Comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista
Roma, 16 - 17 Dicembre 2006

Le dichiarazioni di voto

Roma, 16 - 17 dicembre 2006

Michele De Palma

La conferenza d’organizzazione è un momento straordinario per la vita del nostro Partito. Tutte le compagne e tutti i compagni iscritti potranno contribuire a decidere quale rifondazione comunista affronterà le sfide che abbiamo nel prossimo futuro, prima fra tutte la costruzione della Sinistra Europea e la nostra risposta alla crisi che ha investito la politica. Saremo protagonisti di una discussione che diversamente dai congressi supera l’irrigidimento della ricerca del consenso e permetterà un dibattito libero a partire dalle nostre inadeguatezze e debolezze, ma anche dalle nostre esperienze di “buone pratiche” che diventeranno sperimentazioni concrete su cui confrontarsi.

La fase che stiamo affrontando è inedita per il nostro partito, la nostra presenza diffusa al governo da quello nazionale ai territori ci impone una riflessione sulle istituzioni democratiche, il potere e la società. Non basta confermare la nostra scelta di tenere i piedi ben piantati nella società, dobbiamo declinare la sua realizzazione, perché anche noi non siamo esenti dalla crisi della politica. Un sintomo preoccupante è la democrazia di genere messa in discussione dalla composizione materiale del nostro partito e dei suoi luoghi di direzione. Siamo impegnati nella ricerca di una rifondazione comunista che continua a perseguire il cambiamento della società attraverso l’attivazione e la partecipazione ai movimenti sociali. La conferenza d’organizzazione dovrà servire alla necessità di rendere efficace la nostra azione politica. La separatezza tra sociale e politico, tra desideri, bisogni e pratiche per una organizzazione del nostro partito che sia avvertita come utile anche dalle donne e dagli uomini e scelga di abitare la politica anche solo con una parzialità, a partire dai diritti civili e sociali. La proposta di dare l’avvio ad una sperimentazione anche sulle forme dell’adesione collettiva, i circoli tematici e di movimenti in particolare, è esattamente uno dei tentativi di innovare la nostra organizzazione mettendo a valore alcune pratiche positive che ci permettono di incrociare la pratica di una parzialità e connetterla con una dimensione generale.

Rifondazione comunista si determina come una nuova generazione politica capace di mettere a valore tutte le esperienza capaci di incidere nella società. In cui le culture, le differenze siano e diventino un potenziale straordinario di nuova cittadinanza per gli invisibili alla politica.

Un nuovo protagonismo della politica che viene dalla storia della prima rifondazione e l’incontro con il movimento dei movimenti, che su scala mondiale ha si è determinato come unico antagonista al neoliberismo e alla guerra. La nascita della Sinistra Europea è figlia di un processo di riappropriazione dello spazio pubblico e di cittadinanza nel vecchio continente. La lotta contro la carta europea, la precarietà e la privatizzazione dei servizi pubblici e dei beni comuni sono costituenti dell’identità della sinistra europea. La sinistra europea è un progetto politico possibile, anche in Italia, sulla base dei principi che hanno caratterizzato le nostre scelte. Partecipazione e consenso sono la garanzia di apertura del processo costituente per tutte le realtà locali e nazionali che prendono parte alla nascita di un soggetto politico aperto.

La conferenza d’organizzazione è per tutte e tutti noi un momento di protagonismo di tutte le iscritte e le iscritte: siamo certi che questo documento è la traccia condivisa di una narrazione collettiva che scriveremo insieme.

Claudio Grassi

L'area Essere Comunisti ha deciso di votare il documento proposto dalla Segreteria nazionale. Quali sono i motivi di questa scelta? Sono diversi e cercherò di riassumerli.

1) La Conferenza d’organizzazione non è un congresso. Il prossimo Congresso nazionale del partito si terrà tra un anno e in quella sede si confronteranno le varie opzioni politiche. Oggi, con un partito in gravi difficoltà politiche e organizzative, riteniamo del tutto inutile riproporre, per la Conferenza di organizzazione, un meccanismo congressuale con documenti contrapposti che si risolverebbe in una conta. È invece opportuno dare a tutti i compagni e a tutte le compagne, soprattutto nei circoli, la possibilità di portare il loro contributo, al di là delle rigide appartenenze ad aree congressuali, per migliorare lo stato organizzativo del partito.

