Comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista
Roma, 14 - 15 Ottobre 2006

Ordine del giorno: Violenza e patriarcato

Roma, 15 ottobre 2006

Il recente convegno di Trieste dal titolo “Violenza e Patriarcato”, promosso dalla Rete Femminista del Partito della Sinistra europea (El-Fem), ha messo al centro delle riflessioni appassionate di tante donne la questione che crediamo possa essere finalmente centrale nel nostro presente: il complesso e tormentato rapporto tra gli uomini e le donne. Tra gli individui, le persone, i generi, le differenze sessuali: categorie tutte che attraversano il conflitto di classe, lo modificano, ne sgretolano la dimensione economicistica, ne evidenziamo la connotazione, che è presente, di dominio patriarcale.

E' vero che sulla violenza contro le donne ricadono situazioni di grande pesantezza: le condizioni materiali, il disagio economico, la povertà culturale, le costrizioni fisiche, le situazioni di conflitto armato e le loro ricadute sui corpi delle donne, come sui/sulle minori (e anche sugli uomini), i fondamentalismi religiosi, in particolare delle religioni monoteistiche, i nazionalismi e gli etnicismi. Insomma sul corpo e sulle libertà delle donne ricadono pesanti gli intrecci difficili del tempo presente, anche quelli della globalizzazione neoliberista.

Ma tutto questo non basta a comprendere l’orrore che muove gli uomini a picchiare, stuprare, uccidere le donne. A torturarle, a umiliarle. Donne che gli passano accanto libere, belle, sicure di sé, non coperte, sconosciute da catturare, o “donne di famiglia”, mogli, ex mogli, fidanzate, mamme, figlie, persino nonne. La violenza contro le donne non è questione di ordine pubblico, per cui sembrano del tutto insufficienti misure legislative, militarizzazione delle città, o altre misure di tipo “padano” (evirare gli stupratori eccetera).

Certo, misure preventive occorrono: diffondere e potenziare i centri antiviolenza, gestiti da donne e fuori dalla retorica istituzionale, ma soprattutto promuovere la ricerca verso una formazione culturale (e persino scolastica) sessuata, imperniata sulle differenze sessuali, sul loro riconoscimento, sul loro intreccio e sulla loro relazione.

Ma, tuttavia, quello su cui vogliamo richiamare l’attenzione di tutte/i è che al centro della rifondazione della politica va posta la grande questione dei corpi sessuati, delle differenze, del nesso tra uguaglianza e differenza, uguaglianza e libertà. La grande questione dei soggetti, del loro intreccio e delle pratiche con cui le soggettività si fanno trama di società nuova, in cui la lotta contro lo sfruttamento, la mercificazione, l’uso strumentale dei corpi, della sessualità, della relazione uomo/donna, questa lotta sia anche insieme una ricerca di senso che rifiuti l’approdo del sacro come elemento sostitutivo della interiorità individuale e collettiva.

Dunque ricostruire la dimensione politica e costruire un suo spazio nuovo.

Uscire da sé senza perdersi: questo ci sembra un grande orizzonte non per restare attaccate a un identità chiusa e difensiva. Non perdersi significa secondo noi proprio essere capaci di uscire da sé, da un sé o da tanti sé limitati e ristretti, atomizzati. Solo con quest’ottica può essere fertile e appassionante il percorso di costruzione in Italia della Sinistra europea, in cui non si perda l’esperienza e la ricerca di Rifondazione comunista, a cui in questi anni abbiamo lavorato con passione, con la passione critica volta alla decostruzione del patriarcato della tradizione comunista, del nesso tra comunismo e potere, comunismo e nazionalismi, rivoluzione e violenza.

Proprio la nostra ricerca critica nei confronti della maschilità presente nel movimento operaio, delle sue pratiche, della sacralità dei suoi rituali ci ha sempre indotte ad una forte asimmetria ma anche ad un coerente affezionamento.

Abbiamo scritto che la critica dell’assoluto borghese di Marx non comprendeva (e non poteva comprendere) la critica del maschile che si è fatto assoluto neutro, ma riteniamo che la irrinunciabile critica del patriarcato se non si intreccia asimmetricamente alla critica del capitalismo e del liberismo rischia di acquietarsi o in una società femminile parallela o in un essenzialismo autosufficiente.

Perseverare nella ricerca critica della nostra innovazione è di fatto il contributo più trasparente alla costruzione della Sinistra europea, che non vogliamo come qualcosa di generico e indistinto ma che riteniamo debba basarsi sulla costruzione di relazioni tra le differenze e di un etica pubblica rigorosamente laica, che va ricostruita e difesa come un vero bene comune. Perciò:

Per noi non sono in contrasto con il confronto vero e profondo con culture e soggetti differenti, a cui non chiediamo di rinunciare né a idee né a pratiche, così come non intendiamo rinunciare alla ricerca e alla pratica del femminismo e del comunismo critico.

Assunto dalla presidenza e approvato all’unanimità

Barbarossa, Arnaboldi, Cammardella, Capelli, Corneli, Deiana, Dell’Aera, Dioguardi, Emprin, Fantozzi, Fasulo, Forenza, Giavazzi, Linguiti, Loro Piana, Pace, Palumbo, Pirotta, Poselli, Rinaldi, L. Santilli, Tedde, Vangeri
Roma, 15 ottobre 2006
da "Liberazione" (del 18 ottobre 2006)