta nella sua storia ad essere coinvolto direttamente in un’esperienza di governo, ed è evidente che ci saranno momenti difficili e delicati che dovremo affrontare, dove persino la capacità di districarsi nel funzionamento delle Camere sin da subito risulterà molto importante.

Su questo punto non c’è stata in Direzione unanimità, eppure chi sostiene una posizione di contrarietà alle deroga - come i compagni dell’Ernesto - non manca poi di indicare nella propria proposta un compagno per il quale la deroga va votata. Insomma si continua con una pratica che non dovrebbe appartenerci, con una mano si critica e si segna la differenza, con l’altra ci si avvantaggia della deroga votata dalla maggioranza.

Ci vorrebbe un po’ di più coerenza e trasparenza in fasi delicate come queste. Noi siamo convinti invece che la deroga sia motivata e per questo chiediamo un voto favorevole del Cpn, ribadendo anche che chi sarà impegnato in incarichi di Governo dovrà dimettersi dalla carica parlamentare. Sapete che questo vincolo non è previsto nel nostro Statuto, ma lo abbiamo proposto ugualmente per rinforzare il numero di compagne e compagni che parteciperanno più direttamente a gestire la prossima legislatura e per allargare la presenza territoriale.

Il terzo criterio riguarda la presenza nelle nostre liste di compagne e compagni del gruppo dirigente formale del Partito, bisogna evitare - avendo un gruppo più grande - il dualismo tra il gruppo parlamentare e il gruppo dirigente.

Inoltre lo stesso gruppo parlamentare potrebbe trovarsi di fronte a scelte complicate nelle quali è utile che la segreteria sia direttamente coinvolta.

Il che non vuol dire che tutta la segreteria e tutta la direzione faranno parte del gruppo parlamentare.

Inoltre al gruppo dirigente va aggiunta la valorizzazione di compagne e compagni che per qualità o competenza potranno arricchire il lavoro del gruppo e quindi l’iniziativa del Partito.

Il quarto criterio è quello della territorialità e per questo ben 16 compagne e compagni su 61 (escludendo il segretario del Partito) sono inseriti nella lista che proponiamo oggi al voto, abbiamo però chiesto che le compagne e i compagni già impegnati in cariche elettive o di governo regionale non a scadenza non siano candidati nelle teste di lista. Si tratta nell’allargamento del gruppo parlamentare di valorizzare la presenza territoriale del Partito.

A fianco a questi criteri si affianca quello di dar conto al pluralismo interno, candidando quindi anche compagne e compagne che non hanno condiviso la linea congressuale e l’accordo con le altre forze dell’Unione per il governo del paese. Non trattandosi di un organismo di direzione politica, ma della rappresentanza istituzionale del Partito, non si è usato il criterio della rappresentanza proporzionale delle minoranze, ma invece di una loro adeguata presenza nel gruppo parlamentare.

E’ però evidente che rispetto alle scelte essenziali del gruppo parlamentare (a partire dalla fiducia al Governo) a queste compagne e questi compagni è richiesto, pur nella diversità e nella legittimità delle proprie idee, di adeguarsi alle decisioni del gruppo.

Sopra tutti i criteri sta invece la presenza della differenza di genere. Ce l’abbiamo messa tutta, ma ancora purtroppo siamo ancora - seppure leggermente - sotto il 40%. C’è ancora uno scarto tra l’innovazione del partito, la linea che ci siamo dati in questi anni, che pure tiene fortemente conto della cultura delle differenze, e la costruzione del gruppo dirigente e delle sue rappresentanze istituzionali.

Certo avremmo potuto provarci ancora, ma credo che anche questo risultato recuperi, seppure parzialmente, una grave lacuna della legge elettorale.

Infine mi preme ringraziare alcuni compagni. In primo luogo Giuliano Pisapia, che ha scelto di non ricandidarsi nelle nostre liste. Un gesto che non vuole assolutamente tradursi in disimpegno al contrario Giuliano, come lui stesso ha ribadito, vuole continuare la sua esperienza in Rifondazione comunista, impegnandosi sempre di più per le iniziative del Partito stesso e in particolare nel dipartimento Giustizia.

Per come ha efficacemente svolto un ruolo importante, come capogruppo dei nostri senatori, e perché anche grazie alla sua umanità e alle sue relazioni politiche che ha intessuto in questi anni e in particolare con Haidi Giuliani, vorrei poi ringraziare il compagno Gigi Malabarba, che una volta eletto si dimetterà consentendo così alla stessa Haidi di essere senatrice.

Per tutto quanto detto chiediamo al Cpn di esprimere un orientamento favorevole alla liste che vi proponiamo.

Francesco Ferrara
Roma, 21 gennaio 2006
da "Liberazione"