2) Il documento che ci viene proposto è un documento che può essere emendato, sia dal Comitato politico nazionale sia dalle varie istanze del partito. La possibilità, nel partito, di affrontare le nostre discussioni con questa modalità è sempre stata una nostra richiesta. Infatti all’ultimo Congresso avevamo criticato la maggioranza che aveva imposto un confronto a documenti contrapposti. Riteniamo positivo che si ritorni a un metodo dove non vige più la logica del “prendere o lasciare”, e grazie al quale è invece possibile entrare nel merito, portare contributi, fare sintesi.

3) Questo significa che condividiamo tutto quanto sta scritto nel documento della Segreteria nazionale? Assolutamente no. Proprio per questo abbiamo già presentato alcuni emendamenti integrativi e sostitutivi che speriamo possano costituire un primo contributo al dibattito dei circoli. In particolare, sulla scelta politica di costituire la sezione italiana della Sinistra europea – scelta su cui confermiamo un netto dissenso – riteniamo debba essere approfondita la discussione del partito, e per questo abbiamo formulato un’ampia proposta alternativa che presentiamo in forma di emendamento sostitutivo. Così come abbiamo preparato contributi sulla democrazia interna, sul rapporto tra circoli territoriali e circoli tematici, sul quotidiano «Liberazione», sulla centralità dei temi del lavoro e della questione meridionale. È indicativo e positivo il fatto che già in sede di Cpn alcuni nostri emendamenti siano stati accolti e inseriti nel documento e che altri, da noi proposti siano stati votati da compagni che non sono della nostra area. Altrettanto positivo consideriamo il fatto che noi abbiamo votato emendamenti di altri compagni di cui abbiamo condiviso i contenuti. Se questo metodo si estenderà in tutti i circoli, potremo fare un dibattito proficuo e utile per tutto il partito.

Salvatore Cannavò, Claudio Bellotti, Marco Veruggio,

Le compagne e i compagni che hanno presentato i tre documenti alternativi a quello della maggioranza per la Conferenza di organizzazione, rilevano che i loro testi contengono alcune comuni preoccupazioni e alcuni punti politici contigui.

Tra questi segnaliamo in particolare: l’indispensabilità di Rifondazione Comunista e la necessità di costruirla come partito militante, fortemente radicato nel movimento delle lavoratrici e dei lavoratori, sia quello tradizionale, sia nelle nuove stratificazioni del lavoro precario ed intellettuale, il suo carattere pluralista. Il carattere segnatamente anticapitalista che l’azione e l’identità del partito devono avere.

L’ambiguità e i rischi che comporta l’attuale fase di formazione della Sinistra Europea. Va da sé che sullo sfondo permane il comune dissenso sulla partecipazione del PRC al governo Prodi.

Nel corso della Conferenza organizzativa ci impegneremo dunque, a tutti i livelli (conferenze di base, provinciali e nazionale) a valorizzare i punti di convergenza, costruendo un percorso che permetta ai circoli del partito di produrre il massimo di elaborazione, di discussione e lavoro di costruzione.

Pasquale D’Angelo, Guido Benni, Matteo Malerba, Antonello Manocchio, Claudia Rancati, Marco Trapassi

Noi compagni dell’Area Ottobre non voteremo a favore del documento presentato dalla segreteria per diversi motivi che qui intendiamo spiegare, in estrema sintesi.

Primariamente, esso elude la questione oggi fondamentale della nostra partecipazione al governo. Una collocazione organica che sta comportando una sempre maggiore perdita di autonomia del partito ed un progressivo declassamento della sua identità programmatica su posizioni centriste.

La situazione oggi è gravida di rischi: registriamo una regressione populistica dei ceti non parassitari, favorita dalla delusione che molti provvedimenti governativi stanno provocando nello stesso elettorato di centrosinistra.

Dobbiamo avere consapevolezza che in altri tempi proprio l’affievolimento dei riferimenti di classe, l’indebolimento della sinistra, oltre che una studiata deriva populista, favorita da tendenze centriste, sono state tra le condizioni che hanno originato lo sbocco autoritario del nazismo e del fascismo.

Il documento presentato dalla segreteria dunque non parte da una analisi della situazione ma al tempo stesso indica una prospettiva: ripropone e accelera il processo di diluizione del PRC nella Sinistra Europea.

Un percorso politico realizzato con forze che hanno già “storicizzato” l’esperienza comunista e che si pongono oggi su un piano di compatibilità con le nuove dimensioni del capitalismo. Un percorso quindi che va oggettivamente nella direzione di cancellare nella sostanza il riferimento comunista necessario alla prospettiva dell’alternativa di sistema.

