Vogliamo avviare con la Conferenza di Organizzazione un percorso che coinvolga tutto il Partito,
le compagne ed i compagni dei circoli, i nostri eletti a tutti i livelli, provare insomma a far parlare
tutte/i le iscritte/i di Rifondazione Comunista.
Vogliamo promuovere una discussione vera e partecipata, con l’obiettivo esplicito di accrescere
la democrazia e la partecipazione interna.
Una discussione così, si può fare, a patto che non facciamo diventare la conferenza
di organizzazione una sorta di congresso o una conta sui documenti, questa modalità, inficerebbe
tutto il percorso. Insomma, occorre uscire dalla gabbia del correntismo esasperato che ingessa il
dibattito e non attiva un reale confronto libero per fare si che il documento iniziale non necessariamente
sia poi quello finale, ma può essere emendato, cambiato dal contributo dei circoli e dalle
stesse conferenze di organizzazione di federazione e nazionale. Per queste ragioni proponiamo quindi
che, il documento da portare alla conferenza di organizzazione, debba essere quello che il CPN di
oggi e domani approverà. Resta inteso che altri contributi, emendamenti o documenti alternativi,
che saranno presentati in questi due giorni, anche se respinti, verranno portati a conoscenza di
tutto il Partito, per trasparenza, ma anche per consentire, a quelli che lo riterranno, di poterli
valutare ed eventualmente proporli nelle sedi dove avverranno le discussioni.
Dunque non è in discussione il pluralismo interno del Partito. La conferenza non ha il compito
di cambiare gli organismi dirigenti, ne di cambiare la linea del Partito, ma ha il compito di rispondere
alla crisi della Politica, crisi che investe anche noi, noi Rifondazione Comunista, di indagare le
regole, il funzionamento, la nostra internità al sistema dei partiti.
Ma la conferenza di organizzazione è anche una straordinaria occasione, non per tornare sulla
scelta irreversibile della costituzione della Sinistra Europea, ma per discutere di come tradurre
questa scelta nella concreta situazione italiana. La Sinistra Europea è una scelta già assunta
dal nostro partito in un appuntamento congressuale. Ora deve entrare nelle “corde” di
tutto il Partito nazionale a partire dai territori. La S.E. non è l’annacquamento di
Rifondazione Comunista, oppure la sinistra del Governo. Quindi, nessuno scioglimento del PRC, ma
al contrario, riteniamo che occorre rafforzare il Partito, la sua autonomia, il suo essere comunità condivisa,
la sua capacità organizzativa. Non solo non vogliamo abbandonare il nostro definirci COMUNISTI,
vogliamo approfondire il processo della Rifondazione Comunista, secondo la linea di innovazione di
cultura politica, che abbiamo avviato e perseguito in questi anni difficili. Rafforzare Rifondazione
Comunista nella sua autonomia politica e culturale e, costruire la Sinistra Europea come luogo plurale
e molteplice, sono per noi le facce della stessa medaglia.
Il movimento dei movimenti ha rappresentato in questi anni la possibilità di una uscita da
sinistra alla crisi della politica. La scelta di Rifondazione Comunista di praticare l’internità ai
movimenti come elemento strategico e non tattico della linea politica e di investire molte delle
sue energie nella costruzione dei conflitti a partire da spazi pubblici aperti ci ha dato la possibilità di
evitare i guasti maggiori dell’autoreferenzialità della politica. Ma la nostra trasformazione
in questa direzione va approfondita. È una necessità che si rende ancora più evidente
con la nostra partecipazione al governo del Paese, se vogliamo rendere un elemento centrale della
nostra elaborazione la critica del potere. Occorre ripartire dall’obiettivo della ricomposizione
della frattura tra il sociale e il politico per essere in grado di immaginare mutamenti della nostra
forma organizzativa in grado di incidere realmente sull’efficacia della nostra iniziativa.
L’autoriforma è stato un tentativo generoso che ha dato risultati ma inadeguato alla
scala dei problemi scatenati dalla crisi della politica che attraversiamo.
