Il vento di destra

La sinistra sarkozista fa arrossire Cofferati

La confusione è totale e non c'è da meravigliarsi se l'antipolitica cresce e la crisi investe profondamente anche la sinistra. Forse, ritornando ad analizzare la vittoria di Sarkozy, possiamo trovare qualche spunto per cercare la bussola anche a casa nostra.

Graziella Mascia

Graziella Mascia

Photo by PRC - Sinistra Europeainfo

In Francia è iniziata l'era Sarkozy, all'insegna di un programma liberista e populista. Sarkozy vince dopo una campagna in cui i temi dominanti sono stati la violenza e l'identità, che storicamente non sono esattamente gli argomenti preferiti della sinistra, ma tanto basta, perché, in Italia, i complimenti gli piovano dal centro destra e dal centro sinistra.

Proibizionismo, autoritarismo, meritocrazia, liberismo diventano improvvisamente urgenze chiamate in causa da più parti, come se la vittoria di Sarkozy abbia scoperchiato una pentola troppo a lungo compressa. Così, non abbiamo solo il sindaco Moratti, che distribuisce gratis test antidroga ai genitori affinché li sperimentino sui figli, ma abbiamo quello di Torino, Chiamparino, che vuole punire la minima quantità. E il tanto criticato sindaco Cofferati, che da tempo si caratterizza su un programma di legge e ordine, non è più lasciato solo: abbiamo un fiorire di esponenti di centro sinistra che decidono che la sinistra non vince, perché non impugna la bandiera della legalità e della sicurezza. (Povero Cofferati, gli succede così da anni: lui cerca sempre di stare a destra, ma tutti, di gran corsa, lo scavalcano...)

E non parliamo della laicità dello Stato, dei diritti individuali piegati a un integralismo cattolico galoppante, e alla campagna razzista di grandi quotidiani, condita dall'ignoranza del ministro Mastella che non sa che non tutti i Rom sono nomadi.

La confusione è totale e non c'è da meravigliarsi se l'antipolitica cresce e la crisi investe profondamente anche la sinistra.
Gli operai a Mirafiori sono delusi e rassegnati, si lamentano dei bassi salari e temono per le loro pensioni, ma tutti, dal ministro dell'economia, ai tecnocrati europei e naturalmente a Confindustria, insistono nel dire che, nonostante l'extragettito, i conti non tornano e che devono essere pagati ancora dai lavoratori. Sembra che solo Rifondazione comunista e la cosiddetta sinistra radicale si pongano il problema della vita quotidiana delle persone e del rapporto del governo Prodi con i propri elettori.

Forse, ritornando ad analizzare la vittoria di Sarkozy, possiamo trovare qualche spunto per cercare la bussola anche a casa nostra.
Sarkozy vince con il sostegno di confindustria, una fortissima rete di giornali e televisioni, i poteri forti, ma raccoglie i voti soprattutto a nord e a est dove c'è l'immigrazione e le vecchie industrie in decomposizione. Ségolène Royal viene premiata a ovest dove l'attività industriale è meno fragile, non ci sono immigrati e c'è la Francia pacifica. Oltre il 60% dei cittadini che votano Sarkozy hanno più di 55 anni, ivi compresi operai ex comunisti, i giovani votano Royal. I ricchi votano Sarkozy, i piccoli borghesi la Royal. Tutto ciò non ci ricorda il fenomeno leghista degli anni '90 dei grandi processi di deindustrializzazione del nord Italia, e il successivo berlusconismo?

Sarkozy sostiene che la gente si mobilita sui valori e non sui programmi, un importante intellettuale francese scrive che la Royal perde perché lo ha inseguito sull'ordine "giusto", la bandiera, l'identità nazionale e ha abbandonato l'economia.
Forse, si può semplicemente sostenere che la sinistra deve recuperare programmi e valori, che in buona parte erano presenti persino nel programma dell'Unione, che oggi si può leggere come mediazione molto più alta rispetto a quanto quotidianamente troviamo negli annunci e negli atti di tanti suoi esponenti.
Basterebbe richiamare la questione immigrazione per ri-orientarsi, per partire da lì nel riannodare un filo che congiunge la vita quotidiana ai grandi valori di civiltà.

Gli immigrati sono coloro che, più di altri, pagano sulla loro pelle il dramma della precarietà, sono vittime del caporalato e del lavoro nero, e quindi delle morti sul lavoro. Non godono degli stessi diritti giuridici dei nativi, sono inseguiti dalle squadre speciali europee anti-migranti, e, in tempi di sacralità della famiglia, sono costretti a stare lontani dai propri cari. Non hanno diritto di voto e vengono negati e respinti per le loro storie e culture. Non possono accedere a tanti diritti sociali e se, dopo tanti anni di residenza nel nostro paese scelgono di stabilirsi qui per sempre, l'accesso alla cittadinanza italiana è una vera e propria corsa ad ostacoli.
Ogni fatto di cronaca nera è l'occasione per trasformare in mostri una intera comunità. L'immigrato è ormai indicato quale delinquente o potenzialmente tale.

Sarkozy ha guadagnato voti come candidato d'ordine, del disordine che egli stesso ha provocato nelle banlieuses, e ha liquidato il maggio del '68 per abbattere la bandiera dell'eguaglianza.

La globalizzazione capitalista apre i confini per il denaro e per le merci, ma questa compressione del mondo spinge a differenziarsi per placare le paure dell'incertezza. E così, i tanti Sarkozy alzano tanti muri, spostano i confini nelle metropoli per difendere le ricchezze dell'occidente.

C'è un razzismo strisciante che ha ormai intaccato il perbenismo di sinistra.
Forse, riscoprendo semplicemente i dettati della nostra carta costituzionale circa i diritti fondamentali delle persone e l'equilibrio tra bene pubblico e interesse privato, è possibile abbattere tutti i muri, per riprogettare un'idea di società che rimette al centro principi e valori di una sinistra vera, per ricostruire una cultura altra.
In molti ci interroghiamo su una straordinaria vittoria nel No a un trattato costituzionale liberista, in Francia, quale rappresentazione di una Europa popolare e di sinistra, e il recente risultato elettorale.
Parliamo di una istanza sociale vera, che abbiamo misurato direttamente in una campagna referendaria al centro della quale dominavano i temi della precarietà, della delocalizzazione, del potere del mercato che schiaccia la politica. Perché quei No non si sono tradotti in voti per la sinistra? Perché quell'istanza sociale, e le lotte che ne sono seguite, non hanno prodotto consapevolezza politica, cultura di sinistra?
Una grande sinistra, in Italia e in Europa, è urgente e necessaria per questo, per dare credibilità a un cambiamento possibile. Ma i tempi sono importanti quanto i contenuti, perché lo spaesamento è grande e la destra aggressiva e ingannevole.
Non so se il rischio che aleggia sull'Europa si può chiamare fascismo, come dice Sansonetti, ma Emmanuel Todd, famoso storico, antropologo, sociologo, demografo francese, interrogato sul Pantheon di Sarkozy, in cui mette anche miti della sinistra come Gramsci e Léon Blum risponde:
«Nella storia europea coloro che hanno detto tutto e il loro contrario, con assoluta indifferenza verso i principi, erano i fascisti».

Graziella Mascia
Roma, 20 maggio 2007
da "Liberazione"