E’ indispensabile prendere atto della situazione ed avviare da subito nelle realtà di militanza nei territori, nei circoli, la verifica della linea del partito, costruendo dal basso contributi e analisi, affinché la Conferenza di organizzazione costituisca un momento di crescita e di rafforzamento del partito reale.

E’ necessario, infatti, oggi operare salvaguardando la nostra autonomia e il peso organizzativo e di mobilitazione a partire dai territori, costruendo convergenze programmatiche con le forze che nella loro autonomia, si contrappongono alle destre, convergenze che sbarrino la strada alla deriva populista, caratterizzandosi visibilmente come riferimento alternativo.

E’ questo l’impegno prioritario delle sensibilità coerenti con le motivazioni fondanti del PRC, le quali certamente, qualunque sia la conclusione del tentativo in atto di “storicizzare” l’esperienza comunista, non si fermeranno nel perseguire, nelle forme necessarie, il cammino del processo di una coerente rifondazione comunista.

Fosco Giannini

Il dissenso più significativo rispetto al documento di maggioranza sta nel fatto che esso elude completamente la società e la politica del governo Prodi, costituendo così un quadro surreale entro il quale spariscono due questioni centrali: primo, un’analisi del vasto e grave disagio sociale e, secondo, dell’ intreccio tra deriva governista, incertezza sul profilo ideale del partito e sul suo avvenire (Sinistra Europea) e crisi profonda della nostra militanza di base. Proprio così si alimenta la “crisi della politica”, che diventa così schermo dietro il quale evaporano il governo Prodi, l’uscita dalla guerra in Afghanistan, i caratteri non sociali e non redistributivi della Finanziaria, l’abrogazione della Legge 30, la chiusura dei CPT, la democrazia nei posti di lavoro e la lotta contro la “fase 2” chiesta da Confindustra, Rutelli e Fassino, che vede al primo posto l’attacco alle pensioni e le privatizzazioni. Il pericolo è che si possa stabilire un nesso tra questo estraniamento dalla società, il progetto della “sinistra europea” e la debole proposta di riorganizzazione del Partito. Il rilancio di Rifondazione dovrebbe poggiare sulla messa in campo di una organizzazione comunista fortemente radicata nella società e nel mondo del lavoro, dalla forte inclinazione conflittuale, che si ponga lo scopo di divenire punto di riferimento di tutte le lotte contro gli effetti devastanti del capitalismo, così come oggi di manifestano anche in forme inedite.

Occorre cioè creatività organizzativa e sperimentazioni per capire come, per esempio, ci radichiamo nelle aree della precarietà, nell’immigrazione, come lavoriamo per unire lavoratori stabili e precari, italiani e stranieri, nella comune lotta di classe.

Temi del tutto assenti nel documento. Come pure assente è la questione del ripristino pieno della democrazia interna, sia come rifiuto del verticismo, del leaderismo e del burocratismo, che come base materiale del rilancio di una vasta, libera, coinvolgente ricerca politica e teorica ( non “impiccata” al voto congressuale, ma dalla pulsione unitaria ) che si ponga l’obiettivo della ripresa del processo di rifondazione comunista, cioè della rifondazione di un moderno partito comunista con consenso di massa nella società italiana. Un partito che rilanci le motivazioni e l’obiettivo strategico, nella prassi e nel senso comune, del socialismo e del comunismo, partendo da un proprio stile di lavoro che ne rappresenti l’anticipazione.

Ma la proposta del “nuovo soggetto politico” – “la sinistra europea ” – fa si che si indebolisca di molto sia il rilancio del progetto di rifondazione comunista che la costruzione della sinistra d’alternativa, che di tutto ha bisogno, per stare in campo, meno che di tale camicia di forza organizzativistica, che infatti non include, ma al contrario esclude forze politiche, sociali e movimenti.

Tutto ciò contraddice la promessa del mantenimento dell’autonomia comunista, che non può essere solo una dichiarazione simbolica, ma una teoria, un progetto strategico, una prassi nazionale e internazionale.

Queste sono le principali ragioni per cui dichiaro di non poter votare il documento di maggioranza, ma che parteciperò nelle forme possibili dando il mio contributo alla Conferenza di organizzazione.

Redazione di Liberazione
Roma, 17 dicembre 2006
da "Liberazione" (del 21 dicembre 2006)