Occorre una terapia d’urto, secondo una nuova ispirazione. Lanciamo una ipotesi: connettere
l’ultima Rifondazione, dal punto di vista dell’innovazione politico e culturale con un
recupero della prima Rifondazione, a partire dalla fase di movimento, dal punto di vista di uno spirito
partecipativo, di una idea antiverticistica e antiburocratica del partito.
Per questo, noi proponiamo il mantenimento del rifiuto dell’idea e della pratica del centralismo
democratico.
L’unitarietà del partito come vincolo, da non confondersi con l’unanimismo. Per
fare questo c’è bisogno di allargare ed estendere tutti gli spazi di discussione, tanto
più in questa fase, segnata dalla nostra presenza al governo. Occorre evitare che i gruppi
istituzionali o parti di essi si separino su questioni o decisioni politiche di fondo della discussione
nei gruppi dirigenti, utilizzando una postazione privilegiata senza rispettare la democrazia del
dibattito in cui tutte le compagne e i compagni si pongono alla pari. Fermo restando la libertà del
dissenso, noi vogliamo riaffermare come elemento di fondo della nostra diversità la prevalenza
delle decisioni democratiche dentro il partito.
Differenza di genere
Così come va affermata la differenza di genere come costitutiva della nostra cultura e nella
formazione degli organismi dirigenti e nella modalità di svolgimento della vita democratica
del partito.
A questo proposito proponiamo di eliminare ogni doppiezza. Già lo Statuto prevede il rispetto
delle parità della differenza di genere nella costituzione degli organismi dirigenti e comunque
non può essere inferiore al 40%. Purtroppo questa regola non viene rispettata, per questo
proponiamo di rendere cogente tale norma introducendo una rigidità e cioè, se dopo
un certo periodo (tre mesi), questi organismi non rispettano questa regola, c’è la decadenza
dell’organismo stesso.
Come ho detto all’inizio, un altro punto è quello di contrastare l’esasperazione correntizia, per rompere l’ingessamento del Partito e puntare al massimo coinvolgimento ed ad una vera valorizzazione di tutte le competenze e le energie diffuse. Ciò è essenzialmente anche per far funzionare meglio gli organismi, le decisioni e la vita democratica. Coinvolgere tutte/i le/i iscritte/i deve essere la scelta di fondo. A questo proposito proponiamo di ripristinare il meccanismo per il quale i gruppi dirigenti vengono decisi, almeno in parte, dalle istanze inferiori nei congressi.
Occorre impedire il cumulo di cariche o incarichi istituzionali, spesso abbiamo che un compagno è consigliere
comunale, provinciale, regionale o presente in Enti o Consigli di Amministrazione.
Ribadire la rigidità dei due mandati per le eventuali eccezioni (il segretario del Partito),
devono essere decise dagli organismi con una maggioranza qualificata.
Bisogna su questo introdurre un’ulteriore norma che preveda l’obbligatorietà di
alternanza tra impegno nelle istituzioni e lavoro di Partito. Non ci possono essere “carriere” separate,
chi deve stare al partito e chi deve stare nelle istituzioni, ma occorre una circolarità di
esperienze per arricchire il Partito ed evitare una deriva istituzionalista.
Dobbiamo sempre più essere il Partito dell’inchiesta. L’inchiesta come strumento
necessario al radicamento sociale del partito per costruire relazioni con movimenti e vertenze, decisivi
alla costruzione di una nuova idea della politica e del rapporto con la società ed i movimenti.
Molte esperienze fatte in questi anni nei territori, possono essere utili a tutto il partito, parliamo
della nostra capacità di stare in tutti i conflitti, vertenze territoriali o esperienze di
dipartimenti, insomma una vera e propria valorizzazione delle Buone Pratiche.
L’autofinanziamento deve rimanere l’elemento fondamentale della vita di partito, per
garantire la sua indipendenza ed autonomia.
Per questo, occorre avere massima cura delle risorse e lottare contro ogni forma di spreco. Così come
va confermato il processo di decentramento delle risorse direttamente ai territori per favorire pienamente
il radicamento e il rafforzamento del Partito.
Come è necessario combattere la degenerazione elettoralistica presente nel nostro Partito
con il riprodursi e l’estendersi di comitati elettorali che fanno perdere la nostra diversità.
Dunque, piena centralità alle strutture di base, come abbiamo detto, vanno potenziate e ampliate.
Al tempo stesso, l’esperienza di questi anni ci dice che occorre ampliare il concetto di struttura
di base. Rompere la piramide che vede il riprodursi delle strutture, da quella nazionale a quella
di base, come strutture pressoché identiche, che riproducono meccanicamente le stesse modalità.
Con ciò si vuole affermare che al nostro Partito, l’adesione può arrivare da
pratiche che, partendo da una parzialità, si riconnette ad una idea generale di trasformazione.
Per questo, pensiamo di dar vita, accanto a circoli territoriali e di lavoro, a circoli tematici,
che abbiano gli stessi diritti dei circoli territoriali, provando per questa via ad allargare il
nostro radicamento nel territorio. Così come va indagata meglio la nostra presenza nelle aree
metropolitane e ripensata con uno sforzo pressante la presenza nostra nei luoghi di lavoro.
Questa conferenza è anche una grande occasione per rilanciare la campagna di adesione al
nostro Partito. Anche quest’anno il tesseramento stenta, pur in presenza di risultati come
la Campania e la Puglia, dove siamo oltre il 100% degli iscritti o in federazioni, come quella di
Roma, dove è stato superato l’obiettivo del 100%. Facciamo uno sforzo straordinario,
il viatico della Conferenza è utile a questo fine.
Care/i compagne/i, questo percorso è ora cominciato. La proposta che avanziamo è che
le Conferenze dei Circoli dovranno aver luogo tra il 1° ed i il 18 Febbraio, quelle delle Federazioni
tra il 19 Febbraio ed il 25 Marzo, quella Nazionale dal 29 Marzo al 1° Aprile.
Dopo la conferenza nazionale si terranno, entro l’anno 2007, approfondimenti in sede regionale.
Proponiamo che la Presidenza del CNG faccia da garante per tutto il percorso e vigili sull’applicazione
del regolamento che proponiamo.
Vogliamo una Conferenza partecipata, quindi, pensiamo a platee larghe, pertanto, proponiamo che la
platea delle conferenza nazionale sia costituita da: CPN e CNG, coordinamento nazionale dei Giovani
comunisti, segretari delle federazioni e regionali, organizzatori e tesorieri regionali, delegazioni,
ovvero rappresentanze della Conferenza e Forum delle Donne, della Conferenza dei Migranti, della
Conferenza dei lavoratori e delle lavoratrici; compagne e compagni, individuati dalla Direzione,
impegnati in organismi di massa, associazioni, movimenti, esperienze di vertenze, gli eletti al Parlamento
europeo, Nazionale, ai Consigli regionali e alle relative delegazioni di governo.
La Direzione stabilisce un riequilibrio della platea, ai fini di garantire il rispetto della differenza
di genere e quello del pluralismo interno.
Proviamo a mettere a frutto in questo percorso l’esperienza e le pratiche accumulate in questi
anni difficili. La grande vitalità del Partito e la capacità delle/dei nostre/i militanti
di essere partecipi di tutte le lotte generali, di posti di lavoro, territoriali.
Care compagne e compagni, la nostra forza si basa su un volontariato generoso e straordinario che
fa sì di rendere ancora la politica una cosa vera, questa generosità dà gambe
alla nostra capacità di mobilitazione e di insediamento sociale. Non disperdiamo questo patrimonio,
ma valorizziamolo nel percorso della Conferenza di Organizzazione che oggi avviamo, buon lavoro a
tutte e a tutti noi.